L’ansia annebbia la mente.
Non è solo un modo di dire, ma una descrizione concreta e verificabile di ciò che accade nei nostri processi cognitivi quando siamo sopraffatti da emozioni intense.
In particolare, l’ansia può portare a distorsioni cognitive, ovvero errori sistematici nel modo in cui elaboriamo le informazioni, prendiamo decisioni o interpretiamo gli eventi.
Questi errori non sono casuali né rari: fanno parte del funzionamento normale della mente umana, ma diventano particolarmente pronunciati e influenti in condizioni di stress o di attivazione ansiosa.
Le distorsioni cognitive sono il frutto di bias, che in psicologia cognitiva vengono definiti come scorciatoie mentali automatiche che ci aiutano a interpretare rapidamente la realtà, ma che spesso ci portano fuori strada.
Questi bias non sono necessariamente indice di patologia: tutti noi li sperimentiamo nella vita quotidiana, a volte senza nemmeno accorgercene.
Sono parte dell’economia mentale con cui il cervello cerca di risparmiare energia cognitiva, semplificando i processi decisionali.
Tuttavia, quando l’ansia entra in gioco, questi bias si amplificano e possono arrivare a dominare il nostro modo di pensare.
L’ansia ha infatti l’effetto di attivare circuiti cerebrali legati alla sopravvivenza, spingendoci a reagire rapidamente a presunte minacce, spesso senza passare dal vaglio della riflessione critica.
Questo meccanismo, utile in situazioni di pericolo immediato, diventa disfunzionale quando viene applicato alla vita quotidiana, generando valutazioni distorte, ipotesi catastrofiche e un senso pervasivo di allarme che raramente trova un fondamento nella realtà.
Esistono molti tipi di bias cognitivi, alcuni dei quali molto noti come l’effetto ancoraggio, che ci porta a dare un peso eccessivo alla prima informazione ricevuta, o il bias della disponibilità, che ci spinge a considerare più probabili gli eventi che ci vengono in mente più facilmente.
Ma quando si è in uno stato d’ansia, non è tanto la presenza di un singolo bias a essere rilevante, quanto piuttosto la combinazione e l’intensificazione di più distorsioni contemporaneamente, che si rafforzano a vicenda, generando un circolo vizioso difficile da interrompere.
L’ansia crea un ambiente interno in cui la mente cerca costantemente conferme alle proprie paure, seleziona le informazioni coerenti con il proprio stato emotivo, scarta quelle dissonanti, e costruisce narrazioni interne che, pur sembrando logiche, sono profondamente viziate da errori di ragionamento.
In questo senso, l’effetto dell’ansia sulla mente è tanto pervasivo quanto invisibile: ci fa sentire certi di ciò che pensiamo, proprio mentre stiamo guardando il mondo attraverso lenti distorte.
Comprendere che questi meccanismi esistono e riconoscerli nel momento in cui si attivano è il primo passo per sottrarsi al loro potere.
Nelle prossime righe vedremo quali sono i principali bias cognitivi di chi soffre d’ansia.
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Bias Cognitivi più Tipici nelle Persone Ansiose
Come abbiamo accennato nel paragrafo sopra, una delle caratteristiche più evidenti nelle persone che vivono uno stato ansioso persistente è la presenza di distorsioni cognitive ricorrenti, che alimentano e rinforzano lo stato di preoccupazione, timore e allerta costante.
L’ansia non è solo una reazione emotiva, ma un filtro interpretativo che modella il modo in cui si percepiscono gli eventi, gli altri e se stessi.
Le distorsioni cognitive diventano così vere e proprie lenti deformanti attraverso cui il mondo viene letto in maniera parziale, imprecisa e spesso minacciosa.
Alcune delle distorsioni più frequenti nei quadri ansiosi sono:
- Astrazione selettiva: questa distorsione consiste nel focalizzarsi esclusivamente su dettagli negativi o minacciosi di una situazione, ignorando del tutto gli elementi neutri o positivi. La mente ansiosa tende a filtrare le informazioni come se fosse programmata per intercettare unicamente i segnali di allarme, anche laddove il contesto complessivo non giustificherebbe un simile stato di allerta. Ad esempio, una persona può ricevere dieci feedback positivi e uno critico, e soffermarsi esclusivamente su quello critico, attribuendogli un valore sproporzionato. Questa selezione distorta delle informazioni rinforza la convinzione che le cose vadano male o che ci sia qualcosa di cui preoccuparsi, mantenendo viva l’attivazione ansiosa.
- Catastrofizzazione: una delle distorsioni più emblematiche dell’ansia è la tendenza a ingigantire le conseguenze negative di un evento, immaginando gli scenari peggiori in maniera vivida e credibile. La mente ansiosa fa salti logici, passa dal possibile al probabile, e poi dal probabile al certo, fino a costruire una narrazione drammatica e inevitabile. Un lieve malessere fisico diventa il segno certo di una malattia grave, un ritardo in una risposta viene interpretato come rifiuto o catastrofe imminente, un errore sul lavoro è visto come preludio al licenziamento. La catastrofizzazione agisce con grande forza emotiva perché costruisce immagini mentali potenti, che alimentano il circuito paura-pensiero-paura in un loop difficile da interrompere.
- Bias della disponibilità (con focus sulle esperienze tragiche): il bias della disponibilità è una distorsione per cui si tende a valutare la probabilità di un evento in base alla facilità con cui vengono in mente esempi di tale evento. Nell’ansia, questo bias si concentra spesso su situazioni tragiche, perché gli episodi negativi hanno un maggiore impatto emotivo e tendono a restare più impressi nella memoria. Se una persona sente notizie di incidenti, malattie improvvise o aggressioni, tenderà a sovrastimare la probabilità che quelle stesse cose accadano a lei o ai suoi cari. La mente, già predisposta a cercare segnali di pericolo, si nutre delle rappresentazioni più cupe e allarmanti disponibili nella memoria, rafforzando la sensazione che il mondo sia pieno di insidie imminenti.
- Personalizzazione: le persone ansiose tendono spesso ad attribuire a se stesse la responsabilità di eventi esterni, anche quando non c’è alcun nesso logico. Se un collega è di cattivo umore, la persona ansiosa pensa di esserne la causa. Se qualcuno si fa male o ha un problema, si sente colpevole per non aver previsto o impedito l’evento. La personalizzazione è una distorsione che genera un carico emotivo enorme, perché trasforma ogni accadimento in una questione personale. Questo senso di colpa diffuso e immotivato alimenta l’ansia e la sensazione di non essere mai all’altezza.
- Pensiero dicotomico (bianco o nero): l’ansia riduce la complessità e porta a ragionare in termini assoluti: tutto o niente, successo o fallimento, giusto o sbagliato. Non esiste la sfumatura, non c’è spazio per la mediazione. Questo tipo di pensiero è pericoloso perché non solo distorce la realtà, ma rende ogni errore un disastro e ogni incertezza una sconfitta. Le persone ansiose che adottano questo schema finiscono per autovalutarsi in modo estremamente rigido, con giudizi severi che non lasciano spazio alla comprensione o all’autocompassione.
- Ipergeneralizzazione: questa distorsione porta a trarre conclusioni generali a partire da un singolo evento negativo. Se qualcosa va storto una volta, allora “va sempre così”, “non riesco mai”, “tutti mi trattano male”, “niente cambierà mai”. L’ipergeneralizzazione trasforma l’episodio contingente in una regola universale, consolidando la convinzione che le cose non miglioreranno e che il futuro sarà uguale al presente. Questa visione pessimistica diventa un orizzonte chiuso che spegne la speranza e rafforza l’evitamento, riducendo sempre di più lo spazio per l’azione.
Se, leggendo i punti che abbiamo esposto, ti sei riconosciuto in molti di questi schemi di pensiero, se ti accorgi che spesso ti ritrovi a filtrare la realtà attraverso queste lenti distorte senza volerlo, se ti capita frequentemente di anticipare il peggio, di colpevolizzarti, di ingigantire ogni incertezza o di dubitare costantemente di te stesso, allora è possibile che tu soffra d’ansia, anche senza averne piena consapevolezza.
Al centro specializzato in ansia GAM-Medical operano professionisti altamente formati e aggiornati che conoscono a fondo i meccanismi delle distorsioni cognitive e sanno come intervenire.
Una delle terapie più efficaci e validate scientificamente per trattare le distorsioni cognitive legate all’ansia, ad esempio, è la psicoterapia cognitivo-comportamentale, un approccio centrato sull’identificazione dei pensieri disfunzionali e sulla loro ristrutturazione graduale.
Il GAM conta su un’équipe di psicoterapeuti specializzati in ansia e in questo specifico modello di intervento psicoterapeutico, capaci di accompagnarti con metodo, rispetto e attenzione lungo un percorso di consapevolezza, comprensione e cambiamento.
Riconoscere le distorsioni cognitive è il primo passo per uscirne, ma per modificare davvero questi schemi è spesso necessario un lavoro guidato, strutturato e mirato.
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