Mangiare di Nascosto? Il Secrecy Eating nei DCA

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Mangiare di Nascosto: Secrecy Eating nei DCA (disturbi del comportamento alimentare)

Nel vasto vocabolario che ruota attorno ai disturbi del comportamento alimentare (DCA), uno dei concetti più ricorrenti e trasversali è senza dubbio quello della segretezza.

Questo termine, sebbene semplice nella sua forma, racchiude una complessità emotiva e comportamentale che accomuna molte delle persone che convivono con un disturbo alimentare, indipendentemente dalla specifica diagnosi.

Che si tratti di anoressia nervosa, di bulimia nervosa o di binge eating disorder, l’elemento del nascondersi, del fare in segreto, del tenere lontano dagli sguardi altrui i propri comportamenti alimentari, rappresenta una componente centrale, quasi strutturale, del disturbo stesso.

La segretezza può manifestarsi in tanti modi ma, in ognuno di questi, essa non è mai un elemento secondario o marginale, ma piuttosto una strategia di protezione – verso gli altri e verso sé stessi – che serve a mantenere il disturbo attivo, silenzioso, intoccabile.

Questo atteggiamento si alimenta spesso di vergogna, senso di colpa, paura del giudizio, desiderio di controllo e bisogno di autodifesa.

E sebbene possa assumere forme diverse a seconda del tipo di disturbo, la logica di fondo è la stessa: nessuno deve vedere, nessuno deve sapere, nessuno deve accorgersi.

La segretezza, quindi, non è solo un comportamento, ma un’atmosfera che avvolge l’intera esperienza del disturbo alimentare.

È ciò che spesso lo mantiene nell’ombra, lo rende invisibile anche a chi è molto vicino, lo protegge dagli interventi esterni ma, allo stesso tempo, isola la persona che ne soffre.

Ed è proprio in questa tensione tra il bisogno di nascondere e il desiderio di essere compresi che molti vissuti legati ai DCA trovano il loro spazio più doloroso e silenzioso.

Mangiare di nascosto: Allarme Disturbo Alimentare

Come già accennato, le persone che soffrono di disturbi della nutrizione e dell’alimentazione (ex DCA) spesso sviluppano una forte tendenza a nascondersi durante i momenti legati al cibo e all’alimentazione, come se questi mantenessero una forma di clandestinità.

Questo comportamento non si manifesta in modo uniforme, ma può emergere in diverse circostanze e con finalità differenti, a seconda del contesto, del tipo di disturbo e delle emozioni coinvolte.

La segretezza diventa così una strategia trasversale, adottata per proteggersi dal giudizio, dalla vergogna, dal controllo altrui o dalla possibilità di essere smascherati nel proprio disagio.

Alcune delle modalità più comuni con cui questo nascondimento prende forma nella vita quotidiana di chi convive con un DCA sono:

  • Nascondersi per mangiare di nascosto e non mostrare cosa si mangia: una prima forma di segretezza consiste nel ritagliarsi momenti in solitudine per mangiare lontano da occhi indiscreti, con lo scopo specifico di evitare che gli altri vedano che cosa si sta mangiando. Questo accade spesso quando il cibo scelto è considerato dalla persona inappropriato, eccessivo, troppo calorico o comunque “sbagliato” rispetto agli standard imposti da sé stessa o percepiti dall’ambiente esterno. In altri casi, il cibo può essere percepito come “non abbastanza”, cioè troppo poco o troppo leggero, e quindi motivo di possibile critica o allarmismo. Nascondersi serve a evitare spiegazioni, giustificazioni o confronti.
  • Nascondersi per mangiare di nascosto e non mostrare come si mangia: oltre al contenuto del pasto, anche la modalità con cui si mangia può generare un profondo senso di vergogna. In chi soffre di anoressia, ad esempio, sono frequenti rituali alimentari molto rigidi e ripetitivi: tagliare il cibo in pezzi minuscoli, disporlo in un certo ordine, masticare a lungo, separare gli alimenti sul piatto. In chi presenta abbuffate, invece, il modo di mangiare può essere vorace, impulsivo, caotico. In entrambi i casi, la persona può sentirsi a disagio all’idea che qualcuno osservi questi gesti, giudicandoli strani, patologici o disfunzionali. Mangiare da soli diventa quindi un modo per proteggersi.
  • Nascondersi per non far vedere quanto si mangia: il momento del pasto può diventare molto carico emotivamente quando si teme che gli altri possano commentare la quantità di cibo assunta. In alcuni casi si tratta della paura di essere giudicati per aver mangiato troppo poco, in altri per aver mangiato troppo. Questa ambivalenza spinge molte persone con DCA a isolarsi, così da poter gestire la porzione di cibo in autonomia, senza pressioni o sguardi addosso. Nascondersi permette di controllare l’immagine che si dà agli altri, evitando che qualcuno possa intervenire o notare qualcosa di “sospetto”.
  • Nascondere fisicamente il cibo per evitare che venga scoperto o commentato: in molti casi, la segretezza si manifesta nel gesto concreto di nascondere il cibo. Alcune persone conservano snack, dolci o scorte per abbuffate future in cassetti, zaini, scatole, armadi o altri luoghi sicuri in cui nessuno possa trovarli. Altre, al contrario, possono occultare il cibo per fingere di averlo consumato – ad esempio, gettandolo nel cestino, infilandolo nei tovaglioli o nei vestiti – quando in realtà non lo hanno mangiato. Questi comportamenti rispondono alla necessità di eludere il controllo o il giudizio altrui, e spesso diventano parte integrante della routine quotidiana del disturbo.
  • Isolarsi durante le abbuffate per vergogna e per evitare di essere scoperti: l’abbuffata è spesso vissuta come un momento di forte trasgressione, perdita di controllo e umiliazione personale. Per questo motivo, chi ne soffre tende a cercare contesti protetti e nascosti in cui lasciarsi andare senza la paura di essere visto. L’isolamento può essere fisico – rifugiarsi in camera, in bagno, in auto – ma anche temporale, cercando momenti della giornata in cui si è sicuri che nessuno interromperà. Questa solitudine forzata non è solo una condizione logistica, ma una componente centrale dell’episodio stesso, che consente alla persona di agire secondo l’impulso senza l’aggravante dello sguardo esterno.

In realtà segretezza, nei disturbi del comportamento alimentare, non si limita esclusivamente al cibo o al momento del pasto.

Essa permea ogni aspetto del disturbo, diventando una modalità relazionale e identitaria che coinvolge il corpo, i pensieri, le emozioni e tutti i comportamenti collegati alla gestione del peso e dell’alimentazione.

Nascondere non significa solo mangiare in segreto o evitare che gli altri vedano quanto o cosa si consuma: significa anche coprire, camuffare, cancellare, dissimulare ogni traccia visibile di un malessere interiore profondo.

Questo bisogno di nascondere si esprime, ad esempio, nel tentativo di eliminare ogni prova delle condotte di eliminazione: pulire scrupolosamente il bagno per evitare che si senta odore di vomito, far scorrere l’acqua per coprire i suoni, aprire la finestra, spruzzare profumo, buttare via confezioni vuote, lavare piatti, nascondere resti di cibo, cambiare abiti, pulire superfici o persino ventilare la stanza.

Oppure si nascondono confezioni di lassativi, diuretici o altri strumenti utilizzati in modo disfunzionale, per timore che qualcuno li scopra e ponga domande difficili a cui non si è pronti a rispondere.

Il nascondimento non finisce qui: spesso riguarda anche il corpo. Chi soffre di un DCA può scegliere abiti larghi, scuri, informi, per non mostrare le variazioni di peso, per non esporre il proprio aspetto a giudizi o confronti, per non sentirsi visto davvero.

In questo modo, la segretezza diventa non solo un comportamento, ma un clima interno, un linguaggio silenzioso che guida molte delle scelte quotidiane: cosa dire e cosa non dire, come vestirsi, dove mangiare, come muoversi nel mondo. E se da una parte può sembrare una forma di protezione, dall’altra è anche una gabbia invisibile che isola e consuma.

Se ti riconosci in queste dinamiche, se anche tu ti ritrovi a nascondere costantemente quello che fai, come mangi, come ti senti o come appare il tuo corpo, allora è possibile che tu stia vivendo un disturbo del comportamento alimentare.

In questo caso, ti invitiamo a iniziare con il nostro test online per i DCA, uno strumento semplice e anonimo che ti aiuta a riflettere sul tuo rapporto con il cibo, con il controllo e con te stessə.

Se invece hai già una diagnosi di disturbo alimentare, e stai vivendo una condizione simile a quelle descritte, ti consigliamo caldamente di rivolgerti a professionisti esperti in questo ambito.

Alla clinica GAM-Medical, i nostri specialisti in disturbi della nutrizione e dell’alimentazione conoscono a fondo i pattern, le insidie e le trappole mentali tipiche dei DCA, e possono accompagnarti con competenza e umanità in un percorso di comprensione, cura e liberazione.

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