Diventare genitori è sicuramente uno degli eventi più significativi della vita, spesso descritto con toni idilliaci o idealizzato come un momento di pura gioia, completezza e amore incondizionato. Ma la realtà emotiva della genitorialità è molto più complessa.
Non per tutti l’arrivo di un figlio coincide con un’esperienza armoniosa e lineare.
Per alcune persone, soprattutto per chi ha una struttura ossessiva o una storia personale fatta di controllo, insicurezza o paura del danno, diventare genitore può rappresentare una vera e propria frattura interna.
Un evento di tale portata, così carico di responsabilità e trasformazione, può essere vissuto anche come traumatico.
Non nel senso di un trauma esterno, ma come uno scossone profondo che mette in discussione equilibri precedenti, attiva vulnerabilità sopite, riaccende ferite e riscrive priorità.
In questo scenario, è possibile che i tratti di un Disturbo Ossessivo Compulsivo già esistenti – magari latenti, gestiti o orientati verso altri ambiti – si attivino o si spostino.
Il bisogno di controllo, il timore dell’errore, l’ansia da contaminazione o da inadeguatezza trovano nella genitorialità un nuovo “bersaglio”.
Il figlio diventa al tempo stesso la cosa più preziosa e più fragile, il cuore della vita e la fonte più grande di paura. Così, il DOC non si “crea” dal nulla con la nascita di un figlio, ma si riconfigura, cambia volto, si adatta alla nuova realtà.
E spesso lo fa in silenzio, nascosto dietro comportamenti che all’esterno possono sembrare “attenzione”, “cura” o “preoccupazione legittima”, ma che dentro sono alimentati da una spirale di ansia, colpa e bisogno disperato di certezza.
Riconoscere questo meccanismo è un atto consapevolezza e possibilità.
Perché solo quando si comprende che certe paure non sono una colpa, ma un sintomo, si può iniziare un percorso per liberarsene.
La genitorialità non deve essere una gabbia costruita dall’ansia. Può diventare, anche attraverso un lavoro psicologico profondo e delicato, uno spazio dove guarire, crescere e costruire un nuovo rapporto con sé stessi e con l’altro.
DOC Genitoriale: come si Manifesta il Disturbo Ossessivo-Compulsivo Quando si Diventa Genitori?
- Paura ossessiva di contaminare il proprio figlio: un genitore con DOC da contaminazione può sviluppare un’ossessione intensa non solo rispetto al timore di essere lui stesso veicolo di germi o sostanze pericolose, ma anche riguardo alla possibilità che altre persone contaminino il proprio bambino. Questo porta a evitare il contatto con amici, familiari, compagni di scuola, o semplicemente a vivere ogni interazione sociale con allarme e ipercontrollo. Anche quando il bambino non è più neonato, e quindi sarebbe del tutto naturale che esplorasse il mondo, giocasse con altri bambini o frequentasse luoghi come l’asilo, il genitore fatica a “lasciarlo andare” per paura che venga toccato, baciato, o che entri in contatto con oggetti “sporchi”. Il solo pensiero che il figlio possa frequentare ambienti pubblici – anche se sicuri – scatena un’ansia ingestibile. Il risultato è un circolo vizioso di evitamento, isolamento e stress, che ostacola sia lo sviluppo dell’autonomia del bambino sia il benessere psicologico del genitore. Anche i familiari stretti possono diventare fonte di preoccupazione: un abbraccio di una zia, un gioco passato di mano in mano, una visita dopo essere stati fuori casa sono percepiti come potenziali minacce. Il genitore si ritrova così a vigilare costantemente, a pulire in modo eccessivo, a porre limiti rigidi – spesso con grande sofferenza – pur di “proteggere” il proprio figlio da una contaminazione che, nella realtà, non esiste o è del tutto sproporzionata.
- Pensieri intrusivi di fare del male al proprio bambino: uno dei temi più dolorosi per il genitore DOC è la presenza di immagini mentali o pensieri violenti, completamente dissonanti con ciò che desidera. Può trattarsi di pensieri come “E se lo facessi cadere?”, “E se perdessi il controllo e gli facessi del male?”. Questi pensieri non corrispondono a un desiderio reale, ma sono fonte di angoscia insopportabile. Il genitore può reagire con condotte evitanti, ad esempio rifiutandosi di stare da solo col figlio, evitare il bagnetto per paura di annegamenti, o nascondere oggetti che potrebbero “teoricamente” diventare pericolosi. La relazione affettiva diventa un terreno minato da colpa, vergogna e auto-controllo esasperato.
- Dubbio costante sul proprio amore e idoneità come genitore: un altro modo in cui si manifesta il DOC genitoriale è attraverso un controllo ossessivo delle proprie emozioni e intenzioni. Il genitore si interroga continuamente: “Lo amo abbastanza?”, “Sto provando quello che dovrei provare?”, “E se non fossi adatto a fare il genitore?”. Questi pensieri possono innescare rituali di verifica interna, richieste di rassicurazione al partner o al terapeuta, e continue autoanalisi logoranti. Ogni emozione considerata “negativa” – come la rabbia, la noia, la stanchezza – viene interpretata come prova di inadeguatezza, alimentando ulteriormente l’ansia e il bisogno di conferme.
- Controllo esasperato del comportamento del bambino per evitare che si faccia del male: alcuni genitori, pur non percependo sé stessi come fonte di pericolo, sviluppano un’ansia ossessiva per la possibilità che il bambino si faccia male in qualsiasi momento. Ne deriva un controllo costante, ipervigilante, sulla sua posizione, i suoi movimenti, ciò che tocca o mangia. Si evita il gioco libero, si limita il contatto con altri bambini o con il mondo esterno. Ogni oggetto diventa una minaccia, ogni inciampo un possibile trauma. Il genitore non riesce a fidarsi della resilienza del figlio, e il bisogno di prevenire ogni rischio diventa un’ossessione che soffoca sia il bambino che il genitore stesso. Alcuni genitori addirittura arrivano a evitare momenti di tenerezza o intimità per paura che i propri pensieri intrusivi li trasformino in qualcosa di pericoloso o “sbagliato”. È un tema molto delicato, perché spesso questi pensieri toccano paure tabù, come il timore di avere impulsi sessuali inappropriati, anche se del tutto lontani dalla realtà. L’angoscia derivante da questi pensieri può portare ad allontanarsi fisicamente, smettere di cambiare il pannolino, rifiutare di fare il bagnetto o di dormire accanto al bambino. Questo crea un profondo conflitto interno tra il desiderio di amare e proteggere e la paura di rappresentare una minaccia.
- Rituali di controllo ripetuti per assicurarsi che il bambino stia bene: il genitore può sviluppare rituali compulsivi per “verificare” lo stato di salute o benessere del figlio: controllare ripetutamente se respira mentre dorme, misurare più volte la temperatura, chiedere continuamente pareri a pediatri o consultare siti medici in modo compulsivo. Nonostante le rassicurazioni, l’ansia non si placa, e il comportamento si ripete, giorno dopo giorno. La paura non è tanto legata a una malattia specifica, quanto all’idea intollerabile di “non aver fatto abbastanza” per prevenire un rischio.
- Ansia legata alla necessità di “fare sempre la cosa giusta”: alcuni genitori con DOC genitoriale si bloccano su questioni educative, convinti che ogni decisione debba essere perfetta per non danneggiare il bambino. Ore passate a leggere libri, confrontare metodi, chiedere consigli, rivedere continuamente ogni singola scelta (dal cibo al sonno, dai giochi alla scuola). Ogni minima incertezza diventa un dilemma paralizzante. La genitorialità, invece di essere vissuta con flessibilità, diventa una continua prova da superare, con l’ansia che qualsiasi errore possa avere conseguenze irreparabili.
- Colpa costante anche per eventi normali o inevitabili: il genitore può provare un senso di colpa patologico per situazioni del tutto comuni, come un raffreddore preso all’asilo o una caduta mentre giocava. Questi eventi vengono letti come segnali di “incapacità” o “negligenza”, e innescano un ciclo ossessivo fatto di ruminazioni, autoaccuse e tentativi di prevenzione sempre più estremi. La colpa non è modulata dal buon senso o dalla realtà, ma si autoalimenta e si trasforma in una presenza costante nella quotidianità.
- Paura di essere giudicati come genitori inadatti o pericolosi: spesso il genitore vive con l’ansia costante che gli altri – amici, familiari, educatori, pediatri – possano notare “qualcosa che non va” e pensare che non sia idoneo a crescere il proprio figlio. Questo può portare a evitare il confronto con gli altri, nascondere emozioni, fingersi sempre sereni e capaci, oppure a mettere in atto comportamenti rigidi per mostrare di essere “perfetti”. La relazione con il mondo esterno diventa fonte di minaccia, invece che di sostegno.
- Bisogno esasperato di rassicurazioni da parte del partner o di figure di riferimento: il genitore può chiedere al partner, ai nonni o ai professionisti continue rassicurazioni: “Ho fatto bene?”, “Secondo te ha sentito che l’ho sgridato troppo?”, “Pensi che l’abbia vissuta male?”. Queste richieste, pur momentaneamente calmanti, diventano compulsive e perdono efficacia. La rassicurazione non basta mai, e l’ansia torna subito dopo. Questo comportamento logora anche le relazioni, generando incomprensioni o stanchezza, ma il genitore non riesce a farne a meno perché il dubbio è intollerabile.
Se sei un genitore e ti riconosci, anche solo in parte, in queste descrizioni, non esitare a contattare i professionisti della salute mentale di GAM-Medical, centro specializzato nel Disturbo Ossessivo Compulsivo e nelle sue manifestazioni in ambito genitoriale.
Parlare con uno psicologo o uno psicoterapeuta non significa ammettere una colpa, ma offrirti uno spazio sicuro dove comprendere ciò che stai vivendo, dare un nome alla tua fatica e trovare strumenti efficaci per alleggerirla.
Se ti capita di confrontarti con altri genitori e notare che il tuo livello di apprensione non è condiviso, se hai la sensazione che la tua preoccupazione superi quella che la situazione richiederebbe, o se ti ritrovi a mettere in atto controlli, evitamenti o pensieri che senti come “eccessivi” ma non riesci a gestire, potrebbe trattarsi di un disturbo ossessivo compulsivo in forma genitoriale.
È importante saperlo, perché il DOC è un disturbo trattabile, e non sei solo.