5 consigli da NON dare a una persona ADHD

Tempo di lettura: 4 minuti

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cosa non fare con adhd: consigli

Il Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività (ADHD) è una condizione neurologica che influisce su vari aspetti della vita quotidiana. Chi ne soffre vive sfide particolari, ed è fondamentale non cadere nell’errore di offrire suggerimenti che possano risultare inefficaci o addirittura dannosi. Spesso, i consigli che vengono dati a chi ha l’ADHD sono ben intenzionati ma mal calibrati. 

In questa guida, esploriamo cinque suggerimenti da NON dare mai a una persona con ADHD.

#1 “Dovresti solo concentrarti di più”

Un consiglio comune, ma completamente fuori luogo. L’ADHD non è una semplice mancanza di impegno o di forza di volontà. Le difficoltà di concentrazione che caratterizzano questo disturbo non possono essere superate solo con la determinazione. Suggerire a qualcuno di “concentrarsi di più” equivale a minimizzare la realtà del problema.

Le persone con ADHD hanno un cervello che funziona in modo diverso. Ciò che per alcuni potrebbe sembrare semplice – come rimanere concentrati su un compito per lunghi periodi – per loro è una sfida immensa. È essenziale comprendere che la concentrazione non è una scelta, ma un’abilità che può essere coltivata con strategie adeguate e supporti specifici.

Perché questo consiglio è sbagliato

Minimizza il disturbo, facendo sembrare la mancanza di concentrazione una questione di pigrizia.

  • Non tiene conto delle reali difficoltà neurologiche che una persona con ADHD affronta ogni giorno.

#2 “Basta essere più organizzati”

Un altro fraintendimento comune è quello di suggerire di migliorare l’organizzazione come soluzione. Anche se è vero che l’organizzazione può aiutare, chi soffre di ADHD ha difficoltà intrinseche nella gestione del tempo, nella pianificazione e nell’organizzazione. Non basta suggerire una soluzione generica.

La realtà è che molte persone con ADHD cercano costantemente di organizzarsi meglio, ma senza un supporto adeguato o senza strategie specifiche, i loro sforzi rischiano di risultare vani. È fondamentale che un consiglio del genere venga accompagnato da indicazioni pratiche e strumenti che funzionano realmente per chi ha l’ADHD, come l’uso di applicazioni di gestione del tempo o strumenti visivi.

Perché questo consiglio è inefficace:

  • Sottovaluta l’intensità delle difficoltà organizzative tipiche dell’ADHD.
  • Non offre soluzioni pratiche e concrete adatte alle specifiche esigenze neurologiche.

#2 “Sei solo pigro/a”

Questo è, purtroppo, uno dei commenti più dannosi e offensivi che si possano fare. Associando l’ADHD alla pigrizia, si ignora completamente la realtà di chi vive con questo disturbo. La pigrizia non ha nulla a che fare con l’ADHD.

Le persone con ADHD sono spesso motivate e desiderose di ottenere risultati, ma trovano difficoltà nel tradurre quella motivazione in azione concreta. I sintomi del disturbo, come la disorganizzazione, la mancanza di attenzione e l’iperattività, possono ostacolare anche le intenzioni migliori. Accusare qualcuno di pigrizia non fa altro che peggiorare la loro autostima e aumentare il senso di frustrazione.

Perché questo consiglio è offensivo

  • Colpisce direttamente l’autostima della persona.
  • Dimostra una completa mancanza di comprensione dei meccanismi alla base dell’ADHD.

#3 “Devi solo trovare il metodo giusto”

Anche se trovare un metodo che funzioni è importante, suggerire a una persona con ADHD di “trovarne uno” da sola può essere frustrante e poco utile. L’ADHD non è un problema risolvibile con un’unica strategia magica. Ogni persona è diversa, e quello che funziona per qualcuno potrebbe non funzionare per un’altra persona con ADHD.

Inoltre, molte persone con ADHD hanno già sperimentato numerosi approcci, spesso con risultati poco soddisfacenti. L’approccio migliore consiste nell’offrire supporto continuo e personalizzato, piuttosto che ridurre tutto alla scoperta di un metodo che, quasi miracolosamente, risolverà ogni problema.

Perché questo consiglio è inutile:

  • Fa sembrare che esista una soluzione semplice e universale, quando la realtà è ben più complessa.
  • Ignora l’importanza del supporto professionale e della sperimentazione di più strategie diverse.

#4 “Dovresti solo impegnarti di più”

Questo è forse uno dei consigli più frequenti e meno utili. Dire a qualcuno con ADHD che deve semplicemente impegnarsi di più è simile al primo punto sul “concentrarsi di più”. L’ADHD non è una questione di impegno o di sforzo mancato. Le persone che convivono con questo disturbo mettono già enormi quantità di energia nel tentativo di rimanere concentrate e organizzate.

L’impegno, per chi soffre di ADHD, non è il problema. Il vero problema è che il loro cervello gestisce lo sforzo e l’attenzione in modo diverso rispetto a chi non ha il disturbo. Aumentare l’impegno senza fornire gli strumenti giusti non porterà a risultati migliori, ma solo a un aumento di frustrazione e di stanchezza mentale.

Perché questo consiglio è controproducente:

  • Porta a pensare che la persona non stia già facendo abbastanza, quando invece è spesso il contrario.
  • Aumenta il senso di colpa e di fallimento, peggiorando ulteriormente la situazione.

Consigli concreti per comunicare in modo efficace con chi è ADHD

Ora che abbiamo evidenziato i consigli da evitare, è altrettanto importante sapere come offrire un supporto reale a una persona con ADHD. Il primo passo è sempre ascoltare e comprendere le loro specifiche esigenze. Ogni individuo è diverso e ha bisogno di strategie personalizzate.

Ecco alcuni modi concreti per fornire supporto:

  • Offrire strumenti concreti: come agende visive, timer, o applicazioni per la gestione del tempo.
  • Sii sempre gentile e comprensivo: evita frasi cliché e cerca di comprendere i bisogni dell’altro. 
  • Promuovere il supporto professionale: Grazie alla diagnosi adhd potrai iniziare il tuo viaggio verso la consapevolezza e una vita qualitativamente migliore.  Che aspetti? Scopri la diagnosi adhd!

Le informazioni contenute in questo testo sono a scopo informativo e non sostituiscono una diagnosi di un professionista. Se l’articolo ti è piaciuto o ti è sembrato utile, condividilo e aiutaci a informare più persone possibile.

Fonti:

  • https://www.tandfonline.com/doi/abs/10.1080/13632750600833924 
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