Forme di Autolesionismo Invisibile

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L’autolesionismo non suicidario (NSSI) è spesso associato a comportamenti fisici evidenti, come il tagliarsi o bruciarsi. 

Tuttavia, esistono forme indirette di autolesionismo (NSSI Indiretto) che, sebbene non lascino segni fisici visibili, sono altrettanto pericolose e dannose per il benessere psicologico e fisico della persona. 

In questo articolo esploreremo queste manifestazioni invisibili di autolesionismo, cercando di offrire una comprensione completa di questo fenomeno.

Un Tipo di Autolesionismo invisibile: l’abuso di sostanze

Uno degli esempi più comuni di NSSI indiretto è l’abuso di sostanze. 

Lo studio “Self-Regulation, Emotional Symptomatology, Substance Use, and Social Network Addiction in Adolescent Self-Harm.(2025)” ne splora i meccanismi.

Le persone che praticano autolesionismo tramite l’uso eccessivo di alcol, droghe o altre sostanze spesso cercano di “anestetizzarsi” o di “distrarsi” dal dolore emotivo. L’uso compulsivo di sostanze è un comportamento distruttivo che, pur non causando ferite visibili, può danneggiare gravemente la salute fisica e mentale nel lungo periodo.

L’abuso di sostanze è anche strettamente legato a disturbi psicologici come depressione, ansia e traumi non elaborati. Le persone che si infliggono danni attraverso l’alcol o le droghe possono essere consapevoli del rischio ma continuano a usare queste sostanze come meccanismo di coping. Ciò rende l’abuso di sostanze una delle forme più insidiose di autolesionismo psicologico ed emotivo.

Molti individui che si impegnano in abitudini di abuso di sostanze vivono un ciclo di “alleviamento temporaneo” seguito da ricadute emozionali o fisiche che li portano a sentirsi ancora più persi e auto-critici. Questo perpetua un circolo vizioso dove il corpo e la mente sono danneggiati costantemente, ma la persona continua a cercare nel consumo di sostanze un sollievo che, paradossalmente, porta solo a un peggioramento della condizione psicologica.

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Una forma di Autolesionismo indiretto: Disturbi Alimentari

Un altro esempio di autolesionismo indiretto identificato dall’articolo ”Direct and indirect forms of non-suicidal self-injury: Evidence for a distinction(2012)”  è rappresentato dalle cattive abitudini alimentari. Disturbi come l’anoressia, la bulimia o il disturbo da alimentazione incontrollata non sono solo questioni estetiche, ma comportano gravi danni psicologici e fisici.

Le persone che soffrono di questi disturbi spesso si infliggono danno psico-fisico con il rifiuto di cibo o il binge eating (mangiare compulsivamente), come risposta a insicurezze emotive o disagi psicologici, questi meccanismi vengono approfonditi ampiamente nello studioFairburn, Christopher G et al. Eating disorders (2003)”

In molte persone che lottano con i disturbi alimentari, il cibo diventa un mezzo per “punirsi” o “controllarsi”. Il corpo, nel contesto di queste abitudini, diventa lo specchio di una sofferenza interiore profonda. Ad esempio, chi soffre di anoressia può provare una sensazione di controllo e potere sul proprio corpo, ma in realtà si sta infliggendo un danno fisico che può avere conseguenze letali. Al contrario, chi soffre di bulimia può utilizzare il cibo come una forma di sfogo emotivo, per poi “punirsi” con il rigetto, creando un danno fisico e psicologico al corpo e alla mente.

Autolesionismo Psicologico: Negarsi l’aiuto necessario

L’autosabotaggio psicologico è una delle forme di NSSI più difficili da riconoscere, ma anche una delle più dannose.

Nello studio “Exploring the longitudinal dynamics of self-criticism, self-compassion, psychological flexibility, and mental health in a three-wave study(2025)” possiamo apprendere che le persone che praticano l’autosabotaggio psicologico tendono a evitare opportunità di crescita, preferendo rimanere in situazioni familiari ma dannose. Questo comportamento può manifestarsi in molti modi, come l’incapacità di chiedere aiuto, il rifiuto di opportunità professionali o sociali, o la costante convinzione di non meritare felicità.

Il comportamento di auto-sabotaggio è una forma indiretta di autolesionismo psicologico in cui la persona danneggia se stessa impedendosi di raggiungere il proprio potenziale. Ciò può includere il rifiuto di opportunità che potrebbero migliorare la vita, o l’incapacità di chiedere aiuto quando necessario. Le persone che si impegnano in comportamenti di auto-sabotaggio potrebbero sentirsi indegne di successo o felicità, o avere una percezione distorta di sé che le porta ad autoinfliggersi danno emotivo.

Un altro aspetto dell’autolesionismo psicologico è la negazione del supporto. Chi soffre di NSSI psicologico può rifiutare l’aiuto da parte di amici, familiari o professionisti, nonostante senta un forte bisogno di essere supportato. Questo comportamento può derivare dalla paura di essere giudicati, o dalla convinzione che non si meriti il sostegno degli altri.

Autolesionismo Mentale: i Pensieri Autodistruttivi

Un’altra forma di autolesionismo invisibile è rappresentata dai pensieri autodistruttivi che molte persone sperimentano. Questi pensieri includono convinzioni autolimitanti, pensieri di fallimento o convinzioni che la persona non meriti una vita migliore. Nonostante non vi siano danni fisici diretti, la sofferenza psicologica derivante da questi pensieri è devastante. Le persone che si infliggono danno mentale spesso entrano in un ciclo di negatività che le porta a percepire se stesse come incapaci di cambiamento o miglioramento.

Anche se questi comportamenti non sono fisici, come sottolineato dalla ricerca “Exploring the longitudinal dynamics of self-criticism, self-compassion, psychological flexibility, and mental health in a three-wave study(2025)” essi influenzano profondamente l’equilibrio emotivo e mentale. Pensieri distruttivi e dannosi non solo peggiorano la qualità della vita, ma possono anche alimentare disturbi mentali come la depressione, ansia o stress cronico. A lungo termine, questo tipo di autolesionismo mentale può ridurre la capacità di un individuo di relazionarsi positivamente con gli altri e di affrontare le sfide quotidiane.

Autolesionismo Emotivo: Sabotaggio dell’autostima

L’autolesionismo emotivo è una forma indiretta di autolesionismo che si manifesta attraverso il danno psicologico. Le persone che ne soffrono si infliggono dolore emotivo persistente, alimentando emozioni negative come la rabbia, la tristezza o il risentimento, senza un apparente motivo esterno.

L’articolo“Guilt over success, impostor phenomenon, and self-sabotaging behaviors (2024)” sostiene che una delle cause principali dell’auto sabotaggio emotivo è una bassa autostima. Le persone con bassa autostima possono sentire di non essere degne di amore, successo o felicità, e quindi si “auto puniscono” sabotando il loro benessere. Il comportamento di autocritica e disprezzo per se stessi è spesso il primo segno di un autolesionismo psicologico che non è immediatamente evidente agli altri, ma che può avere effetti devastanti sulla salute mentale.

Questo tipo di autolesionismo è spesso legato a esperienze passate di trauma, abusi o difficoltà emotive. Le persone che praticano l’autolesionismo emotivo possono passare attraverso periodi in cui non si sentono degni di felicità o amore, e quindi si puniscono emotivamente rimanendo in uno stato di sofferenza. È importante notare che il danno psicologico che ne risulta può avere effetti duraturi e portare a problemi di salute mentale come la depressione e ansia.

tipi di autolesionismo indiretto
tipi di autolesionismo indiretto

Come combattere le Forme di Autolesionismo Invisibile?

Le forme di autolesionismo invisibile, come l’abuso di sostanze, le cattive abitudini alimentari e l’autosabotaggio psicologico, sono altrettanto gravi e pericolose quanto le forme visibili di autolesionismo. 

Questi comportamenti possono essere difficili da riconoscere e spesso vengono ignorati o minimizzati. Tuttavia, è fondamentale comprendere che chi soffre di NSSI indirette ha bisogno di supporto e di un intervento da parte di un professionista della salute mentale.

La Clinica psicologica Gam Medical, offre guide e competenze cliniche affiancate dal supporto di psicologi specializzati, pronti ad intraprendere un percorso con trattamenti personalizzati che ti permetteranno di imparare a prenderti cura di te stesso e della tua salute mentale.

Questo è contenuto divulgativo e non sostituisce le diagnosi di un professionista. Se ti è piaciuto l’articolo, condividilo.

Fonti:

  • https://pmc.ncbi.nlm.nih.gov/articles/PMC11939802/ 
  • https://doi.org/10.1016/j.psychres.2011.12.050 
  • https://doi.org/10.1016/S0140-6736(03)12378-1 
  • https://www.nature.com/articles/s41598-025-95821-1 
  • https://link.springer.com/article/10.1007/s12144-024-05697-z 

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Supervisione scientifica:
Questo articolo è stato revisionato dal Dott. Giancarlo Giupponi, psichiatra e psicoterapeuta, vicedirettore del Servizio Psichiatrico di Bolzano e presidente regionale della Società Italiana di Psichiatria. Oltre a garantire l’accuratezza clinica dei contenuti, il Dott. Giupponi supervisiona la selezione dei test e dei questionari disponibili sul sito, verificandone la conformità agli standard scientifici internazionali (DSM-5, OMS, strumenti clinicamente validati).
Scopo del contenuto: divulgativo, non diagnostico.

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