Il Quiet Quitting non sarà più un problema per gli adulti ADHD

Tempo di lettura: 7 minuti

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Il Quiet Quitting non sarà più un problema per le persone ADHD

Sai come affrontare il Quiet Quitting se hai l’ADHD?

Il Quiet Quitting è un fenomeno sociale e comportamentale che può manifestarsi in varie sfere della vita come nel lavoro. Il Quiet Quitting può essere un serio problema per gli adulti con Disturbo da Deficit dell’Attenzione e Iperattività (ADHD). In questo articolo ci proponiamo di trovare strategie per lenire le difficoltà dell’ADHD in relazione al Queit Quitting.

Che cos’è il Quiet Quitting?

Il Quiet Quitting (traducibile in abbandono silenzioso) è un termine che si riferisce a una situazione in cui una persona decide di smettere o abbandonare una determinata attività, impiego o situazione senza fare rumore o senza attirare l’attenzione su di sé

Questa descrizione sul Quiet Quitting è una definizione che riassume una serie di atteggiamenti del lavoratore dipendente che vanno dal fare lo stretto indispensabile nel lavoro da compiere, al rifiuto di svolgere straordinari o attività extra o appunto addirittura l’atto stesso di interrompere un rapporto lavorativo senza comunicarlo al datore di lavoro. Invece di prendere una posizione chiara o annunciare apertamente la loro intenzione di lasciare, le persone coinvolte nel quiet quitting scelgono di agire in modo discreto, spesso riducendo gradualmente il loro impegno o diminuendo la loro partecipazione senza rivelare apertamente le loro intenzioni. 

Il Queit Quitting (o abbandono silenzioso) può essere motivato da varie ragioni, come: 

  • il desiderio di evitare conflitti, 
  • l’incapacità di comunicare apertamente, 
  • il timore di conseguenze negative. 

In generale, il quiet quitting può creare sfide di comunicazione e di gestione, poiché può essere difficile individuare le persone coinvolte e capire le loro reali intenzioni.

Quiet Quitting: quanto è diffuso in Italia?

Non esistono dati specifici sulla diffusione del fenomeno del quiet quitting in Italia, poiché si tratta di un comportamento che può essere difficile da rilevare e misurare in modo accurato. Infatti il Quiet Quitting è un fenomeno sociale e comportamentale che può manifestarsi in varie sfere della vita, come il lavoro, gli studi o le relazioni personali con implicazioni molto diverse caso per caso. È ragionevole presumere che il quiet quitting, per quanto non sia un concetto nuovo, abbia trovato sempre più visibilità e costanza all’interno del dibattito che riguarda il mercato del lavoro da dopo la pandemia mondiale. I dati hanno rilevato un trend in crescita che suggerirebbe una correlazione fra l’impatto delle condizioni dettate dell’emergenza sanitaria sul lavoro dipendente e un ridimensionamento della percezione dell’equilibrio tra lavoro e vita privata.

Spopola su TikTok l’hashtag #QuietQuitting

Un altro dato rilevante ci arriva niente meno che dal social TikTok, come riportato dal National Institute of Health, dove nell’arco di poche settimane durante l’estate dello scorso anno viene registrato un picco di 8,2 milioni di visualizzazioni per l’hashtag #QuietQuitting. Questo confermerebbe la diffusione del fenomeno per le generazioni Y e Z attualmente inserite o in inserimento nel mercato del lavoro. Inoltre questo potrebbe essere sintomo per le nuove generazioni di lavoratori di uno scostamento nelle priorità legate all’impiego: dalla semplice remunerazione a condizioni soddisfacenti per i bisogni e necessità al di fuori del posto di lavoro.

Le cause del Quiet Quitting

Le cause del Quiet Quitting possono variare, ma ci sono alcune ragioni comuni che potrebbero contribuire come:

  1. Insoddisfazione lavorativa: Un dipendente potrebbe sentirsi frustrato o insoddisfatto del proprio lavoro a causa di mancanza di sfide, mancanza di opportunità di crescita o di un ambiente lavorativo tossico.
  2. Mancanza di riconoscimento e apprezzamento: Se un dipendente non si sente riconosciuto o apprezzato per il proprio lavoro, potrebbe perdere interesse e motivazione. La mancanza di feedback positivi o di ricompense può far sentire il dipendente trascurato.
  3. Problemi di comunicazione: Una scarsa comunicazione tra dipendenti e responsabili può portare a un senso di isolamento e frustrazione. Se un dipendente non si sente ascoltato o non riesce a comunicare le proprie preoccupazioni, potrebbe iniziare a disimpegnarsi.
  4. Eccessivo carico di lavoro o stress: Se un dipendente viene costantemente sovraccaricato di lavoro o sottoposto a pressioni eccessive, potrebbe arrivare a un punto di esaurimento.

Queste sono solo alcune delle possibili cause del Quiet Quitting (o abbandono silenzioso). È importante ricordare che ogni situazione può essere unica e che le motivazioni possono variare da persona a persona. In generale però si può affermare che le azioni che portano al Quiet Quitting sono finalizzate a incentivare e valorizzare aspetti esterni alla vita lavorativa come la tutela del benessere psicofisico e nei casi più gravi a sottrarsi a dinamiche ritenute lesive all’interno dei posti di lavoro.

Perché l’abbandono silenzioso può essere un rischio?

Il Quiet Quitting (o abbandono silenzioso) quando effettuato in ragione di un migliore bilanciamento tra lavoro e vita privata potrebbe non avere necessariamente una conseguenza avversa sulle parti in causa. Di fatto il Quiet Quitting è considerata una controtendenza alla cultura dello stacanovismo e dell’iper-prestazione sul luogo di lavoro e come si è detto in precedenza può prendere la forma del “fare lo stretto indispensabile”, non quella di non eseguire il lavoro necessario o farlo male. I problemi possono sorgere quando l’atteggiamento si concreta nel sottrarsi dalle mansioni richieste. 

Le conseguenze che il Quiet Quitting può avere su un’azienda che non attua strategie per arginare o prevenire il fenomeno sono svariate e in certi casi piuttosto serie:

  1. Produttività e prestazioni aziendali compromesse e difficoltà nel raggiungimento di obiettivi comuni.
  2. Difficoltà nella gestione delle risorse e squilibri nella distribuzione dei carichi di lavoro.
  3. Perdita di talenti con conseguente impatto allo sviluppo aziendale a lungo termine.
  4. Costi aggiuntivi impiegati a correggere potenziali errori o inadempienze e avviare processi selettivi per le sostituzioni di ruolo.

Quiet Quitting ostacola gli adulti ADHD

Come per le persone non neuro-divergenti, con il fenomeno “Quiet-Quitting” ci si riferisce ad un modello di comportamento in cui gli adulti con Disturbo da Deficit dell’Attenzione e Iperattività (ADHD) spesso iniziano attività o progetti con entusiasmo ma lottano per portarli a termine e spesso li abbandonano prematuramente. Le ripercussioni che questi atteggiamenti nei confronti della sfera professionale hanno per gli adulti neuro-divergenti, come le persone ADHD, hanno implicazioni radicali e anche molto differenti per coloro che non lo sono.

Di estrema importanza è l’aspetto di gratificazione che una mansione può apportare nella quotidianità e in particolare nella vita lavorativa degli adulti con Disturbo da Deficit dell’Attenzione e Iperattività (ADHD). Questo perché il senso di gratificazione media il significato soprattutto emotivo che può incoraggiare o meno il protrarsi di un azione o attività nel tempo.

Gratificazione lavorativa: fondamentale per gli adulti ADHD

La componente della gratificazione è cruciale per gli adulti con Disturbo da Deficit dell’Attenzione e Iperattività (ADHD) sia al livello del significato profondo che si da all’azione che porta gratificazione, il lavoro o il compito da svolgere ad esempio, sia a livello dei meccanismi neuro-biologici che stanno dietro questa. La ricerca suggerisce che la dopamina, un neurotrasmettitore coinvolto nel senso di  ricompensa e nella motivazione, svolge un ruolo significativo nell’ADHD. Gli adulti con Disturbo da Deficit dell’Attenzione Iperattività (ADHD) hanno spesso una disregolazione nel sistema della dopamina, che può influire sulla loro capacità di provare un senso di ricompensa o motivazione dal completamento delle attività. L’entusiasmo iniziale e la novità di iniziare un nuovo progetto possono fornire una spinta temporanea di dopamina agli adulti ADHD, ma man mano che l’attività procede e diventa meno stimolante, i livelli di dopamina diminuiscono, portando a una diminuzione della motivazione e a una maggiore probabilità di smettere.  Per maggiori dettagli su questo argomento, consulta l’articolo La dopamina è connessa all’ADHD?

Lavoratori ADHD: il Quiet Quitting è un malessere o una soluzione?

Un atteggiamento rivolto al Quiet Quitting può essere di beneficio per un lavoratore con Disturbo da Deficit dell’Attenzione e Iperattività (ADHD) ma anche auspicabile qualora le manifestazioni della condizione fanno attrito con i carichi e le condizioni dell’impiego. 

Adottare strategicamente il Quiet Quitting può fare la differenza per i lavoratori con Disturbo da Deficit dell’Attenzione e Iperattività (ADHD). Cercare un equilibrio riducendo lo sforzo e optando per soddisfazione e gratificazione legata a un compito potrebbe essere una strategia ottimale per chi si confronta con le difficoltà del Disturbo da Deficit dell’Attenzione e Iperattività (ADHD) sul suo luogo di lavoro. 

Il Quiet Quitting potrebbe tradursi in un atteggiamento più rivolto a un abbandono silenzioso delle mansioni e della stessa posizione lavorativa per i lavoratori con Disturbo da Deficit dell’Attenzione e Iperattività (ADHD). A tal proposito, ecco alcuni espedienti per correre ai ripari quando l’insoddisfazione e il malessere il posto di lavoro si fanno vivi: 

  1. Evitare di portarsi il lavoro a casa e se si deve lavorare da remoto farlo esclusivamente in uno spazio dedicato.
  2. Non sobbarcarsi compiti troppo onerosi per accontentare colleghi o il datore di lavoro.
  3. Fare ciò che il proprio ruolo richiede, niente di più e niente di meno
  4. Provare a seguire il Metodo Pomodoro per evitare di perdere la cognizione del tempo e poter godere dei momenti di pausa in modo ottimale. Se vuoi saperne di più, leggi l’articolo ADHD: Tecnica del Pomodoro.

Diagnosi ADHD per combattere il Quiet Quitting

Il legame tra il Quiet Quitting e il Disturbo da Deficit dell’Attenzione e Iperattività (ADHD) è un tema complesso che richiede ulteriori valutazioni. Tuttavia, i risultati attuali suggeriscono che il Quiet Quitting potrebbe essere una condizione frequente negli adulti ADHD. Se sei un lavoratore e stai sperimentando i sintomi del Quiet Quitting, è importante consultare un medico per una diagnosi differenziale accurata del Disturbo da Deficit dell’Attenzione e Iperattività (ADHD).

GAM Medical offre una diagnosi differenziale del Disturbo da Deficit dell’Attenzione e Iperattività (ADHD) agli adulti .La diagnosi dell’ADHD viene effettuata da un team di psicologi e psichiatri esperti nel Disturbo da Deficit dell’Attenzione e Iperattività (ADHD) che utilizzano i più recenti criteri diagnostici.

Se stai pensando di sottoporti a una diagnosi differenziale di ADHD, GAM Medical può aiutarti. Contattaci oggi per saperne di più.

Questi sono alcuni dei motivi per cui consigliamo la diagnosi differenziale del Disturbo da Deficit dell’Attenzione e Iperattività (ADHD) fatta da GAM Medical agli adulti:

  • GAM Medical utilizza criteri diagnostici aggiornati e recenti per l’ADHD.
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Stai sperimentando i sintomi dell’ADHD e del Quiet Quitting? Scopri la diagnosi differenziale del Disturbo da Deficit dell’Attenzione e Iperattività (ADHD).

Questo è un contenuto divulgativo e non sostituisce la diagnosi di un professionista.

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Fonti: 

  1. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC10764970/ 
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