Binge Eating Disorder (Disturbo Alimentazione Incontrollata)

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Il binge eating disorder (BED), o disturbo da alimentazione incontrollata, è un disturbo alimentare caratterizzato da episodi ricorrenti di abbuffate eccessive e incontrollate, durante i quali la persona assume grandi quantità di cibo in un breve periodo di tempo, spesso senza provare una reale fame fisica e senza la capacità di fermarsi o controllare l’assunzione di cibo.

Il Centro GAM-Medical è specializzato nella diagnosi e trattamento dei Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA), come il binge eating disorder, e offre percorsi pensati specificatamente per gestire questa condizione.


Categoria Diagnostica d’appartenenza: Disturbi della nutrizione e dell’alimentazione


Che cos’è il Binge Eating Disorder (disturbo dell’alimentazione incontrollata)?

Il Binge Eating, noto anche come Disturbo da Alimentazione Incontrollata (DAI), è un disturbo alimentare caratterizzato da episodi ricorrenti di abbuffate. 

Durante questi episodi, una persona consuma una quantità di cibo significativamente maggiore rispetto a quella che la maggior parte delle persone mangerebbe nello stesso lasso di tempo e in circostanze simili. 

Questi episodi sono accompagnati da una sensazione di perdita di controllo, come se non si potesse smettere di mangiare o controllare cosa e quanto si sta mangiando.

Infatti il termine “binge eating” deriva dall’inglese “binge”, che significa abbuffata o eccesso; la parola “binge” è infatti spesso usata per descrivere comportamenti di consumo eccessivo e compulsivo, non solo riferiti al cibo, ma anche ad altre attività come il “binge watching” di serie televisive. 

Nel contesto del Binge Eating Disorder, il termine “binge” sottolinea la natura episodica e incontrollata delle abbuffate, che sono spesso seguite da sentimenti di colpa, vergogna e disagio psicologico.

Il Binge Eating Disorder (BED) è classificato come un disturbo dell’alimentazione nella quinta edizione del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5), pubblicato dall’American Psychiatric Association. 

Si trova nella stessa categoria di altri disturbi alimentari come l’anoressia nervosa e la bulimia nervosa

Ma a differenza dell’anoressia, ma soprattutto della bulimia, le abbuffate nel Binge eating Disorder non sono seguite da comportamenti compensatori regolari come il vomito autoindotto, l’uso eccessivo di lassativi, il digiuno o l’esercizio fisico intenso.

Per questo motivo, le persone con BED tendono più frequentemente a essere in condizioni di sovrappeso o obesità, in quanto le calorie introdotte durante le abbuffate non vengono compensate o “annullate”.

È però importante sottolineare che non tutte le persone obese sono affette da BED.

Non basta semplicemente mangiare grandi quantità di cibo per soddisfare i criteri diagnostici di Binge Eating Disorder.

La caratteristica fondamentale che definisce un’abbuffata nel BED è la presenza di episodi in cui si consumano, in un breve lasso di tempo, quantità di cibo significativamente superiori a quelle che la maggior parte delle persone mangerebbe in circostanze simili, accompagnati da una sensazione di perdita di controllo.

È proprio questa perdita di controllo, unita alla frequenza e alle modalità delle abbuffate, a distinguere il BED da altre forme di iperalimentazione o da semplici eccessi alimentari.

Sintomatologia: criteri diagnostici del Binge Eating Disorder

Il Binge Eating Disorder (BED), noto in italiano come Disturbo da Alimentazione Incontrollata, è riconosciuto ufficialmente nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, Quinta Edizione (DSM-5). 

Per diagnosticare il BED, è necessario che il paziente soddisfi una serie di criteri specifici:

  1. Episodi ricorrenti di abbuffate (non seguite da condotte compensatorie)
    • Quantità di Cibo: gli episodi di abbuffata coinvolgono il consumo di una quantità di cibo significativamente maggiore di quella che la maggior parte delle persone mangerebbe nello stesso lasso di tempo e in circostanze simili.
    • Perdita di Controllo: durante questi episodi, c’è una sensazione di perdita di controllo, come se non si potesse smettere di mangiare o controllare cosa e quanto si sta mangiando.
  2. Le abbuffate sono associate ad almeno 3 dei seguenti fattori:
    • Mangiare molto più rapidamente del normale.
    • Mangiare fino a sentirsi scomodamente pieni.
    • Mangiare grandi quantità di cibo anche se non si ha fame.
    • Mangiare da soli a causa dell’imbarazzo per quanto si sta mangiando.
    • Sentirsi disgustati verso se stessi, depressi, o molto colpevoli dopo l’abbuffata.
  3. Disagio Marcato riguardo alle Abbuffate
    • Il comportamento di abbuffata provoca un disagio significativo e marcato nel soggetto, influenzando negativamente la qualità della vita e il benessere psicologico.
  4. Frequenza degli Episodi di Abbuffata
    • Gli episodi di abbuffata devono verificarsi, in media, almeno una volta alla settimana per tre mesi.
  5. Assenza di Comportamenti Compensatori Inappropriati
    • A differenza della bulimia nervosa, il Binge Eating Disorder non è associato con l’uso regolare di comportamenti compensatori come il vomito autoindotto, l’uso eccessivo di lassativi, il digiuno o l’esercizio fisico eccessivo per prevenire l’aumento di peso.

Il DSM-5 richiede inoltre di specificare:

  • Livello di gravità (severity specifier): in base alla frequenza media settimanale degli episodi di abbuffata:
    • Lieve: 1–3 episodi di abbuffata a settimana
    • Moderato: 4–7 episodi a settimana
    • Grave: 8–13 episodi a settimana
    • Estremo: 14 o più episodi a settimana
      Questo specificatore aiuta a valutare l’intensità del disturbo e a pianificare un trattamento adeguato alla gravità della sintomatologia.
  • Stato di remissione: quindi, se il disturbo si trovi in remissione, distinguendo tra:
    • Remissione parziale: dopo una diagnosi piena di Disturbo da Alimentazione Incontrollata, i criteri non sono più completamente soddisfatti, ma permangono alcuni sintomi clinicamente significativi (ad esempio, una riduzione della frequenza delle abbuffate o del disagio associato, ma senza scomparsa completa del disturbo).
    • Remissione completa: dopo una diagnosi piena di Disturbo da Alimentazione Incontrollata, nessuno dei criteri diagnostici è stato soddisfatto per un periodo prolungato, solitamente di almeno diversi mesi.

Cosa si intende per “Abbuffata” nel Binge Eating

Nel Disturbo da Alimentazione Incontrollata (Binge Eating Disorder), l’abbuffata rappresenta l’elemento centrale assoluto del quadro clinico.

A differenza della bulimia nervosa, in cui l’abbuffata è una parte del disturbo ed è seguita da condotte compensatorie inadeguate (come il vomito autoindotto, il digiuno o l’abuso di lassativi), nel BED l’abbuffata costituisce il fulcro dell’intero funzionamento patologico.

È infatti l’episodio ricorrente di perdita di controllo sul cibo a definire la natura del disturbo, senza che vi sia l’attuazione sistematica di comportamenti finalizzati a “neutralizzare” quanto ingerito.

Ma cosa si intende per abbuffata in questo contesto?

Non si tratta semplicemente di mangiare molto o più del solito: in senso clinico, l’abbuffata è un episodio in cui la persona sperimenta una perdita totale del controllo sull’atto del mangiare, fino a raggiungere uno stato di disagio fisico e psicologico significativo.

È proprio questa sensazione soggettiva di perdita di controllo ad essere cruciale: anche se la quantità di cibo non appare eccezionalmente elevata, è l’esperienza di non riuscire a fermarsi o di non poter decidere consapevolmente cosa e quanto mangiare a caratterizzare l’episodio come abbuffata.

Nel BED, l’abbuffata presenta caratteristiche molto specifiche.

Le scelte alimentari durante questi episodi non sono casuali: spesso si orientano verso alimenti altamente gratificanti, generalmente ricchi di grassi, zuccheri e carboidrati raffinati. Si tratta frequentemente di dolciumi, snack confezionati, prodotti da forno, cibi salati, gelati o combinazioni insolite e compulsive di alimenti che non verrebbero consumati in condizioni normali. In molti casi si osservano veri e propri “esperimenti alimentari”, con accostamenti bizzarri o ingestione caotica di alimenti scelti in modo impulsivo, senza un reale criterio razionale.

Un aspetto importante da considerare è il contesto in cui si verificano le abbuffate: generalmente, esse non avvengono durante i pasti regolari, ma piuttosto in momenti di solitudine, fuori orario, spesso di notte o in situazioni nascoste alla vista degli altri.

È frequente che la persona cerchi deliberatamente l’isolamento, chiudendosi nella propria stanza o approfittando di momenti in cui è sola in casa, per potersi abbuffare senza il timore del giudizio esterno. Questo elemento di clandestinità contribuisce ad alimentare la vergogna e il senso di fallimento che seguono l’episodio.

Le abbuffate non sono mai eventi neutri o occasionali, ma si inseriscono in un ciclo emotivo ben definito. Prima dell’episodio, la persona tende a sperimentare una gamma di emozioni spiacevoli che vanno dall’ansia al senso di vuoto, dall’agitazione alla rabbia, dalla frustrazione alla solitudine. La tensione emotiva cresce progressivamente fino a esplodere nell’abbuffata, che viene percepita come un modo per placare, anestetizzare o sfuggire a quel carico emotivo insostenibile. Il cibo assume così una funzione regolativa, seppur maladattiva, degli stati interni.

Dopo l’abbuffata, però, le emozioni negative non scompaiono, ma anzi spesso si intensificano. Le persone con BED riferiscono sentimenti di colpa, vergogna, auto-disprezzo e rimorso, ma – a differenza della bulimia – non mettono in atto comportamenti compensatori, e restano bloccate in quella sofferenza emotiva che rinforza ulteriormente il ciclo del disturbo. Questo rende il BED un quadro particolarmente doloroso e insidioso, perché il sollievo momentaneo dell’abbuffata è immediatamente seguito da un ritorno amplificato del malessere.

Questa dinamica di tensione–abbuffata–vergogna rende evidente che il BED non riguarda solo il cibo, ma è una vera e propria strategia disfunzionale per affrontare emozioni intense, vissuti dolorosi o stati interni di profondo disagio. È un meccanismo appreso e rinforzato nel tempo, che può diventare l’unico modo che la persona conosce per gestire il proprio mondo emotivo.

Età di insorgenza del Disturbo dell’Alimentazione Incontrollata (Binge Eating)

Il Binge Eating Disorder (BED), o Disturbo da Alimentazione Incontrollata, può manifestarsi a qualsiasi età, ma tende a comparire più frequentemente durante l’adolescenza o la prima età adulta.

Ad ogni modo l’età di insorgenza può variare notevolmente da individuo a individuo.

  • Adolescenza: molte persone iniziano a mostrare sintomi di BED durante l’adolescenza. Questo periodo della vita è caratterizzato da numerosi cambiamenti fisici, emotivi e sociali, che possono contribuire all’insorgenza di disturbi alimentari. L’adolescenza è un momento critico per lo sviluppo dell’identità personale e dell’autostima, e le pressioni sociali e culturali riguardo all’aspetto fisico possono influenzare negativamente il comportamento alimentare.
  • Prima Età Adulta: un’altra fase comune per l’insorgenza del BED è la prima età adulta, tra i 20 e i 30 anni. Questo periodo può includere importanti transizioni di vita, come l’entrata nell’università, il primo lavoro, le relazioni sentimentali e altre responsabilità adulte. Tali cambiamenti possono provocare stress e ansia, che a loro volta possono contribuire allo sviluppo di comportamenti alimentari disordinati.

Sebbene meno comune, il BED può manifestarsi anche durante l’infanzia.

Il BED può anche insorgere in età adulta. Fattori come lo stress lavorativo, le difficoltà relazionali, o altre preoccupazioni personali e professionali possono contribuire all’insorgenza del disturbo in questa fase della vita.

Alcune persone possono iniziare a sviluppare sintomi di BED dopo anni di dieta restrittiva o altri disturbi alimentari.

Anche se meno comune, il BED può insorgere nella tarda età adulta. Gli individui in questa fascia di età possono sviluppare il disturbo in risposta a eventi di vita stressanti come il pensionamento, la perdita di un coniuge o altre significative transizioni di vita.

Pertanto, il Binge Eating Disorder può insorgere a qualsiasi età, ma è più comune durante l’adolescenza e la prima età adulta.

Diagnosi di Binge Eating Disorder o Disturbo dell’Alimentazione Incontrollata: Come si Effettua?

La diagnosi di Binge Eating Disorder (BED) si effettua generalmente a partire da un colloquio clinico approfondito, durante il quale il professionista raccoglie un’anamnesi dettagliata della persona, esplorando la storia personale, familiare e alimentare.

Attraverso questo colloquio, si cerca di comprendere quali siano le difficoltà specifiche che la persona sta vivendo, analizzando non solo i comportamenti alimentari disfunzionali, ma anche gli aspetti emotivi, cognitivi e relazionali che accompagnano il disturbo.

Come spesso accade nei disturbi del comportamento alimentare, anche nel BED si osserva talvolta una mancanza di consapevolezza o insight rispetto alla gravità della propria condizione.

Tuttavia, rispetto ad altri disturbi alimentari, le persone con BED sono in alcuni casi più consapevoli del disagio legato alle abbuffate, pur avendo difficoltà a chiedere aiuto tempestivamente.

Non di rado, anche in questo caso, la diagnosi viene raggiunta dopo che familiari, amici o medici di base hanno sollecitato la persona a rivolgersi a uno specialista, preoccupati per segnali osservati dall’esterno, come aumenti di peso significativi o sofferenza emotiva legata al rapporto con il cibo.

Il colloquio clinico può essere supportato da strumenti diagnostici specifici, che permettono di approfondire e confermare le ipotesi formulate. Tali strumenti includono test psicologici, questionari e scale di valutazione.

Alcuni di questi strumenti sono generici e ad ampio spettro (come l’EAT-26, proposto dal Centro GAM-Medical nella sua versione online come test di autovalutazione per i DCA), utili a individuare la presenza di disturbi alimentari in generale e a rilevare comportamenti alimentari considerati inappropriati o disfunzionali.

Altri strumenti sono più mirati e specifici, creati per individuare con precisione il Binge Eating Disorder, esplorando aspetti come la frequenza e la natura delle abbuffate, la sensazione di perdita di controllo, la durata degli episodi e il vissuto emotivo che li accompagna.

L’utilizzo combinato di questi strumenti consente di costruire un quadro diagnostico più completo e accurato, facilitando una valutazione approfondita e personalizzata.

È importante, inoltre, prestare attenzione alla diagnosi differenziale, per distinguere il BED da altri disturbi alimentari (come la bulimia nervosa) e da condizioni mediche o psicologiche che potrebbero presentare sintomi simili.

Proprio per questo motivo, può essere utile affiancare alla valutazione psicologica anche esami medici di approfondimento, volti a escludere altre cause organiche o a valutare eventuali complicanze fisiche legate all’alimentazione disfunzionale e all’eventuale sovrappeso o obesità.

Lo psicologo o lo psichiatra che effettua la diagnosi potrebbe consigliare alla persona di rivolgersi a medici specialisti, come internisti, endocrinologi o nutrizionisti clinici, per completare il percorso diagnostico.

La Clinica GAM-Medical, specializzata in diagnosi di DCA, propone percorsi diagnostici specifici anche per il Disturbo dell’Alimentazione Incontrollata, offrendo un inquadramento completo e multidisciplinare per garantire un trattamento mirato e personalizzato.

Diagnosi Differenziale del BED (Binge Eating Disorder)

La diagnosi differenziale del Binge Eating Disorder (BED) è il processo mediante il quale i clinici escludono altre condizioni che possono presentare sintomi simili al BED ma che hanno cause diverse o richiedono trattamenti diversi. 

È importante eseguire una diagnosi differenziale accurata per garantire che il trattamento sia mirato e efficace. 

In particolare, occorre distinguere il BED da:

  1. Bulimia nervosa: la Bulimia Nervosa è caratterizzata da episodi di abbuffata seguiti da comportamenti compensatori inappropriati, come il vomito autoindotto, l’uso eccessivo di lassativi o l’esercizio fisico estremo per prevenire l’aumento di peso. Nel BED, come già accennato, non ci sono comportamenti compensatori regolari dopo le abbuffate.
  2. Anoressia nervosa: nell’Anoressia Nervosa, le persone hanno una preoccupazione eccessiva per il controllo del peso e dell’alimentazione, portando a una riduzione significativa dell’apporto calorico, spesso fino alla malnutrizione. Nel BED, non vi è necessariamente una preoccupazione eccessiva per il peso o una restrizione calorica significativa.
  3. Alimentazione in Risposta a Stress o Emozioni situazionali: alcune persone possono utilizzare il cibo come meccanismo di coping per gestire lo stress, le emozioni negative (es. ansia) o situazioni difficili. Si tratta di un fenomeno chiamato spesso “emotional eating”, ma i criteri non sono sufficienti per determinare una diagnosi formale. Spesso si tratta di forme sottosoglia.
  4. Depressione Maggiore: la Depressione Maggiore è un disturbo che può manifestarsi con una varietà di sintomi, tra cui cambiamenti nel comportamento alimentare. Una delle manifestazioni della depressione può essere l’iperfagia, che si caratterizza per un aumento dell’appetito e un incremento della quantità di cibo consumata. Ma durante l’iperfagia associata alla depressione, non vi è la perdita di controllo tipica degli episodi di abbuffata nel BED.

Vista la molteplicità delle manifestazioni cliniche e le numerose sovrapposizioni sintomatologiche tra il Disturbo da Alimentazione Incontrollata (BED) e altri disturbi, è essenziale che il percorso diagnostico sia condotto in modo approfondito e competente, e che includa una valutazione strutturata capace di escludere altre cause psicopatologiche che potrebbero spiegare o confondere il quadro clinico.

Comorbilità del BED: Disturbo da Alimentazione Incontrollata

Il Binge Eating Disorder (BED), o Disturbo da Alimentazione Incontrollata, è associato a diverse comorbilità, cioè altre condizioni mediche o psicologiche che spesso si verificano contemporaneamente al BED. 

Queste comorbilità, chiaramente, possono influenzare sia la gravità del BED che la risposta al trattamento. 

Le comorbilità più comuni associate al BED:

  • Disturbi d’ansia: i disturbi d’ansia sono tra le comorbidità più frequentemente osservate nelle persone con disturbo dell’alimentazione incontrollata. Le forme più comuni includono il disturbo d’ansia generalizzato, il disturbo di panico e le fobie sociali. L’ansia può precedere le abbuffate, rappresentando uno dei principali fattori scatenanti, oppure può presentarsi in forma cronica come stato emotivo di base. Le persone con BED spesso sperimentano un’elevata iperattivazione fisiologica, ruminazioni continue, preoccupazioni eccessive e difficoltà a gestire l’incertezza, tutti aspetti che aumentano la vulnerabilità a episodi di alimentazione compulsiva come risposta disfunzionale al disagio. L’assunzione smodata di cibo diventa un mezzo per abbassare temporaneamente il livello di ansia percepita, ma ciò innesca un circolo vizioso in cui l’abbuffata, pur portando sollievo momentaneo, aumenta poi la tensione emotiva, il senso di colpa e lo stress. Nei casi di comorbilità con disturbi d’ansia, è fondamentale integrare nel trattamento strategie specifiche per la gestione dell’ansia, al fine di ridurre la frequenza e l’intensità degli episodi compulsivi.
  • Disturbi depressivi: la depressione è un’altra comorbilità estremamente comune nel BED, e può manifestarsi sia come episodio depressivo maggiore sia come distimia o depressione cronica a bassa intensità. I sintomi depressivi, come l’umore basso, l’anedonia (perdita di piacere), la stanchezza costante, la riduzione della motivazione e i pensieri negativi ricorrenti, contribuiscono a creare un contesto psicologico altamente favorevole all’insorgenza delle abbuffate. In molti casi, le persone con BED usano il cibo come una forma di automedicazione per alleviare temporaneamente il dolore emotivo o la sensazione di vuoto. Tuttavia, il sollievo è breve e seguito da un aumento del senso di colpa e di inadeguatezza, peggiorando ulteriormente il quadro depressivo. In alcuni casi, la depressione può essere preesistente allo sviluppo del disturbo alimentare, mentre in altri si sviluppa successivamente, come conseguenza del disagio psicologico, del calo dell’autostima e delle difficoltà interpersonali derivanti dal BED. La co-occorrenza con la depressione richiede un trattamento integrato che affronti entrambe le componenti, considerando il forte impatto che ciascuna ha sull’altra.
  • Disturbi di personalità: tra le comorbilità più complesse e significative del BED vi è la presenza di disturbi di personalità, con una particolare prevalenza del disturbo borderline di personalità. Questo disturbo è caratterizzato da instabilità emotiva, impulsività, relazioni interpersonali intense e turbolente, e una marcata difficoltà nella regolazione affettiva. La relazione tra BED e borderline è profonda: entrambe le condizioni condividono la tendenza a ricorrere a comportamenti impulsivi (come le abbuffate) per gestire o evitare emozioni troppo intense. Le abbuffate, in questo contesto, diventano un modo per anestetizzare la sofferenza psichica, calmare l’agitazione interiore o colmare un senso profondo di vuoto. Inoltre, le persone con tratti borderline possono alternare momenti di ipercontrollo a momenti di totale disinibizione, riflettendo una discontinuità nei comportamenti alimentari che si riscontra frequentemente anche nel BED. Nei casi di co-occorrenza tra BED e disturbo borderline di personalità, il trattamento deve affrontare la dimensione dell’impulsività, lavorare sulla regolazione emotiva e stabilizzare l’identità personale, elementi centrali per una gestione efficace dei sintomi alimentari.
  • Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività (ADHD): l’ADHD è una comorbilità emergente e sempre più studiata nel contesto del disturbo dell’alimentazione incontrollata. Le caratteristiche centrali dell’ADHD – in particolare l’impulsività, la disorganizzazione, la scarsa capacità di pianificazione e la difficoltà a mantenere l’attenzione su compiti noiosi o ripetitivi – si sovrappongono in modo significativo a molti dei comportamenti osservati nel BED. La difficoltà a seguire una routine alimentare regolare, la tendenza a cercare gratificazioni immediate e la difficoltà a gestire l’impulso del momento sono elementi condivisi. Inoltre, le persone ADHD spesso lottano con la regolazione emotiva e con un senso di frustrazione costante, fattori che possono aumentare la probabilità di ricorrere al cibo come strategia di coping. L’associazione tra BED e ADHD è particolarmente rilevante nei soggetti adulti che non hanno mai ricevuto una diagnosi precoce e che, nel tempo, hanno sviluppato una serie di comportamenti disfunzionali per adattarsi alle loro difficoltà. La presenza simultanea di questi due disturbi implica una maggiore complessità nella gestione terapeutica, rendendo necessario un intervento integrato che consideri entrambi i quadri clinici, migliorando non solo i sintomi alimentari ma anche l’autoregolazione, l’attenzione e il controllo degli impulsi.
  • Disturbo da Stress Post-Traumatico (PTSD) e disturbi correlati a eventi traumatici e stressanti: tra le comorbilità più rilevanti e spesso trascurate nel Binge Eating Disorder vi sono i disturbi legati al trauma, in particolare il Disturbo da Stress Post-Traumatico (PTSD). Un numero crescente di evidenze cliniche e scientifiche suggerisce che molte persone con BED hanno vissuto eventi traumatici significativi nel corso della vita, soprattutto durante l’infanzia o l’adolescenza: abusi fisici, sessuali o emotivi, trascuratezza, separazioni traumatiche, esperienze di abbandono o ambienti familiari altamente instabili. Questi eventi possono lasciare una traccia profonda nella psiche e determinare una maggiore vulnerabilità allo sviluppo di comportamenti disfunzionali in età adulta. Nel caso del BED, il cibo può assumere una funzione di autoconsolazione o anestesia emotiva, un mezzo per spegnere o attenuare l’attivazione emotiva associata ai ricordi traumatici o agli stati dissociativi. L’abbuffata diventa così una risposta automatica a stimoli interni di disagio non sempre consapevoli, agendo come regolatore emotivo disfunzionale. È importante notare che, in molti casi, il PTSD o altri disturbi trauma-correlati insorgono prima del BED, fungendo da fattori scatenanti. In altri casi, invece, i due disturbi si sviluppano parallelamente, rafforzandosi a vicenda e rendendo il quadro clinico più complesso. La comorbilità tra BED e PTSD richiede quindi un trattamento specifico e integrato, che lavori non solo sull’alimentazione incontrollata ma anche sulle memorie traumatiche, sul senso di sicurezza, sulla ricostruzione dell’identità personale e sulla regolazione affettiva, spesso compromessa in modo profondo. Approcci terapeutici orientati al trauma, come la terapia EMDR o le terapie basate sulla mindfulness e sulla stabilizzazione emotiva, possono essere particolarmente utili quando il BED è radicato in una storia di trauma non elaborato. In ogni caso, il riconoscimento della comorbilità trauma-correlata è fondamentale per evitare interventi sintomatici parziali e per accompagnare la persona in un percorso di cura realmente trasformativo.
  • Disturbo da gioco d’azzardo patologico e abuso di sostanze: un’altra comorbilità rilevante nel Disturbo da Alimentazione Incontrollata (BED) riguarda la presenza di altri disturbi legati all’impulsività, i quali condividono con il BED alcune dinamiche fondamentali, in particolare la difficoltà nel regolare gli impulsi e nel tollerare la frustrazione. Tra questi disturbi, il gioco d’azzardo patologico rappresenta un esempio emblematico: entrambi i comportamenti – l’abbuffata alimentare e la condotta di gioco compulsivo – si caratterizzano per l’insorgenza improvvisa, una marcata perdita di controllo, e la ricerca immediata di gratificazione o sollievo, seguiti da sensi di colpa, vergogna e frustrazione. Queste condotte impulsive hanno una funzione regolativa, cioè servono a gestire emozioni troppo intense o stati di malessere interno. Allo stesso modo, anche l’abuso di sostanze (come alcol, psicofarmaci, stimolanti o droghe illegali) può coesistere con il BED e rappresentare un altro modo disfunzionale di affrontare emozioni spiacevoli o esperienze traumatiche. In entrambi i casi si osserva una tendenza alla ricerca compulsiva di un sollievo immediato, che bypassa i processi cognitivi riflessivi e accentua il senso di perdita di controllo. Questa comorbilità aumenta la complessità del quadro clinico, aggrava le conseguenze a livello fisico e psicologico e può compromettere significativamente l’aderenza al trattamento. È quindi fondamentale che la presenza di disturbi da comportamento impulsivo venga attentamente valutata durante la fase diagnostica e presa in considerazione nel piano terapeutico, attraverso un approccio integrato e personalizzato.
  • Disturbi del sonno-veglia: i disturbi del ritmo sonno-veglia rappresentano una comorbilità clinicamente significativa nel contesto del Disturbo da Alimentazione Incontrollata. Numerose persone con BED riferiscono difficoltà ad addormentarsi, risvegli notturni frequenti, insonnia iniziale o terminale, oppure un sonno percepito come non ristoratore. In alcuni casi, il disturbo alimentare si intreccia direttamente con le abitudini notturne, dando origine a episodi di alimentazione notturna, in cui l’abbuffata si verifica nelle ore serali o durante risvegli notturni, al di fuori dei pasti principali. Questo pattern, noto anche come “Night Eating Syndrome”, può coesistere con il BED e aggravare il quadro clinico complessivo.

Bisogna, inoltre, considerare che la comorbilità nel Disturbo da Alimentazione Incontrollata (BED) non si limita a condizioni psicopatologiche o mediche esterne, ma può manifestarsi anche all’interno della stessa area diagnostica dei disturbi del comportamento alimentare.

È sempre più frequente osservare una sovrapposizione sintomatologica e clinica tra il BED, la bulimia nervosa e, in alcuni casi, l’anoressia nervosa.

Sebbene il BED presenti criteri diagnostici specifici, il suo decorso può non essere lineare: alcune persone possono iniziare con episodi di alimentazione incontrollata senza condotte compensatorie, per poi sviluppare successivamente comportamenti bulimici come il vomito autoindotto o altre forme di eliminazione.

Altre volte, soggetti che hanno avuto in precedenza una diagnosi di bulimia nervosa o di anoressia possono successivamente presentare un quadro clinico tipico del BED, soprattutto in fasi di abbandono delle condotte compensatorie o di perdita del controllo sui meccanismi restrittivi.

Questa fluidità diagnostica ha portato alcuni autori a parlare di un continuum o spettro dei disturbi alimentari, dove anoressia, bulimia e BED rappresentano espressioni diverse, ma interconnesse, di una sofferenza psicologica comune che può manifestarsi in modo differente nel corso del tempo.

Questo implica che anche il BED non è necessariamente stabile né fisso nella sua espressione sintomatica, ma può evolvere, regredire o trasformarsi, complicando la diagnosi e la gestione clinica.

Per questo motivo, nel percorso diagnostico è fondamentale non solo identificare le comorbilità presenti, ma anche comprenderne l’origine e la funzione: se siano disturbi preesistenti che hanno contribuito all’insorgenza del BED, se siano comparsi come conseguenza diretta del disturbo stesso, o se si tratti di sintomi secondari e reattivi, emersi nel tentativo disfunzionale della persona di affrontare il disagio alimentare ed emotivo. Riconoscere questa complessità è essenziale per costruire un percorso terapeutico realmente efficace e su misura.

Familiarità nel Disturbo dell’Alimentazione Incontrollata

Il Binge Eating Disorder (BED) può presentare una componente familiare significativa, influenzata sia dall’ereditarietà genetica che dai fattori educativi e dal clima familiare. 

  • Ereditarietà e Genetica: ricerche hanno evidenziato che il BED tende a correre in famiglia, suggerendo una componente genetica nell’insorgenza del disturbo. Famiglie con antecedenti di BED hanno una maggiore probabilità di avere membri con lo stesso disturbo. Gli studi sui gemelli hanno indicato che i gemelli identici (monozigoti), che condividono lo stesso patrimonio genetico, hanno una maggiore concordanza per il BED rispetto ai gemelli non identici (dizigoti).
  • Fattori Familiari di Educazione e Clima Familiare
    • Modelli di Comportamento Alimentare:
      • I modelli di comportamento alimentare all’interno della famiglia possono influenzare il modo in cui un individuo impara a gestire il cibo e le emozioni associate all’alimentazione.
      • Un ambiente familiare dove esistono pattern di abbuffata o comportamenti alimentari disfunzionali può aumentare il rischio che un individuo sviluppi il BED.
    • Clima Emotivo e Supporto Familiare:
      • Il clima emotivo e il supporto familiare giocano un ruolo fondamentale nello sviluppo dell’autostima, nell’auto-regolazione emotiva e nell’affrontare lo stress.
      • Famiglie con un clima emotivo negativo, scarso supporto emotivo o conflitti frequenti possono contribuire a sentimenti di ansia, depressione o disperazione che possono essere collegati all’abbuffata.
    • Stili Educativi:
      • Stili educativi che favoriscono il controllo eccessivo, la pressione per la performance o l’auto-critica possono aumentare il rischio di sviluppare il BED.
    • Al contrario, un ambiente familiare che promuove l’autonomia, l’autoaccettazione e un sano equilibrio tra cibo e emozioni può ridurre il rischio di comportamenti alimentari disfunzionali.

    È importante, quindi, che chi effettua la diagnosi e propone il trattamento ideale, comprenda il contesto familiare del paziente durante la valutazione del BED, identificando sia i fattori di rischio che i potenziali punti di forza.

    Il coinvolgimento della famiglia nel processo di trattamento può essere cruciale per migliorare l’efficacia delle terapie, facilitando un ambiente di supporto e incoraggiamento per il cambiamento.

    Educare le famiglie sul BED, sui suoi sintomi e sulle strategie di gestione con percorsi di psicoeducazione di gruppo, può contribuire a promuovere un ambiente domestico che favorisca la salute emotiva e comportamentale.

    Fattori di rischio nell’insorgenza del Binge Eating Disorder

    Quando si parla dell’insorgenza di un disturbo mentale è importante ricordare che non esiste un singolo fattore univoco o deterministico che possa da solo spiegare o causare lo sviluppo della patologia e questo accade anche per il Binge Eating.

    La comparsa di un disturbo del comportamento alimentare è quasi sempre il risultato di una combinazione multifattoriale di elementi, che interagiscono tra loro in modo dinamico nel tempo.

    L’obiettivo che ci poniamo, quindi, non è quello di proporre un elenco esaustivo o definitivo dei fattori di rischio, quanto piuttosto di fornire una mappa orientativa dei principali elementi che, secondo la letteratura clinica e l’esperienza professionale, sembrano aumentare la probabilità che una persona sviluppi un Disturbo da Alimentazione Incontrollata.

    Nello specifico:

    • Presenza di altri disturbi mentali preesistenti: uno dei principali fattori di rischio per lo sviluppo del Binge Eating Disorder è la presenza, pregressa o concomitante, di altri disturbi psicopatologici. In particolare, condizioni come i disturbi d’ansia, la depressione, il disturbo ossessivo-compulsivo, i disturbi dell’umore in senso più ampio, e soprattutto il Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività (ADHD), sono frequentemente riscontrati nei soggetti che successivamente sviluppano BED. Questi disturbi possono contribuire a un’alterata regolazione delle emozioni, a una difficoltà nel controllo degli impulsi, e a una ricerca costante di strategie disfunzionali per ridurre il disagio emotivo. La depressione, ad esempio, può condurre all’uso del cibo come tentativo di placare il vuoto affettivo, mentre l’ansia cronica può spingere a cercare nel cibo una forma di consolazione o contenimento. L’ADHD, invece, con la sua impulsività tipica e l’instabilità emotiva, può predisporre a comportamenti compulsivi come l’abbuffata. La compresenza di questi disturbi non solo aumenta il rischio di insorgenza del BED, ma può anche influenzare negativamente la prognosi e la risposta al trattamento.
    • Eventi traumatici e traumi relazionali: l’esperienza di traumi, sia acuti che cumulativi, è un importante fattore predisponente allo sviluppo del BED. In particolare, situazioni di bullismo, esclusione sociale, umiliazioni legate al corpo e al peso, abuso emotivo, fisico o sessuale, o vissuti di abbandono e trascuratezza affettiva, possono lasciare ferite emotive profonde che vengono successivamente “gestite” attraverso il comportamento alimentare. Il cibo, in questo caso, diventa un rifugio, un conforto, una forma di automedicazione che permette di ridurre l’attivazione emotiva e di tamponare la sofferenza psichica. Il Binge Eating può quindi assumere la funzione di una strategia di coping, in risposta a vissuti traumatici non elaborati, collocandosi spesso nel quadro più ampio di una disregolazione emotiva e relazionale. L’intensità e la cronicità dell’esperienza traumatica possono influenzare non solo l’esordio, ma anche la gravità e la persistenza del disturbo.
    • Bassa autostima e insoddisfazione corporea: la percezione negativa di sé e del proprio corpo è uno dei fattori psicologici più frequentemente associati al BED. Molte persone che sviluppano questo disturbo presentano fin dall’infanzia o dall’adolescenza una scarsa autostima, una sensazione costante di inadeguatezza e una difficoltà a riconoscere e validare le proprie emozioni. Questa insicurezza interiore si riflette spesso in una percezione corporea distorta, nella convinzione di non piacere agli altri, e in un desiderio frustrato di controllo sul proprio aspetto fisico. Le abbuffate, paradossalmente, si collocano proprio in questa dinamica: sono un comportamento che agisce sia come sfogo di un disagio interno, sia come elemento che consolida la colpa e il disprezzo di sé, rafforzando così il ciclo patologico.
    • Sociocultura della magrezza e pressione estetica: l’ambiente socioculturale ha un’influenza determinante sull’insorgenza dei disturbi alimentari, incluso il BED. Sebbene spesso si associ l’ideale della magrezza estrema all’anoressia o alla bulimia, anche nel BED la pressione estetica può giocare un ruolo fondamentale. La società contemporanea, che esalta un’immagine corporea idealizzata e irraggiungibile, può indurre sentimenti di inadeguatezza, vergogna e fallimento nelle persone che si discostano da tali modelli. Nei soggetti più vulnerabili, questo porta a una ricerca esasperata di controllo, a diete rigide e punitive, che frequentemente falliscono, scatenando così episodi di abbuffata. Inoltre, la stigmatizzazione del corpo, il body shaming, e la discriminazione legata al peso possono avere effetti devastanti sulla salute mentale, contribuendo all’insorgere di comportamenti alimentari disfunzionali come quelli tipici del BED.
    • Diete restrittive e comportamenti alimentari rigidi: sebbene possa sembrare paradossale, le diete severe e prolungate sono uno dei principali fattori di rischio per il binge eating. Le restrizioni caloriche estreme, l’eliminazione di interi gruppi alimentari, il conteggio ossessivo delle calorie e i rituali alimentari rigidi, se protratti nel tempo, possono portare a una reazione opposta: la perdita di controllo e l’abbuffata. Questo accade perché il corpo e la mente, sottoposti a una costante deprivazione, finiscono per ribellarsi, generando un impulso potente e irrefrenabile a mangiare in modo smodato. Questo comportamento, inizialmente reattivo, può cristallizzarsi in una modalità abituale di risposta allo stress e al senso di fallimento, contribuendo alla cronicizzazione del disturbo. L’effetto “tutto o nulla” che spesso accompagna le diete drastiche – o seguo tutto perfettamente o mi lascio andare completamente – favorisce lo sviluppo di una relazione disfunzionale con il cibo, in cui l’abbuffata rappresenta la rottura dell’autocontrollo idealizzato.
    • Sviluppo puberale precoce o problematico: un altro fattore da non sottovalutare è legato allo sviluppo corporeo e ai cambiamenti fisici legati alla pubertà. In particolare, un esordio precoce o problematico della pubertà può essere vissuto con disagio, confusione o vergogna, soprattutto se accompagnato da un aumento rapido del peso o da attenzioni indesiderate sul corpo. Questi cambiamenti, se non adeguatamente supportati da un contesto familiare e sociale accogliente, possono innescare sentimenti di inadeguatezza e un controllo rigido sull’alimentazione che, nel tempo, può evolvere in episodi di perdita di controllo e abbuffate compulsive. Le difficoltà di adattamento a un corpo che cambia troppo in fretta o in modo vissuto come “sbagliato” possono radicarsi nel tempo e favorire l’instaurarsi di comportamenti disfunzionali.

    È importante ribadire, ancora una volta, che nessun fattore di per sé è sufficiente o inevitabile, e che la presenza di uno o più di essi non implica necessariamente l’insorgenza del disturbo.

    Differenze di genere e geografiche nel Disturbo Binge Eating 

    Il Disturbo da Alimentazione Incontrollata, così come gli altri disturbi del comportamento alimentare, presenta differenze di genere e geografiche significative, che meritano di essere approfondite per comprendere appieno la complessità della sua diffusione e manifestazione clinica.

    Come accade anche per la bulimia nervosa e l’anoressia nervosa, il BED mostra una prevalenza marcata nel genere femminile, confermando un pattern che accomuna molti disturbi alimentari.

    Le donne risultano statisticamente più colpite rispetto agli uomini, in parte per motivi socioculturali, legati all’idealizzazione della magrezza, all’iperesposizione a modelli estetici irrealistici e all’attribuzione di valore sociale all’apparenza fisica, ma anche per ragioni psicologiche e ormonali che possono contribuire a una maggiore vulnerabilità.

    Tuttavia, è importante sottolineare che anche gli uomini possono sviluppare il BED, e che il fenomeno maschile, pur meno visibile e meno studiato, è tutt’altro che irrilevante.

    Spesso, nei soggetti di genere maschile, il disturbo si presenta con caratteristiche meno conformi ai modelli classici e può rimanere nascosto più a lungo a causa dello stigma e della difficoltà a riconoscere e verbalizzare il disagio legato al cibo e al corpo.

    Dal punto di vista geografico, si osservano differenze interessanti che riflettono l’influenza del contesto culturale e sociale.

    Come già evidenziato nel caso della bulimia e dell’anoressia, anche il Disturbo da Alimentazione Incontrollata è stato inserito, da una parte della letteratura, tra le cosiddette sindromi culturali.

    Questo significa che la sua diffusione e la sua espressione clinica sono fortemente influenzate dai valori, dai modelli e dalle pressioni culturali dominanti.

    I disturbi alimentari, e il BED tra essi, risultano infatti più prevalenti nei paesi occidentali industrializzati, dove l’ideale della magrezza, il consumismo alimentare, la medicalizzazione del corpo e la cultura della performance fisica si intrecciano in un modello sociale che può favorire lo sviluppo di relazioni disfunzionali con il cibo.

    Tuttavia, con la globalizzazione dei media e dei modelli estetici occidentali, si è assistito negli ultimi decenni a un progressivo aumento dei casi anche in culture non occidentali, a dimostrazione del fatto che questi disturbi non sono più confinati a un contesto culturale specifico ma stanno assumendo una dimensione globale.

    Questo processo di “occidentalizzazione” del disagio alimentare rende ancora più importante l’approccio transculturale nella comprensione e nella cura del BED, tenendo conto non solo delle differenze individuali, ma anche del contesto in cui la persona vive, cresce e si relaziona.

    Trattamento del Binge Eating (Disturbo da Alimentazione Incontrollata)

    Il trattamento del Disturbo da Alimentazione Incontrollata (BED) richiede un approccio globale, integrato e personalizzato, che tenga conto della complessità del disturbo e delle sue numerose implicazioni sul piano psicologico, comportamentale e, in alcuni casi, fisico.

    Nella maggior parte dei casi, l’intervento d’elezione è rappresentato dalla psicoterapia, considerata il cardine del percorso terapeutico.

    La psicoterapia aiuta la persona a comprendere le origini e le dinamiche del proprio comportamento alimentare, a sviluppare strategie alternative di regolazione emotiva e a costruire un rapporto più equilibrato con il cibo e con il proprio corpo.

    Spesso, alla psicoterapia viene affiancato un trattamento farmacologico, finalizzato a contenere e ridurre la sintomatologia, in particolare quando sono presenti condizioni di comorbilità come ansia, depressione o impulsività marcata.

    Anche se i farmaci non rappresentano una soluzione autonoma per il BED, possono fornire un supporto utile per stabilizzare l’umore, migliorare la qualità della vita e facilitare il lavoro terapeutico.

    La Clinica Psicologica GAM-Medical, specializzata nella gestione dei DCA, compreso il Binge Eating, propone percorsi di psicoterapia e di psicofarmacologia per chi soffre di questa condizione, spesso debilitante.

    Quando un disturbo del comportamento alimentare, come il binge eating disorder, raggiunge un livello tale da provocare complicanze fisiche significative, è fondamentale riconoscere che la sola presa in carico psicologica o psichiatrica non è più sufficiente.

    Sebbene questi disturbi nascano e si mantengano principalmente su base psicologica, le conseguenze che possono avere sul corpo possono essere gravi e potenzialmente pericolose per la vita, e richiedono quindi un intervento medico multidisciplinare.

    Quando si verificano squilibri elettrolitici, danni gastrointestinali, alterazioni cardiache, problemi endocrini, disfunzioni metaboliche o gravi variazioni ponderali, è necessario coinvolgere anche altre figure sanitarie, come medici internisti, nutrizionisti clinici, endocrinologi, cardiologi o gastroenterologi, a seconda delle complicanze presenti.

    Questo tipo di collaborazione integrata permette non solo di gestire le emergenze fisiche e stabilizzare le condizioni corporee, ma anche di creare le condizioni di sicurezza necessarie per il lavoro psicoterapeutico e psichiatrico.

    Psicoterapia del Binge Eating Disorder

    La psicoterapia rappresenta il trattamento d’elezione per il Disturbo da Alimentazione Incontrollata (BED), poiché consente di affrontare le cause profonde del disturbo, intervenire sui meccanismi che lo mantengono e promuovere un cambiamento duraturo nelle modalità di gestione delle emozioni, del cibo e della relazione con il corpo.

    Negli ultimi decenni, diversi approcci psicoterapeutici hanno sviluppato strategie specifiche per la gestione dei Disturbi del Comportamento Alimentare, incluso il BED, elaborando modelli di intervento strutturati e adattabili alle caratteristiche individuali della persona.

    Tra gli approcci più indicati:

    • Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale (CBT): è l’approccio con la più ampia validazione scientifica per il trattamento del BED. La CBT si concentra sulla modifica dei pensieri disfunzionali, delle convinzioni rigide e dei comportamenti automatici che alimentano il ciclo dell’abbuffata. Uno degli obiettivi centrali è interrompere il circolo vizioso che lega la restrizione alimentare, il senso di fallimento, la perdita di controllo e la successiva abbuffata. Attraverso tecniche come il monitoraggio del comportamento alimentare, la ristrutturazione cognitiva e l’introduzione di routine alimentari più equilibrate, la CBT aiuta la persona a riconoscere gli schemi disfunzionali e a sostituirli con strategie più adattive. Particolare attenzione è data anche alla regolazione emotiva e al lavoro sul senso di autovalutazione legato al peso e alla forma del corpo, elementi frequentemente centrali nei soggetti con BED.
    • Psicoterapia Psicodinamica: questo approccio esplora in profondità il significato simbolico del comportamento alimentare e si concentra su conflitti interiori, dinamiche relazionali irrisolte e aspetti inconsci che possono alimentare il disturbo. Nel caso del BED, l’abbuffata può essere interpretata come una risposta a sentimenti di vuoto, abbandono, rabbia repressa o bisogni affettivi non soddisfatti. La terapia psicodinamica mira a far emergere queste dinamiche inconsce, a lavorare sui modelli relazionali disfunzionali che spesso si replicano nel rapporto con il cibo, e a favorire una maggiore consapevolezza di sé. È un trattamento che richiede tempi più lunghi, ma può essere particolarmente efficace nei casi in cui il BED sia inserito in un quadro psicologico complesso e radicato, con problematiche identitarie, affettive o relazionali profonde.
    • Terapia Sistemico-Familiare: questo modello interpreta il disturbo alimentare come un segnale o sintomo di un disagio relazionale all’interno del sistema familiare o del contesto relazionale della persona. Anche nel BED, sebbene la componente relazionale sia meno evidente rispetto ad altri disturbi alimentari, può emergere la necessità di esplorare dinamiche familiari disfunzionali, modalità comunicative rigide, ruoli non definiti o eccessive aspettative implicite. La terapia sistemico-familiare si propone di modificare gli equilibri e le interazioni all’interno della rete relazionale che possono contribuire al mantenimento del disturbo, promuovendo modalità più funzionali di comunicazione e sostegno reciproco. Questo approccio può essere particolarmente utile nei casi in cui la persona con BED viva ancora in un contesto familiare attivo, oppure nei casi in cui le relazioni significative giochino un ruolo rilevante nel vissuto emotivo della persona.

    Questi diversi modelli non sono tra loro alternativi, ma possono essere combinati o integrati in funzione delle caratteristiche individuali, delle comorbilità presenti e della fase del trattamento.

    L’obiettivo comune è quello di offrire un percorso terapeutico mirato, profondo e sostenibile, che aiuti la persona a comprendere e trasformare il proprio rapporto con il cibo, le emozioni e se stessa.

    L’Istituto Psicologico GAM-Medical, specializzato nella gestione dei DCA, conta su un’ampia scelta di psicologi e psicoterapeuti, aderenti a diversi approcci, per la gestione del BED.

    Farmacoterapia del Disturbo da Alimentazione Incontrollata (Binge Eating Disorder)

    Nel trattamento del Disturbo da Alimentazione Incontrollata (BED), la farmacoterapia può rappresentare un supporto importante, soprattutto nei casi in cui la sintomatologia sia particolarmente intensa o quando siano presenti comorbilità psichiatriche rilevanti.

    Sebbene la psicoterapia resti il trattamento di elezione, l’integrazione con un intervento farmacologico può risultare molto utile per ridurre l’impulsività, la disregolazione emotiva e attenuare quei sentimenti negativi cronici come la vergogna, il senso di colpa, l’ansia e la depressione, che spesso accompagnano il disturbo.

    Nei casi in cui il BED si presenta con forti componenti depressive, ansiose o con marcata impulsività, il ricorso ai farmaci può facilitare l’avvio e il mantenimento di un percorso terapeutico efficace, aiutando la persona a raggiungere una maggiore stabilità emotiva e cognitiva.

    Tra i farmaci più comunemente utilizzati troviamo gli antidepressivi, in particolare gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI), che hanno dimostrato efficacia nel ridurre la frequenza delle abbuffate e migliorare il tono dell’umore.

    In alcuni casi, soprattutto quando sono presenti tratti di impulsività marcata, disregolazione affettiva o oscillazioni emotive intense, possono essere prescritti anche stabilizzatori dell’umore, che aiutano a contenere la variabilità emotiva e a migliorare il controllo sugli impulsi.

    La farmacoterapia, quando indicata, viene sempre inserita all’interno di un progetto terapeutico integrato, in stretta sinergia con l’intervento psicologico.

    Non rappresenta mai una “cura autonoma” per il BED, ma piuttosto uno strumento complementare che può aumentare l’efficacia globale del trattamento, ridurre la sofferenza soggettiva e favorire la partecipazione attiva della persona al proprio percorso di cambiamento.

    Come sempre, la valutazione dell’opportunità di un intervento farmacologico deve essere effettuata da uno psichiatra, tenendo conto delle caratteristiche individuali, della storia clinica e dell’andamento del disturbo.

    Con il Centro GAM-Medical è possibile fare affidamento su un team di psichiatri specializzati in DCA in grado di consigliarti il percorso farmacologico più idoneo per il tuo Binge Eating.

    Resistenza al Trattamento nelle persone con Disturbo da Alimentazione Incontrollata (BED)

    La resistenza al trattamento è una dinamica frequentemente osservata anche nelle persone con Disturbo da Alimentazione Incontrollata (BED), e può rappresentare un ostacolo significativo all’avvio e al buon esito del percorso terapeutico.

    Come avviene per altri disturbi del comportamento alimentare, uno dei fattori principali che alimentano questa resistenza è la scarsa consapevolezza (insight) della gravità del disturbo.

    Le persone con BED, infatti, faticano spesso a riconoscere il proprio comportamento alimentare come problematico o disfunzionale, soprattutto perché non mettono in atto condotte di eliminazione evidenti come nel caso della bulimia nervosa, e spesso mantengono una routine di vita relativamente regolare.

    L’assenza di segnali fisici eclatanti, come un dimagrimento estremo, contribuisce a minimizzare o normalizzare le abbuffate, considerate a volte solo come “mangiare troppo” o come “perdita di volontà” occasionale, piuttosto che come un sintomo clinico rilevante.

    Un altro elemento importante alla base della resistenza è il senso di vergogna e di colpa che accompagna gli episodi di abbuffata.

    Questo vissuto emotivo può portare la persona a chiudersi in sé stessa, ad evitare il confronto con gli altri e, soprattutto, a ritardare la richiesta di aiuto per paura di essere giudicata o di non essere compresa.

    Non è raro che siano i familiari o le persone vicine a segnalare il problema e a sollecitare l’intervento terapeutico, più che la persona stessa, che può inizialmente accedere al percorso con ambivalenza, scarsa motivazione o convinzione parziale.

    Comprendere e accogliere la resistenza fa parte del lavoro terapeutico.

    Impatto sociale, cognitivo e performances nel Binge Eating

    Il Disturbo da Alimentazione Incontrollata (Binge Eating Disorder – BED) non incide soltanto sul piano alimentare o sulla salute fisica, ma ha un impatto profondo e pervasivo sulla vita sociale, cognitiva e sulle performance quotidiane, in particolare in ambito scolastico e lavorativo. I

    l BED è un disturbo che si insinua nelle pieghe della quotidianità e finisce per influenzare in modo significativo il modo in cui la persona si relaziona agli altri, vive se stessa e affronta i propri impegni.

    Dal punto di vista sociale, molte persone con BED tendono a sviluppare forme più o meno marcate di isolamento. Il senso di vergogna legato agli episodi di abbuffata, la paura del giudizio degli altri e l’insoddisfazione per il proprio corpo possono portare a evitare contesti sociali, specialmente quelli in cui il cibo è presente. Occasioni conviviali come cene, pranzi di gruppo o eventi familiari possono diventare fonte di forte disagio o ansia anticipatoria, spingendo la persona a ritirarsi o a fingere di stare bene. Con il tempo, questo evitamento può compromettere le relazioni affettive e amicali, ridurre le opportunità di sostegno sociale e accentuare il senso di solitudine, che a sua volta alimenta il ciclo emotivo che conduce alle abbuffate.

    Sul piano cognitivo, il BED può influenzare negativamente diverse funzioni esecutive. L’attenzione, la concentrazione, la memoria di lavoro e la capacità di pianificazione possono risultare compromesse, sia per effetto diretto della disregolazione emotiva e dello stress psicologico cronico, sia per il tempo e l’energia mentale che vengono assorbiti dai pensieri ossessivi riguardanti il cibo, il peso e il corpo. Le ruminazioni mentali, il senso costante di colpa e il tentativo di riparare o prevenire l’abbuffata successiva generano un carico cognitivo che sottrae risorse al funzionamento quotidiano. In alcuni casi, la persona può vivere una sensazione di “offuscamento mentale” o fatica mentale continua, che ne riduce l’efficienza generale.

    Le performance accademiche e lavorative risentono direttamente di questo sovraccarico emotivo e cognitivo. A scuola o all’università, il BED può portare a cali di rendimento, difficoltà a rispettare le scadenze, problemi nella gestione dello studio autonomo e nella partecipazione attiva. Allo stesso modo, in ambito professionale, si possono osservare ritardi, assenze, scarsa produttività e difficoltà a mantenere costanza e motivazione. La fatica fisica, il disturbo del sonno spesso associato e le fluttuazioni emotive accentuano il senso di inefficienza e il timore di non essere all’altezza, contribuendo ad alimentare il ciclo del fallimento percepito. In casi più gravi, il disturbo può condurre a interruzioni degli studi o della carriera lavorativa, con gravi ripercussioni sul senso di identità personale e sull’autostima.

    Prognosi del Binge Eating Disorder

    Il DSM sottolinea, anche per il Disturbo da Alimentazione Incontrollata, l’importanza di specificare se il disturbo si trovi in remissione parziale o completa, il che indica chiaramente che esiste la possibilità di un’evoluzione positiva del quadro clinico.

    Parlare di remissione implica il riconoscimento che, con un trattamento adeguato e un percorso terapeutico personalizzato, il BED può attenuarsi significativamente o addirittura risolversi, permettendo alla persona di riprendere un rapporto più sano con il cibo, con il proprio corpo e con le emozioni.

    Tuttavia, come accade per tutti i disturbi del comportamento alimentare, la prognosi può essere molto variabile da persona a persona.

    In alcuni casi, il disturbo tende a cronicizzarsi, stabilizzandosi nel tempo con fasi di miglioramento parziale e successive ricadute.

    In altri casi, anche quando la persona sembra aver raggiunto una stabilità duratura o una remissione clinica completa, il disturbo può riemergere dopo anni, riattivato da eventi stressanti, traumi, cambiamenti significativi o condizioni emotive particolarmente fragili.

    È importante comprendere che il BED, così come altri disturbi alimentari, può essere considerato una sorta di “ferita psichica profonda”, una fragilità interna che, anche se apparentemente guarita, può riaprirsi metaforicamente in determinate circostanze, quando viene toccata o sollecitata da stimoli specifici.

    La prognosi può essere quindi molto favorevole, ma è strettamente influenzata da diversi fattori: la precocità della diagnosi, la tempestività e qualità del trattamento, la presenza o meno di comorbilità psichiatriche, il supporto familiare e sociale, la motivazione individuale al cambiamento e la capacità di mantenere una buona aderenza terapeutica nel tempo.

    L’esito migliore si ottiene quando l’intervento è precoce, integrato e personalizzato, e quando la persona riesce non solo a ridurre o eliminare i sintomi alimentari, ma anche a sviluppare nuove competenze emotive e relazionali, fondamentali per la prevenzione delle ricadute e per il benessere psicologico duraturo.

    Mortalità nel Binge Eating Disorder (Disturbo da Alimentazione Incontrollata)

    La mortalità nel Binge Eating Disorder rappresenta un aspetto da non sottovalutare, poiché questo disturbo, spesso considerato meno grave rispetto ad altri disturbi del comportamento alimentare per l’assenza di condotte di eliminazione visibili, può invece avere un impatto significativo sulla salute e sull’aspettativa di vita della persona.

    La mortalità associata al BED è il risultato di molteplici fattori che concorrono tra loro e che vanno ben oltre il solo comportamento alimentare.

    Da un lato, vi sono le implicazioni fisiche dirette e indirette che il disturbo può generare nel tempo e che aumentano il rischio di mortalità, ma di queste ci occuperemo in maniera approfondita in seguito.

    Dall’altro lato, è cruciale considerare l’aspetto psicologico e psichiatrico, in particolare il rischio suicidario. Le persone con BED convivono spesso con vissuti emotivi profondamente dolorosi, come il senso di fallimento, la vergogna, la colpa, il disgusto verso se stessi, e una bassa autostima cronica, che possono sfociare in sintomi depressivi gravi, stati ansiosi persistenti e, nei casi più complessi, pensieri suicidari o comportamenti autolesivi.

    La depressione e l’ansia, comorbilità frequenti nel BED, sono di per sé fattori di rischio per il suicidio, ma quando si intrecciano con l’esperienza invalidante e ciclica del disturbo alimentare, questo rischio può aumentare ulteriormente.

    Inoltre, non va trascurato l’impatto delle comorbidità psichiatriche – come i disturbi di personalità, l’ADHD o il PTSD – che possono aggravare il funzionamento globale della persona e incrementare la probabilità di comportamenti disfunzionali ad alto rischio.

    A questo si aggiungono le possibili morbosità legate all’impulsività, che possono manifestarsi con condotte pericolose, uso di sostanze, guida spericolata o altre forme di auto-esposizione a situazioni dannose, tutte condizioni che, pur non essendo direttamente collegate al comportamento alimentare, possono indirettamente aumentare la vulnerabilità alla morte prematura.

    Malattie organiche correlate al Disturbo da Alimentazione Incontrollata

    Il Disturbo da Alimentazione Incontrollata (Binge Eating Disorder – BED) è una condizione psicopatologica che, pur essendo radicata prevalentemente nella sfera emotiva e comportamentale, può generare nel tempo conseguenze organiche rilevanti.

    La natura ciclica e disfunzionale delle abbuffate, spesso protratte per mesi o anni senza condotte compensatorie, può determinare un impatto diretto sulla salute fisica, contribuendo allo sviluppo di una serie di patologie mediche che vanno ben oltre l’ambito strettamente alimentare.

    Le abbuffate frequenti, l’eccesso calorico, l’instaurarsi di abitudini alimentari sregolate e la tendenza a uno stile di vita sedentario sono tutti fattori che predispongono a numerose complicanze cliniche.

    Tra le principali malattie organiche associate al BED ci sono:

    • Obesità e sovrappeso: una delle conseguenze più dirette e frequenti del BED è l’aumento significativo del peso corporeo. Le abbuffate ricorrenti, caratterizzate da un ingestione rapida e incontrollata di cibi ad alto contenuto calorico, spesso fuori dai pasti, portano nel tempo a un bilancio energetico positivo che favorisce l’aumento ponderale. L’obesità non è solo un effetto secondario del disturbo, ma può diventare essa stessa un fattore aggravante, contribuendo a un peggioramento dell’autostima, all’isolamento sociale e alla persistenza del ciclo dell’abbuffata. Inoltre, l’obesità è alla base di numerose patologie croniche, il che rende la sua presenza clinicamente rilevante nella prognosi del BED.
    • Diabete di tipo 2: il rischio di sviluppare il diabete mellito di tipo 2 è significativamente più elevato nelle persone con BED, soprattutto in presenza di sovrappeso o obesità. Le abbuffate frequenti e l’elevato consumo di zuccheri semplici e carboidrati raffinati contribuiscono a una disfunzione nella regolazione dell’insulina, portando con il tempo a una condizione di insulino-resistenza. Questo squilibrio può sfociare nel diabete conclamato, con tutte le sue complicanze a carico del sistema cardiovascolare, renale e neurologico. La gestione precoce del BED è quindi fondamentale anche per la prevenzione di questa patologia metabolica.
    • Dislipidemie: un’altra condizione frequentemente associata al BED è l’alterazione del profilo lipidico, con aumento del colesterolo LDL (cattivo), dei trigliceridi e riduzione del colesterolo HDL (buono). Questo squilibrio lipidico è spesso secondario a una dieta ricca di grassi saturi e zuccheri, consumati in grandi quantità durante le abbuffate. Le dislipidemie rappresentano un importante fattore di rischio per le malattie cardiovascolari e richiedono una gestione medica attenta, soprattutto nei soggetti che presentano altri elementi di rischio come ipertensione o familiarità per malattie cardiache.
    • Ipertensione arteriosa: l’aumento persistente della pressione arteriosa è una delle possibili conseguenze dell’alimentazione ipercalorica e ricca di sodio tipica delle abbuffate. L’ipertensione, se non trattata, può compromettere nel tempo la salute di organi vitali come cuore, cervello e reni, aumentando il rischio di infarti, ictus e insufficienza renale. Nel contesto del BED, l’ipertensione può essere parte di un quadro più ampio di sindrome metabolica e aggravare ulteriormente la qualità di vita e il rischio clinico del soggetto.
    • Malattie cardiovascolari: tutti i fattori di rischio sopra menzionati – obesità, diabete, dislipidemia e ipertensione – concorrono all’aumento del rischio di patologie cardiovascolari, in particolare cardiopatia ischemica, scompenso cardiaco e ictus cerebrale. Il BED, attraverso l’impatto combinato su questi parametri, rappresenta quindi un elemento di rischio indiretto ma significativo per l’insorgenza di eventi cardiovascolari gravi, anche in soggetti relativamente giovani.
    • Steatosi epatica non alcolica (NAFLD): l’accumulo di grasso nel fegato, noto anche come fegato grasso, è una condizione molto diffusa nelle persone con BED, soprattutto in presenza di obesità o alterazioni metaboliche. La NAFLD può evolvere in forme più gravi come la steatoepatite non alcolica (NASH), che a sua volta può portare a fibrosi, cirrosi e, nei casi più gravi, epatocarcinoma. Questa condizione è spesso silente e viene scoperta solo in fase avanzata, rendendo fondamentale la prevenzione attraverso una corretta gestione del disturbo alimentare.
    • Disturbi gastrointestinali: il comportamento alimentare disorganizzato e le abbuffate frequenti possono provocare una serie di disturbi a carico dell’apparato digerente, tra cui reflusso gastroesofageo, gonfiore, stitichezza, dolori addominali e difficoltà digestive. Questi sintomi, pur non essendo gravi di per sé, possono contribuire a un ulteriore deterioramento della qualità della vita, rinforzare il disagio corporeo e perpetuare il circolo vizioso del disturbo.
    • Apnea ostruttiva del sonno (OSA): nelle persone con BED, soprattutto in presenza di obesità centrale, è frequente lo sviluppo di apnea notturna, una condizione in cui il respiro si interrompe ripetutamente durante il sonno. L’OSA non solo compromette il riposo e provoca stanchezza cronica, ma è anche un fattore di rischio indipendente per malattie cardiovascolari, ipertensione resistente e disturbi cognitivi. Il legame tra BED, obesità e apnea del sonno è quindi clinicamente molto rilevante e richiede una valutazione mirata.

    Nel complesso, le malattie organiche correlate al BED non devono essere considerate semplici conseguenze accessorie, ma componenti integranti del quadro clinico complessivo, che vanno riconosciute, monitorate e trattate in un’ottica multidisciplinare.

    La presa in carico del BED non può quindi limitarsi all’aspetto psicologico, ma deve necessariamente includere una valutazione medico-clinica approfondita per garantire alla persona un percorso di cura completo e realmente efficace.

    Binge Eating e ADHD

    La relazione tra ADHD (Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività) e Binge Eating Disorder (BED) è sempre più al centro dell’attenzione clinica e scientifica, poiché le due condizioni appaiono spesso correlate tra loro in modo significativo, dando origine a quadri clinici complessi.

    In molti casi, l’ADHD spesso rappresenta la condizione primaria, in quanto una neurodivergenza presente sin dall’infanzia, che predispone allo sviluppo successivo di un disturbo da alimentazione incontrollata.

    I motivi di questa predisposizione sono molteplici.

    Innanzitutto, le persone ADHD presentano frequentemente impulsività marcata, una ridotta capacità di inibizione comportamentale e una difficoltà a mantenere un controllo costante sulle proprie azioni, aspetti che si riflettono anche nelle abitudini alimentari.

    L’alimentazione, in questi casi, può diventare una risposta immediata e disorganizzata agli stimoli interni o esterni, senza una reale pianificazione o riflessione.

    In secondo luogo, la ricerca di gratificazione immediata, caratteristica centrale dell’ADHD, può spingere la persona verso comportamenti alimentari impulsivi, come le abbuffate, soprattutto in risposta alla noia, alla frustrazione o a stati emotivi negativi.

    Un altro elemento importante è rappresentato dalla difficoltà di autoregolazione emotiva: molte persone ADHD faticano a gestire lo stress, l’ansia o l’agitazione, e possono trovare nel cibo una forma di “autoconsolazione” o una via per attenuare temporaneamente il disagio.

    A ciò si aggiungono spesso problematiche legate all’autostima, vissuti di fallimento scolastico, sociale o lavorativo, e una sensazione cronica di “non riuscire a stare al passo”, che può favorire l’uso del cibo come strategia compensativa.

    Un’altra sfaccettatura importante della relazione tra ADHD e BED è rappresentata dalle sovrapposizioni sintomatologiche.

    Le due condizioni condividono una serie di tratti clinici rilevanti, tra cui l’impulsività, la disregolazione emotiva e una bassa tolleranza alla frustrazione.

    Sia nei soggetti ADHD che in quelli con BED, è frequente osservare una risposta immediata e poco mediata agli stimoli interni (come lo stress o l’ansia) e una difficoltà a posticipare le gratificazioni o a trovare strategie alternative di gestione emotiva.

    Questi elementi rendono le due diagnosi spesso sovrapponibili nei sintomi, anche quando si tratta di due disturbi distinti. È quindi fondamentale, dal punto di vista diagnostico, differenziare correttamente i due quadri, per evitare errori di inquadramento clinico e per impostare un trattamento adeguato.

    Infine, va sottolineato che ADHD e BED possono anche richiedere una diagnosi differenziale, soprattutto nei casi in cui la sintomatologia alimentare emerge come comportamento impulsivo isolato, non inserito in un quadro strutturato di disturbo alimentare.

    In alcuni casi, infatti, ciò che inizialmente appare come un disturbo da abbuffata può rivelarsi un’espressione comportamentale di un ADHD sottostante non diagnosticato, oppure viceversa.

    La valutazione accurata del funzionamento globale, della storia evolutiva, dei pattern comportamentali e del contesto emotivo è quindi fondamentale per stabilire se si è di fronte a una comorbilità o a un errore di attribuzione diagnostica.

    Pensi di essere ADHD?

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    Pensi di soffrire di un disturbo d’ansia?

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    Pensi di soffrire di depressione?

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    Pensi di essere una persona autistica?

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