Trovare Casa se si è Ossessivo-Compulsivi: una vera sfida

Tempo di lettura: 5 minuti

Trovare casa se si ha un disturbo ossessivo-compulsivo (DOC)

Per chi vive con un disturbo ossessivo-compulsivo (DOC), trovare casa, da comprare o in affitto, non è per nulla facile.

Per chi è DOC la casa non è semplicemente un luogo da abitare: è uno spazio che deve rispondere a regole, simmetrie, rituali.

Quando una persona con tratti ossessivi o compulsivi deve trovare una nuova casa — da affittare o da acquistare — l’esperienza può diventare un vero campo di battaglia interiore.

Ogni decisione — dal numero civico al piano, dall’orientamento delle finestre fino alla disposizione delle stanze — può attivare pensieri intrusivi, paure di contaminazione, dubbi morali o superstiziosi.

Dietro la ricerca di una casa “perfetta” si nasconde spesso il tentativo di placare l’ansia attraverso il controllo totale dell’ambiente, come se l’ordine esterno potesse compensare il caos mentale.

Nella nostra pratica clinica seguiamo regolarmente adulti con disturbo ossessivo-compulsivo (DOC), e ci è capitato più di una volta di osservare una difficoltà comune di cui, però, si parla raramente: la complessità che molte persone con DOC incontrano nel momento in cui devono trovare una casa — da affittare o da acquistare.

Con questo articolo vogliamo dare credito e voce a un aspetto del DOC spesso invisibile: quel disagio silenzioso che accompagna le scelte abitative, dove ogni dettaglio può diventare motivo di ansia, dubbio o blocco decisionale.

Il bisogno di controllo come motore del DOC

Nel disturbo ossessivo-compulsivo, il bisogno di controllo è centrale.
L’ansia nasce da pensieri intrusivi (ossessioni) che la persona non riesce a scacciare, e si attenua solo attraverso rituali o verifiche ripetute (compulsioni).

Nella vita quotidiana, questo bisogno di controllo può manifestarsi nei comportamenti più diversi: controllare le serrature, verificare di aver spento il gas, lavarsi le mani, riordinare oggetti.

Quando entra in gioco la ricerca di un’abitazione, questo schema si amplifica.

L’ambiente domestico diventa un prolungamento del sé: deve essere “giusto”, “sicuro”, “coerente”.
Ogni dettaglio diventa un potenziale fattore di ansia o di sollievo.

Così, un gesto comune come visitare un appartamento si trasforma in una verifica ossessiva della realtà, dove nulla può essere lasciato al caso.

I criteri “ossessivi” nella scelta di una casa

Molte persone con DOC riferiscono che, quando cercano casa, emergono criteri di selezione estremamente rigidi.
Non si tratta semplicemente di gusti o preferenze, ma di requisiti che rispondono a logiche interne di sicurezza, simmetria o purezza.

Alcuni esempi comuni:

  • Numero civico: evitare cifre “impure” o con significati negativi; preferire numeri pari, sequenze simmetriche, o cifre considerate “sicure”.
  • Piano dell’edificio: paura delle altezze, timore di essere troppo in basso, o convinzione che un piano preciso garantisca maggiore “protezione”.
  • Orientamento: bisogno di luce diretta in certe ore del giorno, timore di ombre o zone “fredde”.
  • Scala o interno: scelta basata su numerologia personale, superstizioni o rituali associativi.
  • Materiali e superfici: evitare pavimenti porosi, legni non verniciati o superfici che “trattengono lo sporco”.
  • Proprietà pregresse: disagio all’idea che qualcuno abbia abitato lì prima, come se la casa “assorbisse” la presenza altrui.

Dietro ogni preferenza c’è un sistema di regole invisibili che la persona percepisce come fondamentali per la propria sicurezza mentale.
La ricerca della casa diventa così un processo di esclusione continua: ogni dettaglio che “non quadra” viene vissuto come minaccia.

Numeri, simboli e significati nascosti dietro alla scelta di una casa per una persona DOC

Uno degli aspetti più affascinanti (e talvolta più dolorosi) del DOC è la sovrainterpretazione dei simboli.

Nel contesto abitativo, il numero civico o la disposizione delle stanze possono assumere valenze magiche, morali o scaramantiche.

Esempi frequenti:

  • Evitare il numero 13 o 17 per paura di “portare sfortuna”.
  • Prediligere numeri doppi (22, 44) perché “armonici”.
  • Prediligere i numeri pari o i multipli di 5.
  • Interpretare la somma delle cifre come segno di “equilibrio”.
  • Attribuire significati morali a colori o materiali (il bianco come purezza, il nero come contaminazione).

Questa iperattribuzione di significato non nasce da credenze religiose o superstizioni popolari, ma dal bisogno ossessivo di dare un ordine simbolico al mondo.

Quando la mente ossessiva riesce a “leggere” un pattern coerente, l’ansia si riduce.
Ma quando il pattern si rompe — ad esempio, il numero civico non piace o la scala è “sbagliata” — l’intero sistema emotivo entra in allarme.

Le compulsioni durante la visita di una casa: controllo, ripetizione e dubbio

La visita di un appartamento o di una casa può essere un momento di forte attivazione per chi soffre di DOC.
La persona può sentirsi spinta a verificare ripetutamente determinati dettagli: l’apertura delle finestre, la solidità delle maniglie, la chiusura del rubinetto, l’assenza di odori, il livello di rumore.

Questi controlli non nascono solo dal buon senso: sono compulsioni che mirano a ridurre l’ansia generata da pensieri catastrofici.
Il dubbio diventa infinito: “E se l’impianto fosse difettoso?”, “E se non avessi controllato bene?”, “E se l’acqua fosse contaminata?”.
Il risultato è una fatica mentale enorme, che può trasformare un gesto pratico in un rituale prolungato e frustrante.

Nella prospettiva terapeutica, riconoscere questi comportamenti è il primo passo per distinguerli dalle normali precauzioni: il confine non è nel contenuto del pensiero, ma nella quantità di tempo e di ansia che esso genera.

Casa come spazio “puro” e il tema della contaminazione nel DOC

Per molti individui con disturbo ossessivo-compulsivo, il tema della contaminazione — reale o simbolica — è centrale.
Quando si cerca una casa, la paura che “qualcosa sia sporco, infetto o carico di energia negativa” può diventare dominante.

L’idea di entrare in uno spazio vissuto da altri può suscitare una reazione viscerale di disgusto o pericolo.
Anche dopo la pulizia, la casa può continuare a essere percepita come “non sicura”, portando a rituali di disinfezione, pulizia estrema o ristrutturazione totale.

In molti casi, la persona non cerca solo una casa pulita, ma una casa incontaminata, un luogo in cui ricominciare da zero, simbolicamente e psicologicamente.
La purezza dell’ambiente diventa un modo per contenere l’angoscia, ma spesso si trasforma in una prigione: l’ambiente deve restare perfetto, e ogni deviazione scatena il timore di perdita di controllo.

L’ansia della scelta della casa e il dubbio patologico nel disturbo ossessivo-compulsivo

Uno dei tratti distintivi del DOC è il dubbio cronico.
Anche dopo aver scelto un’abitazione, la persona può essere assalita da pensieri ossessivi: “E se avessi sbagliato?”, “E se ci fosse una casa migliore?”, “E se il piano non fosse quello giusto?”.

Questo dubbio non è un semplice ripensamento: è una forma di indecisione patologica.
La mente ossessiva cerca una certezza assoluta che nella realtà non esiste.
Il risultato è spesso la paralisi decisionale, con rimandi continui, ripensamenti, richieste di conferme a familiari o amici.

In molti casi, la persona oscilla tra due abitazioni, due piani, due indirizzi, incapace di scegliere perché nessuna opzione appare “totalmente sicura”.
La casa diventa così il teatro perfetto del sintomo ossessivo: un luogo dove il desiderio di sicurezza genera insicurezza.

Sappiamo quanto il disturbo ossessivo-compulsivo possa interferire anche nei momenti che, in teoria, dovrebbero essere tra i più significativi e gratificanti della vita: scegliere una casa, costruire un progetto, sentirsi finalmente “a posto”.

Per chi convive con il DOC, queste tappe possono trasformarsi in percorsi di fatica, dubbi e indecisioni continue.

Come clinica specializzata nel trattamento del disturbo ossessivo-compulsivo negli adulti, conosciamo bene questo tipo di difficoltà.

Nel nostro lavoro quotidiano accompagniamo le persone nel riconoscere i propri schemi ossessivi, nel ridurre l’impatto delle compulsioni e nel ritrovare libertà nelle scelte concrete della vita, anche in quelle che sembrano più banali, per viverla con serenità.

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Psichiatra-ADHD-Gincarlo-Giupponi

Supervisione scientifica:
Questo articolo è stato revisionato dal Dott. Giancarlo Giupponi, psichiatra e psicoterapeuta, vicedirettore del Servizio Psichiatrico di Bolzano e presidente regionale della Società Italiana di Psichiatria. Oltre a garantire l’accuratezza clinica dei contenuti, il Dott. Giupponi supervisiona la selezione dei test e dei questionari disponibili sul sito, verificandone la conformità agli standard scientifici internazionali (DSM-5, OMS, strumenti clinicamente validati).
Scopo del contenuto: divulgativo, non diagnostico.

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