Effetto Zeigarnik: come sfruttarlo nell’ADHD

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Effetto Zeigarnik: come sfruttarlo nell'ADHD

L’effetto Zeigarnik è un fenomeno psicologico che descrive la tendenza della mente umana a ricordare meglio i compiti incompleti rispetto a quelli completati.

In altre parole, quando lasciamo qualcosa in sospeso, il nostro cervello continua a pensarci, mantenendo attiva una sorta di “tensione mentale” che ci spinge a voler completare il compito.

Questo effetto è stato studiato in numerosi contesti, dalla psicologia cognitiva alla produttività personale, e può rappresentare uno strumento potente per le persone ADHD (Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività), che spesso lottano con procrastinazione, difficoltà a iniziare e portare a termine compiti e una gestione inefficace del tempo.

Chi è ADHD tende a essere facilmente distratto e può avere difficoltà a mantenere la concentrazione su un’attività per un lungo periodo di tempo.

Inoltre, la procrastinazione è un problema comune, spesso causato dalla difficoltà di avviare un compito o dalla paura di non riuscire a completarlo nel modo desiderato.

Tuttavia, l’effetto Zeigarnik può essere sfruttato in modo strategico per creare uno stato di tensione mentale che aiuti a mantenere la motivazione e l’attenzione su un compito, spingendo la persona a volerlo concludere.

Cos’è l’effetto Zeigarnik?

Questo effetto è stato scoperto negli anni ‘20 dalla psicologa sovietica Bluma Zeigarnik, che condusse una serie di esperimenti per studiare come la memoria umana trattasse le informazioni relative a compiti finiti e non finiti. Il risultato fu sorprendente: le persone ricordavano meglio le attività interrotte rispetto a quelle portate a termine.

Bluma Zeigarnik osservò per la prima volta questo fenomeno in modo del tutto casuale mentre era seduta in un ristorante.

Notò che i camerieri erano in grado di ricordare facilmente gli ordini che non erano ancora stati serviti, ma dimenticavano rapidamente quelli che erano già stati portati ai clienti.

Per verificare questa intuizione, condusse un esperimento nel quale chiese ai partecipanti di svolgere diversi compiti, come risolvere problemi matematici, fare puzzle o scrivere brevi racconti.

Alcuni partecipanti potevano completare i compiti senza interruzioni, mentre ad altri veniva impedito di finire. Successivamente, veniva chiesto loro di ricordare quali attività avevano svolto.

I risultati furono chiari: le persone ricordavano con maggiore precisione i compiti che erano stati interrotti rispetto a quelli che avevano completato.

Questo dimostrava che la mente tende a mantenere attiva l’informazione relativa a un’attività non conclusa, come se fosse un “processo aperto” che il cervello non vuole dimenticare finché non viene chiuso.

L’effetto Zeigarnik è legato a un principio fondamentale della psicologia cognitiva: il bisogno di chiusura mentale.

Quando iniziamo un’attività, la nostra mente crea una sorta di “promemoria interno” che ci tiene legati a quel compito finché non viene portato a termine.

Se lasciamo qualcosa in sospeso, questo promemoria continua a essere attivo, generando un senso di tensione interna che ci spinge a completare l’attività.

Dal punto di vista neurologico, l’effetto Zeigarnik può essere spiegato dalla memoria di lavoro, il sistema che ci aiuta a mantenere e manipolare temporaneamente le informazioni.

Quando un compito è incompleto, rimane attivo nella memoria di lavoro, mentre un compito completato viene archiviato più rapidamente e smette di occupare spazio mentale.

Inoltre, questo effetto è strettamente collegato alla dopamina, il neurotrasmettitore della motivazione e della ricompensa.

Quando completiamo un’attività, il nostro cervello rilascia dopamina, dandoci un senso di soddisfazione.

Tuttavia, se un’attività resta incompleta, il cervello continua a cercare quel rilascio di dopamina, mantenendoci mentalmente connessi al compito.

Come l’effetto Zeigarnik può aiutare chi è ADHD?

L’ADHD è caratterizzato da difficoltà nel mantenere il focus, nel gestire il tempo e nel regolare la motivazione.

Tuttavia, il cervello delle persone ADHD è anche altamente stimolabile dalla novità e dalle sfide, e tende a funzionare meglio sotto pressione o in situazioni che creano un senso di urgenza.

L’effetto Zeigarnik può quindi essere utilizzato come un trucco cognitivo per aiutare chi è ADHD a rimanere coinvolto nei propri compiti e ridurre la tendenza a procrastinare.

In particolare::

  • Creare un senso di incompletezza per mantenere alta l’attenzione: se una persona ADHD fatica a portare a termine un compito, può sfruttare l’effetto Zeigarnik interrompendosi intenzionalmente a metà di un’attività, anziché cercare di completarla in una sola sessione. Questo crea una tensione interna che rende più probabile il ritorno al compito in un secondo momento. Ad esempio, se si sta scrivendo un documento o facendo un lavoro creativo, interrompersi prima di aver finito una frase o un paragrafo può aumentare la probabilità di riprendere in seguito, perché la mente continuerà a pensare al compito lasciato in sospeso.
  • Usare l’effetto Zeigarnik per superare la procrastinazione: per chi è ADHD, iniziare un compito è spesso la parte più difficile. Tuttavia, una volta avviato, può essere più facile portarlo avanti. Un trucco efficace è darsi il permesso di iniziare senza la pressione di dover finire subito. Ad esempio, se si deve studiare per un esame, si può decidere di leggere solo la prima pagina o di scrivere solo un’introduzione. Il cervello registrerà questa azione come “incompleta” e sarà più propenso a tornare spontaneamente al compito in seguito, anziché evitarlo completamente.
  • Segmentare le attività per evitare il sovraccarico mentale: le persone ADHD spesso si sentono sopraffatte quando devono affrontare compiti lunghi o complessi. Un modo per ridurre questa sensazione è suddividere il compito in più parti e interrompersi volontariamente dopo aver completato solo una porzione. Questo non solo aiuta a mantenere la concentrazione, ma rende anche il ritorno al compito più semplice, perché la mente percepirà che c’è ancora qualcosa da terminare.
  • Utilizzare l’effetto Zeigarnik per migliorare la memoria e la pianificazione: un altro problema comune nell’ADHD è la difficoltà a ricordare le cose nel tempo, specialmente quando si tratta di compiti futuri. Tuttavia, l’effetto Zeigarnik può essere utilizzato per rafforzare la memoria a breve termine. Ad esempio, lasciare appositamente un promemoria a metà, senza scrivere tutti i dettagli, può aiutare a mantenere il pensiero attivo e a evitare di dimenticare il compito. Invece di scrivere “comprare il latte”, si potrebbe scrivere solo “comprare…” lasciando in sospeso il resto. Questo può stimolare la mente a completare l’informazione in modo più efficace rispetto a un promemoria troppo dettagliato che potrebbe essere facilmente ignorato.
  • Creare abitudini di lavoro più efficienti: chi è ADHD spesso lotta con la costanza e la disciplina nel portare avanti compiti noiosi o ripetitivi. L’effetto Zeigarnik può essere sfruttato per creare una routine più sostenibile, ad esempio terminando ogni sessione di lavoro con un compito parzialmente completato. Questo aiuta a ridurre la resistenza a riprendere il lavoro, perché la mente sarà già focalizzata su ciò che manca e non dovrà affrontare la difficoltà di ricominciare da zero.
  • Usare l’effetto Zeigarnik per migliorare la motivazione a lungo termine: le persone ADHD spesso tendono ad abbandonare progetti a lungo termine perché perdono interesse o si sentono sopraffatte. Tuttavia, lasciare sempre un piccolo obiettivo incompleto può mantenere viva la motivazione. Ad esempio, se si sta leggendo un libro, interrompersi prima di una scena chiave può aumentare la voglia di riprenderlo. Se si sta lavorando su un progetto personale, lasciare intenzionalmente alcuni dettagli aperti può aiutare a mantenere un senso di coinvolgimento nel tempo.
  • Evitare il burnout grazie alla gestione dell’attenzione: un problema comune per le persone ADHD è alternare periodi di iperfocus con momenti di totale blocco. L’effetto Zeigarnik può essere usato per evitare il sovraccarico mentale e prevenire l’esaurimento, interrompendo intenzionalmente il lavoro prima di arrivare a un punto di stanchezza estrema. In questo modo, si conserva energia mentale per tornare più facilmente al compito in seguito, senza il rischio di esaurire completamente la motivazione.
  • Migliorare la gestione del tempo sfruttando l’incompletezza: molte persone ADHD faticano a percepire il tempo in modo efficace e tendono a sottovalutare o sovrastimare quanto tempo richiederà un’attività. L’effetto Zeigarnik può essere utilizzato per migliorare questa percezione, ad esempio lasciando consapevolmente una parte di un compito incompiuta per stimolare il cervello a pianificare il tempo necessario per finirlo. Questo aiuta a sviluppare una migliore consapevolezza del tempo e a ridurre il rischio di procrastinare fino all’ultimo minuto.

L’effetto Zeigarnik, pur essendo un fenomeno naturale della mente umana, può diventare uno strumento potentissimo per le persone ADHD, aiutandole a mantenere la concentrazione, superare la procrastinazione e migliorare la gestione del tempo.

Interrompersi intenzionalmente a metà di un’attività, segmentare i compiti, creare incompletezze strategiche e sfruttare il senso di tensione mentale per rimanere coinvolti sono strategie che possono fare una grande differenza nella produttività e nell’organizzazione quotidiana di chi vive con l’ADHD.

Sebbene l’ADHD comporti molte sfide, imparare a sfruttare i meccanismi naturali della mente può trasformare un ostacolo in un vantaggio.

Come sfruttare l’effetto Zeigarnik per lo studio: breve guida per gli studenti ADHD

L’effetto Zeigarnik può essere un vero game changer per gli studenti ADHD, proprio perché può aiutarli a superare la procrastinazione e la paura di iniziare.

Uno dei problemi principali per chi è ADHD è che l’inizio di un compito sembra un ostacolo enorme. Spesso c’è il timore che:

  • Ci vorrà troppo tempo (e quindi si evita di iniziare).
  • Non si riuscirà a mantenere la concentrazione.
  • Si farà fatica a portare a termine il lavoro, e quindi tanto vale non cominciare affatto.

Ma se si capisce che l’importante è solo iniziare, senza preoccuparsi di dover completare tutto in una sola sessione, allora la barriera mentale si abbassa.

Questo effetto, infatti, permette di bypassare la paura di iniziare: sapere che basta iniziare senza dover finire tutto aiuta a superare il blocco iniziale.

Se sei uno studente ADHD e vorresti alcuni consigli per sfruttarlo nello studio, a scuola o all’università, eccoti serviti:

  1. Inizia per pochi minuti (senza pensare a finire subito)
    • Datti il permesso di iniziare senza la pressione di finire. “Studio solo 5 minuti e poi vedo”.
    • Una volta iniziato, il cervello registrerà che il compito è incompleto e avrà più probabilità di riportarti spontaneamente a continuarci a pensare, anche senza sforzo cosciente.
  2. Lascia strategicamente un concetto incompleto
    • Se stai studiando un capitolo, fermati prima di concludere una sezione interessante.
    • Se stai scrivendo appunti, interrompiti a metà di una frase chiave.
    • Questo crea nel cervello una “tensione” che renderà più naturale voler tornare a completare il concetto, senza bisogno di obbligarsi con la forza di volontà.
  3. Usa il principio del “cliffhanger”
    • Fermati quando stai per capire qualcosa di importante, in modo che la tua mente continui a elaborare l’informazione anche quando non stai attivamente studiando.
    • Ad esempio, se stai leggendo un testo, fermarsi prima della spiegazione finale di un concetto crea curiosità e rende più facile riprendere lo studio con naturalezza.
  4. Crea micro-obiettivi incompleti
    • Se devi studiare un capitolo intero e ti sembra impossibile, suddividilo in mini-sezioni.
    • Leggi solo le prime due pagine, poi chiudi il libro.
    • Il cervello rimarrà “incuriosito” e sarà più probabile che tu voglia continuare dopo.
  5. Lascia il materiale di studio aperto e in vista
    • Se lasci un quaderno aperto su una pagina incompleta, il cervello sarà più propenso a riprenderlo senza dover “ricominciare da zero”.
    • Lo stesso vale per un file Word aperto sullo schermo o una pagina sottolineata lasciata sulla scrivania.
  6. Non chiudere mentalmente lo studio alla fine della sessione
    • Se termini lo studio con la sensazione di aver “chiuso” tutto, sarà più difficile riprendere.
    • Lasciati sempre un appiglio mentale aperto, ad esempio:
      • “Domani voglio capire meglio questo concetto”
      • “Mi manca solo un passaggio da rivedere”
      • “Devo ancora sottolineare questa parte”
  7. Usa l’effetto Zeigarnik per il ripasso
    • Dopo aver studiato, invece di provare a ricordare tutto, lasciati delle domande aperte.
    • Ad esempio: “Qual era la formula che ho studiato prima? Non me la ricordo subito, ma so che l’ho vista…”
    • Questo attiva il cervello a recuperare l’informazione, rafforzando la memoria a lungo termine.
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