ADHD e iper-empatia: 7 Modi per gestirla 

Tempo di lettura: 5 minuti

empatia adhd

Hai mai considerato l’idea che la tua empatia, quella che hai sempre considerato un grande pregio, possa in realtà essere più nociva di quel che credi, sia per te che per chi ti circonda?

Le persone ADHD sono dotate di forte empatia e capacità di comprensione dell’altro, cosa che permette loro di muoversi agilmente nei rapporti con gli altri, ma a volte questa caratteristica può essere difficile da gestire e vivere in modo sano; in questo articolo vedremo insieme come.

Che cos’è l’iper empatia nell’ADHD?

Prima di tutto diamo una definizione di iper-empatia.

Per “iper-empatia” intendiamo una forte immedesimazione e coinvolgimento nelle emozioni degli altri, talmente tanto da sovrastare le proprie e agendo come una “spugna” per i sentimenti e malesseri altrui, provocando a lungo andare sofferenza e uno stato di burnout emotivo per l’iper-empatico, che vive proiettando costantemente la sua attenzione e le sue energie emotive all’esterno e nei confronti degli altri.

L’iper-empatia ADHD come meccanismo di difesa

Per spiegare il concetto di iper-empatia e di come opera nelle persone ADHD, secondo lo studio scientifico del 2009 “Rejection sensitivity and disruption of attention by social threat cues” di Kathy R Berenson, Anett Gyurak, Özlem Ayduk, Geraldine Downey, Matthew J Garner, Karin Mogg, Brendan P Bradley e Daniel S Pine, dobbiamo partire dal concetto di disforia sensibile al rifiuto: la disforia sensibile al rifiuto fa riferimento ad una forte reazione negativa a piccoli segnali di rifiuto, sia reali che soltanto percepiti. 

Per questa ragione le persone ADHD tenderanno ad evitare il più possibile la possibilità di venire rifiutati o abbandonati, tramite l’allontanarsi assoluto dalle relazioni, precludendosi dal principio di costruire dei legami emotivi per paura, o sviluppando un eccessiva percezione delle emozioni altrui per poterle anticipare, prevedere e di conseguenza mettersi al sicuro, tramite appunto l’iper-empatia.

Quali possono essere i segni di iper-empatia?

Lo studio scientifico del 2014 “Partners’ Empathy Increases Pain Ratings: Effects of Perceived Empathy and Attachment Style on Pain Report and Display” di Sarah Hurter, Yannis Paloyelis, Amanda C de C Williams e Aikaterini Fotopoulou dimostra che l’empatia, quando diventa troppa e non sana, rappresenta un coinvolgimento eccessivo nelle emozioni degli altri, che travolgono le proprie, e un’invasione dei confini altrui.

Questo meccanismo di difesa può essere nocivo sia per che per gli altri, può portare a riscontrare difficoltà nelle interazioni e, paradossalmente, ad ottenere da chi lo mette in atto l’effetto contrario a quello desiderato. 

I segni dell’iper-empatia possono essere:

  • Eccessiva identificazione con i problemi degli altri.
  • Sovraccarico emotivo, sentendosi costantemente emotivamente svuotati.
  • Trascurare i propri bisogni personali, perché troppo impegnati a dare priorità a quelli degli altri.
  • Difficoltà di separazione emotiva, non avendo un limite a dividere le proprie emozioni da quelle degli altri.

Quando si sviluppa e i rischi dell’iper-empatia?

Secondo lo studio scientifico del 2010 “The Neurodevelopment of Empathy in Humans” di Jean Decety, oltre ai sintomi ADHD, che fanno di certo la loro parte nell’aumentare l’empatia tossica, essa in realtà nasce in uno specifico ambiente e per via di fattori scatenanti in particolare, come: 

  • Fattori ambientali, dove ambienti caotici e ad alto stress possono rendere il soggetto più sensibile e consapevole dell’ambiente che lo circonda, assorbendone gli stati emotivi.
  • Relazioni personali, come relazioni caratterizzate da dipendenza affettiva o squilibrio, che mettono il soggetto iper-empatico nella condizione di dover “aggiustare” e mettere a posto anche quando non è il suo compito il dolore degli altri, per via del suo coinvolgimento eccessivo.
  • Pressione sociale e aspettative, a dover esserci sempre per gli altri e non dover mai dire di “no”, come viene in particolare insegnato culturalmente alle donne.

L’empatia tossica, a lungo andare, può essere davvero invalidante e insostenibile, di grande portata emotiva e in grado di prosciugare emotivamente chi ne soffre, peggiorando, per quanto riguarda le persone ADHD, la regolazione emotiva, aspetto già sensibile per chi soffre di questa condizione.

Le conseguenze e i rischi dell’iper-empatia possono essere:

  • Burnout emotivo, svuotamento emotivo, che può manifestarsi sotto forma di ansia, stanchezza e depressione.
  • Perdita dell’identità personale, ritrovandosi così coinvolti negli altri da non saper riconoscere e vedere con chiarezza le proprie di emozioni, demolendo i propri limiti personali.
  • Impatto sulla salute fisica, traducendosi per via dello stress cronico in mal di testa, problemi digestivi e in generale in abbassamento delle difese immunitarie.

Ma può essere deleterio anche per le relazioni stesse, per via di:

  • Tensione relazionale, come citato già in precedenza, portando a difficoltà relazionali, come co-dipendenza, risentimento e sensazioni di sopraffazione.
  • Dinamiche malsane, dove la presenza di iper-empatia può involontariamente portare al tollerare o incoraggiare modelli malsani di comportamento negli altri.
  • Creazione di dipendenza, nel modo in cui gli altri si “appoggiano” eccessivamente al soggetto empatico, addossandogli tutto il lavoro emotivo.
  • Conflitto e incomprensione, dovuta alla troppa interpretazione delle emozioni altrui da parte del soggetto empatico, che spesso non si allineano con la realtà.

Se all’inizio, da un punto di vista difensivo, l’iper-empatia può sembrare funzionale e può far sentire al sicuro, con il tempo però può rappresentare e diventare una vera e propria trappola, capace di mettere la persona ADHD, spaventato dal rifiuto, nella posizione che più teme; ed è per questo che è necessario gestire l’eccessiva empatia e sviluppare metodi di coping più sani.

7 Modi per gestire l’iper-empatia ADHD

La gestione dell’empatia tossica e del suo smantellamento è necessaria per il benessere emotivo, sia proprio che altrui che per il sano funzionamento delle proprie relazioni interpersonali. 

Di seguito alcune strategie di coping per gestire il tumulto emotivo che comporta l’empatia tossica:

  1. Stabilire limiti, conoscendoli e comunicandoli onestamente può essere di grande aiuto, non caricandosi dei pesi emotivi altrui o stabilendo un limite di tempo ed energie durante il quale lo si fa.
  2. Pratiche di mindfulness, come meditazione e respirazione consapevole, che aiutano ad essere presenti e connessi alle proprie emozioni.
  3. Routine e cura di sé, che promuovono il rilassamento e il benessere, coltivando hobby, passando del tempo nella natura e praticando esercizio fisico.
  4. Tecniche di regolazione emotiva, idealmente le strategie cognitivo-comportamentale, mettendo in discussione i pensieri negativi e praticando tecniche di distanziamento emotivo.
  5. Cercare aiuto professionale.
  6. Educare sé stessi e gli altri, informando le persone che si hanno attorno dei propri bisogni e dei propri limiti, favorendo un ambiente sicuro e di sostegno comunicando apertamente.
  7. Non caricarsi la responsabilità delle emozioni altrui soltanto perché le si capiscono, ma riuscire a lasciare andare e non farsene carico.

Vivere questo tipo di emozioni può far sentire senza controllo chi le prova, ma con i giusti mezzi e con il giusto sistema di supporto è possibile superare anche queste difficoltà che possono sembrare insormontabili.

iper-empatia
iper-empatia

Gestisci l’iper-empatia ADHD con GAM Medical

Se dopo questo articolo credi di rientrare nelle descrizioni e nei sintomi elencati, o in generale vorresti cominciare un percorso psicologico, presso GAM Medical, centro psichiatrico specializzato in ADHD, troverai professionisti della salute mentale e psicologi della salute mentale pronti a seguirti nel tuo percorso e offrirti il trattamento più giusto per te.

Prendersi cura di sé è importante, soprattutto quando si tratta di ADHD, perché trovare il giusto trattamento e il giusto supporto psicologico è fondamentale per il sano ed equilibrato convivere con i sintomi ADHD, e prima si interviene e meglio è, così da poter intervenire il più presto possibile ed evitare che i sintomi si intensifichino.

Questo è contenuto divulgativo e non sostituisce le diagnosi di un professionista. Se ti è piaciuto l’articolo, condividilo.

Fonti:

  • https://pmc.ncbi.nlm.nih.gov/articles/PMC2771869/
  • https://pmc.ncbi.nlm.nih.gov/articles/PMC4162650/
  • https://pmc.ncbi.nlm.nih.gov/articles/PMC3021497/

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Psichiatra ADHD Gincarlo Giupponi

Supervisione scientifica:
Questo articolo è stato revisionato dal Dott. Giancarlo Giupponi, psichiatra e psicoterapeuta, vicedirettore del Servizio Psichiatrico di Bolzano e presidente regionale della Società Italiana di Psichiatria. Oltre a garantire l’accuratezza clinica dei contenuti, il Dott. Giupponi supervisiona la selezione dei test e dei questionari disponibili sul sito, verificandone la conformità agli standard scientifici internazionali (DSM-5, OMS, strumenti clinicamente validati).
Scopo del contenuto: divulgativo, non diagnostico.

ADHD e affettività

Condividilo

Pensi di essere ADHD?

Fai ora il test di autovalutazione che può fornirti una prima indicazione sulla possibilità di intraprendere un percorso diagnostico.

test adhd

Guarda le nostre recensioni

Pensi di essere ADHD?

Fai ora il test di autovalutazione che può fornirti una prima indicazione sulla possibilità di intraprendere un percorso diagnostico. Bastano 3 minuti per avere il risultato.

test adhd

Se ti è piaciuto l'articolo iscriviti alla newsletter per non perdere tutte le nostre comunicazioni.