Il parasuicidio si riferisce a comportamenti autolesivi che non hanno come obiettivo finale la morte, ma che comportano comunque un rischio significativo per la vita.
È un atto intenzionale in cui una persona si infligge danni fisici, come tagliarsi, avvelenarsi o assumere overdose di farmaci, senza però avere l’intenzione reale di morire.
Il parasuicidio è spesso visto come una manifestazione di una sofferenza psicologica intensa e può essere interpretato come un tentativo di chiedere aiuto, esprimere un dolore interiore o gestire emozioni negative.
- Parasuicidio: Come già detto, nel parasuicidio l’obiettivo non è la morte. Sebbene l’atto possa essere pericoloso per la vita, la persona non intende realmente porre fine alla propria esistenza. L’autolesionismo può essere una forma di sfogo emotivo, un modo per sentirsi vivi o un tentativo di esercitare controllo su una situazione percepita come incontrollabile. Può anche essere un gesto comunicativo, con l’intento di segnalare il bisogno di aiuto o attenzione. È importante notare che il parasuicidio può comunque risultare fatale, anche se non era questo lo scopo iniziale.
- Tentativo di suicidio: Nel tentativo di suicidio, invece, la persona ha l’intenzione di morire, ma l’atto non si conclude con la morte. Anche se l’intento è quello di porre fine alla propria vita, il tentativo può fallire per vari motivi: l’intervento tempestivo di altri, un errore nella modalità del tentativo o l’incapacità di portarlo a termine. Il tentativo di suicidio rappresenta un serio segnale di allarme che indica una sofferenza estrema e un pericolo imminente, e richiede un intervento immediato.
- Suicidio: Il suicidio è l’atto intenzionale di porre fine alla propria vita. Qui, l’intenzione di morire è chiara e, purtroppo, l’atto si conclude con la morte. È il risultato finale di una sofferenza estrema, spesso legata a disturbi mentali come depressione, disturbi di personalità, o situazioni di trauma e disperazione. Il suicidio è una delle principali cause di morte nel mondo e, proprio come il tentativo di suicidio, richiede un’attenzione specifica dal punto di vista della prevenzione.
Pertanto, le differenze principali sono:
- Intenzione: La differenza più evidente tra parasuicidio e tentativo di suicidio è nell’intenzione. Nel parasuicidio, non c’è un vero e proprio desiderio di morire, anche se il gesto può essere pericoloso. Nel tentativo di suicidio, invece, l’intenzione di morire è presente, anche se l’atto non si conclude con la morte.
- Finalità: Nel parasuicidio, la finalità principale è spesso quella di comunicare sofferenza, sfogare emozioni, o trovare un modo per gestire un dolore insopportabile. Nel tentativo di suicidio e nel suicidio vero e proprio, la finalità è quella di terminare la propria vita.
- Conseguenze: Sebbene il parasuicidio possa essere estremamente pericoloso e portare alla morte accidentalmente, non è questo il fine dell’atto. Nel suicidio, la morte è il risultato desiderato e, purtroppo, la conseguenza effettiva.
- Motivazioni: Il parasuicidio può essere legato a una ricerca di sollievo dal dolore emotivo, un modo per comunicare disperazione o un tentativo di ottenere controllo su una situazione di sofferenza. Il tentativo di suicidio e il suicidio, invece, derivano da una percezione più netta e definitiva di impotenza o disperazione, in cui la morte è vista come l’unica via d’uscita.
Motivazioni del Parasuicidio
Le motivazioni che possono portare al parasuicidio sono complesse e variegate, e spesso affondano le loro radici in una sofferenza profonda e difficilmente esprimibile in altro modo.
Il termine parasuicidio si riferisce a quei gesti autolesivi che non hanno come obiettivo finale la morte, ma che comportano un rischio significativo per la vita.
Questi atti possono sembrare ambigui, poiché non mirano al suicidio in senso stretto, ma spesso rappresentano una richiesta di aiuto, un tentativo disperato di comunicare dolore o di trovare sollievo da una situazione insopportabile.
Le motivazioni alla base del parasuicidio possono essere diverse:
- Ricerca di sollievo dal dolore emotivo: Molte persone che compiono atti parasuicidi non desiderano realmente morire, ma cercano piuttosto un modo per alleviare un dolore psicologico intenso. L’autolesionismo può essere percepito come un tentativo di “scaricare” la sofferenza interiore attraverso il corpo, sperando che il dolore fisico possa offrire un sollievo momentaneo o una distrazione dal tormento emotivo.
- Richiesta di attenzione o aiuto: Spesso, il parasuicidio è un segnale disperato di richiesta di aiuto, rivolto agli altri. Chi compie questi atti potrebbe sentirsi ignorato, non ascoltato o non compreso nel proprio dolore, e vede nel gesto estremo un modo per attirare l’attenzione su di sé e sulla propria sofferenza. Non si tratta di manipolazione, ma di un segnale di quanto la persona si senta sola o disperata, senza altre vie per far comprendere il proprio stato d’animo.
- Gestione della rabbia o della frustrazione: In alcuni casi, il parasuicidio può essere il risultato di sentimenti di rabbia o frustrazione che non trovano un canale di espressione adeguato. L’autolesionismo diventa quindi una forma di auto-punizione o un modo per scaricare la tensione emotiva accumulata, soprattutto quando la persona si sente intrappolata in una situazione senza via d’uscita.
- Tentativo di controllo o affermazione del sé: Per alcune persone, l’atto parasuicida può rappresentare un modo per esercitare un certo grado di controllo su una vita che sembra fuori controllo. Il gesto autolesivo può essere visto come un atto di affermazione del proprio potere, anche se distruttivo, in un contesto di impotenza generale. La persona può sentire che, pur non potendo cambiare le circostanze della propria vita, ha il controllo sul proprio corpo e su come infliggergli danno.
- Desiderio di punire se stessi: Sentimenti di colpa, vergogna o bassa autostima possono spingere una persona a compiere atti parasuicidi come forma di auto-punizione. Chi si sente indegno o in colpa per qualcosa può ricorrere all’autolesionismo come modo per espiare simbolicamente il proprio senso di colpa o per punirsi per non essere all’altezza delle proprie o altrui aspettative.
- Evitare emozioni insopportabili: Il parasuicidio può essere anche un modo per evitare emozioni dolorose o insopportabili, come l’angoscia, il senso di vuoto, la paura dell’abbandono o il senso di perdita. Di fronte a queste emozioni travolgenti, alcune persone ricorrono all’autolesionismo per evitare di affrontare direttamente tali sentimenti, cercando un sollievo momentaneo e immediato.
- Confusione o ambivalenza verso la vita: Molti atti parasuicidi sono il risultato di una profonda ambivalenza verso la vita e la morte. La persona può non desiderare veramente di morire, ma allo stesso tempo non è sicura di voler vivere. In questi casi, il gesto parasuicida può rappresentare una manifestazione di questa confusione e incertezza esistenziale.
- Esplorazione dei propri limiti: In alcune situazioni, il parasuicidio può essere una forma di esplorazione dei limiti personali, un tentativo di capire quanto dolore si è in grado di sopportare, o fino a che punto si può spingere un comportamento autodistruttivo senza causare la propria morte. Si tratta di una forma di sperimentazione pericolosa che però riflette un profondo disagio interiore.
- Desiderio di cambiamento: In alcuni casi, il parasuicidio può essere visto come un tentativo di forzare un cambiamento in una situazione percepita come stagnante o insostenibile. La persona può sperare che, attraverso il gesto estremo, qualcosa nella propria vita – relazioni, circostanze, atteggiamenti degli altri – possa cambiare, anche se solo come risposta al gesto autolesivo.
- Tentativo di sfuggire a una situazione percepita come senza via d’uscita: Per chi si trova in situazioni di grande stress, conflitto o disperazione, il parasuicidio può sembrare l’unica via di fuga possibile. Anche se non c’è un reale desiderio di morire, il gesto autolesivo può essere visto come un modo per sottrarsi temporaneamente o definitivamente a un dolore percepito come insostenibile o insormontabile.
Quindi, il parasuicidio non è solo un atto di autolesionismo fisico, ma riflette una profonda sofferenza psicologica e una complessa dinamica emotiva.
Dietro ogni atto parasuicida ci sono motivazioni personali uniche, spesso legate a sentimenti di disperazione, isolamento, incomprensione o rabbia.
Comprendere le motivazioni dietro il parasuicidio è essenziale per poter offrire un supporto adeguato e prevenire il ripetersi di tali gesti.
Disturbi nei quali è più frequente il parasuicidio
Il parasuicidio può verificarsi in diversi disturbi mentali, in cui la sofferenza emotiva e psicologica è intensa e il gesto autolesivo diventa una forma di gestione del dolore o di comunicazione.
I disturbi mentali in cui il parasuicidio è più comune sono:
- Disturbo borderline di personalità (DBP): Il parasuicidio è particolarmente frequente in questo disturbo. Le persone con disturbo borderline di personalità possono vivere forti oscillazioni emotive, sentimenti di vuoto e paura dell’abbandono. Gli atti autolesivi possono rappresentare un modo per gestire l’intenso dolore emotivo, per esprimere rabbia o per chiedere aiuto. Spesso, l’autolesionismo è una risposta impulsiva a eventi percepiti come destabilizzanti o minacciosi per la propria identità e sicurezza emotiva.
- Depressione maggiore: Anche se il tentativo di suicidio è più frequentemente associato alla depressione, alcune persone con questo disturbo possono compiere atti parasuicidi. In questi casi, l’autolesionismo può essere un modo per alleviare il dolore emotivo intenso, o per esprimere la propria sofferenza quando ci si sente incapaci di comunicarla in altro modo. Il parasuicidio in contesti depressivi può essere una manifestazione di disperazione, senza un desiderio esplicito di morire.
- Disturbo bipolare: Nelle fasi depressive del disturbo bipolare, il parasuicidio può verificarsi come risposta all’angoscia e alla disperazione. Tuttavia, anche nelle fasi maniacali o miste, quando l’impulsività è particolarmente alta, possono verificarsi atti autolesivi. L’impulsività, l’instabilità emotiva e l’alterazione del giudizio possono portare a comportamenti rischiosi che includono atti di autolesionismo.
- Disturbi alimentari: Nei disturbi come l’anoressia nervosa e la bulimia nervosa, il parasuicidio può manifestarsi in vari modi. L’autolesionismo può essere una forma di punizione per il proprio corpo o una reazione all’odio per se stessi e alla percezione di inadeguatezza. In alcuni casi, le persone con disturbi alimentari usano comportamenti autolesivi come una forma di controllo, simile ai rituali legati al cibo e al peso.
- Disturbo da stress post-traumatico (PTSD): Le persone che hanno vissuto traumi significativi possono ricorrere all’autolesionismo come un modo per affrontare il dolore psicologico o per sfuggire ai ricordi intrusivi e alle sensazioni di impotenza. Il parasuicidio può essere una risposta al trauma nei soggetti con disturbo post traumatico da stress, in cui la persona cerca di gestire l’angoscia emotiva o dissociarsi temporaneamente dal dolore attraverso il danno fisico
- Disturbo da uso di sostanze: Le persone con dipendenze possono eseguire atti parasuicidi in momenti di estrema frustrazione o disperazione, spesso sotto l’influenza di droghe o alcol, che diminuiscono l’inibizione e aumentano l’impulsività. In molti casi, l’autolesionismo può essere un tentativo di punire se stessi per la propria dipendenza o per il fallimento percepito nel controllarla.
- Disturbo ossessivo-compulsivo (OCD): Sebbene non comune come in altri disturbi, in casi estremi di disturbo ossessivo-compulsivo, in cui l’ansia diventa insopportabile, alcuni individui possono ricorrere al parasuicidio. L’autolesionismo può essere visto come una via d’uscita dall’angoscia generata dalle ossessioni e dalle compulsioni, sebbene sia un fenomeno meno frequente in questo disturbo rispetto ad altri.
- Disturbi d’ansia: In alcuni casi gravi di disturbi d’ansia, il parasuicidio può essere un modo per sfuggire a un’ansia pervasiva o insostenibile. L’ansia costante può condurre a comportamenti autolesivi come tentativo di far fronte alla sensazione di essere sopraffatti, anche se l’intenzione di morire non è presente.
Quindi, il parasuicidio può verificarsi in una vasta gamma di disturbi mentali, ciascuno con le proprie specificità e dinamiche.
Tuttavia, un tratto comune a tutti questi disturbi è la presenza di una sofferenza emotiva intensa e il bisogno di trovare una via di fuga o di esprimere un dolore interiore in modo visibile.
È cruciale che i gesti parasuicidi siano presi sul serio e considerati come segnali di una sofferenza profonda che richiede attenzione, supporto terapeutico e un intervento adeguato.