Disturbi del Sonno-Veglia

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l sonno è una funzione biologica essenziale per la sopravvivenza, tanto quanto il cibo, l’acqua e l’ossigeno.

È durante il sonno che il nostro corpo e la nostra mente si rigenerano, consolidano i ricordi, ripristinano le energie e regolano molte funzioni fisiologiche e neurologiche.

Tuttavia, quando il naturale alternarsi tra sonno e veglia viene compromesso, possono insorgere numerosi problemi che influiscono negativamente sulla qualità della vita, sulle prestazioni cognitive e sulla salute generale.

Il sonno non è semplicemente uno stato di inattività, ma un processo attivo in cui avvengono numerosi fenomeni biologici essenziali.

Durante il sonno, il nostro cervello attraversa fasi diverse, che possiamo dividere in due categorie principali:

  1. Sonno non-REM (NREM)
    • Fase 1: Fase di transizione tra veglia e sonno, in cui il corpo inizia a rilassarsi.
    • Fase 2: Il sonno si approfondisce, la frequenza cardiaca e respiratoria rallentano.
    • Fase 3 (sonno profondo): Fase in cui avviene la rigenerazione fisica, il rilascio di ormoni della crescita e il rafforzamento del sistema immunitario.
  2. Sonno REM (Rapid Eye Movement)
    • Durante questa fase avvengono i sogni più vividi.
    • È fondamentale per la memoria, l’apprendimento e la rielaborazione delle informazioni emotive.

Il sonno permette al cervello di riorganizzare e consolidare le informazioni acquisite durante la giornata, migliorando le capacità cognitive, la memoria e l’apprendimento.

Inoltre, il sonno è essenziale per il recupero fisico: aiuta a riparare i tessuti, a regolare il metabolismo e a rafforzare il sistema immunitario

I disturbi del sonno-veglia sono patologie che influenzano la capacità di dormire in modo regolare e riposante o di restare svegli e vigili durante il giorno.

Il nome di questi disturbi deriva dal fatto che il nostro organismo è naturalmente predisposto a alternare fasi di sonno e di veglia attraverso un meccanismo biologico chiamato ritmo circadiano, che dura circa 24 ore ed è regolato dall’alternanza di luce e buio.

Questa alternanza non è casuale ma è regolata da un orologio biologico interno, situato nell’ipotalamo, più precisamente nel nucleo soprachiasmatico, che risponde agli stimoli ambientali per stabilire i tempi di addormentamento e risveglio.

Quando questo meccanismo viene alterato, si verifica un disturbo del sonno-veglia, che può manifestarsi in diversi modi, a seconda della causa scatenante.

Il termine “disturbo del sonno-veglia” si riferisce proprio a un’alterazione di questo equilibrio fondamentale, che dovrebbe essere regolato da meccanismi biologici precisi e sincronizzati con l’ambiente.

Tra i disturbi del sonno-veglia troviamo:


Caratteristiche in comune dei disturbi della categoria dei Disturbi del sonno-veglia

La categoria diagnostica dei disturbi del sonno-veglia è molto eterogenea ma i disturbi hanno tra loro alcune caratteristiche in comune:

  • Alterazioni nei ritmi sonno-veglia e nella qualità del sonno
    • Difficoltà nell’inizio, mantenimento o durata del sonno: la maggior parte dei disturbi del sonno-veglia comporta problemi legati all’addormentamento, ai risvegli notturni frequenti o alla ridotta durata complessiva del sonno. Nel disturbo da insonnia, ad esempio, i pazienti faticano ad addormentarsi o si svegliano frequentemente durante la notte, mentre nel disturbo da ipersonnolenza il problema principale è un eccessivo bisogno di sonno e difficoltà a rimanere svegli durante il giorno.
    • Qualità del sonno non ristoratrice: indipendentemente dalla durata del sonno, molte persone con disturbi del sonno-veglia riferiscono una qualità del riposo compromessa, con una sensazione costante di affaticamento e spossatezza anche dopo un numero adeguato di ore di sonno. Questo è tipico della narcolessia e delle apnee ostruttive del sonno, in cui la frammentazione del sonno impedisce un recupero ottimale delle energie.
    • Alterazione della continuità del sonno: nei disturbi del sonno-veglia, il ciclo sonno-veglia è spesso interrotto da risvegli improvvisi, movimenti anomali o fasi REM irregolari. Ad esempio, nella narcolessia si osserva un ingresso precoce nella fase REM, con fenomeni di paralisi del sonno e allucinazioni ipnagogiche.
  • Impatto sulla vigilanza diurna e sulle funzioni cognitive
    • Sonnolenza e ridotta capacità di concentrazione: molti disturbi del sonno compromettono la capacità di rimanere vigili e attenti durante il giorno. Questo si verifica nel disturbo da ipersonnolenza, nella narcolessia e nell’insonnia cronica, in cui la privazione del sonno porta a deficit cognitivi significativi come difficoltà di concentrazione, memoria alterata e riduzione della capacità decisionale.
    • Deficit di memoria e rallentamento cognitivo: la mancanza di un sonno adeguato incide direttamente sulle funzioni cognitive superiori. Nei disturbi del sonno-veglia, è comune osservare un rallentamento dei tempi di reazione, difficoltà nell’apprendimento e una minore capacità di risolvere problemi complessi. Ad esempio, le apnee ostruttive del sonno possono causare danni neurocognitivi a lungo termine, con un rischio aumentato di demenza.
    • Fluttuazioni dell’umore e irritabilità: la privazione del sonno o il sonno di scarsa qualità nei disturbi del sonno-veglia è associata a una maggiore instabilità emotiva, irritabilità e reattività agli stimoli negativi. Le persone con insonnia cronica hanno un rischio più elevato di sviluppare disturbi depressivi e ansiosi, mentre coloro che soffrono di disturbi del ritmo circadiano possono sperimentare sbalzi d’umore significativi dovuti alla desincronizzazione tra il proprio orologio biologico e l’ambiente esterno.
  • Disregolazione dei meccanismi neurobiologici del sonno
    • Alterazioni nel bilanciamento tra sonno REM e sonno non-REM: nei disturbi del sonno-veglia, si osservano anomalie nella distribuzione delle fasi del sonno. Ad esempio, nella narcolessia il sonno REM si manifesta troppo rapidamente dopo l’addormentamento, portando a fenomeni come paralisi del sonno e allucinazioni ipnagogiche. Al contrario, nei disturbi dell’insonnia può esserci una riduzione del sonno REM e un aumento della veglia notturna.
    • Deregulation dei neurotrasmettitori coinvolti nel sonno: il sonno è regolato da una complessa interazione di neurotrasmettitori come GABA, serotonina, dopamina e orexina. Nei disturbi del sonno, questi sistemi possono essere alterati. Ad esempio, nella narcolessia è presente una carenza di orexina, che porta a episodi di attacchi di sonno improvvisi, mentre nei disturbi dell’insonnia si riscontra una riduzione della funzione GABAergica, che ostacola il rilassamento e il sonno profondo.
  • Relazione bidirezionale con disturbi psicologici e medici
    • Elevata comorbilità con disturbi dell’umore e d’ansia: nei disturbi del sonno-veglia, il rapporto tra alterazioni del sonno e sintomi psicologici è bidirezionale. L’insonnia cronica è un fattore di rischio per la depressione maggiore e il disturbo d’ansia generalizzato, mentre la depressione può a sua volta causare risvegli precoci e alterazioni nel ritmo circadiano.
    • Associazione con disturbi neurodegenerativi: il sonno è fondamentale per il mantenimento della salute cerebrale, e molte malattie neurodegenerative sono collegate a disturbi del sonno. Ad esempio, le apnee ostruttive del sonno aumentano il rischio di deterioramento cognitivo e demenza, mentre nei pazienti con morbo di Parkinson si osservano frequentemente disturbi del sonno REM, con movimenti involontari e sogni vividi.
    • Impatto sul sistema cardiovascolare e metabolico: le persone con disturbi del sonno, specialmente le apnee notturne, hanno un aumentato rischio di ipertensione, diabete di tipo 2, obesità e malattie cardiovascolari. Questo è dovuto alla frammentazione del sonno e agli episodi di ipossia notturna che attivano risposte infiammatorie e stress ossidativo.
  • Disregolazione del ritmo circadiano
    • Alterazioni nella regolazione del ciclo sonno-veglia: i disturbi del ritmo circadiano, come la sindrome da fase del sonno ritardata o il disturbo da turni di lavoro, derivano da una desincronizzazione tra l’orologio biologico interno e gli stimoli ambientali. Questo porta a difficoltà nel mantenere un ciclo sonno-veglia stabile e a sintomi di stanchezza cronica e disorientamento.
    • Influenza della luce e dei fattori ambientali: nei disturbi del ritmo circadiano, l’esposizione alla luce ha un ruolo fondamentale. L’uso eccessivo di dispositivi elettronici prima di dormire può aggravare l’insonnia sopprimendo la produzione di melatonina, mentre il lavoro notturno o i frequenti viaggi attraverso fusi orari possono compromettere la stabilità del ciclo circadiano.
    • Impatto sulle prestazioni cognitive e lavorative: nei disturbi del sonno legati al ritmo circadiano, l’incapacità di adattare il proprio ciclo sonno-veglia alle esigenze sociali e lavorative può portare a problemi di produttività, difficoltà nella regolazione emotiva e maggiore rischio di incidenti. Questo è particolarmente evidente nel disturbo da turni di lavoro, in cui la continua alterazione degli orari di sonno può portare a un deterioramento cognitivo progressivo.
  • Presenza di manifestazioni fisiologiche anomale durante il sonno
    • Movimenti involontari e comportamenti anomali: alcuni disturbi del sonno sono caratterizzati da parasonnie, ovvero fenomeni anomali che avvengono durante il sonno. Ad esempio, nel disturbo comportamentale del sonno REM, il paziente manifesta movimenti violenti e sogni vividi, mentre nel sonnambulismo si verificano episodi di attività motoria complessa senza piena coscienza.
    • Disturbi respiratori e apnee ostruttive: nei disturbi del sonno legati alla respirazione, come l’apnea ostruttiva del sonno, il sonno è interrotto da episodi ripetuti di cessazione della respirazione, che portano a frammentazione del sonno e a conseguenze cardiovascolari negative.

Le caratteristiche comuni dei disturbi del sonno-veglia mostrano come queste condizioni influenzino non solo la qualità del sonno, ma anche la funzione cognitiva, la regolazione emotiva e la salute fisica generale.

L’individuazione precoce e il trattamento adeguato sono essenziali per ridurre le conseguenze a lungo termine e migliorare il benessere globale del paziente.

Prevalenza e variabili nell’insorgenza dei disturbi del sonno-veglia

I disturbi del sonno-veglia sono sempre più diffusi nella popolazione e si manifestano con variazioni significative in base all’età, al genere, alla professione e alla geografia.

Nello specifico:

  • Prevalenza generale dei disturbi del sonno-veglia nella popolazione
    • Alta prevalenza nella popolazione generale: i disturbi del sonno-veglia sono estremamente diffusi, con stime che indicano che circa il 30-50% degli adulti sperimenta almeno un episodio di insonnia occasionale, mentre circa il 10-15% soffre di insonnia cronica. La prevalenza di altri disturbi, come la narcolessia, è inferiore (circa 0,02-0,05% della popolazione), mentre l’apnea ostruttiva del sonno colpisce tra il 5 e il 15% degli adulti, con una prevalenza maggiore nei soggetti in sovrappeso e anziani.
    • Aumento dei disturbi del sonno nelle società moderne: l’uso diffuso della tecnologia, l’aumento dello stress lavorativo e i ritmi di vita irregolari stanno contribuendo a un incremento della prevalenza dei disturbi del sonno. L’esposizione alla luce artificiale nelle ore serali, in particolare quella blu emessa dagli schermi elettronici, ha un impatto negativo sulla produzione di melatonina, causando alterazioni nei ritmi circadiani e un aumento dei disturbi del sonno.
  • Differenze di prevalenza in base all’età
    • Disturbi del sonno nei bambini e adolescenti: nei bambini, l’insonnia colpisce circa il 20-30%, con difficoltà di addormentamento, risvegli frequenti e paure notturne. Disturbi del ritmo circadiano, come la sindrome da fase del sonno ritardata, sono più frequenti negli adolescenti, con una prevalenza fino al 7-16%, in parte dovuta alla maggiore esposizione alla luce artificiale e a orari scolastici incompatibili con il loro orologio biologico.
    • Disturbi del sonno negli adulti: l’insonnia è più comune nelle persone di mezza età e negli anziani, con una prevalenza che supera il 40% negli over 60. Con l’invecchiamento, si osserva una riduzione della profondità del sonno e un aumento della frammentazione notturna, che predispone a insonnia cronica e sonnolenza diurna eccessiva. L’apnea ostruttiva del sonno diventa più comune dopo i 40 anni, con una prevalenza significativamente maggiore negli uomini.
    • Disturbi del sonno negli anziani: nella popolazione anziana, fino al 50% delle persone presenta un’alterazione del sonno, con difficoltà nell’addormentarsi, risvegli precoci e sonno più leggero. Disturbi come il disturbo comportamentale del sonno REM e le apnee notturne aumentano con l’età, spesso associati a patologie neurodegenerative come il morbo di Parkinson e la demenza di Alzheimer.
  • Differenze di genere nella prevalenza dei disturbi del sonno
    • Maggiore prevalenza di insonnia nelle donne: le donne hanno un rischio fino a 1,5-2 volte maggiore di sviluppare insonnia rispetto agli uomini. Questo è dovuto a fattori ormonali, con variazioni nei livelli di progesterone ed estrogeni che influenzano il sonno durante il ciclo mestruale, la gravidanza e la menopausa. Le vampate di calore e le alterazioni ormonali in menopausa contribuiscono significativamente ai problemi di sonno nelle donne over 50.
    • Maggiore prevalenza di disturbi respiratori del sonno negli uomini: l’apnea ostruttiva del sonno è circa due volte più frequente nei maschi rispetto alle femmine, a causa di differenze anatomiche e della distribuzione del grasso corporeo. Tuttavia, dopo la menopausa, il rischio di apnea nelle donne aumenta, avvicinandosi a quello maschile.
    • Differenze nei disturbi del ritmo circadiano: le donne hanno una maggiore tendenza ad andare a dormire e svegliarsi prima (cronotipo mattutino), mentre gli uomini tendono a essere più inclini ai disturbi del ritmo circadiano, come la sindrome da fase del sonno ritardata, che li porta ad addormentarsi e svegliarsi molto tardi.
  • Impatto della professione e dello stile di vita sulla prevalenza dei disturbi del sonno
    • Maggiore prevalenza nei lavoratori a turni: il disturbo da turni di lavoro colpisce tra il 10 e il 20% delle persone che lavorano in orari non convenzionali, come medici, infermieri, operatori di fabbrica e personale aeroportuale. Il lavoro notturno e la continua alternanza di orari alterano il ritmo circadiano, causando insonnia, sonnolenza diurna e una maggiore incidenza di problemi metabolici e cardiovascolari.
    • Maggiore incidenza nei lavoratori stressati e ad alta responsabilità: professioni che richiedono alti livelli di attenzione e responsabilità (come dirigenti, avvocati, professionisti sanitari) presentano una maggiore prevalenza di insonnia, spesso dovuta all’iperattivazione del sistema nervoso autonomo e alla difficoltà a “staccare” dal lavoro prima di dormire. L’insonnia da stress è comune in questi gruppi e può diventare cronica nel tempo.
    • Effetti dello stile di vita e delle abitudini moderne: l’uso di dispositivi elettronici prima di dormire, il consumo eccessivo di caffeina e alcol, e la scarsa igiene del sonno contribuiscono all’aumento della prevalenza dell’insonnia nelle società moderne. Il lavoro da remoto e la mancanza di separazione tra vita privata e lavorativa hanno portato a un aumento significativo delle alterazioni del sonno dopo la pandemia di COVID-19.
  • Differenze geografiche nella prevalenza dei disturbi del sonno
    • Maggiore prevalenza nei paesi industrializzati: nei paesi sviluppati, lo stile di vita frenetico, l’uso della tecnologia e l’inquinamento luminoso urbano hanno aumentato la prevalenza dell’insonnia. Negli Stati Uniti e in Europa, fino al 35% degli adulti riferisce problemi di sonno ricorrenti, mentre in alcuni paesi in via di sviluppo, dove la routine quotidiana è più stabile e il contatto con la luce naturale è maggiore, la prevalenza è leggermente inferiore.
    • Effetti della latitudine sui disturbi del ritmo circadiano: nelle regioni con variazioni stagionali estreme della luce solare, come i paesi scandinavi e le zone polari, la prevalenza dei disturbi del ritmo circadiano è significativamente più alta. Il disturbo affettivo stagionale (SAD), caratterizzato da sonnolenza e depressione nei mesi invernali, è molto più comune nelle popolazioni nordiche.
    • Maggiore incidenza di apnee del sonno nei paesi con elevata obesità: l’apnea ostruttiva del sonno è più frequente nei paesi con tassi più alti di obesità e sindrome metabolica, come gli Stati Uniti e il Medio Oriente, dove il numero di persone affette da questo disturbo è in costante crescita.
  • Evoluzione della prevalenza dei disturbi del sonno nel tempo
    • Aumento dell’insonnia e dei disturbi del sonno con la pandemia di COVID-19: diversi studi hanno evidenziato un incremento significativo dei disturbi del sonno durante e dopo la pandemia di COVID-19, con un aumento dell’insonnia del 30-40% rispetto ai livelli pre-pandemia. La combinazione di stress, isolamento sociale, maggiore uso di dispositivi elettronici e alterazioni nella routine quotidiana ha contribuito a un peggioramento della qualità del sonno nella popolazione globale.
    • Tendenza all’aumento dei disturbi del sonno nei giovani adulti: le generazioni più giovani stanno sperimentando un incremento dei problemi del sonno rispetto alle generazioni precedenti, in parte dovuto all’aumento dell’uso di dispositivi elettronici, della stimolazione continua e della riduzione dell’attività fisica.

Comprendere questi fattori aiuta a sviluppare strategie mirate di prevenzione e trattamento per migliorare la qualità del sonno e il benessere generale della popolazione.

Aspetti storici dell’inquadramento diagnostico dei disturbi del sonno veglia

Gli aspetti storici dell’inquadramento diagnostico dei disturbi del sonno-veglia mostrano come la comprensione di queste condizioni sia evoluta da spiegazioni mitologiche a un moderno approccio scientifico basato sulla neurofisiologia.

Nello specifico:

  • Concezioni arcaiche e prime osservazioni sui disturbi del sonno (Antichità – Medioevo)
    • Interpretazione mistico-religiosa del sonno e dei suoi disturbi: nell’antichità, il sonno era considerato un fenomeno spirituale e i disturbi del sonno erano spesso attribuiti a cause soprannaturali. L’insonnia veniva interpretata come un segno di possessione demoniaca o di maledizioni, mentre i sogni particolarmente vividi erano ritenuti messaggi degli dei. Culture antiche come quella egizia, greca e romana credevano che il sonno fosse regolato da divinità come Hypnos (dio del sonno nella mitologia greca) e Morfeo (dio dei sogni).
    • Prime osservazioni empiriche sul sonno: medici greci e romani come Ippocrate (460-370 a.C.) e Galen (129-216 d.C.) descrissero per la prima volta alcune alterazioni del sonno, osservando che il sonno disturbato poteva essere legato a squilibri dei quattro umori corporei (sangue, flegma, bile gialla e bile nera). Si ipotizzava che la qualità del sonno fosse determinata dal calore corporeo e dalla digestione, e che l’insonnia fosse un segnale di uno squilibrio interno.
    • Trattamenti rudimentali per l’insonnia: durante il Medioevo, l’insonnia veniva trattata con rimedi naturali come infusi di erbe sedative (valeriana, papavero, mandragora) e preghiere rituali. L’incapacità di dormire era spesso vista come una punizione divina o una conseguenza di peccati non confessati.
  • Prime descrizioni mediche e nascita della neurofisiologia del sonno (XVII – XIX secolo)
    • Illuminismo e approccio scientifico al sonno: con l’avvento del metodo scientifico, i disturbi del sonno iniziarono a essere studiati in modo più sistematico. Medici e filosofi come Thomas Willis (1621-1675) ipotizzarono che il sonno fosse regolato da processi cerebrali e non solo da fattori ambientali o mistici. Willis descrisse per la prima volta i sintomi della narcolessia, parlando di individui che sperimentavano attacchi improvvisi di sonno incontrollabile.
    • Prime classificazioni delle alterazioni del sonno: nel XIX secolo, i medici iniziarono a catalogare i disturbi del sonno distinguendo tra insonnia, ipersonnia e disturbi del ritmo circadiano. Il neurologo francese Jean-Baptiste Edouard Gélineau (1859) coniò il termine “narcolessia”, descrivendo casi di pazienti che soffrivano di sonnolenza eccessiva durante il giorno associata a episodi di paralisi del sonno.
    • Scoperta del ruolo del cervello nel sonno: con lo sviluppo delle neuroscienze, vennero fatte le prime ipotesi sul coinvolgimento del sistema nervoso centrale nella regolazione del sonno. Sigmund Freud (1899), nel suo celebre libro L’interpretazione dei sogni, propose che il sogno fosse un’espressione dell’inconscio e che le alterazioni del sonno fossero legate a conflitti psichici. Tuttavia, le sue teorie erano più speculative che scientifiche.
  • Scoperta delle fasi del sonno e nascita della medicina del sonno (XX secolo)
    • Sviluppo dell’elettroencefalografia (EEG) e scoperta del sonno REM: nel 1929, lo scienziato tedesco Hans Berger sviluppò l’elettroencefalogramma (EEG), dimostrando per la prima volta l’attività elettrica del cervello durante il sonno. Questo permise di identificare diversi stadi del sonno, rivoluzionando la comprensione della sua fisiologia. Nel 1953, Eugene Aserinsky e Nathaniel Kleitman scoprirono il sonno REM (Rapid Eye Movement), una fase caratterizzata da movimenti oculari rapidi, sogni vividi e intensa attività cerebrale. Questa scoperta segnò la nascita della moderna medicina del sonno.
    • Primi studi sui disturbi del sonno: con l’identificazione delle diverse fasi del sonno, gli scienziati iniziarono a studiare come le alterazioni del sonno potessero influenzare la salute mentale e fisica. Studi condotti negli anni ‘60 e ‘70 dimostrarono che la privazione del sonno causava deficit cognitivi, irritabilità e persino allucinazioni, confermando il ruolo essenziale del sonno nel benessere psicofisico.
    • Descrizione delle apnee del sonno e della loro pericolosità: negli anni ‘70, Christian Guilleminault identificò il disturbo dell’apnea ostruttiva del sonno, dimostrando la sua associazione con ipertensione, malattie cardiovascolari e mortalità prematura. Questo portò alla diffusione della ventilazione a pressione positiva continua (CPAP) come trattamento standard per l’apnea.
  • Inquadramento diagnostico nei primi manuali psichiatrici (DSM-I – DSM-IV, 1952-1994)
    • DSM-I (1952) e DSM-II (1968): assenza di una classificazione specifica: nelle prime edizioni del Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders (DSM), i disturbi del sonno non erano considerati condizioni a sé stanti, ma venivano descritti come sintomi secondari di altre patologie, come ansia, depressione o psicosi.
    • DSM-III (1980): primo riconoscimento dei disturbi del sonno: con il DSM-III, i disturbi del sonno vennero riconosciuti come entità diagnostiche autonome. Furono introdotte categorie come insonnia primaria, narcolessia, ipersonnia e disturbi del ritmo circadiano, anche se la comprensione della loro fisiopatologia era ancora limitata.
    • DSM-IV (1994): definizione più dettagliata e distinzione tra disturbi primari e secondari: il DSM-IV suddivise i disturbi del sonno in disturbi primari del sonno (non dovuti ad altre condizioni) e disturbi del sonno secondari (associati a malattie psichiatriche o mediche). Tuttavia, questa distinzione si rivelò problematica, poiché molte condizioni hanno una relazione bidirezionale con i disturbi del sonno.
  • Modernizzazione della classificazione con il DSM-5 (2013) e ICD-11 (2022)
    • Unificazione della categoria diagnostica “Disturbi del sonno-veglia”: il DSM-5 ha eliminato la distinzione tra disturbi primari e secondari, creando una categoria unica chiamata “Disturbi del Sonno-Veglia”, riconoscendo che il sonno è influenzato da fattori neurologici, psicologici e medici in modo interdipendente.
    • Maggiore attenzione ai disturbi del ritmo circadiano: il DSM-5 ha ampliato la sezione dedicata ai disturbi del ritmo circadiano, riconoscendo che il disallineamento tra l’orologio biologico e il ciclo luce-buio può avere gravi conseguenze sulla salute.
    • ICD-11 e classificazione internazionale: la più recente versione dell’International Classification of Diseases (ICD-11, 2022) dell’OMS ha adottato un approccio simile al DSM-5, suddividendo i disturbi del sonno in categorie specifiche basate sulla fisiopatologia, e includendo nuove diagnosi come il disturbo comportamentale del sonno REM e i disturbi da turni di lavoro.


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