Lo scripting nell’autismo è un comportamento comunicativo caratterizzato dall’uso ripetitivo di frasi, parole o intere sequenze verbali apprese precedentemente, spesso tratte da fonti esterne come film, cartoni animati, canzoni, pubblicità, libri, videogiochi o conversazioni reali.
Il termine “scripting” deriva dall’inglese “script”, che indica un copione, una sceneggiatura, un testo scritto che viene seguito per interpretare un ruolo o una situazione.
Si tratta quindi di una riproduzione verbale, più o meno fedele, di contenuti già sentiti o letti, che vengono riutilizzati in contesti diversi, a volte in modo apparentemente scollegato dalla situazione attuale.
Il motivo per cui questa modalità comunicativa viene definita “scripting” è proprio la sua natura ripetitiva e memorizzata, simile a quella di un attore che recita un copione già scritto.
Le persone autistiche che ricorrono allo scripting non stanno improvvisando, ma stanno attingendo a un archivio interno di espressioni linguistiche che hanno memorizzato nel tempo e che vengono attivate in risposta a stimoli specifici o a necessità comunicative ed emotive.
Alcune persone nello spettro riescono a ricordare interi dialoghi, compresi i cambi di voce, i toni emozionali e le pause, e li riutilizzano in momenti successivi con grande precisione.
Questo porta spesso a interpretare lo scripting come un segnale della straordinaria memoria verbale e uditiva che caratterizza alcune persone autistiche, ma anche come un esempio della modalità particolare con cui queste persone elaborano, organizzano e restituiscono l’esperienza linguistica e sociale.
Lo scripting non è necessariamente un comportamento disfunzionale: in molti casi, rappresenta una strategia adattiva per gestire la comunicazione e può fungere da ponte verso un linguaggio più spontaneo.
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Tipologie di Scripting nell’Autismo
Nell’autismo il fenomeno dello scripting si articola in diverse modalità, a seconda delle funzioni che svolge e delle intenzioni comunicative o autoregolative dell’individuo.
Infatti, sebbene lo scripting venga spesso osservato come un comportamento unitario — ovvero, l’uso ripetitivo di frasi apprese precedentemente — in realtà può avere motivazioni, scopi e contesti d’uso molto differenti.
Lo scripting si può distinguere due principali tipologie: lo scripting ecolalico (echolalic scripting) e lo scripting sociale (social scripting).
Queste due forme si collocano su un continuum tra l’autoregolazione interna e l’interazione esterna: nel primo caso, lo scripting risponde a un bisogno prevalentemente sensoriale, cognitivo o emotivo; nel secondo, ha una funzione più orientata all’altro, con lo scopo di comunicare, interagire o partecipare a situazioni sociali.
Entrambe le tipologie, pur condividendo la forma, differiscono per scopo, momento di attivazione, livello di consapevolezza e interpretabilità esterna.
Vediamole più nel dettaglio nei successivi due paragrafi.
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Scripting Ecolalico nell’Autismo
Lo scripting ecolalico, conosciuto anche come echolalic scripting, è una delle forme più ricorrenti di scripting osservate nelle persone nello spettro autistico, soprattutto in età evolutiva ma anche in soggetti adulti.
Questo tipo di scripting si manifesta attraverso la ripetizione di frasi o porzioni di discorso apprese in precedenza, spesso in modo letterale, con intonazione, ritmo e pause che rispecchiano fedelmente l’originale.
Le fonti più comuni da cui queste espressioni vengono tratte includono cartoni animati, film, canzoni, pubblicità, programmi televisivi, dialoghi di videogiochi, ma anche conversazioni reali avute con genitori, educatori o compagni.
L’elemento centrale che distingue lo scripting ecolalico è la sua funzione di regolazione interna, più che di comunicazione interpersonale: la persona che lo mette in atto non cerca necessariamente di trasmettere un messaggio comprensibile a un interlocutore, ma piuttosto di gestire stati emotivi, sensoriali o cognitivi attraverso la ripetizione verbale.
Lo scripting ecolalico è caratterizzato da:
- Rigidità e stereotipia linguistica: lo scripting ecolalico è spesso caratterizzato da un’elevata rigidità espressiva. Le frasi vengono ripetute sempre nello stesso modo, con le stesse parole, intonazioni e tempistiche. A volte sono presenti anche elementi non verbali associati, come movimenti delle mani, posture del corpo o espressioni facciali che accompagnano fedelmente la scena originale da cui lo script è stato appreso. Questa coerenza formale nella ripetizione rende lo scripting ecolalico molto simile a una stereotipia motoria, ma in versione linguistica. La persona può avere decine o centinaia di “copioni” memorizzati e selezionarli in base a stimoli interni o esterni, ma difficilmente li modificherà o li adatterà, proprio per la funzione regolativa e non comunicativa che svolgono.
- Scarsa adattabilità al contesto: poiché il fine dello scripting ecolalico non è l’interazione sociale, spesso queste espressioni risultano fuori contesto o non comprensibili da parte di chi ascolta. Una persona può ripetere una battuta di un cartone animato durante una lezione, mentre si mangia o durante un litigio, senza che vi sia un legame logico o tematico tra la frase e la situazione in corso. Questo può generare fraintendimenti da parte di chi osserva, che può pensare erroneamente che la persona stia ignorando l’ambiente circostante, stia “parlando da sola” o sia scollegata dalla realtà. In realtà, quello che sta avvenendo è un processo di regolazione interna estremamente sofisticato, in cui lo script svolge la funzione di scudo o di ponte, anche se non immediatamente comprensibile.
- Basso livello di consapevolezza comunicativa: nelle fasi iniziali dello sviluppo, o nei soggetti con maggiore compromissione cognitiva e comunicativa, lo scripting ecolalico può avvenire in modo totalmente automatico, senza che vi sia un’intenzionalità di comunicazione o una consapevolezza di “parlare con qualcuno”. In questi casi, lo scripting è assimilabile a un comportamento autoriferito, una sorta di dialogo interno espresso ad alta voce. Tuttavia, in alcuni soggetti più evoluti, è possibile che vi sia una parziale consapevolezza del valore simbolico delle parole usate, e che gli script vengano usati anche con intento sociale ambiguo o nascosto, come nei casi in cui la persona fa riferimento a uno script per evitare una risposta diretta o per manifestare un disagio che non riesce a verbalizzare in altro modo. Questa sovrapposizione tra funzioni regolative e comunicative è uno degli elementi più complessi da decifrare nello scripting ecolalico.
Le sue principali funzioni comprendono:
- Funzione di autoregolazione emotiva: uno degli scopi più evidenti dello scripting ecolalico è quello di calmarsi o contenere stati di agitazione, ansia, sovraccarico sensoriale o eccitazione. Ripetere frasi note e familiari può offrire un senso di controllo e prevedibilità, specialmente in situazioni caotiche, nuove o difficili da decodificare. La ripetizione agisce come una sorta di ancora cognitiva che rassicura l’individuo, aiutandolo a riassestare il proprio stato emotivo interno. Non è raro osservare che queste frasi siano associate a momenti particolarmente significativi o piacevoli vissuti in passato, o che rappresentino routine rassicuranti. Il contenuto delle frasi può anche non avere una relazione diretta con il contesto presente, proprio perché lo scopo non è comunicare con l’esterno, ma placare l’interno.
- Funzione sensoriale e stimolatoria (stimming verbale): lo scripting ecolalico può anche avere una forte componente sensoriale e agire come forma di verbal stimming, ovvero di auto-stimolazione verbale. La produzione di suoni, parole o frasi ripetitive può generare un feedback uditivo e corporeo gradevole per la persona autistica, paragonabile ad altri comportamenti auto-stimolatori come dondolarsi, agitare le mani o fissare luci intermittenti. In questo caso, la ripetizione linguistica non ha una funzione simbolica o sociale, ma è fine a sé stessa, eseguita per il piacere che ne deriva a livello sensoriale o per scaricare tensioni interne. È possibile osservare questa forma di scripting in momenti di inattività, di attesa o di sovraeccitazione, quando il cervello cerca uno stimolo prevedibile e autoriferito.
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Scripting Sociale nell’Autismo
Lo scripting sociale, o social scripting, rappresenta una forma di scripting in cui l’uso ripetitivo di frasi o sequenze verbali apprese non è finalizzato alla regolazione interna o alla stimolazione sensoriale, ma ha una chiara intenzionalità comunicativa e sociale.
In questo caso, le persone con disturbo dello spettro autistico utilizzano espressioni preconfezionate o memorizzate per affrontare situazioni interattive che richiederebbero una produzione linguistica spontanea, flessibile e socialmente adeguata.
Si tratta di un comportamento spesso strategico, consapevole, e in alcuni casi intenzionalmente appreso attraverso interventi educativi, logopedici o esperienze quotidiane.
Lo scripting sociale consente all’individuo di partecipare ad attività comunicative complesse e potenzialmente stressanti, come saluti, richieste, conversazioni, giochi di ruolo o interazioni in ambienti pubblici, utilizzando una “scorciatoia linguistica” per ridurre lo sforzo cognitivo, contenere l’ansia e aumentare la prevedibilità dell’interazione.
Nello specifico, è caratterizzato da:
- Funzione comunicativa compensativa: lo scripting sociale svolge una funzione eminentemente comunicativa, pur non essendo il risultato di una produzione linguistica generata al momento. L’individuo utilizza frasi già note e memorizzate per rispondere a domande, iniziare un’interazione, chiedere aiuto, fare un complimento o chiudere una conversazione. Questi copioni verbali sono spesso appresi per imitazione, modellamento o attraverso il supporto di figure educative, e vengono utilizzati come “strumenti pronti all’uso” per affrontare situazioni sociali che, altrimenti, sarebbero troppo complesse o imprevedibili. In tal senso, lo scripting sociale rappresenta una strategia adattiva di straordinaria efficacia, che permette all’individuo di inserirsi in contesti relazionali senza dover affrontare l’ansia legata all’improvvisazione linguistica o alla decodifica simultanea di segnali sociali, emotivi e verbali.
- Intento relazionale e desiderio di partecipazione: a differenza dello scripting ecolalico, quello sociale si orienta verso l’altro e nasce dal desiderio — consapevole o istintivo — di entrare in relazione. Anche se i contenuti verbali possono sembrare rigidi, stereotipati o fuori luogo, il fatto che vengano utilizzati all’interno di una dinamica di scambio dimostra che l’individuo sta cercando di partecipare attivamente. Lo scripting sociale può manifestarsi in molti modi: un bambino che dice “Come va oggi, signor maestro?” ogni mattina allo stesso modo, uno studente che ripete una battuta imparata da un amico per inserirsi in un gruppo, un adulto che usa formule preimpostate per ordinare al ristorante o rispondere al telefono. In tutti questi casi, ciò che conta non è tanto l’originalità della frase quanto il tentativo — spesso coraggioso — di mettersi in gioco nel mondo sociale.
- Strumento per la prevedibilità delle interazioni: per molte persone autistiche, le situazioni sociali sono fonte di incertezza, confusione e sovraccarico sensoriale. Lo scripting sociale aiuta a ridurre questa imprevedibilità offrendo un “copione” sicuro da seguire, con frasi che sono già state testate, approvate e interiorizzate. Sapere cosa dire in una data situazione consente di affrontarla con maggiore serenità e controllo. Questo è particolarmente evidente in contesti ripetitivi o ritualizzati, come le interazioni scolastiche, le richieste nei negozi, i giochi strutturati o le routine familiari, dove l’uso dello script permette alla persona di aderire a una sequenza nota senza doversi confrontare ogni volta con la complessità del linguaggio spontaneo.
- Adattabilità crescente e uso flessibile: con il tempo, molti individui riescono ad ampliare il proprio repertorio di script sociali e ad usarli in modo sempre più flessibile. Alcuni iniziano a variare l’intonazione, a modificare leggermente le parole, ad associare lo script a segnali non verbali come il contatto visivo o il sorriso, aumentando così l’efficacia comunicativa. Altri imparano a selezionare lo script più adatto a seconda del contesto o dell’interlocutore. Questo processo di “personalizzazione” degli script è un indicatore importante di sviluppo sociale e linguistico, e dimostra come lo scripting possa fungere da base su cui costruire interazioni sempre più autentiche. Anche nei casi in cui lo script rimane invariato, il suo uso può diventare sempre più intenzionale e raffinato, rappresentando una forma di competenza comunicativa alternativa ma funzionale.
- Segnale di motivazione sociale e di sviluppo comunicativo: lo scripting sociale può essere visto come una tappa significativa nel percorso evolutivo comunicativo della persona autistica. La capacità di selezionare e usare espressioni socialmente appropriate, anche se apprese e ripetute, dimostra che l’individuo è motivato a interagire, osserva e apprende dall’ambiente, e mette in atto strategie per affrontare la complessità del mondo sociale. In molti casi, lo scripting rappresenta un ponte tra l’ecolalia e il linguaggio spontaneo, oppure una forma stabile e adattiva di comunicazione funzionale. Anche per coloro che non sviluppano un linguaggio pienamente generativo, gli script sociali possono costituire un canale prezioso di espressione e relazione.
Lo scripting, nelle sue diverse forme, è spesso una delle prime manifestazioni che si notano quando si ha a che fare con una persona autistica, soprattutto nei contesti quotidiani, familiari o scolastici.
Che si tratti di frasi ripetute in modo apparentemente fuori contesto, di battute tratte da cartoni animati o di espressioni sociali usate sempre nello stesso modo, lo scripting colpisce subito l’attenzione di chi osserva, perché è qualcosa di molto visibile, riconoscibile e, talvolta, percepito come “strano” o inusuale.
In effetti, per chi non conosce il fenomeno, può sembrare un comportamento bizzarro, automatico, inutile o distante dalla realtà della situazione.
Eppure, come abbiamo visto, dietro a ogni script usato da una persona nello spettro autistico ci sono ragioni molto precise e valide: può esserci il bisogno di regolare un’emozione, di dare un ordine all’esperienza, di comunicare qualcosa in modo indiretto, o di affrontare un’interazione sociale altrimenti troppo complessa.
Non si tratta quindi di un semplice ripetere a vuoto, ma di una strategia concreta, spesso efficace.
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