Cosa significa davvero soffrire di disturbo post-traumatico da stress?
Negli ultimi anni, serie TV e film hanno spesso mostrato il disturbo post-traumatico da stress (PTSD) in modo distorto e sensazionalistico, creando preconcetti e banalizzando una condizione estremamente complessa. Questa rappresentazione mediatica, come evidenziato da studi recenti, contribuisce a perpetuare uno stigma dannoso, associando il PTSD a stereotipi limitanti, come quello del “veterano violento” o della “debolezza personale”.
In questo articolo, tenteremo di sfatare 7 miti e stereotipi comuni relativi al PTSD fornendo un quadro accurato e scientificamente fondato, con l’obiettivo di ridurre lo stigma, aumentare la consapevolezza e incoraggiare chi soffre a cercare aiuto.
Mito n° 1: Ne soffrono solo militari e reduci di guerra
Uno degli stereotipi più radicati riguarda l’idea che si tratti di una condizione esclusiva dei militari o veterani di guerra.
In verità, il disturbo post-traumatico da stress (PTSD) è una condizione psicologica descritta nel manuale diagnostico DSM-5, che può manifestarsi in qualsiasi persona che abbia vissuto, direttamente o indirettamente, eventi traumatici estremi. Questo preconcetto è ampiamente diffuso, al punto che secondo lo studio scientifico “PTSD in the News: Media Framing, Stigma, and Myths About Mental Illness“, quasi la metà delle notizie sul PTSD analizzate tra il 2013 e il 2021 farebbe riferimento a questo disturbo solo in relazione ai veterani. Tuttavia, potrebbe colpire chiunque, indipendentemente da occupazione, genere o età. Tra questi eventi, rientrano:
- Incidenti stradali gravi.
- Violenze sessuali.
- Aggressioni.
- Disastri naturali.
- Lutti improvvisi.
- Situazioni di guerra.
Negli Stati Uniti, ad esempio, prima del 2020-2021, si stimava che 6 adulti su 100 avrebbero sperimentato il PTSD nel corso della loro vita (National Center for PTSD, 2021). Le donne, in particolare, mostrano una maggiore prevalenza del disturbo rispetto agli uomini (NIMH, 2019).
Il Disturbo Post Traumatico da Stress provoca sintomi raggruppati in quattro principali cluster sintomatici:
- Intrusioni, come ricordi involontari angoscianti, flashback o incubi.
- Evitamento delle situazioni che ricordano l’evento traumatico
- Alterazioni cognitive ed emotive, tra cui emergono pensieri negativi, distacco emotivo e sensi di colpa.
- Iperattività e ipervigilanza.
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Una persona sopravvissuta a un grave incidente stradale potrebbe sviluppare sintomi intrusivi come flashback improvvisi della scena dell’incidente ogni volta che sale in auto, ad esempio. Questo rende evidente quanto sia importante superare lo stereotipo del PTSD come disturbo legato esclusivamente al contesto militare, per favorire diagnosi corrette e trattamenti tempestivi per tutte le persone coinvolte.
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Mito n° 2: Il PTSD compare solo subito dopo un evento traumatico
Contrariamente alla credenza diffusa, il disturbo post-traumatico da stress (PTSD) non si manifesta solo subito dopo un evento traumatico.
Infatti, alcuni sintomi intrusivi potrebbero comparire settimane, mesi o addirittura anni dopo l’evento. Lo studio “The Contributing Factors of Delayed-Onset Post-traumatic Stress Disorder Symptoms: A Nested Case-Control Study Conducted After the 2008 Wenchuan Earthquake” (2021) ha evidenziato, ad esempio, come la prevalenza complessiva dei sintomi del PTSD a insorgenza ritardata tra i sopravvissuti al terremoto di Wenchuan era del 9,7% (33/340). Questa comparsa tardiva potrebbe causare incomprensioni e diagnosi ritardate, impedendo l’accesso tempestivo a trattamenti adeguati, come la terapia cognitivo-comportamentale focalizzata sul trauma (TF-CBT) o l’EMDR, così come farmaci antidepressivi o ansiolitici necessari per evitare che il disturbo diventi cronico.
Una vittima di violenza sessuale, ad esempio, potrebbe iniziare a manifestare sintomi significativi solo dopo alcuni mesi, quando un evento quotidiano apparentemente banale scatena improvvisamente il ricordo traumatico, rendendo cruciale la consapevolezza del possibile ritardo nell’insorgenza del PTSD.
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Mito n° 3: Chiunque subisce un trauma sviluppa il PTSD
Un altro falso mito sostiene che chiunque subisca un trauma svilupperà automaticamente il PTSD.
In realtà, l’insorgenza del disturbo dipende da fattori personali come:
- Predisposizione genetica.
- Gravità del trauma.
- Supporto sociale ricevuto.
- Condizioni psicologiche pregresse.
Si stima che solo circa 1 persona su 3 con PTSD sperimenti un lieve, moderato o grave deterioramento nella vita quotidiana (NIMH, 2019). Due persone coinvolte nello stesso incidente, ad esempio, potrebbero reagire in modo completamente differente. Una potrebbe sviluppare sintomi fisici come insonnia cronica, dolori muscolari persistenti o disturbi gastrointestinali, mentre l’altra potrebbe elaborare l’evento traumatico senza manifestare alcun sintomo significativo. Inoltre, fattori protettivi come le connessioni sociali e i gruppi di supporto possono aiutare a prevenire lo sviluppo del PTSD.
Identificare tempestivamente queste differenze permette di indirizzare chi ne ha realmente bisogno verso un trattamento personalizzato, riducendo le conseguenze psicologiche a lungo termine.
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Mito n° 4: I sintomi del PTSD sono uguali per tutti
I sintomi del PTSD non sono identici per chiunque ne soffre.
Al contrario, il disturbo presenta una grande variabilità nelle manifestazioni sintomatiche. Alcuni individui potrebbero manifestare dei sintomi fisici prevalenti, come dolori cronici, affaticamento persistente o tachicardia, mentre altri sperimentano sintomi dissociativi e psicologici, come flashback intensi o episodi di depersonalizzazione e derealizzazione. Ad esempio, una persona potrebbe percepire la realtà intorno a sé come distante, irreale o ovattata, sperimentando episodi dissociativi frequenti dopo il trauma. Altre, invece, potrebbero sentirsi costantemente ipervigili e ansiose, manifestando prevalentemente sintomi fisici.
Questa variabilità sintomatica richiede un trattamento altamente personalizzato, progettato sulle esigenze specifiche di ogni individuo, per questo se pensi di soffrire di PTSD ti consigliamo di rivolgerti ad uno psicologo adatto alle tue esigenze e sintomi.
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Mito n° 5: Chi soffre di PTSD è pericoloso, soprattutto durante le crisi
Uno degli stereotipi più dannosi sul PTSD associa erroneamente questo disturbo a comportamenti violenti, alimentando uno stigma ingiusto e pericoloso.
Studi scientifici dimostrano chiaramente che la stragrande maggioranza delle persone PTSD non è violenta né rappresenta una minaccia per gli altri. Sebbene vi sia un leggero aumento del rischio di aggressività in chi soffre di PTSD, la maggioranza, fino al 92 % nel caso dei veterani post 11 settembre non avrebbe compiuto alcun atto violento.
Secondo ricerche recenti di Scott Parrott, autore dello studio già citato all’interno dell’articolo, e colleghi, la rappresentazione mediatica distorta può portare il pubblico a sovrastimare la prevalenza del PTSD tra i veterani e a ridurre il desiderio di mantenere relazioni sociali con loro. Chi soffre di PTSD potrebbe essere più propenso a isolarsi e a interiorizzare la propria sofferenza piuttosto che esprimerla violentemente verso gli altri.
Superare questo mito è fondamentale per garantire un maggiore supporto sociale e favorire una diagnosi precoce, permettendo a queste persone di accedere alle cure di cui hanno bisogno.

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Mito n° 6: La sindrome da stress post-traumatico ha una durata fissa
È errato credere che il PTSD abbia sempre una durata definita.
Alcune persone sviluppano sintomi acuti che si risolvono spontaneamente entro pochi mesi, specialmente se ricevono tempestivamente un supporto adeguato. Altre, invece, possono sperimentare una forma cronica, con sintomi persistenti che durano anni. Questi ultimi casi necessitano di trattamenti prolungati, inclusa psicoterapia specializzata come l’EMDR e la TF-CBT, e talvolta farmaci specifici per il controllo dei sintomi.
Ad esempio, persone con PTSD cronico possono affrontare sfide significative nella gestione delle attività quotidiane per molti anni, rendendo cruciale un trattamento prolungato e un sostegno continuativo.

Mito n° 7: Dal PTSD non si guarisce mai
L’idea che il PTSD sia incurabile è profondamente sbagliata.
È scientificamente provato che il PTSD può essere efficacemente trattato. Come accennato, psicoterapie come l’EMDR e la terapia cognitivo-comportamentale focalizzata sul trauma, combinate con trattamenti farmacologici mirati, hanno consentito a molte persone di guarire completamente o di gestire significativamente i sintomi.
GAM Medical, centro PTSD è specializzato nel trattamento del disturbo post-traumatico da stress (PTSD). In particolare, offre la possibilità di svolgere un breve test PTSD per comprendere la gravità della tua situazione.
Comprendere se si soffre di tale disturbo superando questi miti potrebbe incoraggiare le persone a cercare aiuto professionale, evitando che si rassegnino a convivere con il disagio, favorendo il ritorno a una vita serena e gratificante. La cura è possibile e accessibile, e molti individui riescono a superare il PTSD e a riprendere il controllo della propria vita.
Questo articolo è un contenuto divulgativo e non sostituisce le diagnosi di un professionista. Se ti è piaciuto l’articolo, condividilo.
Fonti:
- https://journals.sagepub.com/doi/epub/10.1177/19312431221146757
- https://www.nimh.nih.gov/health/statistics/post-traumatic-stress-disorder-ptsd
- https://www.frontiersin.org/journals/public-health/articles/10.3389/fpubh.2021.682714/full
- https://www.ptsd.va.gov/professional/treat/cooccurring/research_violence.asp