Le persone che convivono con l’ADHD (Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività) affrontano numerose sfide nella vita quotidiana, e l’uso dei social media rappresenta una di queste sfide. Se da un lato i social offrono uno spazio per esprimersi, connettersi con gli altri e accedere a infinite risorse informative, dall’altro possono intensificare alcune delle difficoltà legate all’ADHD.
In questo articolo, esploreremo le principali difficoltà che le persone con ADHD affrontano quando interagiscono sui social media.
Continua a leggere per trovare alcuni suggerimenti sulla gestione di queste sfide in modo più efficace.
L’iperstimolazione dei social media
Uno dei problemi principali per chi soffre di ADHD è la tendenza a essere facilmente distratti da stimoli esterni, e i social media sono pieni di tali stimoli. Le notifiche costanti, i video brevi e gli aggiornamenti continui creano un ambiente altamente stimolante che può facilmente sopraffare la mente di una persona con ADHD.
L’iperstimolazione causata dai social media può portare a una maggiore procrastinazione e difficoltà nel completare compiti importanti. Infatti, l’obiettivo degli algoritmi nei social media è tenere l’utente incollato allo schermo con contenuti sempre diversi; questo comporta il perenne bisogno di rimanere sulle piattaforme per un lungo periodo. Per esempio, chi ha l’ADHD potrebbe aprire un social con l’intenzione di trascorrere solo pochi minuti, ma senza rendersene conto può passare ore a scorrere il feed o a guardare video, dimenticando altre attività essenziali.
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Dopamina e Social Media: una connessione pericolosa nell’ADHD
I social media sono progettati per rilasciare frequenti dosi di dopamina attraverso notifiche, “like” e aggiornamenti continui. Per le persone ADHD, questa ricompensa immediata può essere particolarmente allettante quanto dannosa. Infatti, gli adolescenti ADHD mostrano un ridotto controllo inibitorio che si esprime come preferenza per gratificazioni immediate, caratteristica che rende i social media particolarmente allettanti. La dopamina è un neurotrasmettitore legato alla motivazione e alla ricerca di gratificazione, e chi ha la DDAI ha spesso una carenza di dopamina. Proprio per questo, l’utilizzo eccessivo dei social media potrebbe comportare una dipendenza dal digitale, fenomeno che potrebbe peggiorare la salute mentale e la gestione dell’impulsività. Con il tempo, questa “dipendenza” può aumentare l’impulsività e il desiderio di connessioni rapide, alimentando un circolo vizioso che porta ad abusare dei social media.
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ADHD e Social Media: La Trappola del Multitasking e la Perdita di Tempo
Spesso chi è ADHD ha difficoltà a concentrarsi su una cosa alla volta, e la natura dispersiva delle piattaforme social peggiora questo aspetto. Gli algoritmi dei social media sono progettati per tenere l’utente incollato allo schermo, bombardandolo con contenuti che cambiano rapidamente e che creano un senso di urgenza. Infatti, le persone con il Disturbo da Iperattività tendono a passare da una piattaforma sociale all’altra, spesso senza un obiettivo chiaro, in una sorta di “multitasking casuale”. Questo comportamento innesca un loop che fa rimanere le persone online per tanto tempo, causando una sensazione negativa negli individui perché sentono di aver perso tempo. Questo può generare ansia e senso di colpa e potrebbe compromettere la qualità delle interazioni sociali.
Come si potrebbe aumentare la produttività, moderando l’utilizzo dei social media?
Strategie per migliorare la concentrazione e la salute mentale
Per contrastare gli effetti negativi dei social media, è utile adottare alcune strategie pratiche. Ad esempio:
- Utilizzare tecniche di gestione del tempo: Il metodo Pomodoro, per
esempio, può aiutare a focalizzarsi su un compito per brevi intervalli di tempo e poi fare una pausa. - Limitare l’accesso a diverse piattaforme contemporaneamente: Evitare di avere troppi social aperti allo stesso tempo e concentrarsi su uno solo. Si potrebbero utilizzare app di monitoraggio per il tempo speso online.
- Prendere note: Annotare le conversazioni o i compiti importanti da svolgere può aiutare a tenere traccia delle informazioni più rilevanti.
- Disattivare notifiche non essenziali: questo potrebbe aiutare a ridurre le distrazioni e migliorare la gestione del tempo.
ADHD e l’influenza negativa dei social media sul sonno
Le persone ADHD hanno spesso difficoltà a mantenere una routine del sonno regolare e riposante. L’abitudine di scorrere i social media durante la notte, nota anche come “revenge bedtime procrastination”, peggiora ulteriormente questa situazione. La luce blu emessa dagli schermi può interferire con la produzione di melatonina, l’ormone del sonno, compromettendo la qualità del riposo. La mancanza di sonno incide negativamente sulla concentrazione e sull’umore, rendendo ancora più difficile la gestione dei sintomi dell’ADHD durante il giorno. Ciò non significa che bisogna eliminare i social media o che siano la sola causa dell’insonnia, però potrebbero decisamente compromettere il riposo notturno.
La FOMO (Fear of Missing Out) e l’Impulsività Tipica dell’ADHD
Le persone ADHD tendono a essere più emotive, e questo può rendere i social media un ambiente particolarmente difficile. L’esposizione continua alla vita “perfetta” degli altri può causare un forte senso di inadeguatezza e portare a emozioni negative come frustrazione, ansia e depressione. Il confronto costante con gli altri utenti, specialmente con influencer che mostrano solo il lato positivo della loro vita, può abbassare l’autostima di chi soffre di ADHD, che potrebbe già sentirsi in difficoltà nella gestione della propria quotidianità.
Questo fenomeno è amplificato dal FOMO (Fear of Missing Out), ovvero la paura di essere esclusi o di perdere eventi importanti. Chi soffre di ADHD potrebbe essere particolarmente suscettibile a questo tipo di ansia, portando a un uso ancora più ossessivo dei social per monitorare cosa accade per non “perdersi nulla”.
È importante sottolineare che, per iniziare da subito a convivere al meglio con l’ADHD, l’identificazione tempestiva e precisa dell’ADHD e il nostro supporto inizia dal primo colloquio gratuito adhd.
Le informazioni contenute in questo testo sono a scopo informativo e non sostituiscono una diagnosi di un professionista. Se l’articolo ti è piaciuto o ti è sembrato utile, condividilo e aiutaci a informare più persone possibile.
Fonti:
- https://pmc.ncbi.nlm.nih.gov/articles/PMC9776226/