La resistenza agli ormoni tiroidei è una condizione poco conosciuta ma significativa, in cui il corpo non risponde correttamente agli ormoni prodotti dalla tiroide. La tiroide si trova nel collo e serve a controllare tante funzioni, come il metabolismo e la crescita. Nella resistenza agli ormoni tiroidei, i recettori cellulari faticano a interagire con questi ormoni, portando a sintomi simili a quelli dell’ipotiroidismo, tra cui stanchezza, difficoltà di concentrazione e, in alcuni casi, problemi di memoria.
C’è un legame tra resistenza agli ormoni tiroidei e l’ADHD? Scopriamolo leggendo l’articolo.
Sintomi della resistenza agli ormoni tiroidei: come influenzano il cervello?
Gli ormoni tiroidei, principalmente la tiroxina (T4) e la triiodotironina (T3), svolgono un ruolo cruciale nel regolare il metabolismo del corpo, inclusi processi fondamentali nel sistema nervoso centrale. Negli adulti, gli ormoni tiroidei svolgono funzioni fondamentali, regolando il metabolismo neuronale e il funzionamento dei neurotrasmettitori. Disfunzioni in questo sistema possono portare a una serie di problemi neurologici e psichiatrici, inclusi i disturbi dell’umore, della memoria e dell’attenzione. Questi sintomi non si verificano solo in questa sindrome, infatti possono essere confusi con quelli dell’ADHD, dato che sono coinvolti problemi di attenzione e impulsività. Questa somiglianza tra i sintomi rende la diagnosi differenziale cruciale, dato che un trattamento inadeguato potrebbe non
affrontare la reale causa dei sintomi del paziente.
ADHD e funzione tiroidea: un legame possibile
Il legame tra ADHD e ormoni tiroidei è complesso. Gli ormoni tiroidei svolgono un ruolo centrale nello sviluppo del sistema nervoso centrale, influenzando i circuiti cerebrali che governano attenzione e autocontrollo. Quindi, la spiegazione di questo legame risiede nel ruolo degli ormoni tiroidei nel cervello, specialmente nelle aree legate all’attenzione, alla regolazione comportamentale e al controllo emotivo.
Alcuni bambini con ADHD presentano anomalie nei livelli degli ormoni tiroidei, suggerendo che le alterazioni nella sensibilità agli ormoni tiroidei potrebbero influenzare i circuiti neuronali coinvolti nell’autocontrollo e nella modulazione dell’attenzione. Questa ipotesi è rafforzata dal fatto che la disfunzione tiroidea durante lo sviluppo prenatale è associata a un aumentato rischio di disordini cognitivi e comportamentali.
L’ADHD ti sta mettendo alla prova ogni giorno?
Un trattamento mirato può aiutarti a gestire meglio i sintomi dell’ADHD, migliorando la tua qualità della vita e restituendoti il controllo delle tue azioni.
La genetica e il legame tra tiroide e ADHD
La resistenza agli ormoni tiroidei è una condizione genetica rara in cui i tessuti del corpo non rispondono adeguatamente agli ormoni tiroidei. Essendo una condizione genetica, potrebbe esistere una predisposizione familiare alla comparsa sia della disfunzione tiroidea che dell’ADHD. Durante l’infanzia, questi ormoni sono molto importanti per lo sviluppo del cervello e una disfunzione potrebbe condizionare la cognizione e il comportamento del corpo rispetto a questi ormoni. Questo potrebbe limitare lo sviluppo di alcune capacità sociali e aumentare i sintomi dell’ADHD successivamente.
Hai il sospetto che l’ADHD ti stia influenzando la vita?
Se credi che l’ADHD possa limitarti, un percorso diagnostico ti aiuterà a ottenere chiarezza e a capire come affrontarlo al meglio.
ADHD e resistenza agli ormoni tiroidei: età e fasi di sviluppo
L’età e le fasi di sviluppo sono fattori chiave che influenzano l’impatto degli ormoni tiroidei sul sistema nervoso centrale e, di conseguenza, sui sintomi dell’ADHD. Nei bambini e negli adolescenti, gli ormoni tiroidei sono quindi essenziali per la crescita e lo sviluppo, contribuendo a molte funzioni cerebrali legate alla memoria, alla concentrazione e all’umore. Durante questa fase della vita di un individuo, la resistenza agli ormoni tiroidei potrebbe influire sulla formazione delle connessioni neurali, con possibili conseguenze a lungo termine sulle abilità cognitive e comportamentali. Nei bambini piccoli, la disfunzione potrebbe manifestarsi con difficoltà di apprendimento e concentrazione; negli adolescenti, potrebbe influire sull’equilibrio emotivo e sulla capacità di pianificazione, rendendo i sintomi dell’ADHD ancora più complessi.
TSH come indicatore di disfunzione tiroidea nell’ADHD
Il TSH è l’ormone stimolante della tiroide ed è un potenziale biomarcatore per individuare disfunzioni tiroidee nei bambini che presentano sintomi di ADHD. Infatti, monitorarlo potrebbe essere utile per capire se i propri sintomi corrispondono all’ADHD o a una disfunzione tiroidea. Secondo lo studio The association between thyroid function biomarkers and attention deficit hyperactivity disorder, biomarcatori della funzione tiroidea come TSH, fT3 e fT4 permettono di analizzare la relazione tra disfunzione tiroidea e sintomi di ADHD. Dati sperimentali, ottenuti da campioni di sangue analizzati con la tecnologia Elecsys 2010, indicano che anche lievi aumenti o riduzioni di TSH, seppur nei limiti, potrebbero avere un impatto sullo sviluppo dei sintomi dell’ADHD. In tal senso, il TSH potrebbe essere un utile strumento clinico per individuare e gestire con maggiore accuratezza i pazienti pediatrici affetti da ADHD.
Resistenza agli ormoni tiroidei nei pazienti ADHD: Come curarla?
La connessione tra resistenza agli ormoni tiroidei e ADHD è un campo di ricerca in continua evoluzione. Sebbene sia ancora necessario approfondire i meccanismi precisi, le prove emergenti suggeriscono che la disfunzione tiroidea, specialmente in presenza di RHT, potrebbe influenzare lo sviluppo dei circuiti neuronali coinvolti nell’attenzione e nella regolazione comportamentale. Se desideri esplorare ulteriori opzioni terapeutiche per l’ADHD e capire come la terapia farmacologica adhd possa supportarvi nel raggiungimento dei tuoi obiettivi, visita la terapia farmacologica per l’ADHD su GAM Medical.
Le informazioni contenute in questo testo sono a scopo informativo e non sostituiscono una diagnosi di un professionista. Se l’articolo ti è piaciuto o ti è sembrato utile, condividilo e aiutaci a informare più persone possibile.
Fonte:
- https://pmc.ncbi.nlm.nih.gov/articles/PMC7588469/pdf/41598_2020_Article_75228.pdf