Sequestro emozionale: quando le emozioni prendono il sopravvento

Tempo di lettura: 4 minuti

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sequestro emozionale

Ti è mai capitato di perdere completamente il controllo durante una discussione, come se una parte di te prendesse il comando mentre l’altra rimaneva impotente a osservare? Oppure di reagire in modo sproporzionato di fronte a un evento apparentemente banale, per poi pentirtene subito dopo? Questi episodi possono essere manifestazioni di un sequestro emozionale, un fenomeno in cui le emozioni travolgono la ragione, lasciando spazio a reazioni impulsive, spesso nocive.

Ma cosa succede esattamente nel nostro cervello durante un sequestro emozionale? Quali segnali ci permettono di riconoscerlo e, soprattutto, come possiamo imparare a gestirlo?

In questo articolo esploreremo il significato del sequestro emozionale, i suoi sintomi, le cause che lo scatenano e i metodi più efficaci per affrontarlo, anche con il supporto psicologico professionale.

Che cos’è il sequestro emozionale?

Il termine sequestro emozionale deriva direttamente dal concetto di “Amygdala hijack”, coniato dallo psicologo Daniel Goleman nel contesto dell’intelligenza emotiva. Si tratta di una reazione automatica e intensa in cui la parte emotiva del cervello prende il sopravvento su quella razionale. Quando si verifica un sequestro emozionale, l’amigdala, un’antica struttura cerebrale deputata alla gestione delle emozioni e alla percezione del pericolo, viene attivata in modo sproporzionato. Questo accade perché il cervello interpreta un evento come minaccioso, anche se in realtà non lo è.

Durante questo “dirottamento” emozionale, l’attività dell’amigdala blocca momentaneamente il normale funzionamento della neocorteccia, ovvero l’area del cervello responsabile del pensiero logico, della pianificazione e del giudizio critico. Questo porta a una reazione impulsiva, irrazionale e spesso eccessiva, in cui il controllo cognitivo è praticamente annullato. Secondo la descrizione fornita nella voce Amygdala hijack su Wikipedia, questo meccanismo è parte integrante della nostra evoluzione: si tratta infatti di una risposta automatica sviluppata per garantire la sopravvivenza in situazioni di pericolo imminente.

Il problema nasce quando questa reazione si attiva anche in assenza di una reale minaccia. In questi casi, il sequestro emozionale può interferire negativamente con le relazioni interpersonali, il lavoro e il benessere psicologico, creando un circolo vizioso di conflitti e frustrazione.

Quali sono i sintomi del sequestro emozionale?

I segnali che indicano un sequestro emozionale sono molteplici e spesso molto intensi. La difficoltà principale sta nel riconoscerli mentre stanno accadendo, proprio perché la mente razionale viene temporaneamente messa da parte. Tuttavia, prestando attenzione a determinate manifestazioni, è possibile imparare a identificarli e cercare di intervenire.

  • Reazioni sproporzionate agli stimoli: Situazioni insignificanti vengono vissute con rabbia esplosiva, panico o forte irritabilità. L’intensità emotiva è nettamente superiore rispetto al contesto reale.
  • Perdita temporanea di controllo: Si ha la sensazione di essere “posseduti” da un’altra parte di sé, mentre la parte razionale osserva senza poter agire. Il pensiero logico sembra bloccato.
  • Tachicardia e sintomi fisici: Il corpo si attiva come se fosse sotto attacco. Aumento del battito cardiaco, sudorazione, tensione muscolare e agitazione sono molto frequenti.
  • Difficoltà nel pensare lucidamente: L’accesso alla logica e al ragionamento è compromesso. Si reagisce senza riflettere, spesso con parole o azioni di cui ci si pente subito dopo.
  • Sensazione di rimorso o vergogna: Dopo il picco emotivo, ci si rende conto della sproporzione della propria reazione, provando colpa o disagio per le conseguenze relazionali o personali.

Quali sono le cause del sequestro emozionale?

Comprendere le cause del sequestro emozionale è un passo fondamentale per prevenirlo e agire in modo più consapevole. Non è un segno di debolezza, ma un segnale che qualcosa nel nostro sistema interno è stato attivato in modo eccessivo o distorto.

  • Esperienze traumatiche o ferite emotive passate: Episodi dolorosi, non elaborati adeguatamente, lasciano un’impronta nel sistema limbico. Basta uno stimolo simile a quelli vissuti nel trauma per innescare una risposta difensiva automatica.
  • Stress cronico e stanchezza mentale: L’esposizione continua a pressioni lavorative, familiari o personali abbassa la soglia di tolleranza emotiva. Il cervello è in allerta costante e reagisce con maggiore impulsività.
  • Mancanza di alfabetizzazione emotiva: Non conoscere le proprie emozioni o non saperle nominare e gestire rende molto più probabile che queste esplodano senza controllo.
  • Tratti di personalità predisponenti: Le persone impulsive, con bassa tolleranza alla frustrazione o ipersensibili, possono avere una predisposizione maggiore a vivere sequestri emozionali.
  • Contesti relazionali disfunzionali o ambienti tossici: Relazioni conflittuali, ambienti lavorativi aggressivi o dinamiche familiari malsane possono portare a una costante sensazione di minaccia, innescando frequentemente risposte difensive.
affrontare il sequestro emozionale
affrontare il sequestro emozionale

Come uscire dal sequestro emotivo?

Interrompere un sequestro emozionale è possibile, anche se richiede pratica, consapevolezza e in alcuni casi supporto esterno. Non si tratta di reprimere le emozioni, ma di imparare a gestirle con intelligenza e compassione verso sé stessi.

  • Riconoscere i segnali iniziali: Prestare attenzione ai cambiamenti fisiologici (cuore che accelera, muscoli che si tendono) e agli stati mentali alterati (pensieri confusi, irritabilità crescente) è il primo passo per intervenire prima che l’emozione esploda.
  • Prendere distanza dalla situazione: Anche solo allontanarsi fisicamente, uscire dalla stanza, interrompere una conversazione accesa o prendersi qualche minuto di silenzio permette al cervello di calmarsi e all’amigdala di disattivarsi.
  • Utilizzare tecniche di respirazione o mindfulness: Portare attenzione al proprio respiro, fare respiri profondi e lenti, concentrarsi sulle sensazioni corporee o sul “qui e ora” attiva la corteccia prefrontale e favorisce il ritorno alla lucidità.
  • Nominare le emozioni: Dire ad alta voce o mentalmente “Mi sento sopraffatto” o “Sento salire la rabbia” ha un effetto regolatore sul cervello. Dare un nome all’emozione ne riduce l’intensità e riattiva il pensiero razionale.
  • Lavorare su consapevolezza ed educazione emotiva: Coltivare una relazione sana con le proprie emozioni nel quotidiano, con esercizi di introspezione, journaling o letture mirate, costruisce una base di resilienza emotiva utile nei momenti critici.
  • Chiedere aiuto a uno specialista della mente: Quando i sequestri emozionali sono frequenti, profondi o compromettono la qualità della vita, rivolgersi a uno psicologo è un passo fondamentale. Un professionista del benessere mentale può aiutare a individuare le radici emotive, costruire nuove strategie di coping e promuovere il benessere psicologico.

GAM Medical (Centro Psicologico e Psichiatrico), in questo senso, rappresenta una risorsa preziosa. Il centro offre percorsi psicologici personalizzati, basati sull’ascolto empatico, la competenza clinica e l’approccio umano. Gli interventi non si limitano alla gestione del sequestro emotivo, ma mirano a sostenere la persona nella sua interezza, promuovendo equilibrio emotivo, consapevolezza e benessere relazionale. Affrontare i propri vissuti con l’aiuto di un esperto non è un segno di fragilità, ma un atto di responsabilità e cura verso sé stessi e verso chi ci sta vicino.

Questo è contenuto divulgativo e non sostituisce le diagnosi di un professionista. Se ti è piaciuto l’articolo, condividilo.

Fonti:

  • https://en.wikipedia.org/wiki/Amygdala_hijack 
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