Sameness nell’Autismo: strategie per la flessibilizzazione

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Sameness nell'Autismo: strategie per la flessibilizzazione

La sameness nell’autismo è la tendenza ad insistere sulle routine, prevedibilità, uniformità e resistenza al cambiamento.

Si tratta di un meccanismo di autoregolazione neurocognitiva che aiuta molte persone autistiche a ridurre il sovraccarico sensoriale, gestire l’ansia e preservare energie attentive.

Nelle prossime righe capiremo meglio cos’è la sameness e come si manifesta nei bambini e negli adulti autistici.

Cos’è la Sameness?

Per sameness (o insistence on sameness, IS) si intende un insieme di comportamenti che comprendono resistenza al cambiamento, routine e comportamenti ritualizzati. (Spackman, Smillie, Frazier, Hardan, & Uljarević, 2023).

Con sameness quuindi facciamo riferimento alla marcata preferenza per ciò che è noto, stabile e ripetibile: stesse routine, stessi orari, stessi percorsi, stessi oggetti o stesse sequenze rituali.

Nel quadro clinico rientra tra i comportamenti ripetitivi e interessi ristretti (uno dei domini diagnostici dell’ASD), ma è riduttivo chiamarla “rigidità”: per molte persone autistiche la sameness è una strategia di regolazione che riduce l’incertezza e rende il mondo più prevedibile e quindi gestibile.

La sameness, infatti, non è solo il piacere della ripetizione; è soprattutto prevedibilità: sapere cosa accadrà e in che ordine abbassa il carico cognitivo e sensoriale. In contesti rumorosi o complessi, poter contare su routine note riduce il rischio di sovraccarico (overload), meltdown o shutdown.

La sameness non è di per sé patologica. Diventa clinicamente rilevante quando la rigidità causa distress (sofferenza soggettiva), conflitti (famiglia/scuola/lavoro) o limita in modo significativo la partecipazione (evitare attività, non riuscire a frequentare la scuola, difficoltà persistenti nel lavoro).

In questi casi, lavorare sulla strutturazione, sugli accomodamenti e sulla flessibilità graduale è prioritario.

Sameness nei bambini e negli adulti: come si presenta

La sameness può essere presente lungo tutto l’arco della vita, sia nei bambini sia negli adulti, sebbene con forme e intensità diverse.

In età evolutiva la tendenza alla sameness è spesso molto inflessibile e, non di rado, viene interpretata dai genitori o dagli insegnanti come un capriccio.

Quando qualcosa “esce dallo schema” (cambi di percorso, di routine, di insegnante, di disposizione degli oggetti), il bambino può reagire in modo intenso o apparentemente sproporzionato: non è oppositività, è bisogno di prevedibilità.

Con la crescita, soprattutto se c’è stata diagnosi, psicoeducazione e un lavoro strutturato su routine e accomodamenti, la sameness permane ma tende a diventare più flessibile: molti adulti con autismo mantengono preferenze stabili (stessi percorsi, stessi ristoranti, stessi orari), ma imparano a gestire meglio le variazioni, introducendo micro-cambi e piani B.

Nei prossimi due paragrafi vedremo come si presenta nei bambini (con esempi di vita scolastica e familiare) e come si manifesta negli adulti (lavoro, casa, comunità), con indicazioni pratiche per supportare la prevedibilità senza rinunciare, gradualmente, alla flessibilità.

Sameness nei Bambini autistici

La sameness, quando presente, si manifesta in maniera lampante da bambini, con pattern come:

  • Stessa strada per andare a scuola: preferenza rigida per il percorso “sicuro”; cambi improvvisi (lavori in corso, deviazioni) possono provocare ansia, rifiuto o meltdown.
  • Routine del mattino/sera: sequenze fisse (ordine in cui ci si veste, si fa colazione, si lava i denti). La variazione di un solo passaggio può bloccare l’intera routine.
  • Posto assegnato: sedersi sempre nello stesso banco o sullo stesso posto a tavola; disagio se qualcuno “occupa” quel posto.
  • Giochi e materiali: uso ripetitivo degli stessi giochi, ordine personale dei pezzi (es. trenini in fila, mattoncini per colore). Cambiare disposizione può generare frustrazione.
  • Abbigliamento e oggetti transizionali: preferenza per stesse texture o capi “sicuri”; difficoltà ad accettare vestiti nuovi o etichette che “pizzicano”.
  • Agenda scolastica: fatica con cambi di orario, supplenze o verifiche non annunciate; bisogno di preavviso visivo.
  • Rituali di passaggio: frasi o gesti “obbligati” prima di uscire, entrare in classe o andare a dormire.
  • Selettività alimentare: la selettività alimentare autistica è un’altra conseguenza della sameness. I bambini tendono a preferire gli stessi alimenti, generalmente pochi e ben selezionati, cucinati nello stesso formato, mangiati nello stesso piatto e con le stesse posate. (leggi anche ARFID e Autismo)

Sameness negli autistici adulti

Anche negli adulti possono esserci strascichi della sameness nella vita quotidiana, come ad esempio:

  • Stesse abitudini di spostamento: parcheggiare nello stesso posto, sedersi alla stessa scrivania, scegliere lo stesso vagone del treno.
  • Ristoranti e menu ripetuti: andare sempre nello stesso ristorante e ordinare gli stessi piatti; novità nel locale (rumore, layout, luci) può far evitare l’uscita.
  • Routine lavorative: preferenza per task sequencing stabile; improvvisi cambi di riunione o priorità possono ridurre performance e aumentare lo stress.
  • Ambiente domestico: disposizione fissa degli oggetti; riordino “creativo” di altri può essere fonte di conflitto.
  • Tecnologia e strumenti: uso degli stessi software/versioni, resistenza agli aggiornamenti non annunciati.

Strategie di supporto per flessibilizzare la sameness nell’autismo

Per le strategie è importante fare una premessa: da una parte c’è la necessità di venire incontro al bisogno di prevedibilità tipico dell’autismo – per ridurre ansia, sovraccarico sensoriale e incertezza.

Questo vale per bambini e adulti, chiaramente con strategie su misura dell’età e dello stadio del ciclo di vita.

Dall’altra parte, lavoriamo attivamente per “flessibilizzare” la sameness, in modo graduale e rispettoso, così da ampliare le possibilità senza togliere sicurezza. I due binari non si escludono: si sostengono a vicenda.

  • Binario 1 — Accomodare la prevedibilità (ridurre lo stress subito)
    • Preavviso dei cambi + “cosa cambia / cosa resta uguale”.
    • Supporti visivi (agende, checklist, timer visivi) e routine stabili.
    • Strutturazione dell’ambiente (posti fissi, etichette, riduzione rumore/luci).
    • Piani B condivisi (se A è troppo difficile → passiamo a B).
    • Scelte chiuse in 2 opzioni equivalenti (mantieni agency senza caos decisionale).
    • Regolazione sensoriale (cuffie, abiti tollerati, pause sensoriali).
  • Binario 2 — Flessibilizzare la sameness (ampliare la finestra di tolleranza)
    • Micro-variazioni graduali: cambia un solo elemento alla volta (stesso orario e contesto, ma percorso leggermente diverso; stesso piatto, ma forma/condimento minimo differente).
    • Esposizione graduata con livelli concordati e rinforzi dopo ogni step tollerato.
    • Copioni e social stories per anticipare la novità (sequenze “se→allora”, segnali di stop/pausa).
    • Tecniche di coping per l’ansia da cambiamento (respirazione breve guidata, break strutturati, oggetti “ancora”).
    • Monitoraggio condiviso dei progressi (scala 0–10 di difficoltà; diari brevi) per calibrare il passo successivo.
    • Generalizzazione intenzionale: una volta tollerata la variazione in un contesto, trasferirla a un secondo contesto simile.
    • Obiettivi SMART (specifici, misurabili, raggiungibili, realistici, temporizzati) co-decisi con famiglia/educatori o con l’adulto.

Quindi: prima mettiamo in sicurezza (prevedibilità) per abbassare il carico; poi, quando c’è stabilità, introduciamo piccole novità ben progettate.

Nei bambini, questo lavoro passa attraverso genitori ed educatori; negli adulti, attraverso co-progettazione, accomodamenti sul lavoro e nella vita quotidiana.

L’esito atteso non è “cancellare” la sameness, ma renderla più flessibile, così che la persona possa scegliere quando restare nel noto e quando esplorare il nuovo, in sicurezza.

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Psichiatra-ADHD-Gincarlo-Giupponi

Supervisione scientifica:
Questo articolo è stato revisionato dal Dott. Giancarlo Giupponi, psichiatra e psicoterapeuta, vicedirettore del Servizio Psichiatrico di Bolzano e presidente regionale della Società Italiana di Psichiatria. Oltre a garantire l’accuratezza clinica dei contenuti, il Dott. Giupponi supervisiona la selezione dei test e dei questionari disponibili sul sito, verificandone la conformità agli standard scientifici internazionali (DSM-5, OMS, strumenti clinicamente validati).
Scopo del contenuto: divulgativo, non diagnostico.

Autismo, Psicologia generale

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