a catatonia è una sindrome neuropsichiatrica complessa caratterizzata da alterazioni del movimento, dell’attività motoria e dello stato di coscienza.
Può manifestarsi in una forma di grave inibizione motoria con mutismo e immobilità, oppure in un’attivazione motoria caotica e disorganizzata.
Il termine catatonia deriva dal greco antico kata (κάτα), che significa “giù” o “verso il basso”, e tonos (τόνος), che significa “tensione” o “tono muscolare”.
L’etimologia del termine suggerisce quindi uno stato di “tensione abbassata” o di alterazione del tono muscolare, il che riflette le caratteristiche principali del disturbo: l’ipertonia o l’ipotonia muscolare e la riduzione della risposta agli stimoli esterni.
La catatonia non è una malattia a sé stante, ma una sindrome che può comparire in molteplici condizioni. Le principali cause includono:
- Disturbi Psichiatrici: La catatonia è comunemente associata a disturbi dell’umore (come la depressione maggiore e il disturbo bipolare) e alla schizofrenia.
- Disturbi Neurologici: Encefaliti, epilessia, ictus, malattie neurodegenerative come la malattia di Parkinson.
- Disturbi Metabolici: Ipocalcemia, ipoglicemia, uremia, insufficienza epatica.
- Uso o Sospensione di Farmaci: Può essere indotta da farmaci psicotropi, benzodiazepine o neurolettici.
- Condizioni Mediche Gravi: Infezioni sistemiche, lupus eritematoso sistemico, malattie autoimmuni.
La diagnosi della catatonia è prevalentemente clinica e si basa sull’osservazione del comportamento del paziente. Un metodo comunemente utilizzato è la Bush-Francis Catatonia Rating Scale (BFCRS), che valuta la presenza di 23 segni e sintomi caratteristici.
Per escludere cause organiche o metaboliche, possono essere richiesti:
- Analisi del sangue (elettroliti, glicemia, funzionalità epatica e renale).
- Risonanza Magnetica o TAC cerebrale.
- EEG (per escludere epilessia non convulsiva).
- Esami tossicologici per identificare eventuali sostanze responsabili.
La prognosi della catatonia varia in base alla causa e alla rapidità dell’intervento.
Se trattata tempestivamente, la maggior parte dei pazienti risponde bene alle benzodiazepine o alla terapia elettroconvulsiva, con una remissione completa dei sintomi.
Tuttavia, se non trattata, può evolvere in complicanze gravi come trombosi venosa profonda, embolia polmonare, disidratazione e infezioni, che possono condurre alla morte.
Sintomi della Catatonia
I sintomi della catatonia comprendono un insieme di alterazioni motorie, comportamentali e cognitive che possono manifestarsi in diverse condizioni psichiatriche e neurologiche.
La catatonia può presentarsi in forma ipocinetica (stupor, immobilità) o ipercinetica (agitazione, movimenti stereotipati), e può variare in gravità da lievi anomalie del movimento fino a una completa immobilità.
La sua identificazione è fondamentale per una gestione tempestiva, in quanto può essere una condizione potenzialmente pericolosa per la vita se non trattata.
I principali sintomi della catatonia sono:
- Stupor e immobilità estrema
- Assenza completa di movimento volontario: uno dei sintomi più caratteristici della catatonia è il blocco motorio totale o quasi totale. La persona rimane in una posizione fissa per ore o giorni, senza rispondere agli stimoli ambientali. Questo stato può essere così marcato da portare a rigidità muscolare e ulteriore compromissione della funzionalità fisica.
- Diminuzione della responsività: il paziente in stupor catatonico appare assente, non reagisce alle domande o agli stimoli esterni e sembra completamente disconnesso dall’ambiente circostante. Questo stato di assenza può essere scambiato per uno stato comatoso, ma in alcuni casi la persona è ancora consapevole di ciò che accade intorno a sé.
- Blocco motorio e fatica estrema: l’immobilità può comportare una progressiva debolezza muscolare, con rischio di atrofia, formazione di piaghe da decubito e altre complicanze mediche, specialmente nei casi prolungati.
- Mutismo e assenza di comunicazione verbale
- Rifiuto di parlare nonostante la capacità di farlo: il mutismo è un sintomo comune nella catatonia, con il paziente che smette completamente di comunicare verbalmente, pur non essendo afasico o fisicamente incapace di parlare. Questo sintomo può essere associato a una ridotta attività cognitiva o a una forma di difesa psicologica estrema.
- Mantenimento di espressioni facciali fisse: le persone con mutismo catatonico spesso mantengono lo stesso sguardo fisso o un’espressione neutra per lunghi periodi, senza modificare il volto in risposta a stimoli esterni.
- Rigidità posturale e postura fissa (catalepsia)
- Mantenimento prolungato di posizioni innaturali: un paziente catatonico può assumere posture estremamente scomode e innaturali, mantenendole per lunghi periodi senza segni di affaticamento apparente. Questo fenomeno è noto come catalepsia ed è uno dei tratti distintivi della catatonia ipocinetica.
- Riluttanza a cambiare posizione: anche quando si cerca di modificare la postura del paziente, egli può resistere passivamente o assumere un’altra posizione innaturale subito dopo.
- Negativismo e resistenza passiva agli stimoli
- Rifiuto attivo o passivo di seguire istruzioni: il paziente catatonico può opporsi in modo rigido a qualsiasi tentativo di interazione o movimento, mostrando una resistenza paradossale a semplici richieste come alzare un braccio o aprire la bocca. Questo fenomeno è noto come negativismo ed è una delle manifestazioni più difficili da gestire.
- Reazioni paradossali: in alcuni casi, il paziente può eseguire l’opposto di ciò che gli viene chiesto (ad esempio, chiudere gli occhi se gli viene chiesto di aprirli) o può rimanere completamente immobile come se non avesse sentito l’istruzione.
- Stereotipie, manierismi e ecolalia/echoprassia
- Ripetizione involontaria di movimenti e gesti senza scopo: le stereotipie sono movimenti ripetitivi e senza significato, come dondolarsi avanti e indietro, agitare le mani o battere ripetutamente le dita. Questi movimenti possono persistere per ore e non rispondere ai tentativi di interruzione.
- Manierismi e movimenti esagerati: alcuni pazienti catatonici assumono posture o movimenti bizzarri e teatrali, come camminare in punta di piedi o eseguire gesti esagerati senza una ragione apparente.
- Ripetizione automatica delle parole o delle azioni degli altri: l’ecolalia è la ripetizione involontaria di parole o frasi udite, mentre l’ecoprassia è la riproduzione automatica dei gesti osservati. Questi sintomi suggeriscono una compromissione dell’elaborazione degli stimoli esterni e una perdita dell’iniziativa motoria.
- Mutamenti improvvisi di attività motoria (agitazione catatonica)
- Transizioni rapide da immobilità a iperattività estrema: in alcuni casi, il paziente può passare da uno stato di totale inattività a episodi improvvisi di agitazione estrema, durante i quali può gridare, muoversi in modo caotico o mostrare comportamenti aggressivi senza una causa apparente.
- Movimenti non finalizzati e caotici: durante gli episodi di agitazione catatonica, il paziente può compiere gesti senza scopo apparente, camminare in modo frenetico o tentare di colpire oggetti e persone senza intenzionalità precisa.
- Gravi alterazioni nella risposta agli stimoli esterni
- Ambiente esterno percepito come irrilevante: il paziente in catatonia può non rispondere agli stimoli visivi, uditivi o tattili, rimanendo completamente disconnesso dalla realtà circostante. Questo stato di distacco può essere scambiato per un episodio psicotico o uno stato comatoso.
- Reazione ritardata agli stimoli: quando un paziente catatonico reagisce agli stimoli, la risposta può essere notevolmente ritardata o estremamente rallentata, suggerendo un’alterazione nel processamento degli input sensoriali e motori.
- Mutamenti nella funzione autonoma e rischio di complicanze mediche
- Ipotensione e ipertermia: nei casi più gravi, la catatonia può influenzare il sistema nervoso autonomo, portando a variazioni nella pressione sanguigna e alla regolazione della temperatura corporea.
- Rischio di malnutrizione e disidratazione: il mutismo e l’immobilità prolungata possono impedire al paziente di alimentarsi adeguatamente, con conseguente deperimento fisico. Nei casi più gravi, può essere necessario il supporto nutrizionale artificiale.
- Complicanze da immobilità prolungata: la catatonia non trattata può portare a trombosi venosa profonda, embolia polmonare, polmonite ab ingestis e infezioni delle vie urinarie a causa della ridotta mobilità.
Inoltre, la catatonia può manifestarsi in diverse forme, a seconda della prevalenza dei sintomi:
- Catatonia Stuporosa: È la forma più comune e si manifesta con immobilità, mutismo e una generale assenza di reattività agli stimoli esterni. Può essere accompagnata da flessibilità cerea e posture fisse.
- Catatonia Agitata: Contrariamente alla forma stuporosa, si presenta con un’attività motoria intensa, caotica e apparentemente priva di senso, spesso accompagnata da ecolalia o ecoprassia.
- Catatonia Maligna: È la forma più grave e può essere letale se non trattata tempestivamente. Si manifesta con febbre alta, disfunzione autonomica, rigidità muscolare estrema e sintomi neurovegetativi come ipertensione, tachicardia e sudorazione profusa. È spesso associata alla sindrome neurolettica maligna.
- Catatonia Periodica: Alternanza di fasi di stupor e agitazione in modo ciclico.
In quali disturbi e condizioni psichiatriche può manifestarsi la Catatonia?
La catatonia è una sindrome che può manifestarsi in una vasta gamma di condizioni psichiatriche e psicologiche.
Sebbene storicamente sia stata associata principalmente alla schizofrenia, oggi è riconosciuta come una condizione trasversale che può presentarsi in diversi disturbi mentali, in particolare quelli che coinvolgono alterazioni dell’umore, della coscienza e della regolazione emotiva.
La sua presenza può complicare significativamente la gestione clinica del disturbo sottostante, rendendo fondamentale una diagnosi precoce per garantire un trattamento adeguato.
Le principali condizioni psichiatriche e psicologiche in cui può comparire la catatonia sono:
- Schizofrenia e disturbi dello spettro psicotico
- Schizofrenia catatonica: tradizionalmente considerata la principale manifestazione della catatonia, la schizofrenia catatonica è caratterizzata da episodi di stupor, mutismo, rigidità muscolare, ecolalia ed ecoprassia. Tuttavia, con la revisione dei criteri diagnostici nei moderni manuali psichiatrici, si è riconosciuto che la catatonia è un fenomeno distinto che può comparire anche in altri contesti psicotici.
- Psicosi acuta e disturbi schizoaffettivi: nei pazienti con psicosi acuta, sia essa primaria (schizofrenia, disturbo schizoaffettivo) o secondaria a una condizione medica, la catatonia può manifestarsi con immobilità improvvisa, stereotipie e resistenza agli stimoli esterni. Nei disturbi schizoaffettivi, la catatonia è più probabile nei pazienti con sintomi misti di psicosi e alterazioni dell’umore.
- Psicosi indotta da sostanze: alcune droghe o farmaci, tra cui allucinogeni, anfetamine, corticosteroidi e farmaci antipsicotici di prima generazione, possono scatenare episodi catatonici in soggetti predisposti, portando a una compromissione temporanea delle funzioni motorie e cognitive.
- Disturbi dell’umore (depressione maggiore e disturbo bipolare)
- Catatonia nella depressione maggiore: la catatonia può comparire in forme gravi di depressione maggiore, specialmente nelle varianti con sintomi psicotici o con un quadro di depressione melanconica. In questi casi, i pazienti possono manifestare immobilità, mutismo e resistenza passiva agli stimoli. Il rischio di suicidio in questi pazienti è elevato, poiché la catatonia può essere accompagnata da un’assenza totale di risposta emotiva e dalla perdita dell’istinto di sopravvivenza.
- Disturbo bipolare e catatonia eccitata: nel disturbo bipolare, la catatonia può manifestarsi in entrambe le fasi dell’umore, ma è più comune durante le fasi depressive e gli stati misti. Nei casi di mania grave, la catatonia può assumere una forma eccitata, caratterizzata da movimenti frenetici, ecolalia, manierismi e agitazione incontrollata. L’alterazione dello stato di coscienza e l’incapacità di controllare il comportamento possono portare a episodi di aggressività involontaria o a una completa perdita di consapevolezza della realtà.
- Disturbi d’ansia e condizioni correlate
- Disturbo ossessivo-compulsivo con sintomi catatonici: nei casi più gravi di disturbo ossessivo-compulsivo (OCD), la catatonia può manifestarsi in risposta a un’ansia estrema. I pazienti possono bloccarsi in posture fisse o ripetere in modo ossessivo gli stessi movimenti, come lavarsi le mani o toccare ripetutamente oggetti, senza essere in grado di interrompere il comportamento.
- Disturbo da stress post-traumatico (PTSD) e catatonia dissociativa: nei pazienti con PTSD, la catatonia può essere una risposta estrema a flashback traumatici o stati dissociativi. Durante questi episodi, il paziente può rimanere completamente immobile, incapace di reagire all’ambiente, come se fosse “bloccato” in uno stato di terrore. Questo fenomeno è più comune nelle persone con una storia di traumi ripetuti e abuso infantile.
- Fobie estreme e paralisi catatonica: in alcuni casi di fobie gravi, specialmente quelle legate a eventi traumatici, il paziente può sviluppare una forma di blocco catatonico temporaneo, in cui l’ansia estrema lo immobilizza completamente. Questo stato è simile a una reazione di “congelamento” (freezing) tipica delle risposte di paura nei mammiferi.
- Disturbi dello sviluppo neurologico e autismo
- Catatonia nei disturbi dello spettro autistico (ASD): i bambini e gli adulti con disturbi dello spettro autistico possono sviluppare una forma di catatonia caratterizzata da un aumento della rigidità motoria, difficoltà nell’iniziare o terminare un’azione e periodi prolungati di inattività. Nei casi più gravi, il paziente può rimanere completamente immobile o mostrare un comportamento ripetitivo e ritualistico senza scopo apparente.
- Sovrapposizione con il mutismo selettivo: alcuni pazienti autistici con catatonia possono sviluppare sintomi simili al mutismo selettivo, in cui smettono improvvisamente di parlare e di rispondere agli stimoli esterni, anche se precedentemente erano in grado di comunicare verbalmente.
- Disturbi alimentari e catatonia da malnutrizione
- Anoressia nervosa e stati catatonici: nei pazienti con anoressia nervosa, la catatonia può svilupparsi come conseguenza della grave deprivazione nutrizionale e dello stato di ipometabolismo cerebrale. Il corpo, in condizioni di malnutrizione estrema, può entrare in una fase di immobilità per risparmiare energia, portando a un rallentamento del pensiero, dell’attività motoria e della risposta agli stimoli ambientali. Nei casi più critici, i pazienti possono diventare completamente immobili e necessitare di nutrizione forzata per evitare il collasso metabolico.
- Bulimia nervosa e catatonia dissociativa: in rari casi, la catatonia può manifestarsi in pazienti con bulimia nervosa, specialmente quando gli episodi di abbuffata e purga sono associati a livelli estremi di stress e senso di colpa. Questi pazienti possono mostrare momenti di blocco motorio e perdita di reattività, simili a stati dissociativi.
- Disturbi di personalità e catatonia transitoria
- Disturbo borderline di personalità (BPD) e episodi catatonici dissociativi: nei pazienti con disturbo borderline, la catatonia può comparire durante episodi di forte stress emotivo, con un improvviso blocco motorio o un comportamento stereotipato. In alcuni casi, i pazienti possono mostrare mutismo o posture rigide in risposta a una crisi emotiva intensa.
- Disturbo schizotipico e stati catatonici intermittenti: nel disturbo schizotipico di personalità, la catatonia può manifestarsi in modo episodico, con periodi di isolamento sociale estrema accompagnati da rigidità motoria e ridotta espressione emotiva.
La catatonia può comparire in molteplici condizioni psichiatriche e psicologiche, rendendo necessario un approccio diagnostico accurato per identificare la causa sottostante e selezionare il trattamento più appropriato.
Il suo riconoscimento precoce è essenziale per evitare complicanze mediche e migliorare la prognosi dei pazienti affetti da disturbi mentali complessi.
Prevalenza e variabili nell’insorgenza della Catatonia
La prevalenza e le variabili nell’insorgenza della catatonia variano in base alla popolazione studiata, al contesto clinico e ai criteri diagnostici utilizzati.
Sebbene la catatonia sia stata storicamente associata alla schizofrenia, oggi è riconosciuta come una condizione trasversale che può manifestarsi in numerosi disturbi psichiatrici, neurologici e medici.
Le sue manifestazioni possono essere sottodiagnosticate, soprattutto nei contesti non psichiatrici, e la sua prevalenza effettiva è probabilmente più alta di quanto comunemente riportato.
Nello specifico:
- Prevalenza nella popolazione generale e nei contesti clinici
- Rarità della catatonia nella popolazione generale: nella popolazione generale, la prevalenza della catatonia non è ben definita a causa della difficoltà nella diagnosi e della scarsa consapevolezza della condizione al di fuori degli ambienti psichiatrici. Tuttavia, stime epidemiologiche suggeriscono che l’incidenza della catatonia nella popolazione generale sia inferiore all’1%.
- Alta prevalenza nei reparti psichiatrici: tra i pazienti ricoverati in ospedali psichiatrici, la prevalenza della catatonia è stimata tra il 5% e il 20%, con variazioni significative in base ai criteri diagnostici e alle metodologie di valutazione. La catatonia è particolarmente comune tra i pazienti con disturbi dell’umore e psicosi acute.
- Frequenza nei reparti medici e di terapia intensiva: negli ambienti ospedalieri non psichiatrici, la catatonia è spesso sottodiagnosticata, ma studi recenti suggeriscono che la sua prevalenza nei reparti di terapia intensiva e neurologici sia compresa tra il 3% e il 10%, con un aumento nei pazienti con encefalopatie, disturbi metabolici e sepsi.
- Variabili legate all’età nell’insorgenza della catatonia
- Esordio nei giovani adulti: la catatonia ha un picco di prevalenza tra i 15 e i 30 anni, in particolare quando è associata a disturbi psichiatrici come la schizofrenia, il disturbo bipolare e la depressione maggiore con sintomi psicotici. In questa fascia di età, la catatonia si manifesta tipicamente in forma episodica, spesso correlata a una fase acuta della malattia sottostante.
- Manifestazioni in età avanzata: nei pazienti anziani, la catatonia è più frequentemente secondaria a cause mediche o neurologiche, come demenza, encefalopatie o disturbi metabolici. Dopo i 60 anni, la prevalenza della catatonia aumenta nei pazienti con malattie neurodegenerative, con un tasso più elevato nei soggetti con malattia di Parkinson e demenza a corpi di Lewy.
- Bambini e adolescenti a rischio: nei bambini e negli adolescenti, la catatonia è meno comune, ma può manifestarsi in relazione a disturbi dello spettro autistico, epilessia e malattie autoimmuni come l’encefalite da anticorpi anti-NMDA. In età pediatrica, la catatonia è spesso mal diagnosticata o scambiata per mutismo selettivo o altre condizioni neuropsichiatriche.
- Differenze di genere nella prevalenza della catatonia
- Maggiore prevalenza nelle donne con disturbi dell’umore: le donne presentano una maggiore incidenza di catatonia associata a depressione maggiore e disturbo bipolare, con episodi più frequenti in concomitanza con alterazioni ormonali (ad esempio, catatonia postpartum o correlata al ciclo mestruale). Questo suggerisce una possibile influenza ormonale nella vulnerabilità alla catatonia nelle donne.
- Maggiore prevalenza negli uomini con schizofrenia: negli uomini, la catatonia è più frequentemente associata a psicosi primarie, in particolare alla schizofrenia catatonica. L’esordio tende ad avvenire in età più precoce rispetto alle donne e spesso si manifesta con forme più gravi e resistenti al trattamento.
- Simile prevalenza nei contesti neurologici e medici: nelle patologie neurologiche e nei disturbi metabolici, la catatonia non sembra mostrare differenze significative tra i due sessi, suggerendo che i fattori biologici e genetici possano giocare un ruolo minore rispetto a quelli ormonali e ambientali.
- Influenza del contesto occupazionale e dello status socioeconomico
- Maggiore vulnerabilità nei soggetti con elevato stress lavorativo: la catatonia può essere più comune tra individui con lavori ad alto stress psicologico, in particolare nei professionisti della salute, nei militari e nelle persone con carichi di lavoro eccessivi. Lo stress cronico può aumentare il rischio di episodi depressivi e psicosi acute, che sono tra i principali fattori scatenanti della catatonia.
- Associazione con la disoccupazione e l’isolamento sociale: le persone disoccupate o con un basso livello socioeconomico mostrano una maggiore incidenza di disturbi psichiatrici gravi, inclusa la catatonia. L’isolamento sociale, la mancanza di accesso alle cure e la presenza di fattori di stress cronici possono aumentare il rischio di sviluppare questa condizione.
- Impatto della deprivazione socioeconomica sull’accesso alle cure: in molti casi, la catatonia non viene riconosciuta nelle fasce di popolazione più svantaggiate a causa della minore accessibilità ai servizi di salute mentale, aumentando il rischio di complicanze mediche gravi e riducendo le possibilità di remissione completa.
- Distribuzione geografica della catatonia
- Maggiore prevalenza nei paesi ad alto reddito: la catatonia viene diagnosticata più frequentemente nei paesi industrializzati, probabilmente a causa di una maggiore consapevolezza clinica e di una migliore disponibilità di trattamenti psichiatrici avanzati, come la terapia elettroconvulsivante (ECT). Tuttavia, la prevalenza effettiva nei paesi a basso e medio reddito potrebbe essere sottostimata a causa della minore capacità diagnostica e della scarsa presenza di servizi di salute mentale.
- Variabilità nella presentazione culturale dei sintomi: la catatonia può assumere caratteristiche diverse a seconda del contesto culturale. In alcune società, i sintomi possono essere interpretati come manifestazioni di trance o stati mistici, ritardando la diagnosi e il trattamento. In contesti rurali, la catatonia può essere più facilmente attribuita a cause soprannaturali, riducendo la probabilità che il paziente riceva cure mediche adeguate.
- Maggiore incidenza nei paesi con elevato tasso di encefaliti e malattie autoimmuni: in alcune regioni con alta prevalenza di infezioni neurologiche (come encefalite anti-NMDA o neuroborreliosi), la catatonia è più frequente tra i pazienti ricoverati nei reparti di neurologia. Questo suggerisce che la distribuzione geografica della catatonia può essere influenzata anche da fattori epidemiologici specifici delle malattie autoimmuni e infettive.
La prevalenza e le variabili nell’insorgenza della catatonia mostrano come questa condizione sia diffusa in diversi contesti clinici e sociali.
Sebbene più comune nei giovani adulti con disturbi psichiatrici, può manifestarsi anche in anziani con malattie neurologiche e in contesti di stress lavorativo elevato.
La diagnosi precoce e l’accesso alle cure sono fondamentali per migliorare la prognosi e prevenire le complicanze associate a questa condizione.
Aspetti storici dell’inquadramento diagnostico della Catatonia
Gli aspetti storici dell’inquadramento diagnostico della catatonia mostrano come questa sindrome abbia attraversato molteplici trasformazioni nella sua definizione, nella comprensione delle cause e nelle modalità di trattamento.
Da quando è stata descritta per la prima volta, la catatonia è stata variamente considerata una malattia neurologica, una sottocategoria della schizofrenia e, più recentemente, una condizione trasversale a molteplici disturbi psichiatrici e medici.
Il suo riconoscimento e la sua classificazione diagnostica sono stati fortemente influenzati dal progresso delle conoscenze mediche e psichiatriche.
Nello specifico:
- Prime osservazioni e descrizioni cliniche nel XIX secolo
- Descrizione iniziale da parte di Karl Ludwig Kahlbaum (1874): la prima descrizione sistematica della catatonia come entità clinica fu fornita dallo psichiatra tedesco Karl Ludwig Kahlbaum nel 1874. Egli osservò un gruppo di pazienti che mostravano alterazioni motorie, mutismo, stereotipie e periodi di stupor alternati ad agitazione. Kahlbaum classificò la catatonia come una malattia distinta, caratterizzata da sintomi neurologici e psichiatrici.
- Differenziazione dalla demenza precoce di Kraepelin (1893-1899): Emil Kraepelin, uno dei padri della psichiatria moderna, integrò la catatonia nella sua classificazione della dementia praecox, considerandola una delle tre principali sottocategorie della schizofrenia (insieme alla forma paranoide e a quella ebefrenica). Secondo Kraepelin, la catatonia era una condizione cronica e progressiva, che portava inevitabilmente a deterioramento mentale. Questo inquadramento rimase dominante per gran parte del XX secolo.
- Prime ipotesi sull’origine neurologica: già alla fine del XIX secolo, alcuni medici sospettavano che la catatonia potesse avere una base neurologica, dato che alcuni pazienti presentavano segni di compromissione cerebrale. Tuttavia, senza strumenti adeguati per indagare il sistema nervoso centrale, questa ipotesi rimase in secondo piano rispetto alla teoria psichiatrica kraepeliniana.
- Evoluzione del concetto di catatonia nel XX secolo
- Declino della diagnosi di schizofrenia catatonica: con l’introduzione dei primi farmaci antipsicotici negli anni ‘50, la prevalenza della schizofrenia catatonica cominciò a diminuire drasticamente. Molti casi che prima venivano diagnosticati come schizofrenia catatonica risultavano invece essere forme di disturbo dell’umore con sintomi psicotici. Questo portò a una graduale revisione dell’inquadramento della catatonia.
- Scoperta della risposta alla terapia elettroconvulsivante (ECT): negli anni ‘60 e ‘70, si osservò che i pazienti catatonici rispondevano molto meglio alla terapia elettroconvulsivante rispetto agli antipsicotici, suggerendo che la catatonia non fosse esclusivamente una manifestazione della schizofrenia, ma una sindrome con basi neurobiologiche più ampie.
- Riconoscimento della catatonia nei disturbi dell’umore: studi condotti tra gli anni ‘70 e ‘80 dimostrarono che la catatonia era più frequentemente associata al disturbo bipolare e alla depressione maggiore con sintomi psicotici piuttosto che alla schizofrenia. Questo portò a una progressiva revisione della classificazione diagnostica, con una maggiore enfasi sui disturbi dell’umore come contesto primario per l’insorgenza della catatonia.
- Modifiche nei sistemi diagnostici moderni
- DSM-III (1980): primo distacco dalla schizofrenia: la terza edizione del Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders (DSM-III) iniziò a separare la catatonia dalla schizofrenia, riconoscendo che poteva verificarsi in altri contesti clinici. Tuttavia, la catatonia continuò a essere inclusa principalmente come sottotipo della schizofrenia.
- DSM-IV (1994): catatonia come specificatore diagnostico: con il DSM-IV, la catatonia fu riconosciuta come una condizione che poteva accompagnare sia la schizofrenia che i disturbi dell’umore. Tuttavia, non veniva ancora considerata una sindrome indipendente, ma un “modificatore” di altre diagnosi primarie.
- DSM-5 (2013): riconoscimento della catatonia come entità transdiagnostica: con il DSM-5, la catatonia ottenne uno status diagnostico più chiaro. Fu introdotta come “disturbo catatonico secondario ad altra condizione medica”, separandola dalla schizofrenia e riconoscendone l’associazione con disturbi neurologici, metabolici e autoimmuni. Inoltre, fu mantenuto il “specificatore catatonico” per la schizofrenia e i disturbi dell’umore, riflettendo la natura trasversale della sindrome.
- Scoperte neurobiologiche e nuovi approcci terapeutici nel XXI secolo
- Identificazione della disfunzione del GABA e del glutammato: studi recenti hanno dimostrato che la catatonia è associata a un’alterazione dei sistemi di neurotrasmissione, in particolare una riduzione dell’attività GABAergica e un’eccessiva attivazione glutamatergica. Questo ha spiegato la forte risposta della catatonia alle benzodiazepine, che potenziano l’attività del GABA.
- Riconoscimento della catatonia autoimmune e neuroinfiammatoria: con il miglioramento delle tecniche diagnostiche, è stato riconosciuto che alcune forme di catatonia possono essere causate da malattie autoimmuni, come l’encefalite da anticorpi anti-NMDA. Questo ha portato a una nuova prospettiva sulla catatonia come possibile espressione di un’infiammazione cerebrale piuttosto che esclusivamente un disturbo psichiatrico.
- Espansione dell’uso della terapia elettroconvulsivante (ECT): la ricerca ha confermato che la terapia elettroconvulsivante rimane uno dei trattamenti più efficaci per la catatonia resistente alle benzodiazepine, portando a una maggiore accettazione di questo trattamento in ambito clinico.
- Stato attuale e prospettive future
- Riconoscimento della catatonia nei disturbi dello spettro autistico: recenti studi hanno evidenziato che la catatonia è più comune nei pazienti con autismo rispetto alla popolazione generale. Questo ha portato a un rinnovato interesse nella valutazione della catatonia in condizioni neuropsichiatriche complesse.
- Sviluppo di biomarcatori per la diagnosi precoce: la ricerca attuale sta cercando di identificare biomarcatori neurobiologici che possano facilitare una diagnosi più rapida e accurata della catatonia, riducendo il rischio di ritardi nel trattamento.
- Maggiore attenzione alla catatonia nei manuali diagnostici futuri: è probabile che nei prossimi aggiornamenti del DSM e dell’ICD venga dato ancora più spazio alla catatonia come entità clinica indipendente, con criteri diagnostici più chiari e specifici.
Gli aspetti storici dell’inquadramento diagnostico della catatonia dimostrano come questa sindrome sia stata soggetta a molteplici ridefinizioni nel corso del tempo.
Da condizione esclusivamente associata alla schizofrenia, è oggi riconosciuta come una sindrome trasversale che può verificarsi in una vasta gamma di disturbi psichiatrici e neurologici.
Questo cambiamento ha permesso una migliore comprensione della patologia e ha favorito approcci terapeutici più mirati ed efficaci.