La disprassia è un disturbo dello sviluppo motorio che compromette la capacità di pianificare ed eseguire in modo coordinato i movimenti volontari.
Quando si parla di disprassia, spesso ci si riferisce alle difficoltà motorie generali, come i problemi nella gestione della motricità fine e grossolana, che si manifestano in compiti quotidiani come allacciarsi le scarpe, usare le posate o mantenere l’equilibrio.
Tuttavia, un aspetto della disprassia spesso trascurato, ma altrettanto significativo, è la disprassia che coinvolge i movimenti necessari per parlare, conosciuta come disprassia verbale.
Questa specifica forma di disprassia compromette la capacità di programmare e coordinare i movimenti della bocca, della lingua e delle corde vocali necessari per articolare parole e suoni in modo chiaro e intelligibile.
Parlare è un atto motorio sofisticato che richiede il coinvolgimento di diversi gruppi muscolari, la coordinazione di movimenti precisi e il controllo della sequenza temporale con cui questi movimenti devono essere eseguiti.
La disprassia verbale si presenta quando il cervello ha difficoltà a trasmettere i comandi necessari per l’esecuzione fluida e precisa della parola.
A differenza di altri disturbi del linguaggio, come il ritardo fonologico o i disturbi dell’articolazione dovuti a problemi fisici come il frenulo linguale corto, la disprassia verbale non dipende da una debolezza muscolare, bensì da una difficoltà nella programmazione e nell’automatizzazione dei movimenti necessari per parlare.
Questo disturbo può manifestarsi con diverse intensità e variazioni individuali, ma alcuni segni tipici della disprassia verbale includono la difficoltà a ripetere parole o frasi in modo coerente, la pronuncia errata di parole con suoni invertiti o distorti e la necessità di un grande sforzo per articolare determinati suoni.
Spesso, i bambini con disprassia verbale hanno difficoltà con parole più lunghe e complesse, mentre possono essere in grado di pronunciare parole più semplici con maggiore facilità.
Un’altra caratteristica distintiva è la difficoltà nella prosodia, ovvero nel ritmo e nell’intonazione della voce, che può risultare innaturale o meccanica. La comunicazione può essere compromessa non solo nella produzione dei suoni, ma anche nella fluidità del discorso, portando il bambino a fare pause inaspettate o a parlare in modo frammentato.
La disprassia verbale è un disturbo che può presentarsi isolatamente o come parte di un quadro clinico più ampio, come nel caso dell’autismo.
Numerosi studi hanno evidenziato una correlazione tra la disprassia e il disturbo dello spettro autistico, suggerendo che una percentuale significativa di bambini autistici mostra segni di disprassia, sia motoria che verbale.
Questo accade perché l’autismo è una condizione che spesso coinvolge difficoltà nella pianificazione motoria e nella coordinazione dei movimenti, elementi che sono alla base della disprassia.
Nei bambini autistici con disprassia verbale, la difficoltà a comunicare può essere aggravata dalla presenza di altre difficoltà sociali e sensoriali, rendendo l’acquisizione del linguaggio ancora più complessa.
In alcuni casi, questi bambini potrebbero sviluppare strategie alternative di comunicazione, come l’uso di gesti, immagini o dispositivi di comunicazione aumentativa, per supplire alle loro difficoltà verbali.
Un aspetto importante da sottolineare è che la disprassia verbale non è dovuta a un deficit cognitivo o a una mancanza di comprensione del linguaggio.
I bambini con disprassia verbale sanno cosa vogliono dire, ma non riescono a tradurre i loro pensieri in parole a causa della difficoltà nel programmare i movimenti richiesti per la parola.
Questo può portare a frustrazione e ansia, poiché il bambino è consapevole delle proprie difficoltà e può sentirsi frustrato nel tentativo di comunicare.
Questo stress può ulteriormente peggiorare la condizione, poiché l’ansia può rendere ancora più difficile l’elaborazione motoria del linguaggio.
Per diagnosticare la disprassia verbale, è necessario un approfondito esame da parte di un logopedista specializzato, che analizzi la produzione linguistica del bambino e identifichi la presenza di errori tipici di questo disturbo.
La valutazione può includere l’osservazione del linguaggio spontaneo, la ripetizione di parole e frasi, l’analisi della coordinazione oro-motoria e la verifica della prosodia.
La diagnosi precoce è fondamentale per impostare un intervento mirato ed efficace, poiché la disprassia verbale non migliora spontaneamente con il tempo, ma richiede un trattamento specifico.
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Come si manifesta la Disprassia Verbale nell’Autismo?
La disprassia verbale può assumere diverse modalità di manifestazione, ma le più frequenti sono:
- Difficoltà nell’iniziare e coordinare i movimenti articolatori
- Difficoltà nell’attivare i movimenti necessari per produrre i suoni: il bambino o l’adulto con disprassia verbale fatica a iniziare sequenze motorie complesse per la produzione delle parole. Anche quando sa cosa vuole dire, può non riuscire a programmare i movimenti necessari per pronunciarlo.
- Incoerenza nella produzione delle parole: la stessa parola può essere pronunciata in modi diversi in momenti diversi, rendendo il linguaggio poco prevedibile e di difficile comprensione. Questo porta a frustrazione sia nel soggetto che negli interlocutori, poiché la comunicazione risulta altamente instabile.
- Movimenti orali imprecisi e disorganizzati: i muscoli coinvolti nella fonazione funzionano normalmente, ma il cervello ha difficoltà a inviare comandi motori corretti e sequenziali, causando un linguaggio distorto, rallentato o incomprensibile.
- Disturbi nella sequenzialità e nella fluidità del linguaggio
- Difficoltà a unire i suoni per formare parole: anche quando i singoli fonemi vengono prodotti correttamente, il bambino può avere difficoltà a combinarli per formare parole complete. Questo porta a errori fonetici persistenti e alla semplificazione eccessiva delle parole.
- Problemi con il ritmo e la prosodia del linguaggio: la voce può risultare monotona, innaturalmente lenta o con accenti in posizioni insolite, perché il soggetto fatica a regolare il tono, la velocità e il ritmo della parola. Questo altera la naturale intonazione del linguaggio, contribuendo a rendere la comunicazione meno efficace.
- Maggiore difficoltà con le parole lunghe e complesse: le parole più lunghe e le frasi articolate sono particolarmente problematiche perché richiedono una sequenza motoria più sofisticata, aumentando il rischio di errori nella pronuncia.
- Lentezza e fatica nella produzione verbale
- Tempi di latenza più lunghi nella formulazione delle parole: l’individuo impiega più tempo del normale per riuscire a pronunciare parole e frasi, perché deve concentrarsi intensamente per organizzare i movimenti della bocca e della lingua. Questo rallentamento del linguaggio può portare a difficoltà nella conversazione e interruzioni frequenti.
- Ripetizione e autocorrezione frequente: nel tentativo di pronunciare una parola, il soggetto può ripeterla più volte con variazioni prima di riuscire a formularla in modo corretto. Questo riflette lo sforzo costante di adattare e correggere la sequenza motoria richiesta per la parola.
- Maggiore fatica con il linguaggio spontaneo rispetto a quello ripetuto: mentre un bambino con disprassia verbale può riuscire a ripetere parole su richiesta, può avere enormi difficoltà nel produrre spontaneamente il linguaggio, poiché la programmazione del parlato è più impegnativa senza un modello immediato da seguire.
- Errori fonologici e distorsioni dei suoni
- Produzione incoerente di fonemi e parole: il soggetto può pronunciare la stessa parola in modi differenti ogni volta, con omissioni, sostituzioni o distorsioni di suoni che rendono il linguaggio difficile da comprendere.
- Semplificazione delle strutture fonetiche: per rendere il linguaggio più facile da produrre, l’individuo può rimuovere suoni difficili, sostituire consonanti o alterare le sillabe, causando una semplificazione eccessiva delle parole.
- Difficoltà con i suoni complessi o combinati: i suoni che richiedono movimenti articolatori precisi e coordinati, come le consonanti doppie o i gruppi consonantici (“str”, “pl”, “tr”), sono particolarmente difficili da pronunciare, e spesso vengono eliminati o semplificati.
- Impatto sulla comunicazione e sulla socializzazione
- Frustrazione per la difficoltà nel farsi capire: la difficoltà a produrre parole chiaramente può portare a ansia comunicativa e frustrazione, soprattutto nei bambini che capiscono il linguaggio ma non riescono a esprimersi verbalmente. Questo può generare rabbia, isolamento sociale e perdita di fiducia nelle proprie capacità comunicative.
- Evitamento della comunicazione verbale: molti soggetti con disprassia verbale nell’autismo tendono a evitare di parlare, preferendo gesti, espressioni facciali o strumenti di comunicazione alternativa, come sistemi di immagini (PECS) o dispositivi di sintesi vocale.
- Difficoltà a partecipare alle interazioni sociali: il linguaggio compromesso rende più difficile seguire conversazioni, esprimere bisogni e partecipare alle attività scolastiche o di gruppo, portando a ritiro sociale e difficoltà nell’integrazione con i pari.
- Difficoltà nell’acquisizione della lettura e della scrittura
- Problemi di consapevolezza fonologica: la difficoltà nel riconoscere e riprodurre i suoni del linguaggio parlato può ostacolare l’apprendimento della lettura e della scrittura, perché il soggetto fatica a collegare i fonemi alle lettere corrispondenti.
- Possibile presenza di dislessia associata: in alcuni casi, la disprassia verbale è accompagnata da difficoltà nella lettura e nella scrittura, rendendo più complesso l’apprendimento scolastico.
- Difficoltà nel dettato e nella scrittura spontanea: la disprassia verbale può compromettere anche l’abilità di scrivere frasi e parole, perché il soggetto potrebbe avere problemi nel recuperare mentalmente i suoni corretti da rappresentare graficamente.
La disprassia verbale nell’autismo si manifesta con difficoltà nella programmazione motoria del linguaggio, causando problemi nell’articolazione delle parole, nella fluidità della conversazione e nella produzione verbale spontanea.
Questa condizione porta a frustrazione, evitamento della comunicazione e difficoltà sociali, poiché il linguaggio parlato è fondamentale per le interazioni quotidiane.
Gli individui con disprassia verbale possono beneficiare di approcci terapeutici specifici, come la terapia logopedica intensiva, strategie di comunicazione alternativa e interventi motori mirati, per migliorare la loro capacità di esprimersi e partecipare alla vita sociale.

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