ADHD: tra mente “IPER” e corpo “IPO”

Tempo di lettura: 4 minuti

ADHD tra mente iperattiva e corpo ipoattivo

L’ADHD non è solo iperattività. In moltissimi casi si verifica un alternarsi di iperattività e ipoattività e in particolare: mente iper e corpo ipo.

Ti è mai capitato di svegliarti con un piano perfetto in testa — mille idee, una lista mentale infinita, entusiasmo vero — e poi ritrovarti, qualche ora dopo, ancora in pigiama, con la sensazione di non riuscire a partire? Se vivi con l’ADHD (o se lo stai esplorando), questa esperienza potrebbe essere molto familiare.

In molte persone ADHD esiste un disallineamento profondo tra mente e corpo: la mente tende a essere “IPER”, mentre il corpo spesso si comporta da “IPO”. Non è pigrizia. Non è mancanza di volontà. È un conflitto reale tra ciò che immagini di poter fare e l’energia concreta disponibile per farlo.

In questo articolo vediamo cosa significa davvero “mente IPER vs corpo IPO”, perché succede, come si manifesta nei weekend e nei periodi meno strutturati (vacanze, feste, Natale), e soprattutto cosa puoi fare per ridurre frustrazione e senso di perenne insoddisfazione.

ADHD: tra iper e ipo attività

Quando si parla di disturbo da deficit dell’attenzione e iperattività, spesso l’attenzione va subito a distraibilità, impulsività o iperattività. Ma c’è un aspetto più sottile e quotidiano, che molte persone descrivono con una formula semplice: la testa corre, il corpo resta indietro.

La mente IPER: progettuale, piena, accesa

La mente “IPER” non è solo veloce. È iper-progettuale: produce idee, scenari, possibili soluzioni e piani alternativi in modo continuo. Può essere brillante, creativa, visionaria. In certi momenti sembra inesauribile:

  • “Potrei sistemare casa, iniziare quel corso, fare meal prep, allenarmi, vedere amici, leggere, finire quel progetto…”
  • “Se organizzo bene la giornata, riesco a fare tutto.”

Questa fase è spesso accompagnata da emozioni intense: entusiasmo, speranza, una sensazione di “questa volta sì”.

Il corpo IPO: stanco, lento, sovraccarico

Poi entra in scena il corpo “IPO”. E non è un corpo “scarico” in senso banale: è un corpo che può sentirsi letargico, affaticato, pesante, come se dovesse trascinarsi. A volte sembra che manchi l’interruttore dell’avvio.

La cosa più spiazzante è la contraddizione: la mente è attiva, ma il corpo non segue. E più cerchi di spingerlo (“Dai, muoviti!”), più aumenta la fatica.

Il conflitto centrale nell’ADHD: possibilità immaginate vs energie disponibili

Questo disallineamento genera una frattura interna molto specifica:
le possibilità immaginate sono enormi, ma le risorse reali non bastano a trasformarle in azioni concrete.

Il risultato non è solo “non fare”. È percepire un conflitto continuo tra due parti di te:

  • una parte che vede chiaramente cosa potrebbe succedere,
  • e una parte che non riesce a partire o a sostenere lo sforzo.

Ed è qui che spesso nasce una sensazione dolorosa: “Sono pieno/a di potenziale, ma non riesco a usarlo.”

Disallineamento mente-corpo ADHD: perché succede?

Senza entrare in tecnicismi, possiamo immaginare l’ADHD come una condizione in cui l’avvio, la regolazione e il mantenimento dell’energia non funzionano in modo lineare.

Alcune dinamiche tipiche:

  1. Energia mentale ≠ energia fisica: avere idee non significa avere carburante corporeo. La mente può “correre” anche quando il corpo è in riserva.
  2. Attivazione a scatti: il sistema spesso passa da “spento” a “tutto insieme”, con difficoltà nelle mezze misure. O non parti, o parti troppo forte.
  3. Carico invisibili: il corpo IPO a volte è il risultato di un sovraccarico cronico: stress, sonno irregolare, iperstimolazione, compensazioni continue (masking), ansia da prestazione. Anche se “non stai facendo nulla”, potresti essere in modalità sopravvivenza.
  4. Attrito decisionale: aumentano le opzioni, aumenta lo sforzo per scegliere. E scegliere, nell’ADHD, costa energia vera.

Queste dinamiche creano un circolo: mente iper → aspettative alte → corpo ipo → blocco → frustrazione.

ADHD: weekend, vacanze e periodi senza struttura

Questo disallineamento emerge soprattutto quando la struttura esterna diminuisce.

Durante la settimana, anche se faticosa, spesso c’è una cornice: orari, appuntamenti, lavoro/scuola, spostamenti, persone che aspettano qualcosa da te. Questa struttura funziona come “binari” che aiutano ad avviare e mantenere l’azione.

Nel fine settimana, in vacanza o durante le feste (come le vacanze natalizie), succedono tre cose:

  1. Il tempo sembra improvvisamente enorme: la mente IPER lo riempie subito di possibilità.
  2. La routine si scioglie: e l’avvio dipende molto più da te (e non da vincoli esterni).
  3. Le opzioni aumentano: più possibilità = più scelte = più fatica decisionale.

Il risultato è paradossale: più tempo hai, meno riesci a usarlo come vorresti.

Molte persone ADHD descrivono i giorni liberi così: “Mi sposto dal letto al divano e poi di nuovo al letto”. Questo comportamento, visto dall’esterno, può sembrare svogliatezza. Visto dall’interno, spesso è tutt’altro.

Di solito è una combinazione di:

  • sovraccarico (troppo da scegliere, troppo da gestire),
  • fame di recupero (il corpo chiede pausa dopo giorni di tensione),
  • fatica di avvio (il famoso “iniziare” che pesa più dell’attività in sé),
  • frustrazione anticipata (“so già che non finirò, quindi perché iniziare?”).

E intanto la mente continua a progettare. Quindi non ti riposi davvero, ma non agisci nemmeno. Rimani in una terra di mezzo che stanca ancora di più.

Minore struttura = più difficoltà decisionali: il nodo che peggiora tutto

La minore struttura non aiuta; più possibilità di scelta significa più difficoltà decisionali.

Questo è un problema enorme nell’ADHD, perché la decisione non è solo “scegliere”. È:

  • valutare,
  • ordinare priorità,
  • stimare tempi ed energia,
  • iniziare senza garanzie.

Quando hai davanti “mille opzioni”, la mente può fare brainstorming infinito, ma il sistema esecutivo (quello che traduce in azione) si ingolfa.

E così succede una cosa tipica:

  • pensi a tante attività,
  • non ne scegli nessuna,
  • finisci per fare solo ciò che richiede meno attrito (scroll, letto, divano),
  • e poi ti senti peggio.

La distanza che fa male: dall’idea all’azione nell’ADHD

Questo è un po’ il tema del nostro articolo sul Planning-Action Gap nell’ADHD: c’è una distanza, un gap, tra l’idea e l’azione e questa distanza non è solo organizzativa ma spesso è identitaria, perché tocca domande come:

  • “Perché non riesco, se ci tengo?”
  • “Perché mi sembra tutto possibile… finché non devo farlo?”
  • “Perché gli altri nel tempo libero ricaricano e io mi blocco?”

Qui spesso compaiono emozioni pesanti:

  • senso di fallimento,
  • vergogna,
  • irritazione verso se stessi,
  • paura di “sprecare” la vita o il potenziale.

Il punto è che la mente IPER tende a costruire un’immagine ideale molto convincente. E quando il corpo IPO non regge, il confronto è doloroso.

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Psichiatra ADHD Gincarlo Giupponi

Supervisione scientifica:
Questo articolo è stato revisionato dal Dott. Giancarlo Giupponi, psichiatra e psicoterapeuta, vicedirettore del Servizio Psichiatrico di Bolzano e presidente regionale della Società Italiana di Psichiatria. Oltre a garantire l’accuratezza clinica dei contenuti, il Dott. Giupponi supervisiona la selezione dei test e dei questionari disponibili sul sito, verificandone la conformità agli standard scientifici internazionali (DSM-5, OMS, strumenti clinicamente validati).
Scopo del contenuto: divulgativo, non diagnostico.

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