Ergofobia: Paura del Lavoro

Tempo di lettura: 6 minuti

ansia da lavoro (ergofobia)

Andare al lavoro dovrebbe essere parte della nostra normalità quotidiana, eppure, perchè alcune persone, il solo pensiero di varcare la porta dell’ufficio o del negozio scatena sintomi di panico, agitazione?

Questo fenomeno si chiama ergofobia, o più precisamente ansia fobica legata al luogo di lavoro.

Questo articolo ti guiderà alla scoperta di cosa significa davvero essere ergofobici, quali sintomi caratterizzano questa paura, da cosa può essere causata e soprattutto quali possibili rimedi sono stati individuati dagli studiosi. 

Infine, troverai un invito concreto a prenderti cura della tua salute psicologica con l’aiuto di specialisti esperti.

Cosa significa ergofobia?

La parola ergofobia deriva dal greco ergon (lavoro) e phobos (paura). Indica quindi la paura intensa e persistente legata all’ambiente di lavoro. 

Non si tratta semplicemente di stress, pigrizia o mancanza di motivazione: parliamo di una fobia vera e propria, che appartiene alla grande famiglia dei disturbi d’ansia.

Chi soffre di ergofobia sperimenta un forte disagio quando deve recarsi al lavoro, al punto da avere reazioni simili a quelle di chi affronta altre fobie specifiche: tachicardia, sudorazione, tremori, sensazione di soffocamento. In alcuni casi, i sintomi si presentano già la sera prima, al solo pensiero del giorno lavorativo successivo.

Gli studi che hanno approfondito la ricerca in questo campo, come “Workplace Phobic Anxiety as a Mental Health Phenomenon in the Job Demands-Resources Model (2017)”, descrivono il fenomeno come unansia che può emergere per diverse ragioni: la paura di sbagliare, la sensazione di non essere all’altezza, oppure l’ansia da responsabilità quando si ricoprono ruoli con grandi carichi decisionali. 

È importante chiarire che l’Ergofobia è un disturbo specifico che può compromettere seriamente la vita lavorativa e personale.

L’ergofobia non è una diagnosi “a sé stante” nei manuali diagnostici: nel DSM-5-TR viene di solito ricondotta alle fobie specifiche di tipo situazionale oppure, quando la preoccupazione dominante è la valutazione altrui, all’ansia sociale. In pratica, il lavoro (o alcuni suoi aspetti) diventa lo stimolo che innesca paura marcata, evitamento e sofferenza clinicamente significativa.

  • Segnali fisici e comportamentali più comuni
    • tachicardia, respiro corto, sudorazione, tremori
    • tendenza a rimandare o sottrarsi a riunioni, telefonate, email “critiche”
    • assenze ripetute, richieste di permessi, procrastinazione di compiti chiave
    • pensieri catastrofici su errori, sanzioni, giudizi negativi

Sul piano dei meccanismi, i modelli neurobiologici e dell’apprendimento ipotizzano una iper-reattività dell’amigdala a stimoli professionali associati in passato a stress o fallimenti, un condizionamento che mantiene la paura, e una disregolazione dell’asse HPA (risposta allo stress). Ogni evitamento dà sollievo immediato e “premia” il comportamento, rinforzandolo: è il classico rinforzo negativo che cronicizza il disturbo.

  • Cosa aumenta il rischio
    • tratti di perfezionismo, bassa tolleranza all’errore, nevroticismo
    • esperienze sfavorevoli sul lavoro (mobbing, umiliazioni, fallimenti percepiti)
    • comorbidità con disturbi d’ansia, depressivi o dell’adattamento
    • contesti organizzativi poco chiari su ruoli e obiettivi

La diagnosi differenziale è fondamentale: il burnout si manifesta soprattutto con esaurimento emotivo e cinismo più che con paura; nel disturbo d’ansia generalizzata l’apprensione è pervasiva e non circoscritta al lavoro; nel DOC l’evitamento è mosso da ossessioni/compulsioni; nel PTSD prevalgono ricordi intrusivi e ipervigilanza legati a eventi traumatici in ambito professionale.

  • Valutazione pratica in studio
    • colloqui (anche strutturati, es. SCID-5) e diari di evitamento
    • scale di funzionamento come Work and Social Adjustment Scale e Sheehan Disability Scale
    • mappatura dei trigger: incontri con il/la capo, presentazioni, email urgenti, feedback formali
    • stima dell’impatto su performance, presenteismo e assenteismo lavorativo correlato all’ergofobia

Il trattamento con la più solida evidenza resta la terapia cognitivo-comportamentale (CBT) centrata sull’esposizione graduale agli stimoli temuti (in vivo o immaginativa). L’obiettivo è disinnescare l’associazione “lavoro = pericolo”, ristrutturare convinzioni disfunzionali (es. “se sbaglio è un disastro irreparabile”) e recuperare competenze che proteggono dalla ricaduta.

  • Interventi tipici e leve organizzative
    • esposizioni step-by-step a compiti, luoghi e persone del contesto lavorativo
    • ristrutturazione cognitiva, training su assertività, gestione del tempo e delle priorità
    • protocolli per procrastinazione clinica; ACT per valori e flessibilità psicologica
    • misure di medicina del lavoro: rientri graduali, accomodamenti ragionevoli, job crafting
    • chiarezza su ruoli/metriche, politiche anti-mobbing e canali di feedback protetti

La farmacoterapia (soprattutto SSRI/SNRI) può essere aggiunta quando sono presenti comorbidità ansioso-depressive o quando l’ansia impedisce il lavoro psicoterapico; le benzodiazepine vanno usate con cautela e per periodi brevi, perché possono interferire con l’apprendimento dell’estinzione e favorire dipendenza. In generale, la prognosi è buona quando psicoterapia, eventuali farmaci e interventi sull’ambiente procedono in modo coordinato tra persona, clinico e HR/datore di lavoro.

Quali sono i sintomi tipici dell’ergofobia?

I sintomi dell’ergofobia si presentano sotto forme diverse, che possono coinvolgere sia la mente che il corpo.

Sintomi Psicologici dell’ergofobia

  • Ansia anticipatoria: il pensiero del lavoro scatena agitazione già ore o giorni prima.
  • Panico al momento di recarsi sul posto di lavoro.
  • Evitamento: inventare scuse, cercare di rimandare, assentarsi spesso.
  • Sensazione di impotenza o di non farcela di fronte ai compiti.

Sintomi Fisici dell’ergofobia

  • Tachicardia e battito accelerato.
  • Sudorazione intensa.
  • Tremori o sensazione di svenimento.
  • Mal di stomaco, nausea o tensioni muscolari.

Secondo lo studio“Workplace Phobic Anxiety as a Mental Health Phenomenon in the Job Demands-Resources Model (2017)” condotto in Italia su oltre 700 dipendenti non clinici, circa il 5% delle persone manifesta un livello severo di ansia fobica da lavoro, mentre una parte più ampia mostra forme moderate. 

Anche se la percentuale può sembrare ridotta, le conseguenze sono molto rilevanti: questa ansia si lega direttamente all’assenteismo, sia per frequenza che per durata delle assenze. In altre parole, chi soffre di ergofobia tende a mancare dal lavoro più spesso e per periodi più lunghi.

Ergofobia e assenteismo

Uno degli aspetti più rilevanti messi in luce dallo studio scientifico “Workplace Phobic Anxiety as a Mental Health Phenomenon in the Job Demands-Resources Model (2017)” riguarda la stretta correlazione tra ergofobia e assenteismo

I ricercatori hanno dimostrato che chi soffre di ansia fobica da lavoro tende a mancare dal posto di lavoro con maggiore frequenza e per periodi più lunghi rispetto ai colleghi. 

Da un lato, infatti, l’assenteismo diventa un meccanismo di evitamento: stare lontani dal luogo che scatena l’ansia può sembrare l’unica soluzione immediata per ridurre il disagio. Dall’altro lato, però, più si rimane lontani dall’ambiente di lavoro, più il rientro diventa difficile, alimentando un circolo vizioso che rafforza la fobia.

Il legame tra ergofobia e assenteismo non è quindi unidirezionale: l’ansia porta alle assenze, e le assenze intensificano l’ansia. Per le aziende, questo si traduce in costi economici e produttivi significativi, mentre per il lavoratore comporta isolamento, perdita di opportunità e ulteriore stress psicologico. Riconoscere per tempo questo legame è fondamentale: solo affrontando alla radice l’ansia lavorativa con il supporto di specialisti e con politiche aziendali più attente è possibile interrompere questo ciclo dannoso.

Perché ho l’ansia di andare a lavoro? Le cause della paura di lavorare

L’ergofobia non nasce dal nulla: ha delle cause specifiche che possono essere comprese alla luce del cosiddetto Job Demands–Resources Model (JD-R), uno dei principali modelli teorici impiegati nello studio “Workplace Phobic Anxiety as a Mental Health Phenomenon in the Job Demands-Resources Model (2017)” che spiegano il benessere (o malessere) lavorativo.

Secondo questo modello, la nostra esperienza lavorativa è il risultato dell’equilibrio tra due forze:

  • Le richieste del lavoro: compiti complessi, carichi eccessivi, ritmi serrati, responsabilità elevate.
  • Le risorse disponibili: supporto dei colleghi, aiuto del supervisore, strumenti adeguati, senso di controllo.

Quando le richieste sono troppo alte e le risorse troppo scarse, si attiva un processo di deterioramento della salute. Questo porta all’esaurimento emotivo e, in alcuni casi, all’emergere di forme fobiche come l’ergofobia.

Dall’altro lato, la presenza di risorse solide alimenta un processo motivazionale positivo, favorendo l’engagement: quella sensazione di energia, dedizione e concentrazione che ci fa sentire vivi e coinvolti nel lavoro.

Lo studio ha dimostrato che l’esaurimento funge da mediatore tra richieste e ansia fobica: più richieste ci sono, maggiore è il rischio di esaurirsi e sviluppare ansia. Al contrario, l’engagement media il ruolo delle risorse: quando abbiamo sostegno e strumenti adeguati, ci sentiamo più motivati e meno esposti al rischio di ansia fobica.

Ergofobia rimedi: Come superare la paura del lavoro?

L’ergofobia può essere affrontata. Non esiste una formula magica valida per tutti, ma ci sono diversi approcci che hanno mostrato efficacia.

ApproccioStrategieObbbiettivo
Interventi organizzativiBilanciare meglio le richieste lavorative 
Creare un clima di sostegno tra colleghi
Migliorare le condizioni di lavoro 
Supporto psicologicoValutazione del livello di gravità con colloqui e test
Terapia cognitivo-comportamentale
Eventuale supporto farmacologico
Affrontare la fobia con l’aiuto di uno specialista 
Tecniche individualiMindfulness e rilassamento
Esposizione graduale alle situazioni temute
Costruzione di nuove abitudini più sane
Rafforzare le capacità personali di gestione dello stress e dell’ansia
PrevenzioneRiconoscere i primi segnali di disagio
Chiedere aiuto tempestivamente
Evitare che l’ansia evolva in una fobia strutturata
Ergofobia: paura del lavoro
Ergofobia: paura del lavoro

Guarire dall’ergofobia è possibile?

Se ti sei riconosciuto nei sintomi descritti o se il solo pensiero del lavoro ti provoca ansia, non ignorare questi segnali.

Presso la Clinica dell’Ansia Gam Medical,  trovi psicologi specializzati nella cura dell’ansia, esperti che possono valutare la tua situazione, aiutarti a comprendere meglio le cause del tuo disagio e guidarti in un percorso di cura personalizzato, partendo da un primo colloquio gratuito. 

Il primo passo può fare la differenza, sconfiggere l’ansia è possibile.

Questo è contenuto divulgativo e non sostituisce le diagnosi di un professionista. Se ti è piaciuto l’articolo, condividilo.

Fonti:

  • https://pmc.ncbi.nlm.nih.gov/articles/PMC8863240/

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Psichiatra-ADHD-Gincarlo-Giupponi

Supervisione scientifica:
Questo articolo è stato revisionato dal Dott. Giancarlo Giupponi, psichiatra e psicoterapeuta, vicedirettore del Servizio Psichiatrico di Bolzano e presidente regionale della Società Italiana di Psichiatria. Oltre a garantire l’accuratezza clinica dei contenuti, il Dott. Giupponi supervisiona la selezione dei test e dei questionari disponibili sul sito, verificandone la conformità agli standard scientifici internazionali (DSM-5, OMS, strumenti clinicamente validati).
Scopo del contenuto: divulgativo, non diagnostico.

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