Può capitare, lungo un percorso terapeutico, di chiedersi se il legame con il proprio psicologo sia ancora efficace.
Se sei una persona ADHD, questo dubbio può emergere con forza: sto davvero migliorando? Mi sento compreso? Forse un altro terapeuta potrebbe aiutarmi di più?
Queste domande non significano che la terapia non funzioni, ma spesso indicano un bisogno di riflessione e di consapevolezza. In questo articolo scoprirai quando è opportuno cambiare terapeuta a percorso iniziato, come gestire la comunicazione con lo psicologo, e come mantenere continuità nel tuo percorso senza compromettere i progressi.
Quando è opportuno cambiare terapeuta a percorso ADHD iniziato?
Non esiste un momento “giusto” universale per cambiare terapeuta, ma ci sono segnali da riconoscere.
Per una persona ADHD, il rapporto con il terapeuta deve essere basato su fiducia, comprensione e struttura. Se questi elementi vengono meno, la terapia rischia di rallentare o di perdere efficacia.
Ecco alcuni indicatori che possono suggerire che un cambio sia opportuno:
- Ti senti giudicato o poco compreso dal terapeuta
- Non riesci a parlare apertamente di ciò che provi
- Non percepisci miglioramenti dopo mesi di lavoro costante
- Il terapeuta non adatta le strategie ai tuoi bisogni specifici
Lo studio “A meta-analysis of client-therapist perspectives on the therapeutic alliance” (di Igra et al., 2020), ha dimostrato come la qualità dell’alleanza terapeutica influenzi direttamente i risultati clinici, soprattutto in presenza di pazienti con Disturbo da Deficit d’Attenzione e Iperattività, dove la fiducia reciproca favorisce la motivazione e la gestione dell’impulsività.
Cambiare terapeuta non significa “fallire” nel percorso, ma scegliere di proseguire con maggiore consapevolezza e allineamento personale.

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ADHD: Come riconoscere e gestire le reazioni del terapeuta?
Il controtransfert è la risposta emotiva che il terapeuta prova nei confronti del paziente.
Nelle terapie per il Disturbo da Deficit d’Attenzione-Iperattività, può emergere con più intensità, data la natura impulsiva e iperattiva della persona ADHD. Comprendere e gestire questo fenomeno è essenziale per mantenere una relazione terapeutica sana.
Quando il controtransfert non viene elaborato, il terapeuta potrebbe diventare più rigido o, al contrario, eccessivamente permissivo, influenzando negativamente il percorso. Il paziente ADHD può percepire questo cambiamento e sentirsi confusa o colpevole.
3 Segnali che il controtransfert sta interferendo:
- Cambiamenti improvvisi nel tono o nel comportamento del terapeuta
- Senso di colpa o di disagio dopo le sedute, senza motivo apparente
- Difficoltà a mantenere la fiducia reciproca
Secondo la recente ricerca “Experience of CBT in adults with ADHD” (di William et al., 2024), la gestione empatica delle dinamiche relazionali è uno dei fattori più predittivi di successo nella terapia cognitivo-comportamentale per adulti ADHD. Quando il terapeuta è in grado di riconoscere e regolare le proprie reazioni, il paziente riesce a sperimentare un ambiente di crescita autentico e sicuro.

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Come dire allo psicologo ADHD che non voglio più proseguire?
Molti pazienti temono il momento in cui devono comunicare la decisione di interrompere o cambiare terapeuta. Spesso emerge un senso di colpa: “lo sto deludendo?” oppure “forse dovrei chiedergli scusa?”.
In realtà, non c’è nulla di sbagliato nel voler modificare il proprio percorso terapeutico. Comunicare la propria scelta con rispetto e sincerità fa parte di un processo di crescita. Ecco come farlo nel modo più sereno possibile:
- Rifletti sui motivi concreti. Scrivili per chiarirli prima di parlarne
- Scegli un momento adeguato, magari alla fine di una seduta
- Esprimi gratitudine per il percorso svolto finora
- Spiega le tue motivazioni, senza colpevolizzare né te né il terapeuta
Esempio di frase utile:
“Sento di avere bisogno di un approccio diverso per continuare a lavorare su di me. Le sono grato per il percorso fatto insieme, ma penso sia il momento di esplorare nuove modalità.”
Il terapeuta professionale saprà accogliere la tua scelta e, se necessario, indirizzarti verso un collega più adatto.

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Quando si vedono i primi risultati ADHD?
Ogni persona ADHD ha tempi diversi di risposta alla terapia.
In generale, i primi segnali di cambiamento si manifestano dopo alcune settimane o mesi, ma richiedono costanza e continuità. Interrompere bruscamente può compromettere il lavoro svolto.
| Fase della terapia | Cosa accade di solito | Segnali di cambiamento |
| Inizio (1-3 mesi) | Conoscenza reciproca e definizione degli obiettivi | Maggiore consapevolezza dei sintomi |
| Fase intermedia (3-6 mesi) | Applicazione di strategie pratiche e ristrutturazione cognitiva | Migliore gestione dell’attenzione e dell’impulsività |
| Fase avanzata (6-12 mesi e oltre) | Consolidamento dei progressi e prevenzione delle ricadute | Aumento dell’autonomia e della fiducia in sé |
Il cambiamento reale avviene quando la persona sente che gli strumenti appresi funzionano anche nella vita quotidiana, non solo durante le sedute. Tuttavia, la frequenza e l’intensità delle sedute possono essere adattate.

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Due psicologi ADHD?
Molti pazienti si chiedono se sia possibile andare da due psicologi contemporaneamente, magari uno specializzato in Disturbo da Deficit d’Attenzione/Iperattività e uno più orientato al supporto emotivo.
È una scelta possibile, ma va gestita con grande attenzione alla continuità del percorso.
Pro di due terapeuti:
- Accesso a competenze diverse
- Possibilità di lavorare su aspetti differenti (es. comportamento e identità)
Contro di due terapeuti:
- Rischio di confusione negli obiettivi terapeutici
- Sovrapposizione di interventi e strategie
L’ideale è che i due professionisti siano consapevoli del reciproco lavoro, per garantire coerenza e non generare contraddizioni.
In alternativa, è possibile ridurre la frequenza delle sedute con un unico terapeuta, senza interrompere del tutto la terapia. La riduzione graduale, una volta raggiunti alcuni obiettivi, aiuta a mantenere i risultati e prevenire le ricadute, come confermato da diverse ricerche internazionali sulla continuità terapeutica nei Disturbi Attentivi.

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Come fare terapia consapevole ADHD?
A volte, dopo anni di lavoro con lo stesso terapeuta, la persona ADHD sente il bisogno di un nuovo inizio.
Non si tratta di un fallimento, ma di una naturale evoluzione personale. Con il tempo, cambiano gli obiettivi, le esigenze e le fasi di vita. Tornare in terapia con un nuovo professionista permette di rileggere il proprio percorso con occhi diversi e integrare ciò che si è appreso in passato.
È importante, però, scegliere un terapeuta con competenze specifiche nel Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività e un approccio aggiornato.

Come trovare il giusto supporto psicologico ADHD?
Cambiare terapeuta durante un percorso non è un fallimento, ma spesso un atto di cura verso sé stessi.
Quando non ci si sente compresi, o la relazione terapeutica non favorisce più la crescita, scegliere un nuovo professionista può riaccendere fiducia e motivazione. Il cambiamento, se guidato con consapevolezza, permette di trovare un terapeuta più affine per metodo, linguaggio e sensibilità verso le specificità del Disturbo da Deficit d’Attenzione-Iperattività.
Presso GAM Medical, puoi contare su un’équipe di psicoterapeuti specializzati nell’ADHD, capaci di accompagnarti in ogni fase del percorso, anche in caso di transizione da un professionista all’altro. L’approccio è integrato e personalizzato: si parte dal riconoscere ciò che non ha funzionato, per ricostruire un’alleanza terapeutica autentica e orientata agli obiettivi.
Se stai vivendo un momento di stallo o desideri semplicemente un confronto, contatta uno Psicoterapeuta ADHD e scopri come ritrovare equilibrio, chiarezza e continuità nel tuo percorso di crescita personale.
Questo è contenuto divulgativo e non sostituisce le diagnosi di un professionista. Se ti è piaciuto l’articolo, condividilo.
Fonti:
- https://www.cambridge.org/core/journals/european-psychiatry/article/metaanalysis-of-clienttherapist-perspectives-on-the-therapeutic-alliance-examining-the-moderating-role-of-type-of-measurement-and-diagnosis/E9D9D899CCD0BBD79FB6D11AD0A8AA94
- https://www.frontiersin.org/journals/psychiatry/articles/10.3389/fpsyt.2024.1341624/full



