Credere di essere morti: cos’è la sindrome di Cotard

Tempo di lettura: 6 minuti

Sindrome di Cotard: credere di essere morti

Alcune condizioni psichiatriche sono talmente rare e poco conosciute da sembrare quasi leggendarie. Una di queste è la sindrome di Cotard, un disturbo che negli ultimi decenni ha incuriosito medici e ricercatori per le sue manifestazioni estreme e la gravità delle conseguenze.

Ma davvero può esistere una sindrome che porta una persona a credere di essere già morta?

In questo articolo esploreremo sintomi, cause e trattamenti di questo enigmatico disturbo, cercando di capire come sia possibile che la mente arrivi a negare la propria stessa esistenza.

Che cos’è la sindrome del morto che cammina?

La sindrome di Cotard, conosciuta anche come “sindrome del morto che cammina” o “walking corpse syndrome”.

Il paper “Debruyne H., Portzky M., Van den Eynde F., Audenaert K. (2009), Cotard’s syndrome: a review”, pubblicato su Current Psychiatry Reports” la descrive come una condizione psichiatrica rara in cui la persona sviluppa la convinzione di essere morta, di non avere più organi, o addirittura di non esistere.

Il nome deriva dal neurologo francese Jules Cotard, che nel 1880 descrisse per la prima volta il disturbo come “delirio di negazione”. Da allora, i casi documentati sono rimasti pochi ma significativi.

È importante sottolineare che la sindrome di Cotard non è una diagnosi autonoma nei manuali internazionali (DSM o ICD), ma viene riconosciuta come un fenomeno che può comparire in contesti clinici più ampi, soprattutto in comorbilità con la depressione con sintomi psicotici. 

I 5 sintomi della sindrome di Cotard

Il sintomo centrale è il cosiddetto delirio nichilistico, cioè la convinzione che il proprio corpo, parti di esso o la propria stessa esistenza siano scomparse. 

Come riportato dall’articolo, “Grover S. (2014), “Cotard’s syndrome: Two case reports and a brief review of literature”, pubblicato su Journal of Neurosciences in Rural Practice”, Accanto a questi deliri alcuni pazienti credono di non avere più sangue o organi; altri pensano di essere già morti o di trovarsi in uno stato intermedio tra vita e morte.

I sintomi più frequentemente riportati includono:

  1. Depressione profonda e perdita di interesse per la vita quotidiana.
  2. Ansia intensa e angoscia esistenziale.
  3. Senso di colpa e autoaccuse costanti.
  4. Ipocondria e preoccupazioni legate alla salute.
  5. Deliri di immortalità, cioè la convinzione di non poter morire davvero.

Questa combinazione di sintomi rende la sindrome particolarmente complessa e dolorosa da vivere, e può condurre a conseguenze serie come il rifiuto del cibo o tentativi di autolesionismo.

Testimonianze della Sindrome di Cotard

Nei casi clinici descritti in letteratura, come quelli affrontati nel report “Grover S. (2014), “Cotard’s syndrome: Two case reports and a brief review of literature”, pubblicato su Journal of Neurosciences in Rural Practice”, le testimonianze hanno un filo comune: la negazione radicale della propria esistenza.

  • Una donna di 45 anni, affetta da depressione grave con sintomi psicotici, rifiutava di nutrirsi perché convinta di essere già morta  Questo rifiuto del cibo la esponeva a gravi rischi di malnutrizione e peggiorava il suo quadro di ansia e isolamento.
  • Un uomo di 52 anni sosteneva di non avere più organi interni e che il suo corpo fosse in putrefazione. Anche in questo caso, la forte componente di stress psicologico e angoscia esistenziale rendeva difficile la vita quotidiana e la relazione con i familiari.

Queste testimonianze non vanno intese come curiosità cliniche, ma come segnalazioni di una sofferenza estrema, spesso collegata a depressione, ansia persistente e livelli altissimi di stress. In presenza di tali convinzioni deliranti, il rischio di comportamenti autolesivi, rifiuto del cibo e tentativi di suicidio è molto elevato. Per questo motivo la sindrome di Cotard è considerata una vera e propria urgenza psichiatrica, che richiede diagnosi precoce e intervento terapeutico tempestivo.

Le 5 Cause della Sindrome di Cotard

Comprendere le cause della sindrome di Cotard è fondamentale per poterla riconoscere e trattare in modo efficace. Sebbene si tratti di una condizione rara, i casi documentati negli ultimi decenni mostrano che il disturbo può insorgere in presenza di diverse condizioni psichiatriche e neurologiche.

Non esiste una singola origine, ma una combinazione di fattori biologici, psicologici e culturali che, interagendo tra loro, possono alterare la percezione di sé e portare allo sviluppo del cosiddetto delirio nichilistico.

Gli studiosi hanno individuato cinque principali categorie di fattori associati alla sindrome di Cotard:

  1. Disturbi psichiatrici: La sindrome di Cotard è spesso collegata a gravi disturbi dell’umore e della percezione di sé. In particolare, si manifesta con maggiore frequenza nei casi di depressione maggiore con sintomi psicotici, ma può comparire anche all’interno di un disturbo bipolare, specialmente durante le fasi depressive più gravi. Sono stati descritti inoltre casi in persone affette da schizofrenia o disturbi schizoaffettivi, dove il confine tra realtà e percezione interna risulta fortemente compromesso. Anche condizioni di ansia cronica e stress psicologico intenso possono contribuire ad amplificare la sensazione di distacco dal corpo o dalla realtà, fungendo da fattori di vulnerabilità.
  2. Patologie neurologiche: Oltre ai disturbi psichiatrici, diversi casi clinici hanno documentato la comparsa della sindrome in persone colpite da patologie che coinvolgono il sistema nervoso centrale. Fra le più rilevanti si trovano l’ictus cerebrale, l’epilessia, il morbo di Parkinson, le encefaliti virali o autoimmuni e i traumi cranici. Tutte queste condizioni, in modi differenti, possono compromettere le aree del cervello che regolano la consapevolezza corporea, la percezione dell’identità e le emozioni, favorendo l’emergere di convinzioni deliranti di non-esistenza.
  3. Fattori iatrogeni: In letteratura sono riportati episodi di insorgenza della sindrome in pazienti trattati con alcuni farmaci antivirali, in particolare aciclovir e valaciclovir, soprattutto in presenza di insufficienza renale. La sospensione del farmaco o l’emodialisi hanno portato in questi casi a una risoluzione dei sintomi.
  4. Ipotesi neurobiologiche: Le indagini di neuroimaging hanno mostrato alterazioni nelle aree fronto-temporo-parietali del cervello, coinvolte nella percezione del corpo e nella coscienza di sé. Alcuni ricercatori hanno notato similitudini con altri deliri di misidentificazione, come la sindrome di Capgras, suggerendo che Cotard e Capgras condividano meccanismi neuropsicologici comuni
  5. Fattori culturali e cognitivi: Il contenuto dei deliri varia in base al contesto culturale e religioso: in alcune culture si manifestano temi di dannazione o punizione divina, in altre si esprimono attraverso immagini scientifiche o corporee. Inoltre, uno stile cognitivo caratterizzato da auto-colpevolizzazione e bassa autostima può favorire la comparsa di convinzioni nichilistiche e deliranti.

La sindrome di Cotard nasce da una combinazione complessa di fattori mentali, neurologici e ambientali. Non è soltanto un disturbo della percezione, ma un’interazione profonda tra cervello, emozioni e contesto personale.
Conoscere le sue cause aiuta a impostare strategie terapeutiche più mirate, che affrontano non solo i sintomi, ma anche i meccanismi psicologici e biologici che li generano, un aspetto che approfondiremo nel prossimo paragrafo dedicato alle terapie più efficaci.

Quali sono le terapie per la Sindrome di Cotard?

È importante chiarire che non esiste una “cura unica e definitiva”, perché la sindrome non è un’entità diagnostica autonoma, ma un insieme di sintomi che emergono nel contesto di altri disturbi psichiatrici e neurologici. 

Di conseguenza, l’approccio terapeutico deve essere personalizzato e multidisciplinare, integrando sia trattamenti farmacologici che interventi di supporto psicologico mirati alla condizione sottostante.

La letteratura clinica indica che i pazienti possono ottenere un miglioramento significativo, o addirittura la remissione completa dei sintomi, grazie a una combinazione di questi approcci:

  • Trattamento del disturbo sottostante (es. depressione o psicosi), attraverso terapie farmacologiche mirate.
  • Farmaci antidepressivi, antipsicotici e stabilizzatori dell’umore, usati singolarmente o in combinazione.
  • Elettroconvulsivoterapia (ECT), che in molti casi documentati si è rivelata particolarmente efficace, soprattutto quando i farmaci non hanno funzionato.

La prognosi varia da persona a persona, ma soprattutto dalla precocità con la quale sono stati riconosciuti i sintomi e impiegate le terapie.

Sindrome del morto che cammina: Cotard
Sindrome del morto che cammina: Cotard

Si può guarire dalla Sindrome di Cotard?

La risposta, supportata dalla letteratura clinica come l’articolo “Grover S. (2014), “Cotard’s syndrome: Two case reports and a brief review of literature”, pubblicato su Journal of Neurosciences in Rural Practice”, è incoraggiante: sì, si può guarire, a patto che venga riconosciuta in tempo e trattato in maniera adeguata affidandosi a professionisti della salute mentale, il primo passo è sempre chiedere aiuto a professionisti competenti.

Il Centro Clinico Psicologico e Psichiatrico Gam Medical, offre un supporto professionale e completo nell’ambito della salute mentale, mettendo a disposizione: materiali, test psicologici gratuiti e un primo colloquio gratuito con uno psicologo o uno psichiatra specializzato.

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Questo è contenuto divulgativo e non sostituisce le diagnosi di un professionista. Se ti è piaciuto l’articolo, condividilo.

Fonti:

  • https://pmc.ncbi.nlm.nih.gov/articles/PMC4271387 
  • https://www.researchgate.net/publication/26241741_Cotard%27s_Syndrome_A_Review

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Psichiatra-ADHD-Gincarlo-Giupponi

Supervisione scientifica:
Questo articolo è stato revisionato dal Dott. Giancarlo Giupponi, psichiatra e psicoterapeuta, vicedirettore del Servizio Psichiatrico di Bolzano e presidente regionale della Società Italiana di Psichiatria. Oltre a garantire l’accuratezza clinica dei contenuti, il Dott. Giupponi supervisiona la selezione dei test e dei questionari disponibili sul sito, verificandone la conformità agli standard scientifici internazionali (DSM-5, OMS, strumenti clinicamente validati).
Scopo del contenuto: divulgativo, non diagnostico.

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