Masticare e sputare: il “metodo” chewing and spitting nei DCA

Tempo di lettura: 5 minuti

Masticare e sputare il metodo chewing and spitting nei DCA

Il chewing and spitting (letteralmente “masticare e sputare”) è un comportamento disfunzionale frequente nei disturbi alimentari (DCA) che consiste nel masticare il cibo senza ingerirlo e poi sputarlo.

Viene spesso vissuto come una sorta di “compromesso” tra il desiderio intenso di mangiare e la paura di ingrassare, e per questo può apparire, a chi lo mette in atto, come una strategia di controllo o una soluzione apparentemente efficace.

Rappresenta, in fondo, la natura di molti disturbi alimentari, soprattutto quelli restrittivi, in cui il problema non è l’assenza di fame, ma il fatto che la persona desidera mangiare e vorrebbe nutrirsi, però vive l’atto di ingerire come “non consentito” o insostenibile.

Non è quindi il cibo in sé a mancare, ma è il permesso di mangiare che viene bloccato dal disturbo.

Nelle prossime righe capiremo meglio come funziona questo “metodo”, perché viene messo in atto, quali sono le sue conseguenze.

Come funziona il metodo masticare e sputare nei disturbi alimentari?

Il masticare e sputare (chewing and spitting) nei disturbi del comportamento alimentare è una condotta che segue un funzionamento preciso e ricorrente.

La persona mastica il cibo per un tempo più o meno prolungato, concentrandosi sul sapore, sulla consistenza e sulle sensazioni orali, per poi sputarlo prima di ingerirlo, evitando così l’assunzione del pasto.

Dal punto di vista fisiologico e psicologico, il corpo è esposto agli stimoli sensoriali del cibo senza completare il processo alimentare: la bocca e il sistema gustativo inviano segnali di assaggio e anticipazione, mentre la fase di deglutizione, digestione e assimilazione è interrotta.

Questo crea una risposta incompleta del sistema della fame e della sazietà, che non viene realmente attivato né soddisfatto.

A livello cognitivo e comportamentale, il gesto può ripetersi molte volte, con quantità anche elevate di cibo masticato e sputato, diventando una sequenza automatizzata e ritualizzata.

Questo comportamento, generalmente avviene di nascosto: spesso la persona mastica e poi sputa rapidamente in modi “discreti”, ad esempio nel palmo della mano, in un cestino oppure, ancora più facilmente, in un fazzoletto, così da poterlo eliminare senza attirare l’attenzione.

Perché le persone con DCA masticano e sputano?

Questo comportamento nasce e si mantiene all’interno di una relazione complessa e conflittuale con il cibo, il corpo e il controllo, e può assumere significati diversi da persona a persona.

In molti casi, masticare e sputare rappresenta un modo per avvicinarsi al cibo senza concedersi davvero di mangiarlo, permettendo di sperimentare il gusto e le sensazioni senza attraversare l’atto dell’ingestione, vissuto come pericoloso o inaccettabile.

Può essere una strategia per gestire impulsi alimentari intensi senza infrangere le regole rigide del disturbo, mantenendo un senso di controllo percepito.

La persona sente di poter decidere in modo preciso e assoluto cosa entra in bocca, quali sapori concedersi e, soprattutto, cosa può proseguire oltre la bocca e cosa invece deve essere espulso. In questo senso, il confine tra bocca e deglutizione diventa un punto di controllo centrale: il cibo può essere assaggiato, esplorato e gestito, ma non ingerito.

Questo meccanismo rafforza l’idea di avere il pieno dominio sull’alimentazione, perché l’esperienza sensoriale è separata dall’atto nutrirsi, che è vissuto come la parte più minacciosa.

Spesso il comportamento funziona proprio così: il controllo non è solo sulla quantità o sul tipo di cibo, ma sul processo stesso del mangiare, trasformato in una sequenza deliberata di decisioni (“questo lo mastico, questo non lo ingoio”).

Anche se questa sensazione di controllo è solo apparente e temporanea, può risultare molto potente e contribuire a rendere il chewing and spitting un comportamento ripetitivo e difficile da interrompere.

Metodo “chewing and spitting” nei DCA: conseguenze

Il metodo del masticare e sputare (chewing and spitting) nei disturbi del comportamento alimentare (DCA) può avere diverse conseguenze, sia a livello fisico sia psicologico e comportamentale, soprattutto quando diventa frequente e ripetitivo.

  • Dal punto di vista fisiologico, l’esposizione ripetuta al cibo senza ingestione stimola la produzione di saliva, succhi gastrici e insulina, senza che segua l’arrivo del cibo nello stomaco, creando uno squilibrio nei segnali di fame e sazietà e aumentando la sensazione di fame, irritazione gastrica o nausea.
  • A livello orale e dentale, il contatto prolungato con cibi zuccherati o acidi può favorire carie, erosione dello smalto e infiammazioni del cavo orale.
  • Sul piano psicologico, il chewing and spitting mantiene e rafforza l’ossessione per il cibo, perché la mente resta costantemente focalizzata su cosa masticare, quando farlo e come eliminarlo, aumentando il tempo e l’energia mentale dedicati all’alimentazione. Inoltre, la sensazione di controllo iniziale tende a trasformarsi in un comportamento sempre più automatico e compulsivo, con un aumento della vergogna, della segretezza e dell’isolamento sociale.
  • Dal punto di vista comportamentale, questa condotta può facilitare il passaggio o la coesistenza con altre pratiche disfunzionali, come restrizione estrema, abbuffate o condotte compensatorie, contribuendo al mantenimento del disturbo alimentare e rendendo più difficile ristabilire un rapporto equilibrato e integrato con il cibo.

Si tratta sicuramente di un comportamento alimentare poco funzionale, disadattivo e da estinguere, poiché contribuisce a mantenere attivi i meccanismi psicologici e comportamentali tipici dei disturbi del comportamento alimentare.

Il chewing and spitting non rappresenta una soluzione né una fase neutra del disturbo, ma un comportamento che rinforza il controllo, la frammentazione dell’atto alimentare e l’ossessione per il cibo.

Proprio per questo motivo è opportuno affrontarlo e trattarlo all’interno di un percorso di trattamento specifico per i DCA, inserito in un intervento strutturato e mirato che lavori sia sugli aspetti nutrizionali sia su quelli psicologici e cognitivi e che aiuti la persona a ricostruire un rapporto più integrato, sicuro e funzionale con l’alimentazione.


In quale disturbo alimentare è più frequente il chewing and spitting?

Il chewing and spitting non è di per sé una diagnosi né un disturbo alimentare autonomo, ma rappresenta una strategia alimentare anomala e un comportamento disfunzionale riscontrato frequentemente all’interno di disturbi del comportamento alimentare strutturati, in particolare quelli a prevalente componente restrittiva.

È infatti più comune nei quadri in cui il controllo dell’assunzione di cibo è centrale e rigidamente regolato.

Questo comportamento si osserva con maggiore frequenza nell’anoressia nervosa dove può comparire come modalità per entrare in contatto con il cibo senza infrangere le regole di restrizione.

Può, inoltre, presente anche nell’anoressia nervosa con condotte di eliminazione, dove si inserisce accanto ad altre strategie compensatorie.

Il chewing and spitting può essere riscontrato anche nella bulimia nervosa, in particolare nelle fasi di forte controllo o tra episodi di abbuffata e compensazione, come tentativo di gestire il desiderio per il cibo evitando l’ingestione.

In alcuni casi compare nei disturbi alimentari non altrimenti specificati e in quadri subclinici, ma tende comunque a emergere all’interno di una relazione già profondamente disfunzionale con il cibo.


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Psichiatra ADHD Gincarlo Giupponi

Supervisione scientifica:
Questo articolo è stato revisionato dal Dott. Giancarlo Giupponi, psichiatra e psicoterapeuta, vicedirettore del Servizio Psichiatrico di Bolzano e presidente regionale della Società Italiana di Psichiatria. Oltre a garantire l’accuratezza clinica dei contenuti, il Dott. Giupponi supervisiona la selezione dei test e dei questionari disponibili sul sito, verificandone la conformità agli standard scientifici internazionali (DSM-5, OMS, strumenti clinicamente validati).
Scopo del contenuto: divulgativo, non diagnostico.

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