Contenimento Sensoriale Autistico

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Contenimento Sensoriale Autistico: cos'è?

La necessità di essere contenuti, di trovare riparo dal mondo esterno, è un bisogno che molte persone autistiche sperimentano fin dall’infanzia, spesso in modo istintivo e profondo.

Fin da piccoli, alcuni bambini nello spettro autistico cercano spontaneamente forme di auto-contenimento per difendersi da un ambiente che percepiscono come eccessivo, troppo carico, imprevedibile o doloroso a livello sensoriale.

Questo può manifestarsi attraverso comportamenti come rannicchiarsi in angoli, infilarsi sotto coperte, chiudersi dentro scatole o armadi, coprirsi la testa con indumenti, o cercare la pressione del proprio stesso corpo in posizioni raccolte e protettive.

Non si tratta di giochi simbolici o di semplici capricci, ma di autentiche strategie di sopravvivenza sensoriale, che nascono da un bisogno urgente di schermarsi dal sovraccarico percettivo.

Con il tempo, queste strategie possono diventare più strutturate. Alcuni bambini sviluppano una forte preferenza per ambienti piccoli, raccolti, avvolgenti; amano nascondersi sotto i mobili o richiedono la presenza di tende, cuscini, spazi delimitati in modo preciso.

Altri trovano conforto nella pressione fisica: è il caso di chi dorme meglio sotto molte coperte, anche in estate, o di chi cerca costantemente contatto corporeo profondo, come abbracci stretti, stare schiacciati tra i cuscini del divano o farsi “rannicchiare” dal genitore.

In alcune situazioni si osserva anche l’uso terapeutico di strumenti come i compressori per deep pressure o di indumenti progettati appositamente per fornire una pressione omogenea e rassicurante sul corpo.

Le coperte ponderate, le fasce elastiche contenitive o i gilet compressivi non sono semplici accessori, ma dispositivi pensati per offrire una forma di autoregolazione sensoriale profonda e continua, in linea con il bisogno di contenimento.

Questo bisogno non scompare con la crescita: negli adulti autistici, seppur in forme magari meno visibili, può persistere e accompagnare la vita quotidiana.

Alcuni adulti continuano ad avere bisogno di spazi protetti, dove ritirarsi quando l’ambiente diventa opprimente, o ricorrono a stimoli tattili e pressori per calmarsi.

Dormire sotto coperte pesanti, indossare abiti che “abbracciano” il corpo, restare in ambienti con luce soffusa o con pochi stimoli visivi e uditivi, sono tutte strategie che rispondono a un’esigenza autentica di autoregolazione e benessere.

In alcuni casi, persone adulte adottano soluzioni personali molto creative, come poltrone avvolgenti, tende oscuranti, cuffie a cancellazione di rumore, camere sensoriali autogestite o oggetti da manipolare che restituiscono stimolazione controllata.

.Il contenimento sensoriale, che sia attraverso un oggetto fisico, un ambiente protetto o un gesto relazionale, è una risposta valida e preziosa alla complessità dell’esperienza autistica nel mondo.

Perché non riesco a dormire senza mille coperte? Origini del Contenimento Sensoriale Autistico

La necessità di contenimento sensoriale nelle persone autistiche che la provano, può avere, come già accennato, origini lontane, spesso determinate dal nucleo dell’autismo nel campo della sensorialità e percezione – sistema che, sin dalle primissime fasi dello sviluppo, si configura in modo atipico rispetto alla media della popolazione.

Questo assetto neurobiologico particolare influenza profondamente il modo in cui la persona autistica percepisce e organizza il mondo che la circonda.

Gli stimoli esterni – siano essi visivi, uditivi, tattili, olfattivi o propriocettivi – non vengono filtrati, integrati o modulati secondo i canoni tipici, ma spesso risultano amplificati, caotici, invadenti, oppure, al contrario, sfumati e disorganizzati, rendendo difficile distinguere ciò che è rilevante da ciò che non lo è.

Nello specifico, può essere determinato da:

  • Esperienza percettiva intensificata fin dalla nascita: molte persone che rientrano nel disturbo dello spettro autistico vivono sin dai primi mesi di vita una percezione sensoriale più intensa, frammentata o caotica rispetto alla media. Questa condizione può manifestarsi attraverso un’eccessiva sensibilità a suoni improvvisi, luci forti, odori penetranti, consistenze sgradevoli o contatti fisici imprevisti, generando una costante sensazione di minaccia o disagio. Il mondo viene percepito come imprevedibile e invadente, non solo in termini cognitivi ma proprio fisici: ogni stimolo può sembrare amplificato, moltiplicato, difficilmente filtrabile. Questa percezione crea il bisogno urgente di protezione, regolazione, schermatura. Il contenimento sensoriale nasce quindi da una esigenza primaria di sopravvivenza percettiva, come risposta adattiva per potersi orientare e rimanere in equilibrio in un ambiente percepito come eccessivo o inospitale.
  • Autoregolazione corporea spontanea nei primi anni di vita: ibambini autistici spesso sviluppano precocemente forme di autoregolazione che implicano il corpo come strumento principale di gestione degli stimoli. Si rannicchiano, si stringono a sé stessi, si coprono con indumenti o tessuti pesanti, si rifugiano sotto tavoli o cuscini, mostrano una preferenza per spazi ristretti e avvolgenti. Non si tratta di gesti imitativi o appresi dall’esterno, ma di comportamenti istintivi, auto-organizzati, che rappresentano una modalità concreta di trovare confini e rassicurazione. Questo contenimento primordiale non ha ancora una codifica razionale o verbale, ma è vissuto con tutto il corpo, come barriera tra sé e il mondo, come risposta all’incontrollabile flusso di input sensoriali. È un modo per mettere ordine nel caos attraverso pressione, peso, chiusura, raccoglimento.
  • Ricerca di stimoli prevedibili e strutturanti nel tempo: il contenimento sensoriale evolve anche come bisogno di regolarità e prevedibilità. L’ambiente esterno, quando è instabile o disorganizzato, produce uno stress continuo, e la persona autistica sviluppa un bisogno crescente di contenere la variabilità sensoriale attraverso la ripetizione, la simmetria, la struttura. La pressione fisica costante (come quella esercitata da coperte pesanti o vestiti aderenti), gli stimoli ritmici, la presenza di oggetti consistenti e sempre uguali, rispondono a questo desiderio di un mondo “ordinabile”, che si possa dominare sensorialmente e cognitivamente. Il contenimento sensoriale, in questa prospettiva, non è solo una protezione passiva ma anche una costruzione attiva di significato, un modo per strutturare l’esperienza attraverso ancore stabili.
  • Influenza del contatto fisico e del deep pressure come modulatore sensoriale: alcune persone autistiche scoprono, attraverso l’esperienza o l’intervento di adulti sensibili, che la pressione fisica profonda ha un effetto calmante, organizzante e rassicurante. Abbracci contenitivi (se desiderati), fasce elastiche, compressori terapeutici, letti avvolgenti o poltrone sensoriali diventano mezzi di regolazione. Questo effetto è legato alla stimolazione del sistema propriocettivo, che fornisce al cervello informazioni sulla posizione e il movimento del corpo e che, se attivato in modo calibrato, può ridurre l’attivazione del sistema nervoso simpatico (quello della “fuga o lotta”) e favorire uno stato di calma. Il contenimento sensoriale si radica così anche nella neurofisiologia e nei benefici che il corpo può sperimentare nel sentirsi raccolto, tenuto, sostenuto. Per alcune persone, questa modalità è così efficace da diventare una parte essenziale della propria routine quotidiana, anche in età adulta.

Il contenimento sensoriale non è una fase infantile che si supera con la crescita, ma spesso accompagna l’individuo nel tempo, adattandosi ai contesti e alle possibilità.

La memoria corporea delle sensazioni di protezione, pressione e riparo si conserva e, anzi, si affina: la persona impara a riconoscere quando ha bisogno di contenimento e a cercarlo in forme nuove, più consapevoli e sofisticate.

Da adulti, si può scegliere di dormire sempre con molte coperte, sedere in posizioni avvolgenti, usare cuffie antirumore, ricorrere a tecniche di grounding corporeo o a indumenti che restituiscono pressione e stabilità.

Questo bisogno non indica regressione, ma consapevolezza sensoriale, capacità di ascoltare il proprio corpo e di adottare strategie funzionali per rimanere in equilibrio.

Le radici del contenimento sensoriale, quindi, non si dissolvono nel tempo ma diventano parte della propria identità corporea e percettiva.

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