Semplice Stanchezza o Depressione?

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Semplice Stanchezza o Depressione?

Ci sono momenti nella vita in cui tutto sembra fermarsi. Si entra in una sorta di sospensione, dove le giornate scorrono ma non lasciano traccia, dove le attività che un tempo riempivano il tempo e lo spirito ora appaiono lontane, quasi irraggiungibili.

Non si ha voglia di fare niente. Anche le cose più semplici, abituali, sembrano improvvisamente diventate pesanti. Uscire, rispondere a un messaggio, cucinare, parlare, perfino alzarsi dal letto: tutto appare eccessivo, fuori portata, inutile.

All’inizio, si tende a minimizzare. Ci si dice che è un momento, che è solo stanchezza, che basterà riposare un po’, cambiare aria, dormire di più.

E in effetti, la stanchezza fa parte dell’esperienza umana: tutti possiamo sentirci affaticati, scarichi, provati da periodi di stress o da impegni prolungati.

Tuttavia, quando questa sensazione si prolunga, quando diventa costante, quando inizia a erodere il desiderio di vivere e a spegnere ogni iniziativa, è lecito porsi una domanda: si tratta davvero solo di stanchezza o è qualcosa di più profondo?

Spesso, prima di riconoscere una condizione più seria, si attraversa una lunga fase di negazione. Si pensa di esagerare, di essere solo un po’ più pigri del solito, di aver bisogno di tempo. Ma quella che inizialmente sembra semplice fiacchezza può nascondere un disagio più grande.

La depressione, infatti, non sempre si manifesta con tristezza o disperazione apparente, ma talvolta si insinua sotto forma di un logoramento silenzioso dell’energia vitale.

Si può essere stanchi dopo una settimana di lavoro intenso, dopo un trasloco faticoso, dopo un viaggio che ha richiesto energie. La stanchezza, in questi casi, è una risposta naturale del corpo e della mente a uno sforzo concreto: arriva, si fa sentire, ma poi passa. Si riposa, ci si rigenera, e si torna gradualmente alla propria routine.

Ma ci sono situazioni diverse.

Quando la stanchezza diventa l’elemento centrale della tua esistenza, quando si insinua in ogni gesto quotidiano, quando non passa con il sonno, con il weekend, con le ferie, allora è giusto fermarsi e riflettere.

Se da tempo ti senti prosciugato, senza forze, senza desiderio, e questa sensazione ti accompagna ogni giorno, svuotando ciò che faceva parte della tua vita, allora potresti considerare che non si tratti più solo di una reazione fisiologica.

In questi casi, è importante chiedersi se quella stanchezza così invadente non sia il sintomo di un malessere più profondo, di qualcosa che agisce sottotraccia e che ha un nome: depressione.

Come vedremo, uno dei segnali più comuni e spesso sottovalutati della depressione è proprio questa forma di esaurimento costante e immotivato, che prende il nome di astenia.

Che cos’è l’Astenia?

L’astenia è una condizione soggettiva caratterizzata da una sensazione persistente di debolezza, mancanza di energia e difficoltà nel compiere anche le azioni più semplici della vita quotidiana.

Non si tratta semplicemente di sentirsi stanchi dopo uno sforzo fisico o mentale, ma di una spossatezza profonda, generalizzata e apparentemente immotivata, che non si allevia con il riposo né con il sonno, e che può diventare una presenza costante nella vita di chi ne soffre.

Il termine “astenia” ha origini greche: deriva da a- (prefisso privativo, “senza”) e sthenos (σθένος), che significa “forza”, “vigore”. Dunque, astenia significa letteralmente “mancanza di forza”. Questo significato etimologico non è puramente simbolico, ma rispecchia con precisione la realtà vissuta da chi sperimenta questa condizione: un senso profondo di svuotamento, di mancanza di energia vitale, di incapacità non solo a fare, ma anche a desiderare di fare.

L’astenia può assumere diverse forme, ma in genere si manifesta con:

  • Debolezza fisica diffusa, senza una causa medica evidente;
  • Fatica persistente, che non migliora con il riposo;
  • Rallentamento psicomotorio, difficoltà a iniziare o completare attività;
  • Sensazione di inefficacia, come se ogni azione fosse inutile o troppo faticosa;
  • Scarsa concentrazione, difficoltà a focalizzarsi o mantenere l’attenzione;
  • Ridotta motivazione, spesso descritta come “mancanza di volontà” o “incapacità di reagire”.

Questi sintomi possono confondersi con quelli di altre condizioni mediche (come anemia, disturbi endocrini, malattie croniche), ma diventano particolarmente significativi quando si inseriscono nel quadro più ampio di una sofferenza psicologica.

Come accennato nel paragrafo introduttivo, l’astenia è uno dei sintomi più frequenti della depressione.

Anzi, in molte situazioni, rappresenta uno dei segnali precoci e più costanti del disturbo depressivo.

Spesso, prima ancora che si manifestino in modo evidente la tristezza profonda o il senso di vuoto esistenziale, tratti tipici della depressione, compare proprio una stanchezza inspiegabile e invadente, che progressivamente blocca l’operatività e la vita affettiva della persona.

Ciò che rende l’astenia particolarmente insidiosa è la sua tendenza a camuffarsi da stanchezza comune. È facile attribuirla a stress, ritmi frenetici, mancanza di sonno.

Ma quando diventa cronica, quando si accompagna ad altri segnali sottili come abulia (incapacità di prendere iniziativa), anedonia (perdita di piacere), rallentamento cognitivo o difficoltà relazionali, allora non si tratta più di semplice stanchezza, ma del segnale che qualcosa sta cedendo sul piano psichico.

L’astenia, in questo quadro, non è un dettaglio accessorio, ma un sintomo centrale, capace di compromettere seriamente la qualità della vita e la capacità di relazione con sé stessi e con gli altri.

Il punto cruciale è proprio questo: molti sintomi della depressione vengono inizialmente confusi con una generica stanchezza, portando a sottovalutare il problema.

Come Distinguere tra Stanchezza da Astenia Depressiva

Distinguere la stanchezza comune dall’astenia depressiva non è sempre facile, soprattutto nei primi momenti, quando i segnali sono sfumati e la persona stessa tende a minimizzare ciò che prova.

Tuttavia, esistono alcuni elementi cardine che possono aiutare a riconoscere quando si è di fronte a una stanchezza “normale” e quando, invece, quella sensazione di esaurimento è parte integrante di un quadro depressivo più complesso.

Nello specifico:

  1. Origine riconoscibile e proporzionata: nella stanchezza fisiologica c’è quasi sempre una causa precisa e identificabile: un’intensa settimana di lavoro, uno sforzo fisico, uno stress momentaneo, un periodo di insonnia o una fase emotivamente impegnativa. In questi casi, la fatica è proporzionata all’impegno sostenuto e ha una funzione adattiva. Al contrario, nell’astenia depressiva l’origine è spesso vaga, non sempre associabile a un fattore esterno, e la sensazione di debolezza è sproporzionata rispetto agli eventi della vita. La persona si sente esausta anche senza aver fatto nulla di impegnativo o faticoso.
  2. Recupero attraverso il riposo: uno dei segnali più netti per distinguere le due condizioni è il rapporto con il riposo. La stanchezza normale tende a diminuire dopo una notte di sonno, un fine settimana di pausa o un periodo di relax. Nell’astenia depressiva, invece, il riposo non è rigenerante. Anche dopo molte ore di sonno, la persona si sveglia stanca, svuotata, senza energia, come se il corpo non avesse mai veramente recuperato.
  3. Presenza di altri sintomi associati: la stanchezza isolata, priva di altri segnali, è spesso transitoria. Quando invece la stanchezza è accompagnata da sintomi come tristezza persistente, perdita di interesse per le attività, apatia, senso di colpa, difficoltà di concentrazione, disturbi del sonno o dell’appetito, allora è probabile che si stia parlando di una manifestazione depressiva. L’astenia raramente è un sintomo isolato: si inserisce in un insieme coerente di segnali che indicano una sofferenza profonda e strutturata.
  4. Impatto sulla quotidianità e sul funzionamento: la stanchezza comune può limitare temporaneamente alcune attività, ma di solito permette comunque di portare avanti le responsabilità essenziali. L’astenia depressiva, invece, ha un impatto molto più pervasivo. La persona può arrivare a non riuscire ad alzarsi dal letto, a non rispondere al telefono, a trascurare l’igiene personale, a evitare ogni interazione sociale. Anche gli obblighi minimi possono sembrare insormontabili. Questo tipo di compromissione funzionale è un indicatore chiave.
  5. Durata e andamento nel tempo: la stanchezza normale ha un inizio chiaro e tende a risolversi spontaneamente nel giro di pochi giorni o settimane. L’astenia depressiva ha un decorso più lungo e non lineare: può durare mesi, presentare oscillazioni, ma in genere mantiene una presenza costante. Il soggetto può non ricordare l’ultima volta in cui si è sentito davvero “bene”, energico, motivato. Questa cronicità e la mancanza di fluttuazioni significative verso il miglioramento spontaneo sono caratteristiche distintive.
  6. Tono affettivo sottostante: nella stanchezza normale, nonostante la fatica, resta intatto il desiderio di fare. Si prova dispiacere per non riuscire a svolgere un’attività, si pensa “vorrei ma non riesco ora”. Nell’astenia depressiva, invece, spesso manca anche il desiderio. Non si tratta solo di non poter fare, ma di non volere più fare. Le attività che prima davano piacere non suscitano più nulla, e si sviluppa un senso di indifferenza, di appiattimento emotivo, come se tutto fosse distante, sfocato, irrilevante. Il mondo continua a scorrere, ma la persona si sente separata, scollegata, come se osservasse la vita attraverso un vetro spesso e opaco.
  7. Consapevolezza soggettiva del cambiamento: chi attraversa un periodo di astenia depressiva spesso avverte che qualcosa in sé è cambiato in modo profondo. Non si riconosce più, ha la sensazione di non essere più la persona di prima, come se si fosse perso qualcosa di fondamentale. Questa consapevolezza di “non essere più se stessi” è un segnale distintivo e destabilizzante, che raramente accompagna la stanchezza ordinaria. Nella stanchezza fisiologica, al contrario, la persona sa che tornerà a essere “come prima” dopo un po’ di riposo o un cambiamento di ritmo. Nell’astenia depressiva, invece, si insinua l’idea che questo stato sia diventato parte della propria identità, qualcosa da cui non si riesce a uscire.
  8. Reazione agli stimoli positivi: un altro elemento discriminante riguarda la capacità di reazione agli stimoli esterni. Una persona semplicemente stanca può sentirsi meglio dopo una serata tra amici, una buona notizia, una sorpresa piacevole. Questi stimoli hanno ancora un potere tonico, agiscono come piccole ricariche emotive. Nell’astenia depressiva, invece, anche gli eventi positivi perdono significato. Non suscitano gioia né interesse, non riescono a generare una risposta interna. Tutto appare piatto, privo di vibrazioni emotive, come se la persona non riuscisse più ad assorbire il mondo attorno a sé.
  9. Percezione del tempo e del futuro: nella stanchezza comune, il tempo è vissuto come una risorsa in attesa di essere recuperata: “passerà”, “fra qualche giorno starò meglio”. La stanchezza ha un inizio e una fine, ed è vissuta come parte di un ciclo. Nell’astenia depressiva, invece, il tempo si dilata e si appiattisce. Ogni giorno è uguale al precedente, e l’idea di futuro può generare ansia o disperazione. L’orizzonte appare chiuso, e manca la fiducia che le cose possano migliorare. Questo senso di fissità e immobilità nel tempo è un altro tratto che avvicina l’astenia al cuore stesso della depressione.

Ora che hai letto questo testo, probabilmente hai le idee un po’ più chiare su cosa sia l’astenia e su quanto possa essere difficile distinguere una stanchezza “normale” da quella che fa parte di un quadro depressivo.

Tuttavia, per esserne davvero certo, è importante andare oltre l’autovalutazione e considerare una valutazione per la depressione, soprattutto se oltre alla stanchezza — che, come abbiamo visto, può essere astenia — riconosci in te anche altri possibili sintomi depressivi, come perdita di interesse, apatia, difficoltà di concentrazione, insonnia, senso di colpa o chiusura emotiva

Se ti riconosci in parte in queste descrizioni e vuoi fare maggiore chiarezza, ti invitiamo a dare un’occhiata al sito del centro psicologico GAM-Medical, dove mettiamo a disposizione un test per la depressione semplice e riservato, che può offrirti qualche indizio in più su eventuali sintomi associati e sulla possibilità che tu stia attraversando un episodio depressivo.

Naturalmente, per avere una risposta attendibile e ricevere un supporto mirato, è fondamentale una valutazione clinica formale, condotta da un professionista esperto.

Presso la clinica per la depressione GAM-Medical, puoi contare su un’équipe di specialisti della salute mentale altamente qualificati, con una lunga esperienza nel trattamento della depressione.

Un confronto con uno dei nostri professionisti può aiutarti a comprendere meglio ciò che stai vivendo e, se necessario, a costruire un percorso di cura personalizzato.

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Depressione, Psicologia generale

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