La Escape Theory è una delle teorie proposte nell’ambito dei disturbi alimentari da abbuffata, come il binge eating disorder e la bulimia nervosa che descrive l’abbuffata come un tentativo di fuga da un’eccessiva autoconsapevolezza negativa e da vissuti emotivi di ansia, depressione, vergogna e autocritica.
La difficoltà nella gestione delle emozioni rappresenta uno dei nuclei più complessi e centrali dei disturbi del comportamento alimentare (DCA).
Da anni la ricerca scientifica indaga perché molte persone ricorrano alle abbuffate come strategia per fronteggiare stati emotivi intensi, sgradevoli o percepiti come ingestibili.
Difficoltà di gestione emotiva: un nucleo comune nei disturbi dell’alimentazione
Quando si parla di DCA come binge eating e bulimia, si pensa spesso al cibo come problema centrale. In realtà, per la maggior parte delle persone che vivono questi disturbi, il cibo è soprattutto un mezzo per regolare emozioni difficili.
Le difficoltà nella gestione emotiva includono:
- difficoltà nel riconoscere le emozioni (“non capisco cosa provo”)
- difficoltà nel tollerare gli stati emotivi intensi
- difficoltà nel modulare le emozioni senza ricorrere a comportamenti impulsivi
- tendenza a usare strategie di coping disfunzionali (abbuffate, vomito, digiuni, esercizio compulsivo)
- forte evitamento esperienziale: evitare ciò che si sente perché percepito come intollerabile
La persona può percepire le emozioni come eccessive, incontrollabili o potenzialmente “distruttive”. Di conseguenza, l’abbuffata si trasforma in una strategia—disfunzionale ma immediata—per ottenere sollievo.
Queste dinamiche non sono segno di debolezza: sono risposte apprese in contesti emotivamente complessi, spesso caratterizzati da:
- critiche interiorizzate
- aspettative molto elevate
- sensibilità al giudizio
- storia di vergogna o svalutazione
All’interno di questo quadro si inserisce la Escape Theory, che spiega perché proprio l’autocritica e l’eccessiva autoconsapevolezza fungano da detonatori dell’abbuffata.
Autocriticismo e autosvalutazione: perché alimentano le abbuffate alimentari?
Uno degli aspetti più comuni nelle persone con binge eating o bulimia è la presenza di una voce interiore molto critica, caratterizzata da:
- giudizi severi su se stessi
- standard irrealistici
- insoddisfazione cronica
- percezione di non essere mai “abbastanza”
Questa autocritica non solo genera ansia, tristezza e vergogna, ma accresce anche la sensazione di essere sotto costante osservazione… anche quando non è così.
Secondo numerosi studi, l’autocritica:
- aumenta la vulnerabilità allo stress
- amplifica le emozioni negative
- riduce la capacità di autoregolarsi
- favorisce comportamenti impulsivi
- diminuisce il senso di valore personale
Le persone con disturbi della nutrizione e dell’alimentazione non si limitano a essere critiche con se stesse: spesso vivono un vero e proprio attacco interno, un conflitto psicologico che intensifica il bisogno di “anestetizzare” l’esperienza emotiva.
Ed è proprio qui che si inserisce il modello proposto da Heatherton e Baumeister (1991).
La Escape Theory: mangiare per fuggire dalla consapevolezza di sé
In Binge eating as escape from self-awareness, Heatherton e Baumeister (1991) descrivono il binge eating come un tentativo di fuga da uno stato di autoconsapevolezza doloroso.
Secondo gli autori, chi soffre di binge eating:
- ha standard personali molto elevati (percepiti o reali)
- è estremamente sensibile alle aspettative degli altri
- vive un’elevata self-awareness (consapevolezza di sé) spesso in termini negativi
- prova emozioni intense come ansia, tristezza, vergogna, autocritica
Quando la persona sente di non riuscire a raggiungere tali standard, si attiva un circolo di autocoscienza negativa, accompagnata da pensieri come:
- “Sono un fallimento.”
- “Deluderò tutti.”
- “Non valgo abbastanza.”
- “Non sono capace come gli altri.”
Questo stato è psicologicamente ed emotivamente insostenibile, e il corpo e la mente cercano un modo per bloccarlo.
La Escape Theory spiega che l’abbuffata diventa uno strumento per:
- Ridurre la consapevolezza di sé – durante l’abbuffata l’attenzione si restringe:
- dal mondo interno (pensieri dolorosi)
- al mondo esterno immediato (il cibo, il gusto, il bisogno compulsivo)
- Evitare pensieri autovalutativi – il cibo “riempie” la mente, impedendo la ruminazione.
- Trovare sollievo temporaneo da emozioni negative – il comportamento compulsivo genera una sospensione emotiva.
- Accettare in modo indiscriminato pensieri irrazionali: come descritto da Heatherton e Baumeister, la persona durante l’abbuffata perde le abituali inibizioni e accetta idee distorte, ad esempio: “Non importa se mangio tanto.” “Tanto ho già rovinato tutto.” “Ci penserò domani.”
- Vivere un’evasione temporanea – è una fuga, appunto, non una soluzione.
Come si innesca l’abbuffata: il ciclo emozionale secondo la Escape Theor
Per comprendere perché l’abbuffata avvenga, è utile osservare il ciclo emozionale tipico.
Fase 1 — Trigger emotivo
Un evento attiva emozioni difficili:
- critica subita
- delusione
- fallimento percepito
- confronto sociale
- solitudine
- stress relazionale
Fase 2 — Aumento della self-awareness
La persona entra in una spirale di pensieri autocritici:
- “Non sono capace.”
- “Gli altri pensano che io sia inadatto.”
- “Non valgo.”
Fase 3 — Esplosione emotiva
L’autocritica produce emozioni intense:
- ansia
- tristezza
- vergogna
- senso di inadeguatezza
Queste emozioni sono percepite come insostenibili o “dannose”.
Fase 4 — Bisogno di fuga
Il corpo cerca un modo per disattivare lo stato emotivo.
Fase 5 — Abbuffata
Il binge eating:
- riduce la consapevolezza di sé
- anestetizza temporaneamente le emozioni
- distrae dai pensieri negativi
Fase 6 — Sollievo temporaneo
Durante l’abbuffata si prova una sorta di “vuoto mentale”.
Fase 7 — Vergogna post-abbuffata
Dopo il binge eating:
- ritorna la self-awareness in forma amplificata
- aumenta l’autocritica
- si rafforzano i sentimenti di fallimento
E così il ciclo ricomincia.
Escape Theory nei DCA: come trovare la vera via di uscita
Se per la escape theory l’abbuffata rappresenta la via di fuga, il lavoro terapeutico deve focalizzarsi sull’aiutare la persona a trovare nuove vie di uscita, e non solo vie di fuga: modi diversi, più sicuri e rispettosi di sé, per stare con le proprie emozioni senza doversi annullare nel cibo.
Interrompere il ciclo alimentare delle abbuffate vuol dire imparare a lavorare sulle difficoltà emotive in modo diverso, con:
- alfabetizzazione emotiva: riconoscere e nominare ciò che si prova, distinguendo ad esempio tra ansia, tristezza, frustrazione, vergogna o solitudine, così da non percepire le emozioni solo come un “caos” interno.
- tolleranza alla frustrazione, cioè la capacità di restare in contatto con gli stati emotivi spiacevoli senza ricorrere automaticamente all’abbuffata per anestetizzarli.
- riduzione dell’autocritica, perché la voce interna severa è spesso il carburante dell’abbuffata: sviluppare auto-compassione, coltivare l’accettazione di limiti ed errori e ristrutturare i pensieri disfunzionali permette di costruire un dialogo interno meno punitivo e più realistico. A
- strategie di coping alternative che possano sostituire gradualmente il cibo come unica risposta alla sofferenza, ad esempio:
Noi di GAM-Medical siamo specializzati nel trattamento dei disturbi alimentari, in particolare di quelli caratterizzati da comportamenti di binge, come le abbuffate, che ritroviamo soprattutto nel binge eating e nella bulimia nervosa.
Lavoriamo ogni giorno con queste problematiche e conosciamo molto bene queste dinamiche emotive e comportamentali, così come la fatica e la sofferenza che le accompagnano.
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