Il parkinsonismo indotto da neurolettici e da altri farmaci è una sindrome caratterizzata da sintomi simili a quelli del morbo di Parkinson, causati non da una degenerazione neuronale, ma dall’uso di specifici farmaci. I sintomi principali includono tremore, rigidità muscolare, bradicinesia (lentezza nei movimenti) e instabilità posturale.
I neurolettici, noti anche come antipsicotici, sono tra i principali responsabili di questa condizione. Questi farmaci, utilizzati per trattare disturbi psichiatrici come la schizofrenia, agiscono bloccando i recettori della dopamina nel cervello. La dopamina è un neurotrasmettitore fondamentale per il controllo dei movimenti, e il suo blocco può portare a sintomi parkinsoniani. I farmaci di prima generazione, come l’aloperidolo, sono più frequentemente associati a questo effetto collaterale, ma anche i neurolettici di seconda generazione possono provocarlo.
Oltre ai neurolettici, altri farmaci possono indurre parkinsonismo. Questi includono antiemetici (come la metoclopramide), calcio-antagonisti (utilizzati per trattare l’ipertensione), e alcuni antidepressivi. Anche farmaci utilizzati per trattare il disturbo bipolare, come il litio, possono essere coinvolti. La patogenesi del parkinsonismo indotto da questi farmaci varia, ma spesso coinvolge l’inibizione della trasmissione dopaminergica.
Il riconoscimento precoce del parkinsonismo indotto da farmaci è cruciale, poiché la sospensione o la modifica del trattamento farmacologico può portare a un miglioramento dei sintomi. La gestione del disturbo richiede una stretta collaborazione tra psichiatri, neurologi e medici di base per ottimizzare la terapia e minimizzare i rischi di effetti collaterali debilitanti.
Categoria Diagnostica: Disturbi del movimento indotti da farmaci e altre reazioni avverse ai farmaci