L’ansia può assumere mille volti, e spesso si presenta in modi del tutto inaspettati.
Non sempre si manifesta con il classico batticuore, la tensione muscolare o l’insonnia: a volte prende strade più tortuose, più sottili, quasi bizzarre.
Ci sono forme d’ansia che si mimetizzano, che si nascondono dietro comportamenti ripetitivi o pensieri fissi e disturbanti, e che rendono difficile capire subito di cosa si tratta.
Una di queste manifestazioni meno conosciute è la paura intensa e persistente di emanare cattivo odore, anche quando non c’è alcun motivo reale per pensarlo.
Questa condizione, che può arrivare a condizionare pesantemente la vita sociale, lavorativa e relazionale della persona, ha un nome specifico: Autodysomophobia, o più tecnicamente disturbo da riferimento olfattivo.
Chi ne soffre è spesso convinto di avere un odore corporeo sgradevole e che le persone intorno se ne accorgano, anche se nessuno lo dice apertamente.
Si interpretano sguardi, gesti, smorfie o comportamenti degli altri come segnali di disgusto o disagio, generando un circolo vizioso fatto di insicurezza, vergogna e auto-isolamento.
Nelle prossime righe vedremo meglio che cos’è il disturbo da riferimento olfattivo, come si manifesta e perché è importante riconoscerlo come una vera e propria condizione legata all’ansia, e non solo come una fissazione strana o imbarazzante.
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Caratteristiche del Disturbo da Riferimento Olfattivo (Autodysomophobia)
L’Autodysomophobia ( disturbo da riferimento oflattivo) è una vera e propria fobia specifica. Possiamo dire quini che si tratta di una condizione ansiosa che si caratterizza per:
- Controllo continuo del proprio odore corporeo: una delle caratteristiche più frequenti è la necessità di controllarsi continuamente. Chi soffre di disturbo da riferimento olfattivo tende ad “annusarsi” in modo compulsivo: controlla il respiro, le ascelle, l’alito, i piedi, i vestiti. Spesso si cercano “prove” del proprio odore spiacevole anche quando non ce ne sono. Si annusa la maglietta appena tolta, si cerca conferma allo specchio, si fa attenzione al minimo segnale che possa suggerire di non essere “freschi”. Questo controllo diventa così insistente da essere praticamente continuo durante la giornata. Se ti capita di annusarti ripetutamente, di cambiare vestiti più volte anche se sono puliti o di lavarti anche senza reale bisogno solo per “sicurezza”, potresti riconoscerti in questa dinamica.
- Interpretazione ansiosa dei comportamenti altrui: una delle trappole più dolorose di questo disturbo è il modo in cui viene interpretato il comportamento degli altri. Un semplice gesto, come grattarsi il naso, spostarsi leggermente indietro, aprire una finestra o tossire, viene subito letto come un segnale implicito: “Ha sentito il mio odore”, “Sta cercando di allontanarsi da me”, “È infastidito da come puzzo”. Anche se nessuno dice nulla, la mente costruisce un’intera narrazione attorno a microcomportamenti che, nella maggior parte dei casi, non hanno nulla a che fare con l’odore corporeo. Se spesso ti ritrovi a “decifrare” ogni minimo gesto delle persone che hai intorno come una reazione a un odore che pensi di avere, anche quando loro non fanno alcuna osservazione, allora potresti trovarti in questa spirale.
- Evitamento delle situazioni sociali: con il tempo, la paura di puzzare diventa talmente invasiva da portare all’evitamento. Si inizia a evitare gli abbracci, a tenersi a distanza, a rifiutare uscite, mezzi pubblici, riunioni, luoghi chiusi. In alcuni casi, si rinuncia a occasioni importanti — lavorative, affettive, familiari — solo per la paura che qualcuno possa percepire quell’odore che si crede di avere. Il timore di essere giudicati, rifiutati o ridicolizzati prende il sopravvento su tutto il resto. Se ti capita di evitare il contatto con le persone per paura che possano sentire un cattivo odore provenire da te, anche se oggettivamente non ce n’è, questa potrebbe essere una spia importante.
- Uso eccessivo di deodoranti, profumi o strategie di copertura: un altro comportamento molto frequente è l’uso quasi ossessivo di prodotti per “coprire” l’odore. Deodoranti, profumi, bagnoschiuma, dentifrici, caramelle per l’alito vengono utilizzati in modo esagerato, ripetuto, anche più volte al giorno. Alcune persone arrivano a lavarsi più volte nell’arco della giornata, a portare con sé cambi di vestiti o kit di igiene personale ovunque vadano, per essere pronte a “intervenire” in caso di emergenza. Ma l’ansia non si placa, anzi: più ci si protegge, più cresce la paura di non essere mai abbastanza puliti o in ordine. Se senti il bisogno costante di “neutralizzare” un odore che gli altri non percepiscono o ti dicono che non esiste, potresti riconoscerti in questo comportamento.
- Dubbi costanti e bisogno di rassicurazioni: la persona che vive il disturbo da riferimento olfattivo si interroga continuamente: “Puzzo? Loro se ne sono accorti? Mi hanno evitato per questo?” I pensieri diventano circolari, ripetitivi, ossessivi. E in molti casi si sente il bisogno di chiedere agli altri: “Senti qualcosa? Sicuro che non puzzo?” Ma anche quando arrivano rassicurazioni, queste durano poco. Dopo pochi minuti, tornano i dubbi, la paura, la convinzione. Se anche a te succede di chiedere spesso agli altri se hai un cattivo odore e, anche quando ti dicono di no, non riesci a crederci fino in fondo, allora forse c’è qualcosa che merita attenzione.
- Sensazione costante di vergogna e imbarazzo: tutto questo comporta un vissuto emotivo molto pesante. Si vive nella paura costante di essere “scoperti”, umiliati, giudicati. La vergogna diventa un’emozione quotidiana, che accompagna ogni gesto e ogni incontro. Il senso di inadeguatezza cresce, così come la solitudine. Non ci si sente “normali”, e si cerca in tutti i modi di evitare situazioni in cui si potrebbe essere “smascherati”. Se ti capita spesso di provare vergogna anche solo all’idea che qualcuno possa pensare che puzzi, anche in assenza di qualsiasi prova, e questo ti blocca, allora è importante considerare che possa trattarsi di qualcosa di più di una semplice insicurezza.
È chiaro che tutti, in certe circostanze, possiamo avere il timore di emanare cattivo odore.
Fa parte della nostra natura sociale: ci teniamo a fare una buona impressione, vogliamo apparire curati, puliti, e dare agli altri l’immagine di persone rispettose di sé e degli altri.
Non è strano preoccuparsi del proprio alito prima di un appuntamento importante, o spruzzare un po’ di deodorante in più prima di una riunione. Sono piccoli gesti di attenzione verso sé stessi e verso gli altri.
Ma quando questa preoccupazione si trasforma in un pensiero fisso, quando il dubbio diventa assillante, quando ogni gesto degli altri sembra confermare la convinzione di “puzzare”, non parliamo più di una semplice insicurezza: parliamo di una fobia vera e propria, di un disturbo d’ansia chiamato disturbo da riferimento olfattivo.
Un timore irrazionale, continuo, che non si calma neppure dopo aver ricevuto rassicurazioni o aver preso precauzioni.
Un pensiero che prende spazio, energia, e può arrivare a rovinare le relazioni, la vita sociale, il lavoro, la serenità.
Se ti sei riconosciuto in questo testo, se il modo in cui ti preoccupi del tuo odore ti sembra eccessivo persino a te — o se te lo fanno notare anche le persone vicine — allora forse è il momento di chiedere aiuto.
Può essere davvero utile rivolgersi a un centro specializzato in disturbi d’ansia, come la clinica psicologica GAM-Medical, dove un’équipe di psichiatri, psicologi e psicoterapeuti può aiutarti a capire con chiarezza cosa stai vivendo, e offrirti un percorso personalizzato per ritrovare equilibrio, sicurezza e libertà.
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