Scaffolding nell’ADHD: “usare” gli altri per funzionare meglio

Tempo di lettura: 4 minuti

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Scaffolding nell'ADHD: cos'è?

Molte persone ADHD descrivono una sensazione ricorrente: “Se ho qualcuno vicino, riesco a fare le cose. Se sono da solo, mi blocco o mi perdo.”

Non si tratta di una mancanza di capacità o di autonomia, ma di come il cervello con disturbo da deficit di attenzione e iperattività gestisce la motivazione, l’attenzione e l’organizzazione.

La presenza di un’altra persona, fisica o anche solo percepita, può agire come un contenimento esterno, un regolatore che aiuta a canalizzare l’energia e mantenere il focus, una sorta di stampella che serve in alcuni momenti o per gestire alcune situazioni quotidiane.

Questo fenomeno, che molti vivono nella quotidianità senza dargli un nome, rimanda al concetto di scaffolding.

Lo scaffolding è Lo scaffolding è un supporto temporaneo e calibrato che aiuta una persona a svolgere un compito o apprendere una competenza, rimosso gradualmente man mano che cresce la sua autonomia.

Nelle prossime righe capiremo meglio cos’è lo scaffolding, come si applica all’ADHD nell’infanzia e nell’età adulta e perché questo è così efficace.

Cos’è lo scaffolding?

Il termine scaffolding (in inglese “impalcatura”) è stato introdotto negli anni ’70 dagli psicologi Jerome Bruner, David Wood e Gail Ross per descrivere una strategia di supporto all’apprendimento in cui un adulto (o un pari più esperto) fornisce un aiuto temporaneo a chi sta imparando un’abilità o un concetto, adattandolo gradualmente alle sue capacità.

L’idea prende ispirazione dalla metafora dell’impalcatura in edilizia: così come un’impalcatura sostiene la costruzione di un edificio fino a quando è stabile, lo scaffolding sostiene l’apprendimento fino a quando la persona diventa autonoma e può “stare in piedi” da sola.

Il concetto di scaffolding si collega alla teoria di Lev Vygotskij sulla zona di sviluppo prossimale (ZPD):

  • La ZPD è lo spazio tra ciò che un individuo può fare da solo e ciò che può fare con l’aiuto di qualcuno più competente.
  • Lo scaffolding è l’insieme di strategie che permettono di attraversare questo spazio, rendendo possibile un apprendimento che senza supporto non avverrebbe (o sarebbe molto più lento).

Lo scaffolding si basa su alcuni principi chiave:

  1. Supporto temporaneo – l’aiuto è fornito solo finché serve, per poi essere gradualmente ritirato.
  2. Adattamento alle capacità dell’allievo – il livello di aiuto è calibrato in base alle competenze già possedute.
  3. Costruzione graduale – i compiti complessi vengono scomposti in passaggi gestibili.
  4. Coinvolgimento attivo – l’allievo è parte attiva, non spettatore passivo.
  5. Feedback costante – correzioni e incoraggiamenti mantengono la motivazione e orientano il percorso.

Lo scaffolding funziona perché:

  • Riduce il carico cognitivo, permettendo di concentrarsi sulle parti più importanti di un compito.
  • Aumenta la fiducia in sé, poiché l’allievo sperimenta successi progressivi.
  • Favorisce l’autonomia, insegnando non solo cosa fare ma anche come arrivarci.

Scaffolding e ADHD: dal bambino all’adulto

Per un bambino ADHD, lo scaffolding può significare avere un genitore o un insegnante che:

  • aiuta a strutturare i compiti scolastici in passaggi brevi;
  • controlla regolarmente lo stato di avanzamento;
  • ricorda le scadenze;
  • guida nella regolazione emotiva durante i momenti di frustrazione.

In questa fase, il supporto è spesso esplicito: un adulto “regge l’impalcatura” finché il bambino non è in grado di procedere da solo.

Fino a qui tutto ok, perché quando pensiamo allo scaffolding, lo immaginiamo come qualcosa riservato all’infanzia.

In realtà, molti adulti ADHD continuano a usufruirne, spesso senza saperlo.

La differenza è che negli adulti lo scaffolding non ha quasi mai la forma di un insegnante o di un genitore che “spiega cosa fare”: assume piuttosto forme relazionali, ambientali o organizzative che permettono di compensare le difficoltà legate all’ADHD.

Alcune modalità comuni di scaffolding nella vita adulta con l’ADHD sono:

  • Partner o amici “regolatori”: persone che ricordano appuntamenti, aiutano a mantenere una routine o semplicemente “stanno lì” mentre si lavora, creando un senso di presenza che favorisce la concentrazione.
  • Coworking o lavoro in presenza: lavorare in uno spazio condiviso, anche senza interazione, riduce la tendenza a distrarsi perché la presenza di altri funge da contenimento.
  • App e strumenti di reminder: non sono solo tecnologia, ma vere e proprie impalcature cognitive che sostengono memoria e organizzazione.
  • Supervisione leggera sul lavoro: avere un capo o un collega che chiede aggiornamenti frequenti può fungere da stimolo a procedere.
  • Accountability partner: figure (anche amici) con cui ci si accorda per fare un “check-in” periodico sugli obiettivi.

Perché lo scaffolding funziona così bene nell’ADHD adulto?

Le persone ADHD adulte spesso faticano a:

  • iniziare compiti poco motivanti;
  • mantenere l’attenzione nel tempo;
  • organizzare sequenze di azioni complesse;
  • regolare la propria attivazione emotiva.

Lo scaffolding fornisce un contenitore esterno che:

  1. Riduce la fatica decisionale → avere una struttura riduce il numero di scelte da fare sul momento.
  2. Aumenta la responsabilità percepita → la presenza di qualcun altro motiva a portare a termine il compito.
  3. Rende visibile il tempo → strumenti esterni e persone ricordano scadenze e progressi.
  4. Offre regolazione emotiva → condividere il carico riduce ansia e frustrazione.

Molti adulti ADHD non chiamerebbero “scaffolding” ciò che fanno, ma nella pratica:

  • si siedono vicino a un collega per lavorare;
  • chiamano un amico per “fare ordine insieme” in casa;
  • pianificano riunioni brevi e frequenti per mantenere il ritmo;
  • condividono obiettivi tra amici e familiari per sentirsi “osservati” e “obbligarsi” a compiere con quanto preventivato;

Queste strategie, spontanee o suggerite, sono esempi di scaffolding.

Non indicano dipendenza, ma un uso intelligente di risorse esterne per compensare funzioni esecutive più fragili.

Implicazioni cliniche: integrare lo scaffolding nel trattamento ADHD adulto

Per chi è ADHD, funzionare meglio con qualcuno vicino non significa essere incapaci di agire da soli: significa riconoscere che la regolazione e la strutturazione esterna possono potenziare le proprie capacità.

Lo scaffolding è infatti da intendersi come una struttura temporanea che permette di fare il salto verso un’autonomia più stabile.

In GAM Medical, clinica specializzata nella diagnosi e trattamento dell’ADHD, sappiamo che integrare forme di scaffolding nella vita quotidiana è uno degli strumenti più concreti per trasformare difficoltà persistenti in strategie di funzionamento efficaci e personalizzate.

Un intervento psicologico per l’ADHD o la psicoeducazione per l’ADHD può includere:

  • Individuare le aree di maggiore bisogno (inizio compiti, gestione tempo, organizzazione).
  • Costruire impalcature esterne efficaci (persone, strumenti, routine).
  • Pianificare il ritiro graduale del supporto per aumentare l’autonomia.
  • Sviluppare autoconsapevolezza: capire che “funzionare meglio con qualcuno vicino” non è un fallimento, ma una caratteristica del proprio funzionamento.

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