Iperfocus a Comando nell’ADHD: è Possibile?

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Iperfocus a Comando nell'ADHD è Possibile

L’ADHD (Disturbo da Deficit dell’Attenzione e Iperattività) è spesso raccontato attraverso una serie di caratteristiche che possono essere viste sia come ostacoli che come punti di forza.

Tra gli aspetti più discussi c’è sicuramente il fenomeno dell’iperfocus (o hyperfocus), che viene quasi mitizzato come una sorta di superpotere che permette alle persone ADHD di immergersi completamente in un’attività, escludendo tutto il resto.

È un concetto affascinante e, a tratti, può sembrare un dono straordinario.

L’idea di riuscire a concentrarsi in modo così intenso su qualcosa, dimenticando il tempo che passa e portando avanti compiti con una dedizione assoluta, è qualcosa che molte persone vorrebbero sperimentare.

Ma c’è una verità che spesso sfugge a chi osserva questo fenomeno dall’esterno: l’iperfocus non è qualcosa che si può attivare a comando, né è presente in tutte le persone ADHD.

Chi vive l’ADHD sa che la gestione dell’attenzione è uno degli aspetti più complessi della propria vita quotidiana.

Non si tratta semplicemente di essere distratti o incapaci di concentrarsi, ma di avere un sistema attentivo che funziona in modo differente rispetto alla norma.

In alcuni momenti, l’attenzione sembra sfuggire completamente, saltando da un pensiero all’altro senza un apparente filo logico, rendendo difficile portare a termine anche le attività più semplici.

In altri momenti, invece, il cervello sembra incastrarsi su un unico stimolo, escludendo tutto il resto, compreso il bisogno di dormire, mangiare o rispondere a qualcuno che ci sta parlando.

Questo stato di assorbimento totale è quello che viene chiamato iperfocus.

Quello che molti si chiedono, una volta sperimentato l’iperfocus, è: posso attivarlo a comando?

È possibile entrare in quello stato mentale esattamente quando serve, come si attiva la modalità aereo su un cellulare? C’è un tasto segreto, un meccanismo che permetta di innescare volontariamente quell’intensa concentrazione ogni volta che si vuole?

È una domanda che sorge spontanea, soprattutto dopo aver vissuto momenti di iperfocus in cui tutto sembrava funzionare perfettamente.

Dopo aver provato quella sensazione di totale immersione, in cui il tempo sparisce e la mente è completamente assorbita da un’attività, diventa evidente che le proprie capacità sarebbero enormemente più sfruttabili se fosse possibile replicare quell’esperienza a comando.

Qualsiasi persona ADHD che ha sperimentato l’iperfocus almeno una volta si sarà detto: “Se solo potessi attivarlo per le cose che devo fare, la mia vita sarebbe completamente diversa.”

Immagina poter premere un pulsante mentale e tuffarsi immediatamente nel lavoro, nello studio, nelle incombenze quotidiane, senza la frustrazione di dover combattere contro la distrazione, l’irrequietezza e la procrastinazione.

Perché, ed è questa la vera beffa, quando l’iperfocus si attiva spontaneamente, dimostra che la capacità di concentrarsi esiste eccome.

E allora, la domanda rimane aperta: possiamo davvero controllare l’iperfocus? Esiste un metodo per attivarlo intenzionalmente, per usarlo a nostro vantaggio?

Si Può Entrare Volontariamente in uno Stato di Iperfocus ADHD?

L’iperfocus viene spesso descritto come un’abilità straordinaria, quasi un superpotere, che permette alle persone ADHD di lavorare con un’intensità e una dedizione fuori dal comune.

Ma in realtà, non è affatto un superpotere.

È semplicemente l’altra faccia della medaglia di un problema più grande: la difficoltà nel regolare l’attenzione.

Se una persona ADHD potesse attivare e disattivare l’iperfocus a comando, probabilmente non avrebbe un disturbo dell’attenzione in primo luogo.

Il problema non è solo la distrazione, ma il fatto che la concentrazione funziona in maniera caotica e incontrollata.

L’ADHD non è un deficit assoluto di attenzione, come potrebbe suggerire il nome, ma un deficit nel controllo dell’attenzione.

Il cervello ADHD non è incapace di concentrarsi, ma piuttosto fatica a spostare volontariamente l’attenzione da un compito all’altro.

Questo significa che, in certe condizioni, può bloccarsi su un’attività in modo così intenso che diventa difficile – se non impossibile – distogliersi da essa.

Questo è l’iperfocus: uno stato di iperconcentrazione in cui tutto il resto scompare.

Le persone possono perdere completamente la percezione del tempo, dimenticare di mangiare, ignorare segnali esterni come suoni o voci e restare incollate a un’attività per ore senza accorgersene.

Ma perché succede? L’iperfocus si verifica quando il cervello ADHD trova qualcosa di estremamente stimolante.

L’attenzione, invece di essere distribuita in modo flessibile tra vari compiti, si fissa su un unico punto, come se si bloccasse in modalità “on” e non riuscisse più a spegnersi.

Questo avviene perché il sistema attentivo di chi è ADHD è regolato in modo diverso rispetto a quello delle persone neurotipiche: è più influenzato dalla motivazione e dall’interesse immediato piuttosto che dalla volontà o dalla necessità di concentrarsi su qualcosa.

Se un’attività è noiosa o poco stimolante, mantenere l’attenzione è una sfida quasi impossibile.

Ma se un’attività è coinvolgente, può diventare l’unica cosa che esiste nella mente della persona.

A livello neurobiologico, l’ADHD è legato a una disfunzione nei livelli di dopamina, un neurotrasmettitore coinvolto nella motivazione, nel piacere e nella regolazione dell’attenzione.

La dopamina è fondamentale per il passaggio flessibile dell’attenzione da un’attività all’altra. Nel cervello ADHD, però, questa regolazione è alterata.

Quando qualcosa è sufficientemente stimolante, il cervello ADHD può improvvisamente produrre abbastanza dopamina da permettere una concentrazione estrema, ma senza il meccanismo che permette di “uscire” volontariamente da quello stato.

È come avere un acceleratore senza freni: una volta lanciato a tutta velocità su un’attività, fermarsi diventa un problema.

Ecco perché l’iperfocus non è una risorsa facilmente utilizzabile.

Se fosse un’abilità controllabile, le persone ADHD potrebbero semplicemente “attivarlo” per lavorare o studiare quando necessario.

Ma non funziona così.

Invece di essere uno strumento utile, l’iperfocus è semplicemente un sintomo della stessa disfunzione che causa la distrazione cronica: un’incapacità di regolare l’attenzione in modo flessibile.

È come se il cervello fosse bloccato in un’estremità dello spettro attentivo: o non si riesce a concentrarsi per nulla, o ci si concentra troppo e non si riesce a smettere.

Quindi la lente attraverso cui guardare l’iperfocus è come il risultato dell’incapacità di distrarsi quando sarebbe necessario.

Normalmente, la nostra attenzione dovrebbe essere in grado di modularsi in base alle priorità della situazione.

Se qualcuno ti chiama mentre stai lavorando, dovresti essere in grado di distogliere l’attenzione e rispondere.

Se hai bisogno di cambiare attività perché il tempo sta scadendo, dovresti riuscire a farlo. Ma nell’iperfocus, questo meccanismo di autoregolazione si inceppa.

È come se il cervello ignorasse tutti i segnali che normalmente ci aiutano a bilanciare le nostre attività e restasse bloccato in un loop di iperconcentrazione.

Quindi no, l’iperfocus non è un dono magico, positivo in assoluto; è una manifestazione della stessa difficoltà che rende difficile concentrarsi sulle cose noiose o obbligatorie.

È una sorta di “effetto collaterale” della regolazione difettosa dell’attenzione.

E proprio per questo, non è qualcosa di positivo o negativo in sé, ma dipende da come e quando si manifesta.

Se si attiva mentre si sta lavorando su un progetto importante, può sembrare un vantaggio. Se si attiva mentre si dovrebbe dormire o si sta ignorando un compito urgente per inseguire un dettaglio irrilevante, può diventare un problema serio.

Ora, c’è da dire anche che molte persone ADHD affermano di essere riuscite a indursi uno stato di iperfocus, o quantomeno di aver trovato modi per facilitarne l’attivazione.

C’è chi dice di aver imparato a riconoscere i propri trigger personali, ovvero quegli elementi che più facilmente innescano questo stato di concentrazione estrema. Altri utilizzano strategie specifiche, come la meditazione, il respiro controllato o determinati rituali, per migliorare la propria capacità di focalizzarsi.

Tuttavia, è importante sottolineare una cosa fondamentale: non esiste un vero e proprio “interruttore” per l’iperfocus.

Non è una funzione che si può attivare con un semplice comando, e non è qualcosa che tutte le persone ADHD possono controllare, anche con l’esperienza e la consapevolezza.

Questo significa che se non riesci a indurre l’iperfocus a comando, non c’è assolutamente nulla di sbagliato in te.

Quello che può succedere è che, con il tempo, magari anche attraverso una psicoterapia per l’ADHD che porta ad una conoscenza approfondita di se stessi, alcune persone imparano a riconoscere i segnali dell’iperfocus e magari a creare le condizioni più favorevoli perché accada.

Questo può includere scoprire quali ambienti, stimoli o orari della giornata sono più propizi, oppure sviluppare tecniche per limitare le distrazioni esterne e aumentare il coinvolgimento in un’attività.

Ma questo non significa che l’iperfocus possa essere richiamato a piacimento.

Il supporto psicoterapeutico per l’ADHD può essere estremamente utile proprio per questo: sia per comprendere meglio come il proprio cervello gestisce l’attenzione, sia per sviluppare strategie di gestione più efficaci.

Un percorso di psicoterapia per l’ADHD può, infatti, aiutare a:

  • Riconoscere quando si sta entrando in iperfocus e capire se questo è utile o dannoso in quel momento;
  • Individuare i propri trigger personali e capire come sfruttarli senza che diventino un’ossessione;
  • Evitare di cadere nel burnout, imparando a interrompere l’iperfocus quando diventa eccessivo;
  • Accettare che non sempre è possibile controllarlo, senza provare frustrazione o senso di inadeguatezza.

Quindi, anche se alcune persone potrebbero riuscire a creare condizioni favorevoli per l’iperfocus, ma questo non significa che tutti possano farlo, né che sia una strategia infallibile.

Ogni persona ADHD ha un funzionamento attentivo unico, e non c’è un metodo universale che funzioni per tutti.

L’importante è non colpevolizzarsi se non si riesce a “forzare” l’iperfocus, perché il vero obiettivo non è controllarlo, ma imparare a gestire l’attenzione nel modo più sano e funzionale possibile.

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