Le disfunzioni sessuali costituiscono un insieme complesso di condizioni psicopatologiche che si caratterizzano per un’alterazione persistente e ricorrente di una o più fasi della risposta sessuale, determinando disagio clinicamente significativo o difficoltà interpersonali.
Si tratta di disturbi che colpiscono l’individuo in una delle sue funzioni più intime e primordiali, influenzando non solo la sfera personale e il benessere psicofisico, ma anche la qualità delle relazioni interpersonali e il senso di autostima.
Tra i disturbi che fanno parte della categoria delle disfunzioni sessuali ci sono:
- eiaculazione ritardata
- disturbo erettile
- disturbo dell’orgasmo femminile
- disturbo del desiderio sessuale e dell’eccitazione sessuale femminile
- disturbo del dolore genito-pelvico e della penetrazione
- disturbo del desiderio sessuale ipoattivo maschile
- eiaculazione precoce
A differenza di altre condizioni mediche che possono avere un impatto sulla sessualità, le disfunzioni sessuali, così come definite dal Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, quinta edizione (DSM-5), non sono primariamente dovute a cause organiche o fisiologiche, bensì a fattori psicologici, emotivi, relazionali e contestuali che ostacolano la normale espressione della sessualità.
Il DSM-5 include le disfunzioni sessuali nella sua classificazione dei disturbi mentali perché esse rispondono a criteri diagnostici specifici e condividono alcune caratteristiche fondamentali con altre forme di psicopatologia.
Tra queste, la persistenza nel tempo, il significativo disagio soggettivo e l’incapacità di essere meglio spiegate da condizioni mediche generali, dall’uso di sostanze o da disturbi psichiatrici primari.
Secondo il manuale, una disfunzione sessuale viene diagnosticata solo quando i sintomi si manifestano per un periodo di almeno sei mesi, con una frequenza e un’intensità tali da generare una compromissione clinicamente rilevante nella qualità della vita del soggetto.
Uno degli aspetti distintivi delle disfunzioni sessuali nel DSM-5 è proprio il fatto che esse non derivano direttamente da una condizione organica.
In altre parole, anche se alcune patologie fisiche possono incidere sulla funzione sessuale, la classificazione delle disfunzioni sessuali nel DSM si riferisce a quei casi in cui il deficit sessuale è primariamente di origine psicogena, cioè legato a fattori psicologici, relazionali o emozionali.
Questa distinzione è cruciale perché permette di differenziare le disfunzioni sessuali di natura psicologica da quelle che sono il risultato di malattie neurologiche, endocrinologiche o cardiovascolari.
L’inclusione delle disfunzioni sessuali nel DSM-5 riflette il riconoscimento dell’importanza della salute sessuale come parte integrante del benessere psicologico dell’individuo.
Il malfunzionamento della risposta sessuale, quando non è legato a cause mediche dirette, può essere il segnale di un disturbo sottostante a livello psichico o relazionale.
Inoltre, la classificazione delle disfunzioni sessuali all’interno del DSM-5 consente ai clinici di adottare criteri diagnostici uniformi per la valutazione e il trattamento di questi disturbi.
L’approccio del DSM-5 alle disfunzioni sessuali si basa su una prospettiva bio-psico-sociale, che tiene conto di molteplici fattori nella genesi e nel mantenimento del problema.
Infatti, le disfunzioni sessuali possono derivare da una combinazione di aspetti psicologici (ansia, depressione, trauma), esperienze passate (educazione repressiva, esperienze sessuali negative), dinamiche relazionali (conflitti di coppia, mancanza di intimità emotiva) e fattori contestuali (stress, pressioni sociali, aspettative culturali).
Questo approccio complesso è in linea con la crescente consapevolezza che la sessualità umana è influenzata da una vasta gamma di elementi interdipendenti, rendendo necessaria una valutazione approfondita di ogni singolo caso.
Un’altra caratteristica distintiva della classificazione DSM-5 delle disfunzioni sessuali è la necessità di considerare il disturbo come un problema persistente e clinicamente significativo.
Non basta infatti che un individuo sperimenti difficoltà sessuali occasionali o transitorie per ricevere una diagnosi di disfunzione sessuale. La difficoltà deve essere presente in modo ricorrente e per un periodo prolungato, generando un significativo disagio soggettivo.
Questo criterio è essenziale per distinguere le problematiche sessuali patologiche da quelle che possono rientrare nella normale variabilità dell’esperienza sessuale.
Uno degli elementi più comuni nei soggetti che soffrono di disfunzioni sessuali è la componente ansiosa, che può manifestarsi sotto forma di ansia da prestazione, paura dell’intimità o fobie sessuali specifiche.
L’ansia può interferire con la capacità di raggiungere e mantenere uno stato di eccitazione sessuale, determinando un circolo vizioso in cui la paura dell’insuccesso alimenta ulteriori difficoltà.
Un altro aspetto rilevante è rappresentato dalle dinamiche di coppia.
Le disfunzioni sessuali spesso emergono o si aggravano in presenza di problemi relazionali, come mancanza di comunicazione, conflitti irrisolti, tradimenti o differenze nei desideri sessuali. Il contesto relazionale gioca quindi un ruolo determinante nella manifestazione del problema e, di conseguenza, nel suo trattamento.
Anche le esperienze pregresse possono influenzare l’insorgenza di disfunzioni sessuali.
Ad esempio, individui con una storia di traumi sessuali, educazione repressiva o esperienze negative possono sviluppare un rapporto problematico con la sessualità, sperimentando senso di colpa, vergogna o paura associati all’attività sessuale.
Questi fattori possono contribuire all’insorgenza e al mantenimento delle disfunzioni sessuali nel tempo.
Caratteristiche in comune dei disturbi della categoria diagnostica delle Disfunzioni Sessuali
Le disfunzioni sessuali, secondo il DSM-5, costituiscono una categoria diagnostica che comprende una serie di disturbi caratterizzati da difficoltà persistenti o ricorrenti nella risposta sessuale o nel desiderio sessuale, che causano disagio clinicamente significativo o difficoltà interpersonali.
Questi disturbi possono manifestarsi in qualsiasi fase della risposta sessuale e possono avere cause biologiche, psicologiche, relazionali o una combinazione di questi fattori.
Sebbene ogni disfunzione sessuale presenti caratteristiche specifiche, vi sono alcuni elementi comuni che accomunano tutti i disturbi di questa categoria diagnostica.
Nello specifico:
- Coinvolgimento delle fasi della risposta sessuale
- Alterazioni nel desiderio sessuale: molte disfunzioni sessuali comportano una riduzione o assenza di desiderio sessuale, che può essere primaria (presente fin dall’adolescenza) o acquisita (comparsa dopo un periodo di attività sessuale soddisfacente). Questo è particolarmente evidente nel Disturbo del Desiderio Sessuale Ipoattivo Maschile e nel Disturbo del Desiderio Sessuale e dell’Eccitazione Sessuale Femminile.
- Difficoltà nell’eccitazione sessuale: alcune disfunzioni compromettono la capacità di raggiungere o mantenere uno stato di eccitazione sessuale adeguato. Negli uomini, ciò si manifesta con difficoltà di erezione (Disturbo Erettile), mentre nelle donne con ridotta lubrificazione e difficoltà nel raggiungere l’eccitazione (Disturbo dell’Eccitazione Sessuale Femminile).
- Problemi nella fase orgasmica: la difficoltà a raggiungere l’orgasmo è un’altra caratteristica comune alle disfunzioni sessuali, come nel Disturbo dell’Orgasmo Femminile e nell’Eiaculazione Ritardata.
- Dolore o disagio durante il rapporto: alcune disfunzioni sessuali comportano dolore fisico durante la penetrazione o tentativi di penetrazione, come nel Disturbo del Dolore Genito-Pelvico e della Penetrazione, che può includere vaginismo e dispareunia.
- Persistenza e ricorrenza dei sintomi
- Difficoltà sessuali presenti per un periodo prolungato: per la diagnosi di una disfunzione sessuale, i sintomi devono essere persistenti per almeno sei mesi, evitando così la diagnosi di difficoltà sessuali temporanee o situazionali. Questo criterio aiuta a distinguere le disfunzioni da problemi transitori legati a stress, stanchezza o altre condizioni momentanee.
- Impatto sulla qualità della vita sessuale e relazionale: tutte le disfunzioni sessuali devono causare disagio clinicamente significativo o difficoltà interpersonali. Se una persona non vive la sua difficoltà sessuale con sofferenza o non la percepisce come problematica, non viene posta una diagnosi.
- Possibile variabilità dei sintomi: la gravità delle disfunzioni sessuali può fluttuare nel tempo, con periodi di miglioramento e peggioramento, a seconda di fattori fisici, emotivi e ambientali.
- Possibile distinzione tra disfunzioni generalizzate e situazionali
- Disfunzioni sessuali generalizzate: si manifestano in tutte le situazioni sessuali, indipendentemente dal partner, dal contesto o dal tipo di stimolazione. Questo suggerisce una causa biologica o psicologica più radicata.
- Disfunzioni sessuali situazionali: si verificano solo in determinate circostanze, come con un determinato partner o in specifiche situazioni. Questo tipo di disfunzione è spesso associato a fattori relazionali, psicologici o contestuali.
- Fattori psicologici ed emotivi associati
- Ansia da prestazione e ipervigilanza sul proprio corpo: molte persone con disfunzioni sessuali sviluppano un’ansia anticipatoria legata alla paura di fallire o di provare dolore durante l’atto sessuale. Questo porta a un’iperattivazione del sistema nervoso autonomo, che inibisce la risposta sessuale e peggiora la disfunzione.
- Esperienze traumatiche o educazione sessuale rigida: un passato di abusi sessuali, traumi emotivi o un’educazione sessuale repressiva può contribuire all’insorgenza di disfunzioni sessuali. Questi fattori possono generare associazioni negative tra sesso e paura, vergogna o senso di colpa, impedendo una risposta sessuale normale.
- Disturbi dell’umore e stress cronico: la presenza di depressione, ansia, stress lavorativo o problemi relazionali può influenzare negativamente la sessualità, riducendo il desiderio, l’eccitazione e la capacità orgasmica.
- Influenza dei fattori relazionali e interpersonali
- Dinamiche di coppia problematiche: conflitti irrisolti, mancanza di comunicazione, insicurezze o una relazione insoddisfacente possono giocare un ruolo centrale nel mantenimento delle disfunzioni sessuali. La qualità della relazione è spesso un fattore chiave nel miglioramento o nel peggioramento della disfunzione.
- Pressione sociale e aspettative culturali: norme culturali e aspettative sociali possono influenzare negativamente la percezione della sessualità. Alcune persone sentono una forte pressione a performare sessualmente in un certo modo, il che può generare ansia e inibire la risposta sessuale.
- Cause biologiche e fattori medici coinvolti
- Condizioni mediche e malattie croniche: alcune disfunzioni sessuali possono derivare da condizioni fisiche, come diabete, malattie cardiovascolari, disturbi ormonali e problemi neurologici, che compromettono la risposta sessuale.
- Effetti collaterali dei farmaci: alcuni farmaci, in particolare antidepressivi, ansiolitici, antipertensivi e contraccettivi ormonali, possono influenzare negativamente il desiderio sessuale, l’eccitazione e l’orgasmo.
- Cambiamenti ormonali e invecchiamento: il calo dei livelli di testosterone negli uomini e degli estrogeni nelle donne (soprattutto in menopausa) può ridurre la libido e compromettere la risposta sessuale.
- Possibilità di risposta al trattamento con interventi mirati
- Terapie psicologiche e sessuologiche efficaci: molte disfunzioni sessuali possono migliorare con la psicoterapia cognitivo-comportamentale, la terapia sessuale e le tecniche di rilassamento, che aiutano a ridurre l’ansia e a migliorare la connessione con il proprio corpo e il partner.
- Approcci farmacologici disponibili: in alcuni casi, farmaci come gli inibitori della PDE-5 per il disturbo erettile, la flibanserina per il desiderio ipoattivo femminile o gli anestetici topici per la dispareunia possono fornire un supporto terapeutico efficace.
- Importanza di un approccio multidisciplinare: il trattamento delle disfunzioni sessuali spesso richiede un lavoro integrato tra psicologi, sessuologi, ginecologi, andrologi e fisioterapisti del pavimento pelvico, in base alle cause specifiche della disfunzione.
I disturbi della categoria delle disfunzioni sessuali, quindi, condividono caratteristiche comuni come alterazioni del desiderio, dell’eccitazione, dell’orgasmo o della risposta al dolore durante il rapporto sessuale, con un impatto significativo sulla qualità della vita e sulle relazioni interpersonali.
Le cause possono essere biologiche, psicologiche o relazionali, e la sintomatologia è spesso persistente e ricorrente. Tuttavia, grazie a interventi psicologici, farmacologici e riabilitativi mirati, molte persone riescono a migliorare la loro funzione sessuale e a recuperare una vita intima soddisfacente.
Prevalenza e variabili nell’insorgenza delle Disfunzioni Sessuali
La prevalenza delle disfunzioni sessuali varia a seconda del tipo specifico di disturbo, dell’età, del genere, delle condizioni di salute, del contesto culturale e di altri fattori individuali e sociali.
Le disfunzioni sessuali sono estremamente comuni e possono colpire uomini e donne di qualsiasi fascia d’età, anche se alcune sono più frequenti in determinati periodi della vita.
Inoltre, alcuni fattori specifici possono influenzare significativamente la loro insorgenza.
Nello specifico, occorre considerare:
- Prevalenza generale delle disfunzioni sessuali nella popolazione
- Incidenza elevata nella popolazione adulta: studi epidemiologici indicano che almeno il 30-50% delle donne e il 20-40% degli uomini sperimentano una qualche forma di disfunzione sessuale nel corso della vita. Tuttavia, molte persone non cercano aiuto medico o non ricevono una diagnosi adeguata, il che porta a una sottostima della prevalenza effettiva.
- Differenze nei tassi di prevalenza tra uomini e donne: le donne tendono a riportare più frequentemente problemi di desiderio sessuale ipoattivo e disfunzioni legate al dolore, mentre negli uomini sono più comuni il disturbo erettile e l’eiaculazione precoce. Le differenze biologiche e psicologiche tra i due sessi influenzano la modalità con cui le disfunzioni si manifestano.
- Sottodiagnosi e tabù culturali: molte persone evitano di parlare dei loro problemi sessuali per vergogna, senso di colpa o paura del giudizio, il che porta a una ridotta consapevolezza del problema e alla mancanza di trattamenti adeguati.
- Influenza dell’età sulla prevalenza delle disfunzioni sessuali
- Aumento della prevalenza con l’età: il rischio di sviluppare una disfunzione sessuale aumenta con l’invecchiamento, a causa di cambiamenti ormonali, problemi vascolari, malattie croniche e riduzione della funzione neurologica. Negli uomini, il disturbo erettile è molto più comune dopo i 40 anni, mentre nelle donne, i disturbi dell’eccitazione e del dolore genito-pelvico diventano più frequenti con la menopausa.
- Disfunzioni sessuali negli adulti giovani: sebbene si pensi che le disfunzioni sessuali siano più comuni con l’età, anche nei giovani possono essere molto diffuse. Problemi come ansia da prestazione, eiaculazione precoce, disturbo del desiderio sessuale ipoattivo e vaginismo sono spesso segnalati in giovani adulti a causa di pressioni sociali, inesperienza sessuale, aspettative irrealistiche e stress psicologico.
- Declino del desiderio sessuale nella mezza età e oltre: con l’età, molte persone sperimentano un calo fisiologico del desiderio sessuale, dovuto a riduzioni ormonali, cambiamenti nello stile di vita e dinamiche relazionali. Tuttavia, il desiderio sessuale ipoattivo diventa patologico solo quando causa sofferenza psicologica o problemi relazionali significativi.
- Differenze di genere nella prevalenza delle disfunzioni sessuali
- Donne: prevalenza elevata di disturbi del desiderio e del dolore sessuale: le disfunzioni sessuali più comuni nelle donne includono il disturbo del desiderio sessuale ipoattivo, il disturbo dell’eccitazione sessuale femminile e il disturbo del dolore genito-pelvico e della penetrazione. Studi indicano che circa il 40% delle donne sperimenta difficoltà sessuali persistenti, ma solo il 10-15% le percepisce come un problema significativo.
- Uomini: maggiore incidenza di disturbo erettile ed eiaculazione precoce: negli uomini, le disfunzioni sessuali più frequenti sono il disturbo erettile, l’eiaculazione precoce e l’eiaculazione ritardata. Il disturbo erettile colpisce circa il 20% degli uomini sotto i 40 anni e fino al 50% sopra i 50 anni, mentre l’eiaculazione precoce è la disfunzione sessuale più diffusa tra gli uomini giovani, con una prevalenza tra il 20-30%.
- Impatto delle aspettative culturali e di genere: gli uomini tendono a cercare aiuto più frequentemente rispetto alle donne per problemi sessuali, soprattutto per il disturbo erettile, mentre le donne spesso non riportano il loro disagio sessuale a causa di tabù culturali o della percezione che il problema sia “normale” o inevitabile.
- Influenza dell’occupazione e dello stile di vita sulle disfunzioni sessuali
- Lavoro stressante e disfunzioni sessuali: le persone con lavori altamente stressanti o che richiedono turni irregolari, viaggi frequenti o una forte competitività tendono a sperimentare un maggior numero di problemi sessuali, a causa di livelli elevati di cortisolo e dell’incapacità di rilassarsi nelle situazioni intime.
- Mancanza di attività fisica e sedentarietà: lo stile di vita sedentario contribuisce a problemi vascolari e disfunzioni metaboliche, che possono portare a disturbi dell’eccitazione sessuale negli uomini e nelle donne. Inoltre, l’obesità è correlata a una ridotta produzione di testosterone e a una minore percezione di attrattività corporea, influenzando negativamente il desiderio sessuale.
- Uso eccessivo di tecnologia e riduzione dell’intimità: l’abuso di dispositivi digitali e la dipendenza dai social media possono ridurre il tempo dedicato all’intimità con il partner, con un impatto negativo sulla qualità della vita sessuale.
- Differenze geografiche nella prevalenza delle disfunzioni sessuali
- Influenza della cultura e delle norme sociali: la prevalenza delle disfunzioni sessuali varia in base alle differenze culturali e alla percezione sociale della sessualità. In paesi con un’educazione sessuale più aperta e meno stigmatizzante, le persone tendono a cercare aiuto più facilmente e a riportare meno problemi legati alla sessualità. Invece, in società con una visione più restrittiva della sessualità, molte persone vivono le disfunzioni sessuali in silenzio, senza cercare trattamenti.
- Accesso alle cure mediche e prevalenza delle disfunzioni: nei paesi con un sistema sanitario avanzato e accessibile, più persone ricevono una diagnosi e un trattamento adeguato per le disfunzioni sessuali. Al contrario, nei paesi con un accesso limitato alle cure, molte disfunzioni rimangono non diagnosticate, portando a un aumento della sofferenza psicologica e relazionale.
- Ruolo delle pratiche religiose e tradizionali: in alcune culture, le norme religiose influenzano la percezione della sessualità e la possibilità di ricevere un trattamento per le disfunzioni sessuali. Le persone che vivono in ambienti con forti restrizioni morali e tabù sessuali possono provare maggiore vergogna e senso di colpa, contribuendo a un peggioramento del problema.
Le disfunzioni sessuali sono estremamente comuni e possono colpire uomini e donne di qualsiasi età e contesto socio-culturale.
La prevalenza varia in base a fattori biologici, psicologici, sociali e culturali, con un aumento dell’incidenza nei soggetti più anziani, nelle persone con livelli elevati di stress e in chi ha condizioni di salute preesistenti.
Le differenze geografiche e culturali influenzano l’atteggiamento verso la sessualità e la propensione a cercare aiuto, con una maggiore sottodiagnosi nelle società più conservative.
Tuttavia, grazie ai progressi nella ricerca sessuologica e all’aumento dell’accesso ai trattamenti, molte persone possono migliorare significativamente la loro funzione sessuale e la qualità della vita.
Aspetti storici dell’inquadramento diagnostico delle Disfunzioni Sessuali
L’inquadramento diagnostico delle disfunzioni sessuali ha subito una profonda evoluzione nel corso della storia, passando da interpretazioni morali e religiose a un approccio medico e scientifico, fino a sviluppare criteri diagnostici più dettagliati con l’introduzione del DSM.
L’evoluzione della sessuologia, della psicologia e della medicina ha permesso di comprendere meglio le cause, le variabili e i trattamenti delle disfunzioni sessuali, superando vecchi pregiudizi e stigmatizzazioni.
Nello specifico:
- Epoca antica e medievale: visione morale e religiosa delle disfunzioni sessuali
- Concezione della sessualità legata alla riproduzione: nelle civiltà antiche, la sessualità era spesso considerata unicamente in funzione della procreazione. Le difficoltà sessuali non venivano interpretate come disfunzioni mediche, ma piuttosto come manifestazioni di squilibri energetici, peccati o punizioni divine.
- Influenza delle credenze religiose e superstizioni: nel Medioevo, la sessualità era fortemente regolata dalla religione e qualsiasi problema sessuale era visto come una conseguenza di peccati, possessioni demoniache o debolezze morali. I trattamenti erano basati su preghiere, esorcismi o restrizioni religiose, mentre il piacere sessuale femminile era spesso ignorato o represso.
- Presenza di pratiche magiche e rimedi erboristici: alcune culture svilupparono rimedi basati su piante afrodisiache, rituali e amuleti, con l’idea che le disfunzioni sessuali fossero dovute a fattori esterni come il malocchio o gli spiriti maligni.
- XIX secolo: prime teorie mediche e patologizzazione della sessualità
- Influenza della medicina vittoriana e della psichiatria: nel XIX secolo, la sessualità iniziò a essere studiata dal punto di vista medico, ma molte disfunzioni sessuali venivano interpretate in modo patologico e moralistico. Il desiderio sessuale femminile era spesso visto come un’anomalia o una condizione da reprimere, mentre le difficoltà sessuali maschili erano trattate con rimedi rudimentali.
- Concetti di “isteria” e terapie discutibili: le donne con difficoltà sessuali venivano spesso diagnosticate con “isteria”, una condizione che si riteneva causata da un eccesso di energia sessuale repressa. Tra le “cure” più diffuse vi erano il massaggio pelvico eseguito dai medici e, più tardi, l’invenzione del vibratore come strumento terapeutico.
- Primi studi sulla disfunzione erettile: mentre le difficoltà sessuali femminili venivano spesso ignorate o minimizzate, la disfunzione erettile iniziò a essere studiata con un approccio più scientifico, con le prime osservazioni sulle cause vascolari, neurologiche e psicologiche del problema.
- Prima metà del XX secolo: psicoanalisi e interpretazioni psicodinamiche
- Influenza di Sigmund Freud e della psicoanalisi: Freud fu tra i primi a considerare le disfunzioni sessuali come il risultato di conflitti psicologici inconsci, sviluppando concetti come l’ansia da castrazione, l’inibizione del desiderio e i blocchi emotivi legati all’infanzia. Tuttavia, la sua visione rimaneva fortemente influenzata dai ruoli di genere tradizionali.
- Terapie basate sull’esplorazione inconscia: la psicoanalisi cercava di risolvere le disfunzioni sessuali attraverso un lungo percorso di introspezione, senza interventi specifici sul comportamento sessuale. Questo metodo risultava spesso inefficace nel trattare problemi fisiologici come il disturbo erettile o l’eiaculazione precoce.
- Sessualità femminile ancora trascurata: le difficoltà sessuali delle donne continuavano a essere viste come problemi psicologici o effetti di repressione culturale, e raramente venivano trattate con un approccio medico concreto.
- Anni ’50-’70: nascita della sessuologia moderna e approccio scientifico
- Ricerca pionieristica di Masters e Johnson: William Masters e Virginia Johnson rivoluzionarono lo studio delle disfunzioni sessuali attraverso osservazioni dirette del comportamento sessuale, sviluppando il modello a quattro fasi della risposta sessuale (desiderio, eccitazione, orgasmo e risoluzione). I loro studi portarono alla creazione delle prime terapie comportamentali per le disfunzioni sessuali, basate su tecniche pratiche come la “focalizzazione sensoriale”.
- Superamento delle teorie freudiane: il loro lavoro dimostrò che molte disfunzioni sessuali erano dovute a fattori fisiologici e relazionali, piuttosto che esclusivamente a conflitti psicoanalitici. Questo portò a una maggiore attenzione ai trattamenti basati su esercizi di rilassamento, tecniche di desensibilizzazione e modificazione del comportamento sessuale.
- Inizio dell’interesse scientifico per la sessualità femminile: per la prima volta, la sessualità femminile fu studiata in modo approfondito, evidenziando che il piacere e l’orgasmo femminile non dipendevano esclusivamente dalla penetrazione, ma coinvolgevano anche la stimolazione clitoridea.
- Anni ’80-’90: introduzione delle disfunzioni sessuali nei manuali diagnostici
- DSM-III e prime classificazioni ufficiali: con la pubblicazione del DSM-III (1980), le disfunzioni sessuali furono inserite per la prima volta in un sistema diagnostico standardizzato, con categorie come disturbo del desiderio sessuale, disturbo dell’orgasmo e disfunzioni legate al dolore. Tuttavia, le definizioni erano ancora limitate e basate su un modello eteronormativo.
- Evoluzione con il DSM-IV (1994): vennero definite con maggiore precisione le diverse disfunzioni sessuali, distinguendo tra cause psicogene e organiche, e riconoscendo il ruolo di fattori relazionali, farmacologici e ormonali nell’insorgenza dei disturbi.
- Avvento dei farmaci per le disfunzioni sessuali: negli anni ‘90, con l’introduzione del sildenafil (Viagra), la ricerca sulle disfunzioni sessuali maschili prese slancio, portando a una migliore comprensione del disturbo erettile come condizione trattabile farmacologicamente.
- Dal DSM-5 a oggi: nuovi approcci e maggiore inclusività
- Revisione dei criteri nel DSM-5 (2013): nel DSM-5, le disfunzioni sessuali furono ridefinite per includere distinzione tra cause biologiche e psicologiche, durata minima di sei mesi per la diagnosi e criteri di disagio clinicamente significativo. Inoltre, il vaginismo e la dispareunia furono unificati nel Disturbo del Dolore Genito-Pelvico e della Penetrazione.
- Maggiore attenzione alla sessualità femminile: vennero riconosciute condizioni come il Disturbo del Desiderio Sessuale e dell’Eccitazione Sessuale Femminile, sottolineando il ruolo di fattori ormonali, relazionali e psicologici nella sessualità femminile.
- Nuove prospettive nella sessuologia clinica: oggi la sessuologia ha un approccio multidisciplinare, integrando terapie biomediche, psicologiche e sessuologiche, con maggiore attenzione alla diversità di genere e all’inclusività delle esperienze sessuali.
L’inquadramento diagnostico delle disfunzioni sessuali ha attraversato secoli di credenze moralistiche, pregiudizi medici e progressi scientifici, fino ad arrivare a un modello biopsicosociale, che considera sia fattori biologici, psicologici e relazionali.
Con il DSM-5 e la sessuologia moderna, le disfunzioni sessuali sono ora riconosciute come disturbi complessi, trattabili con approcci mirati, personalizzati e basati sull’evidenza scientifica.