Lo sport come trampolino di lancio per un DCA

Tempo di lettura: 5 minuti

Indice Contenuti
Lo sport come trampolino di lancio per un disturbo alimentare (DCA)

Lo sport può diventare un terreno fertile per lo sviluppo e il mantenimento di disturbi del comportamento alimentare.

Nella percezione comune, è sinonimo di salute, equilibrio e benessere: è legato al movimento, alla cura di sé, alla disciplina, alla possibilità di sentirsi più forti e in armonia con il proprio corpo. È un’attività che può trasmettere valori positivi come l’impegno, la resilienza e la capacità di lavorare in gruppo.

Tuttavia, come spesso accade, esiste anche un lato meno luminoso.

In un ambiente in cui il corpo è continuamente sotto osservazione e in cui la prestazione dipende anche dal peso, dalla resistenza o dalla forma fisica, è facile che l’attenzione all’alimentazione e all’aspetto si trasformi in ossessione.

Questo non significa che lo sport “faccia male”, ma che in soggetti predisposti, con fragilità legate all’autostima o al bisogno di controllo, l’attività sportiva possa trasformarsi da risorsa in rischio.

Sport e disturbi del comportamento alimentare: tra benessere e rischio

Lo sport possiede una serie di caratteristiche che, pur positive in apparenza, possono trasformarsi in fattori di rischio nei soggetti vulnerabili.

In particolare:

  • Il controllo del peso come variabile di successo; in molti sport, il peso corporeo viene percepito come una componente determinante per la prestazione. Che si tratti di sport di resistenza, dove “essere più leggeri” significa correre più velocemente, o di discipline estetiche, in cui il corpo è anche oggetto di valutazione visiva, il rischio è che l’atleta sviluppi un rapporto ossessivo con la bilancia. La ricerca costante di un peso ideale spinge a controlli calorici rigidi, diete restrittive, salti dei pasti o uso improprio di strategie per perdere chili rapidamente.
  • La spinta al perfezionismo e alla prestazione: lo sport allena al miglioramento continuo, all’autodisciplina, al superamento dei limiti. Questi valori, di per sé, sono altamente formativi. Tuttavia, per personalità perfezioniste, questo meccanismo può diventare distruttivo: non ci si accontenta mai, non si è mai abbastanza magri, veloci, forti o eleganti. La prestazione e il corpo diventano l’unico metro di giudizio del proprio valore, e qualsiasi deviazione da quell’ideale viene percepita come fallimento.
  • Il corpo come strumento e come identità: in ambito sportivo il corpo non è solo un mezzo per muoversi: è lo strumento centrale con cui si comunica e ci si misura. Per chi è predisposto a fragilità psicologiche, questo porta a identificarsi completamente con il proprio aspetto o con la propria performance. Se il corpo è l’unico strumento di riconoscimento sociale, ogni variazione di peso o forma diventa un problema esistenziale.
  • L’allenamento come ossessione: lo sport educa alla costanza, al sacrificio e alla disciplina. Ma quando questi valori scivolano nell’eccesso, l’allenamento può trasformarsi in una vera e propria ossessione. Si arriva a non rispettare mai i giorni di riposo, a sentirsi in colpa se non ci si allena, a usare l’esercizio come forma di compensazione per ciò che si è mangiato. In questo modo, l’attività sportiva non è più al servizio del benessere, ma diventa una prigione che rinforza comportamenti disfunzionali.
  • La pressione esterna: allenatori, compagni di squadra, giudici, pubblico: lo sport è un contesto in cui la performance non è mai soltanto individuale. A volte commenti sull’aspetto fisico o pressioni a “stare in forma” possono avere un peso enorme su chi già è vulnerabile. Basta poco per innescare meccanismi di colpa, vergogna e bisogno di controllo.

In quali ambienti sportivi sono più comuni i disturbi alimentari?

Non tutti gli sport comportano lo stesso livello di rischio.

Alcune discipline, per la loro struttura e per le richieste intrinseche, sono più spesso associate all’insorgenza di DCA.

Nello specifico:

  • Ginnastica artistica e ritmica: in queste discipline l’estetica del corpo gioca un ruolo fondamentale: leggerezza, agilità e proporzioni fisiche sono valutate tanto quanto la tecnica. Le ginnaste, spesso molto giovani, si trovano a crescere in un ambiente in cui il corpo è costantemente sotto osservazione. La spinta alla magrezza estrema può diventare parte integrante della cultura sportiva, alimentando restrizioni alimentari e insoddisfazione corporea.
  • Danza classica e danza sportiva: la danza, soprattutto il balletto classico, richiede un corpo slanciato, lineare, “pulito” dal punto di vista estetico. L’uniformità del corpo dei ballerini e delle ballerine diventa un parametro di valutazione, e chi non rientra in quei canoni rischia di sentirsi escluso. Le ore di allenamento intenso, unite a regimi alimentari rigidi, possono facilmente scivolare in condotte alimentari patologiche.
  • Pattinaggio artistico e nuoto sincronizzato: sono sport estetici, in cui la performance tecnica si intreccia con l’eleganza e l’armonia del corpo. Gli atleti sanno che, oltre all’esercizio, saranno valutati per l’aspetto e la forma fisica. Questo porta a un’attenzione esasperata al peso, spesso mantenuto al di sotto della media.
  • Atletica leggera e sport di resistenza: corsa, ciclismo, sci di fondo: in queste discipline il peso corporeo influisce direttamente sulla performance. Essere più leggeri significa avere maggiore velocità o resistenza. Per molti atleti la bilancia diventa un alleato quotidiano, e il rischio è che il controllo del peso diventi più importante della salute stessa.
  • Sport da combattimento e a categorie di peso: arti marziali, lotta, boxe: qui la pressione nasce dall’obbligo di rientrare in una determinata categoria di peso. Spesso, per raggiungere il peso richiesto, si ricorre a strategie drastiche e dannose, come digiuni prolungati, disidratazione forzata o pratiche estreme di compensazione. Nel lungo periodo, queste abitudini possono sfociare in disturbi alimentari veri e propri.
  • Bodybuilding e fitness agonistico: in queste discipline, l’obiettivo è avere un corpo scolpito, definito, con bassissima percentuale di grasso. Gli atleti alternano periodi di restrizione calorica estrema a fasi di “bulk” con grandi quantità di cibo. La relazione con l’alimentazione diventa ciclica, ossessiva, e spesso si accompagna a una percezione corporea distorta.

Lo sport resta un’esperienza potenzialmente straordinaria, capace di arricchire la vita delle persone e di trasmettere valori importanti.

Tuttavia, non si può ignorare che per alcuni soggetti rappresenta anche un ambiente ad alto rischio per lo sviluppo di disturbi del comportamento alimentare.

E quando parliamo di disturbi alimentari, non ci riferiamo esclusivamente all’anoressia nervosa, che nell’immaginario collettivo è forse il disturbo più conosciuto e più facilmente associato all’ambito sportivo, ma anche alla bulimia nervosa e ad altri quadri clinici meno diffusi ma ugualmente significativi.

Comprendere questi meccanismi, riconoscere i segnali di allarme e favorire una cultura sportiva più attenta alla salute globale della persona è essenziale.

Se noti in te stesso o in qualcuno a te vicino segnali che rimandano a un rapporto disfunzionale con il cibo o con il corpo, è importante non sottovalutarli.

Rivolgersi a professionisti esperti in disturbi del comportamento alimentare, come quelli della clinica specializzata in DCA GAM-Medical, è il primo passo per affrontare il problema in modo serio e ritrovare un equilibrio sano tra sport, corpo e benessere psicologico.

Subscribe
Notificami
0 Commenti
Oldest
Newest Most Voted
Inline Feedbacks
View all comments

Psicologia generale

Condividilo

Pensi di soffrire di un disturbo d’ansia?

Fai ora il test di autovalutazione che può fornirti una prima indicazione sulla possibilità di intraprendere un percorso diagnostico per l’ansia.

Pensi di soffrire di depressione?

Fai ora il test di autovalutazione che può fornirti una prima indicazione sulla possibilità di intraprendere un percorso diagnostico per la depressione. 

Guarda le nostre recensioni

Pensi di soffrire di qualche disturbo?

I nostri test psicologici possono essere il primo passo verso la richiesta di un supporto clinico, in presenza dei sintomi di disturbi comuni come ansia, depressione, stress, ADHD, autismo e altro ancora.

Se ti è piaciuto l'articolo iscriviti alla newsletter per non perdere tutte le nostre comunicazioni.