Come Elaborare un Trauma se non me lo Ricordo

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come elaborare un trauma se non me lo ricordo?

Quando si parla di trauma psicologico, una delle domande più frequenti è: come si fa a elaborare un trauma se non lo si ricorda?

Molte persone, infatti, sanno di aver vissuto esperienze traumatiche ma non riescono a riportarle alla memoria in modo chiaro, oppure non sono consapevoli di aver subito un trauma nonostante mostrino sintomi riconducibili a un Disturbo Post-Traumatico da Stress (PTSD) o ad altre forme di sofferenza psichica.

Altri ancora ricordano l’evento ma non lo associano a qualcosa di traumatico, considerandolo magari “normale” o “poco rilevante”, quando in realtà continua ad avere effetti profondi sulla loro vita emotiva e relazionale.

Il punto centrale da comprendere è che il trauma non è soltanto l’evento in sé, ma soprattutto l’impatto che quell’esperienza ha avuto sulla persona.

Questo significa che, anche in assenza di un ricordo dettagliato, il corpo e la psiche portano comunque le tracce del trauma, e la terapia può intervenire proprio su queste tracce per consentire un processo di elaborazione e guarigione.

Perché non ricordiamo il trauma? Le diverse possibilità

Quando ci si chiede come elaborare un trauma che non si ricorda, ci si trova di fronte a scenari differenti.

Tutti hanno in comune il fatto che la memoria traumatica può essere frammentata, distorta o addirittura rimossa come meccanismo di difesa.

Le ragioni 3 principali per cui una persona può vivere questa difficoltà riguardano:

  1. Sapere di aver subito un trauma ma non ricordare la dinamica del trauma: può accadere che una persona sia consapevole di aver vissuto un evento traumatico (ad esempio un abuso, un incidente, una perdita improvvisa), ma non riesca a ricordarne i dettagli, come se la mente avesse “spento la luce” su ciò che è accaduto. Questo avviene perché, in situazioni di forte pericolo, il cervello può attivare meccanismi di dissociazione o di rimozione per proteggere la psiche dal sovraccarico. Così, il ricordo diventa frammentario o inaccessibile, anche se il corpo e le emozioni continuano a portarne il segno. Il risultato è che la persona sa che qualcosa è accaduto, ma non riesce a ricostruire la scena nei dettagli.
  2. Non ricordare di aver vissuto il trauma: in altri casi, l’esperienza traumatica è stata completamente rimossa dalla coscienza. La persona non ha alcuna memoria dell’evento, ma manifesta sintomi tipici come ansia, depressione, attacchi di panico, difficoltà relazionali, disturbi del sonno, sensazione di pericolo costante. Spesso questa condizione porta a chiedersi: “Perché sto male se non mi è successo nulla?”. La risposta sta nel fatto che la memoria traumatica può rimanere “incapsulata” nel corpo e nel sistema nervoso, senza essere accessibile alla memoria cosciente. È una forma estrema di difesa che protegge l’individuo dal dolore immediato ma, a lungo termine, impedisce l’elaborazione.
  3. Ricordare di aver vissuto quell’esperienza ma non associarla a un trauma: infine, molte persone ricordano chiaramente ciò che è accaduto ma non lo definiscono come un trauma. Ad esempio, un’infanzia segnata da trascuratezza, violenza psicologica o genitori emotivamente assenti può essere percepita come “normale” perché era la quotidianità. La persona pensa: “È stato solo così che sono cresciuto”, senza rendersi conto che quell’esperienza ha lasciato ferite profonde. In questi casi, l’ostacolo non è la memoria, ma la consapevolezza: la persona non collega l’evento alla propria sofferenza attuale, continuando magari a minimizzarlo o giustificarlo.

Come elaborare un trauma che non si ricorda

Arrivati a questo punto, la domanda cruciale diventa: se il trauma non è ricordato, come si può lavorarci in terapia?

La buona notizia è che esistono approcci psicoterapeutici specifici che permettono di elaborare il trauma anche in assenza di una memoria chiara e lineare.

Vediamo come si interviene nei diversi scenari descritti sopra.

Caso 1: sapere di aver vissuto un trauma ma non ricordarne la dinamica

Quando la persona sa di aver subito un trauma ma non riesce a ricordarne i dettagli, la psicoterapia può aiutare a ricostruire la narrazione mancante in modo sicuro e graduale.

Tecniche come la terapia EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing), la somatic experiencing, la terapia basata sulla mindfulness o la psicoterapia psicodinamica focalizzata sul trauma consentono di accedere ai frammenti di memoria non verbale e di integrarli in una narrazione coerente.

Non è necessario “rivivere” i dettagli, ma piuttosto rielaborare l’esperienza a livello emotivo e corporeo, restituendo al ricordo un posto nella storia di vita senza che continui a generare sintomi intrusivi.

Caso 2: non ricordare di aver vissuto il trauma

In questo scenario, la terapia non parte da un ricordo ma dai sintomi.

La persona si presenta con ansia, depressione, difficoltà nelle relazioni, e spesso scopre in terapia che queste manifestazioni hanno radici traumatiche.

Il lavoro terapeutico non si concentra tanto sulla ricostruzione forzata dell’evento (che potrebbe non emergere mai in forma chiara), quanto sull’elaborazione delle emozioni e delle reazioni corporee che il trauma ha lasciato.

L’obiettivo è ridurre la carica emotiva legata al trauma, anche se il ricordo non diventa mai completamente accessibile.

Molti pazienti sperimentano un sollievo significativo anche senza ricordi nitidi, proprio perché il sistema nervoso viene regolato e la sofferenza diminuisce.

Caso 3: ricordare l’esperienza ma non riconoscerla come trauma

Quando la persona ha memoria dell’evento ma non lo percepisce come traumatico, la terapia si concentra sulla validazione delle esperienze.

Attraverso il dialogo clinico e la relazione terapeutica, il paziente viene accompagnato a riconoscere che ciò che ha vissuto non era “normale” o “accettabile”, ma ha avuto un impatto reale e profondo.

Questa presa di coscienza permette di rielaborare l’esperienza traumatica, liberarsi dal senso di colpa o dalla tendenza a minimizzare, e dare finalmente legittimità al proprio dolore.

La validazione è uno degli strumenti più potenti nel trattamento del trauma, perché permette di trasformare ciò che era invisibile in qualcosa che può essere affrontato.

Perché è possibile guarire anche senza ricordi completi

Un concetto fondamentale è che l’elaborazione del trauma non richiede necessariamente il ricordo dettagliato dell’evento.

Ciò che conta è lavorare sull’impatto che il trauma ha avuto e continua ad avere sulla vita della persona. Il corpo, le emozioni e le relazioni parlano per noi: anche senza immagini nitide, i segni del trauma emergono nel presente e possono essere trattati.

In altre parole, la guarigione passa dal riconoscimento e dall’integrazione delle esperienze, più che dal recupero mnemonico.

Forzare la memoria potrebbe essere persino controproducente, mentre concentrarsi sulla regolazione emotiva, sulla sicurezza interiore e sulla costruzione di nuove risorse permette di avanzare nel percorso di cura.

Se ti riconosci in una di queste situazioni, se avverti sintomi persistenti senza riuscire a spiegartene l’origine, o se ti chiedi come elaborare un trauma che non ricordi, sappi che non sei solo.

Lavorare sul trauma richiede competenze specifiche, esperienza clinica e un contesto sicuro.

Una clinica specializzata in trauma e PTSD può offrirti un percorso personalizzato, con psicoterapeuti formati nelle tecniche più efficaci e aggiornate.

Contatta oggi stesso la nostra clinica psicologica per richiedere una prima consulenza.

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