ADHD: capire il disturbo da deficit dell'attenzione e iperattività

Che cos’è l’ADHD?
 
Conosciuto anche come Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività (DDAI), l’ADHD è una condizione del neurosviluppo che include difficoltà nella regolazione dell’attenzione, iperattività ed impulsività.
 
Acronimo di Attention-Deficit/Hyperactivity Disorder, l’ADHD si manifesta fin da bambini ma non è una condizione esclusiva dell’infanzia: persiste anche in adolescenza e in età adulta e le sue manifestazioni possono molto variare nel corso del ciclo di vita.


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I contenuti di questo sito web sono redatti sulla base delle più aggiornate evidenze scientifiche e fonti cliniche accreditate. La validazione medica è a cura del Dott. Giancarlo Giupponi, psichiatra e psicoterapeuta, tra i massimi esperti di ADHD in età adulta in Italia. Oltre a supervisionare i contenuti, il Dott. Giancarlo Giupponi si occupa della scelta e dell’adozione degli strumenti di valutazione presenti nel sito, come test e questionari, assicurando che siano conformi agli standard clinici internazionali (DSM-5, OMS e scale validate a livello scientifico). Le informazioni hanno finalità divulgative e vengono periodicamente riviste per garantirne l’affidabilità.

ADHD (DDAI) nello specifico in età adulta

L’ADHD è un disturbo, cosiddetto, del neurosviluppo.

Nel DSM-5 (Manuale Statistico e Diagnostico dei Disturbi Mentali,  Quinta Edizione), i disturbi del neurosviluppo sono un gruppo di condizioni che si manifestano precocemente durante lo sviluppo, tipicamente prima dell’ingresso a scuola e che hanno origine da alterazioni nello sviluppo cerebrale e influenzano aspetti fondamentali come:

  • Apprendimento
  • Comunicazione
  • Interazione sociale
  • Capacità motorie
  • Funzioni esecutive (es. attenzione, memoria di lavoro, autoregolazione).

Rientrando l’ADHD, nel DSM-5, tra i disturbi del neurosviluppo, le sue manifestazioni compaiono fin dalla prima infanzia anche se diventano più evidenti nella fascia d’età scolare, per diverse ragioni.

Durante il periodo scolare, infatti, sono richieste al bambino maggiori capacità di attenzione, concentrazione, organizzazione e autocontrollo. L’ambiente scolastico, con le sue regole, orari e compiti strutturati, mette in evidenza le difficoltà tipiche dell’ADHD, come la disattenzione, l’iperattività e l’impulsività.

Inoltre, le richieste accademiche aumentano, e il bambino deve affrontare attività che richiedono continuità e precisione, come lo studio, la lettura e la scrittura. Questi compiti, che richiedono il mantenimento dell’attenzione per lunghi periodi, possono risultare particolarmente impegnativi per chi è ADHD, portando a distrazioni frequenti, errori superficiali e difficoltà nel completamento dei compiti.

 

Anche le dinamiche sociali diventano più complesse: il bambino è chiamato a rispettare le regole della classe, a collaborare con i compagni e a interagire con gli insegnanti. Ad ogni modo l’impulsività e la difficoltà nel gestire le proprie emozioni possono ostacolare l’integrazione sociale, causando fraintendimenti, litigi e isolamento.

 

Infine, il confronto con i coetanei e le aspettative degli adulti, come insegnanti e genitori, rendono più evidente il divario tra il comportamento atteso e quello effettivo del bambino ADHD, portando spesso alla segnalazione delle difficoltà e alla ricerca di una diagnosi.

 

L’ADHD, in quanto disturbo del neurosviluppo legato allo sviluppo cerebrale, non è limitato alla fascia d’età infantile, ma persiste anche in adolescenza e in età adulta, sebbene le manifestazioni possano modificarsi nel tempo.

 

ADHD in fase adolescenziale

 

Durante l’adolescenza, il quadro sintomatologico può evolvere: l’iperattività fisica tende spesso a diminuire, trasformandosi in una forma di irrequietezza interna, ma persistono o si accentuano la disattenzione, la difficoltà nella pianificazione, nell’organizzazione e nella gestione del tempo.

Questa fase, caratterizzata da importanti cambiamenti emotivi, sociali e scolastici, può mettere a dura prova l’adolescente ADHD, causando spesso scarso rendimento scolastico, problemi relazionali e maggiore impulsività, con un rischio aumentato di comportamenti a rischio (uso di sostanze, guida pericolosa, rapporti sessuali non protetti).

Inoltre, le difficoltà nella regolazione emotiva possono provocare cali dell’autostima e aumentare la probabilità di sviluppare disturbi associati, come ansia e depressione.

 

ADHD in fase Adulta

 

Nell’età adulta, sebbene alcuni sintomi, come l’iperattività esteriormente intesa, possano attenuarsi, le difficoltà legate alle funzioni esecutive, quali gestione del tempo, organizzazione, pianificazione e capacità di portare a termine compiti complessi e poco gratificanti, rimangono spesso significative.

Gli adulti ADHD possono, infatti, incontrare notevoli ostacoli in ambiti della vita adulta come l’avvio o il mantenimento di una carriera lavorativa, perché possono fare fatica a rispettare scadenze, a mantenere l’attenzione durante riunioni o a gestire più attività contemporaneamente.

Anche le relazioni interpersonali possono risultare complesse a causa di impulsività e difficoltà nella gestione delle emozioni.

L’ADHD per lungo tempo è stato concettualizzato come un disturbo relativo solamente all’età infantile e solo in tempi recenti si è aperta la strada per una sua diagnosi e presa in carico anche in età adulta.

Questa nuova consapevolezza ha portato molte persone a scoprire solo in età adulta, col cosiddetto “senno di poi”, di essere state ADHD per tutta la vita, riconoscendo nella loro storia personale le caratteristiche tipiche della condizione.

Spesso, queste persone ripensano al proprio passato scolastico, lavorativo e relazionale, dando finalmente una spiegazione alle difficoltà vissute.

Considerando la neuropsicologia dell’ADHD, le caratteristiche dell’ADHD sono contraddistinte da sintomi di disattenzione, iperattività e impulsività, che si presentano con una intensità non adeguata allo stadio di sviluppo del soggetto.

Sintomi ADHD generali

Il Disturbo da Deficit dell’Attenzione e Iperattività (ADHD) può manifestarsi con una serie di sintomi che possono influire sulla capacità di attenzione e sulla gestione del comportamento.

Nonostante i sintomi ADHD possano variare da persona a persona, anche in base all’età, in generale i sintomi più comuni del Disturbo da Deficit dell’Attenzione e Iperattività (ADHD) rientrano in 3 categorie principali: 

  • Disattenzione (o, ancora meglio, difficoltà nella regolazione dell’attenzione);
  • Iperattività;
  • Impulsività.

 Eccole qui sotto nello specifico.

Sintomi Disturbo Deficit Attenzione Iperattività

La disattenzione ADHD (che in realtà più che disattenzione in senso stretto è una difficoltà nella regolazione della stessa) si concretizza nella difficoltà nel concentrare l’attenzione su determinati compiti (soprattutto quelli lunghi e monotoni) e disinnescarla in altri (tipicamente attività vissute come particolarmente interessanti o stimolanti). Tipica dell’ADHD, infatti, è la tendenza a distrarsi spesso a causa di stimoli esterni (o interni) e, per questo, la tendenza a commettere errori o non completare i compiti che stanno svolgendo o che dovrebbero svolgere. Allo stesso modo, sono comuni momenti di iperfocalizzazione su compiti vissuti come piacevoli e stimolanti che portano il soggetto a perdere di vista tutto il resto.

L’iperattività è un altro dominio tipico dell’ADHD. Nello specifico, l’iperattività è un sintomo ADHD che si manifesta attraverso una costante e eccessiva attività motoria o mentale. Infatti, l’iperattività ADHD può rendere difficile alle persone ADHD rimanere sedute, ascoltare o partecipare a situazioni che richiedono calma e attenzione prolungata.

L’impulsività rappresenta un terzo elemento cruciale. Coloro che vivono con l’ADHD possono avere difficoltà a controllare gli impulsi e nel regolare emozioni e comportamenti, spesso agendo senza riflettere sulle conseguenze delle proprie azioni. L’impulsività ADHD può influenzare la qualità delle decisioni prese e la gestione delle relazioni sociali.

Inoltre, è importante sottolineare che, per ottenere una diagnosi ADHD, le difficoltà legate ai sintomi ADHD devono manifestarsi in almeno due contesti, come per esempio nell’ambiente lavorativo e nelle relazioni sociali.

Disattenzione, iperattività e impulsività sono i sintomi più comuni dell’ADHD, ma non sono sempre uguali per tutti; infatti, i sintomi possono variare notevolmente da persona a persona.

 

Alcune persone ADHD possono mostrare una prevalenza maggiore di disattenzione, mentre altre di iperattività o impulsività.

La gestione dei sintomi richiede, quindi, un approccio personalizzato, poiché ogni individuo può sperimentare l’ADHD in modi unico.

Come gestire i sintomi ADHD

Vediamo più approfonditamente questi sintomi ADHD.

Hai sintomi ADHD?

I sintomi ADHD sono molto variabili e hanno un impatto significativo sulla qualità della vita della persona che ne soffre. Se ti stai chiedendo come capire se hai l’ADHD, devi sapere che GAM Medical, come istituto d’eccellenza per l’adhd ti offre la possibilità di fare un test indicativo per valutare la presenza di ADHD dopo il quale potrai confrontarti gratuitamente con uno specialista.

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Approfondimenti sulle 3 categorie dei Sintomi ADHD

I sintomi di disattenzione potrebbero includere:

  • difficoltà a concentrarsi su un compito per un periodo di tempo prolungato; 
  • difficoltà a seguire le istruzioni;
  • dimenticanze frequenti;
  • perdita di oggetti e dimenticanza di impegni.
Durante l’età scolare, la disattenzione può manifestarsi con dimenticanze frequenti di libri di testo, matite, penne e altri materiali scolastici, oltre alla difficoltà nel ricordare i compiti assegnati. 
In età adulta, invece, si può tradurre in dimenticare appuntamenti, scadenze importanti, oggetti personali come chiavi, telefono o portafoglio, oltre alla difficoltà nel gestire in modo efficace il tempo e le responsabilità quotidiane.

Le persone ADHD potrebbero anche mostrare una tendenza a evitare attività che richiedono uno sforzo mentale considerevole o a procrastinare in modo eccessivo. Inoltre, potrebbero apparire distratti e non riuscire a mantenere l’attenzione su un’attività o un discorso per un lungo periodo di tempo o riuscirci ma con estrema fatica e frustrazione.

La disattenzione potrebbe rimanere costante nelle varie fasi d’età. Non pensiamo alla disattenzione come mancanza di capacità attentive ma come difficoltà nella regolazione delle stesse. Le persone ADHD, infatti, non è che siano incapaci di prestare attenzione ma tendono a spostare o ad alternare il focus attentivo, spesso mettendo in atto comportamenti che non risultano sempre utili e adeguati. La percezione di un peggioramento dei sintomi che riguardano la disattenzione non è dovuta ad un peggioramento dell’ADHD in sé con l’età adulta ma al fatto che questi diventano più invalidanti all’aumentare delle responsabilità in capo al soggetto adulto.

I sintomi di iperattività potrebbero includere:

  • tensione interiore;
  • difficoltà a restare seduti;
  • tendenza a pensare o parlare eccessivamente.
 
L’iperattività potrebbe manifestarsi con atti motori consapevoli, per esempio muovere mani e piedi con irrequietezza. Nel DSM-5, ad esempio, l’iperattività motoria è descritta con l’espressione “come azionato da un motore”, per indicare una sorta di incapacità di rimanere fermi e la necessità costante di movimento. L’iperattività motoria, tipica dell’infanzia, tende a ridursi con la crescita, mentre aumenta una forma di iperattività più interna e mentale. Negli adulti ADHD, questa si manifesta spesso come una sensazione di tensione interiore, simile all’ansia, accompagnata da un flusso continuo di pensieri e un intenso “vociferio” mentale. Questa può rendere difficile gestire tranquillamente un compito, aumentando però il desiderio di intraprendere molte attività contemporaneamente, nel tentativo di scaricare l’irrequietezza interna.
 

I sintomi di impulsività potrebbero includere una tendenza a prendere decisioni impulsivamente senza valutare le conseguenze. Alcune manifestazioni di tale sintomatologia potrebbero essere:

  • parlare fuori luogo;
  • interrompere gli altri;
  • fare domande inappropriatamente;
  • prendere decisioni affrettate, anche su questioni importanti, senza considerare i pro e i contro;
  • acquistare impulsivamente oggetti non necessari o fare spese eccessive;
 

L’impulsività cambia qualitativamente e può diminuire con l’età, ma essendo una peculiarità dell’ADHD, di norma permane con la crescita. Semplicemente, gli ambiti in cui si manifesta possono variare.

Sintomi ADHD tipici negli Adulti

Gli adulti ADHD non sempre manifestano gli stessi sintomi dei bambini, ovvero l’eccessiva iperattività e impulsività.

Infatti, negli adulti i sintomi dell’ADHD sono, spesso, meno marcati.

 

In particolare, i sintomi ADHD sono riconducibili ad un deficit delle funzioni esecutive, ovvero le funzioni cerebrali (o processi cognitivi) che consentono di individuare obiettivi e selezionare, pianificare e attuare le azioni volte a raggiungerli.

Le funzioni esecutive che risultano spesso deficitarie negli adulti ADHD sono: 

 

  • Memoria di lavoro
  • Controllo e auto inibizione 
  • Passaggio da un compito ad un altro
  • Consapevolezza delle azioni
  • Iniziazione, pianificazione organizzazione delle attività
 

Da queste carenze nelle funzioni esecutive possono manifestarsi diversi comportamenti quali la difficoltà nel passare da un compito a un altro o problemi nell’autocontrollo e nella pianificazione.

Per questo la diagnosi dell’ADHD in età adulta è fondamentale per superare e gestire al meglio le sfide specifiche affrontate dagli individui ADHD e personalizzare il trattamento ADHD per adulti. Infatti, i sintomi ADHD nell’età adulta possono avere un impatto significativo sulla vita quotidiana, influenzando le relazioni personali, il lavoro e il benessere generale. Pertanto la gestione dei sintomi ADHD tramite trattamento ADHD per adulti è essenziale per ottenere il giusto supporto, per implementare strategie personalizzate per migliorare la qualità della vita e ottenere consigli per affrontare l’ADHD in età adulta.

I principali pattern comportamentali in cui tali carenze nelle funzioni esecutive si potrebbero concretizzare, nella vita di tutti i giorni, sono:

disattenzione adhd

Disattenzione negli adulti ADHD

Per quanto concerne la disattenzione:

  • Non riuscire a portare a termine un’attività, spesso prolungandone l’esecuzione per lunghi periodi, a causa della difficoltà a concentrarsi adeguatamente;
  • Difficoltà nell’organizzazione di attività, in particolare in ambito lavorativo
  • Difficoltà nell’assegnazione delle priorità alle varie attività (pianificazione)
  • Seguire e completare le attività dall’inizio alla fine
  • Dimenticanze e Distrazioni frequenti 
  • Difficoltà nella gestione del tempo (es. appuntamenti o scadenze)
  • Difficoltà di autoregolazione, autogestione ed autodisciplina
  • Procrastinazione nell’iniziare o concludere un’attività
  • Scarsa perseveranza e conseguente frequente passaggio da un’attività all’altra
  • Avere spesso idee, soprattutto in ambito lavorativo, che si ritengono inizialmente geniali, salvo poi non realizzarle
  • Abitudine a terminare le attività solo in prossimità delle scadenze
  • Difficoltà nell’organizzazione e nella gestione del tempo (scadenze, appuntamenti)

A fare da contrappeso alla difficoltà di concentrazione, i soggetti ADHD tendono ad essere caratterizzati da iperfocus, ovvero eccesso di concentrazione, nel caso in cui venga svolta un’attività che ritenuta particolarmente interessante. 

Impulsività e iperattività negli adulti ADHD ​

Impulsività e iperattività negli adulti ADHD ​

Riguardo l’eccessiva iperattività ed impulsività:

  • Tendere ad avere condotte rischiose, spesso anche di rilevanza penale
  • Abitudine di interrompere gli interlocutori mentre parlano
  • Tendenza a concludere le frasi che gli altri interlocutori stanno pronunciando 
  • Difficoltà ad attendere il proprio turno
  • Tendenza a sviluppare una fissazione verso determinate attività (sport, hobby)
  • Utilizzo di termini errati ed in generale di linguaggio poco appropriato
  • Difficoltà nella conduzione di automobili e motocicli (con rischio di multe e sinistri) 

Tali comportamenti presentano di norma le conseguenze negative più importanti negli ambiti sociali (amicali e sentimentali) e lavorativi. 

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disregolazione emotiva adhd

Disregolazione emotiva e irrequietezza negli adulti ADHD

Sul piano della disregolazione emotiva e dell’irrequietezza:

  • Bassa autostima 
  • Difficoltà nell’accettare giudizi negativi e fallimenti 
  • Propensi all’isolamento sociale 
  • Preferire amicizie esclusive piuttosto che amicizie di gruppo 
  • Vulnerabilità psicopatologica
  • Labilità ed instabilità dell’umore
  • Frequente irritabilità, irascibilità, eccitazione, anche nel corso della medesima giornata 
  • Scarsa tolleranza alle situazione che comportano frustrazione
  • Carenze motivazionali 
  • Difficoltà nel far fronte a emozioni e situazione spiacevoli e dunque di porre in essere risposte comportamentali adeguati
 

In generale, la disregolazione emotiva fa si che le persone ADHD siano tendenti a provare emozioni particolarmente intense con una difficoltà globale a mitigarne l’intensità o ad adattare lo stato emotivo alla situazione. 

Una larga percentuale (circa l’80%) degli adulti ADHD lamenta di soffrire di disturbi del sonno ed è frequente che prediliga lavorare o compiere attività ricreative la sera o la notte, piuttosto che la mattina o il pomeriggio.

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Se desideri approfondire ulteriormente i sintomi, vai direttamente più in basso a questo paragrafo: Sintomi comportamentali ADHD negli Adulti.

Cause dell’ADHD

Le cause dell’ADHD sono multifattoriali, non del tutto comprese e coinvolgono genetica (ereditaria), neurobiologia e ambiente. Determinato da anomalie nei neurotrasmettitori cerebrali (per la trasmissione degli impulsi nervosi al cervello), è influenzato anche da fattori genetici, squilibri neurochimici, esposizione prenatale a tossine, parto prematuro, carenze nutrizionali, alterazioni della dopamina e stress familiare.

 

L’ADHD sta sottoponendo a gran sforzo la ricerca da quasi vent’anni, a causa della sua eziologia multifattoriale. Ciò indica che alla base del Disturbo da Deficit dell’Attenzione e Iperattività (ADHD), ci siano diversi fattori quali:

  • Condizioni biologiche e genetiche
  • Caratteristiche neuropsicologiche
  • Condizioni ambientali
Quali sono le cause dell'ADHD
Neurotrasmettitori cervello causa dell'ADHD

L’ADHD è un disturbo che ha radici neurobiologiche complesse, e per questo motivo è ancora oggetto di numerosi studi. Tuttavia, si ritiene che la causa principale della ADHD sia una disfunzione a livello dei neurotrasmettitori, ovvero delle sostanze chimiche presenti nel cervello che regolano la comunicazione tra le cellule nervose.

In particolare, si ritiene che il soggetto ADHD sia caratterizzato da una carenza di dopamina e noradrenalina, due neurotrasmettitori che svolgono un ruolo fondamentale nel controllo dell’attenzione, della motivazione e della regolazione emotiva. Questa carenza può essere legata a fattori genetici, ma anche, in parte, a fattori ambientali come la dieta, lo stile di vita e l’esposizione a sostanze tossiche.

I farmaci di norma utilizzati per il trattamento dell’ADHD agiscono proprio su tale meccanismo, modulando i livelli di dopamina e di noradrenalina nel cervello.
Inoltre, le persone ADHD presentano carenze nello sviluppo dell’amigdala, centro delle emozioni, e dell’ippocampo, area del cervello che in parte influisce sulla motivazione e su un efficace svolgimento di azioni e compiti. Il ruolo del cervello, quindi, è centrale nello sviluppo dell’ADHD.

Ulteriori alterazioni sono di norma registrate nella corteccia prefrontale e nel cervelletto, con conseguenze sulle funzioni cerebrali quali l’attenzione, la programmazione delle azioni nel tempo, la capacità di non distrarsi, l’esecuzione dei movimenti corporei, la coordinazione motoria, coordinati, il controllo del proprio comportamento.

Per quanto concerne la genetica, bisogna sottolineare che essa può influenzare la presenza di ADHD attraverso un meccanismo genetico complesso e dunque attraverso l’interazione tra determinati geni e fattori ambientali.

Cause genetiche dell'ADHD

ADHD e Disturbo da Deficit dell’Attenzione e Iperattività sono la stessa cosa?

cosa vuol dire ADHD

, ADHD e Disturbo da Deficit dell’Attenzione e Iperattività sono la stessa condizione. Infatti, la sigla ADHD è l’acronimo del nome inglese dello stesso disturbo, cioè Attention Deficit Hyperactivity Disorder. In italiano, invece, l’acronimo del Disturbo da Deficit dell’Attenzione e Iperattività è DDAI.

È interessante notare che il termine “Disturbo da Deficit dell’Attenzione e Iperattività” riflette la natura stessa della condizione, che causa difficoltà nell’attenzione e nell’iperattività. Nonostante questo, il termine generalmente più utilizzato per riferirsi alla sindrome da Deficit dell’Attenzione e Iperattività, anche in ambito diagnostico e clinico, è “ADHD”(vedi anche GAM-MEDICAL clinica dell’ADHD).

Scopriamo tutti i modi in cui si può chiamare l’ADHD!

  • Disturbo da deficit dell’attenzione/iperattività (ADHD)
  • Sindrome da deficit di attenzione e iperattività (ADHD)
  • Sindrome di Deficit di Attenzione e Iperattività (SDAI)
  • Attention Deficit Hyperactivity Disorder (ADHD)
  • Attention Deficit Disorder (ADD)
  • Hyperkinetic Disorder (HD)
  • Attention Deficit Disorder and Hyperactivity Disorder (ADDHD)
  • Attention Deficit with Hyperactivity Disorder (ADHD)
  • Francese: Trouble déficitaire de l’attention/ hyperactivité (TDAH)
  • Spagnolo: Trastorno por déficit de atención con hiperactividad (TDAH)
  • Portoghese: Transtorno do déficit de atenção e hiperatividade (TDAH)
  • Tedesco: Aufmerksamkeitsdefizit-/ Hyperaktivitätsstörung (ADHS)
  • Cinese: 注意力缺陷多动障碍 (ADHD)
  • Giapponese: 注意欠陥・多動性障害 (ADHD)
  • Coreano: 주의력 결핍 과잉 행동 장애 (ADHD)
ADHD manuale diagnostico DSM5

In particolare, è rilevante notare che il termine “ADD” (Attention Deficit Disorder) è stato utilizzato in passato per indicare la forma di ADHD con disattenzione predominante.

Ciò nonostante questa terminologia è stata abbandonata nel Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM-5), pubblicato nel 2013.

Invece, il termine “HD” (Hyperkinetic Disorder) è stato utilizzato in passato per indicare la forma di ADHD con iperattività e impulsività predominanti.

Ma anche questa terminologia è stata abbandonata nel DSM-5.

L'ADHD è cronico?

L’ADHD è classificato come disturbo del neurosviluppo a causa del suo esordio in età infantile. A tal proposito, l’Organizzazione Mondiale della Sanità mostra come l’ADHD sia uno dei disturbi psichici più comuni dell’infanzia, con una prevalenza stimata tra il 5% e il 7% della popolazione infantile.

adhd cronico

Negli ultimi anni, però, la comunità scientifica ha mutato il proprio approccio rispetto al disturbo da deficit dell’attenzione e iperattività, riconoscendo che si tratta di una condizione permanente.

L’ADHD, infatti, non è una condizione temporanea o qualcosa da cui si dovrebbe “guarire”, ma una neurodivergenza che fa parte della persona per tutta la vita. 

Quando si parla di neurodivergenza ci si riferisce a modi di funzionare del cervello che si discostano dalla norma statistica o sociale. Le persone neurodivergenti hanno schemi di pensiero, apprendimento, elaborazione delle informazioni e percezione del mondo che differiscono da quelli considerati tipici (neurotipici).

La neurodivergenza, come l’ADHD, quindi, non è una malattia o un problema da “curare”, ma una variazione naturale del funzionamento neurologico umano.

La condizione, pertanto, persiste anche in età adolescenziale e adulta e, a questo proposito, ad oggi l’ADHD è ora ampiamente riconosciuto e diagnosticato negli adulti.

Studi recenti, inoltre, evidenziano come gran parte degli adulti ADHD non presentavano manifestazioni importanti ed impattanti in età infantile.

La prevalenza dell’ADHD negli adulti a livello internazionale è stimata tra il 3% ed il 4%.

ADHD in Italia

In Italia, il disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD), è una condizione sempre più diagnosticata tra bambini, adolescenti e adulti. La prevalenza dell’ADHD negli adulti in Italia è più bassa rispetto a quella internazionale e si attesta secondo le stime al 2,8%.

Nella maggior parte dei casi, l’ADHD viene diagnosticata in età scolare, ma sempre più spesso viene individuata anche negli adolescenti e negli adulti, attraverso un protocollo diagnostico specifico.

Sebbene l’ADHD sia una condizione sempre più diagnosticata in Italia, la mancanza di consapevolezza può rendere difficile, per chi è ADHD, affrontare la condizione e i suoi effetti. Dunque, è importante offrire un adeguato supporto per le persone e le famiglie che ne sono colpite e impegnarsi collettivamente per migliorare la comprensione del Disturbo da Deficit dell’Attenzione e Iperattività (ADHD).

In generale, il Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività può avere un impatto importante sulla qualità della vita dell’adulto e del giovane adulto ADHD, sia per quanto riguarda il contesto sociale che quello lavorativo. Ciononostante, spesso le persone non identificano la loro condizione come una forma di ADHD e di conseguenza non cercano il supporto opportuno e necessario per gestire i sintomi del Disturbo dell’Attenzione.

Continua ad informarti sull’ADHD

Prognosi ADHD: il disturbo è curabile?

Non esiste una vera e propria cura per il disturbo da deficit dell’attenzione e iperattività, che comporti una regressione totale dei sintomi e/o delle caratteristiche organiche che causano tali manifestazioni. Come già accennato, si tratta di una neurodivergenza e, in quanto tale non è un qualcosa da cui si guarisce, ma più come una caratteristica intrinseca della persona, che persiste per tutta la vita.

Per questo motivo, la comunità ADHD, e noi stessi in quanto clinica specializzata, ci rendiamo partecipi di questa visione, promuoviamo attivamente un linguaggio che rifletta la natura identitaria dell’ADHD. Nei nostri canali, sia sul sito che sui social, scegliamo di usare il verbo essere, e non avere, quando ci riferiamo a persone ADHD: questo significa dire che “una persona è ADHD” e non “ha l’ADHD”, perché crediamo che questa modalità rispecchi meglio la realtà delle persone neurodivergenti.

Può sembrare un capriccio ma il linguaggio modella il modo in cui percepiamo noi stessi e gli altri. Dire “essere ADHD” aiuta a riconoscere che non si tratta di una malattia da cui liberarsi, ma di una caratteristica che accompagna la persona. Questo non significa che vogliamo negarne fatiche e difficoltà ma dare spazio anche ai punti di forza.

Infatti, nonostante questo, grazie ai progressi nella diagnosi e nei trattamenti, oggi è possibile gestire efficacemente i sintomi dell’ADHD e migliorare la qualità della vita di lo è, anche grazie anche a realtà come la nostra Clinica ADHD GAM-Medical.

ADHD si può curare

È importante sottolineare che solo a partire da un’accurata diagnosi ADHD si può pensare di individuare la strategia più opportune per la gestione del DDAI nel caso specifico, che può comprendere l’assunzione di farmaci, un approccio basato su psicoeducazione o psicoterapia, oppure una combinazione tra le due.

Tipologie di ADHD

L’ADHD (Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività) è una condizione complessa che può manifestarsi in diverse forme e combinazioni di sintomi. La diagnosi e classificazione dell’ADHD includono 3 principali sottotipi di ADHD, o presentazioni, che riflettono le diverse manifestazioni dei sintomi nelle persone affette da questa condizione. 
Le tipologie principali sono: Predominantemente Inattentivo (ADHD-PI), Predominantemente Iperattivo-Impulsivo (ADHD-PII) ed infine, Combinato (ADHD-C).

Ognuna di queste manifestazioni di Disturbo da Deficit dell’attenzione e iperattività si distingue per una varia serie di fattori, dimensioni e comportamenti che i soggetti presentano.

Nelle righe che seguono presentiamo una dettagliata descrizione dei sottotipi di ADHD.

sottotipo ADHD

ADHD PI: predominante inattentivo

Questo sottotipo del disturbo, conosciuto come ADHD Predominantemente Inattentivo (ADHD-PI), è caratterizzato principalmente dalla presenza di sintomi di disattenzione, con sintomi di iperattività e impulsività che possono essere meno evidenti o assenti.

Alcuni sintomi tipici dell’ADHD-PI includono:

  • Difficoltà a mantenere l’attenzione su compiti o attività a lungo termine.
  • Tendenza a perdere oggetti necessari per attività quotidiane.
  • Dimenticanza di compiti o istruzioni.
  • Evitare compiti che richiedono sforzo mentale prolungato.
 

Le persone ADHD-PI possono sembrare sognanti o distanti e possono avere difficoltà a completare compiti che richiedono concentrazione prolungata, come studiare o leggere.

 Le persone ADHD-PI possono sperimentare quindi una serie di sfide che riguardano principalmente la loro capacità di mantenere l’attenzione su compiti o attività a lungo termine. Possono avere difficoltà a concentrarsi durante le conversazioni, le lezioni o le letture prolungate, trovando difficile seguire istruzioni complesse o completare compiti che richiedono concentrazione prolungata. La loro mente può spesso vagare, perdendo il filo dei pensieri o dimenticando dettagli importanti.

La disorganizzazione è un altro tratto comune dell’ADHD-PI, con individui che possono perdere oggetti necessari per le attività quotidiane o trascurare compiti che richiedono uno sforzo mentale prolungato. Possono evitare compiti che richiedono attenzione prolungata e potrebbero sembrare spesso smemorati o distratti durante le attività quotidiane.

Le persone ADHD-PI possono manifestare anche sintomi di disattenzione nei contesti sociali, come non ascoltare quando gli si parla direttamente o perdere il filo della conversazione. Questi sintomi possono influenzare negativamente il funzionamento accademico, lavorativo e sociale della persona, portando a una minore produttività e a difficoltà nelle relazioni interpersonali.

La diagnosi e il trattamento dell’ADHD-PI sono fondamentali per migliorare il funzionamento quotidiano e la qualità della vita. Gli interventi terapeutici possono includere terapie comportamentali, supporto educativo e strategie di gestione del tempo per aiutare gli individui a gestire i sintomi di disattenzione e a massimizzare il loro potenziale. Con il supporto adeguato, le persone ADHD-PI possono imparare a superare le loro sfide e a sviluppare strategie efficaci per affrontare le difficoltà legate alla disattenzione.

ADHD-PII: Predominante Iperattivo-Impulsivo

Questo sottotipo di disturbo conosciuto come ADHD Predominantemente Iperattivo-Impulsivo (ADHD-PII), si concentra principalmente su sintomi di iperattività e impulsività, con sintomi di disattenzione che possono essere meno evidenti o assenti.

Alcuni sintomi caratteristici dell’ADHD-PII includono:

  • Agitazione e inquietudine costanti.
  • Incapacità di rimanere seduti tranquilli per lunghi periodi.
  • Tendenza a interrompere gli altri o a parlare in modo eccessivo.
  • Risposte impulsività senza considerare le conseguenze.

Le persone ADHD-PII possono sembrare spesso agitate o irrequiete e possono avere difficoltà a seguire le regole o a controllare i loro impulsi.

L’ADHD Predominantemente Iperattivo-Impulsivo (ADHD-PII) è una delle presentazioni principali del Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività (ADHD), caratterizzata principalmente dalla presenza predominante di sintomi di iperattività e impulsività, con sintomi di disattenzione che possono essere meno evidenti o assenti.

Le persone ADHD-PII tendono a mostrare un livello elevato di attività motoria e un’incapacità di restare sedute o tranquille per lunghi periodi. Possono sembrare costantemente agitate o irrequiete, cercando spesso nuovi stimoli o attività per soddisfare il loro bisogno di movimento. Questa agitazione può influenzare negativamente il loro funzionamento quotidiano, sia a casa che a scuola o sul posto di lavoro.

Inoltre, le persone ADHD-PII possono mostrare una serie di comportamenti impulsivi, agendo senza riflettere sulle conseguenze delle loro azioni. Possono avere difficoltà nel controllare i loro impulsi e possono agire in modo precipitoso o imprudente, senza considerare le conseguenze a lungo termine. Questi comportamenti impulsivi possono manifestarsi in una varietà di contesti, come interrompere gli altri durante le conversazioni, rispondere impulsivamente alle domande o intraprendere azioni avventate senza pensare alle conseguenze.

Nel contesto accademico, le persone ADHD-PII possono avere difficoltà a seguire le regole, a rispettare le istruzioni o a completare i compiti a causa della loro tendenza a agire senza riflettere. Sul posto di lavoro, possono lottare con la pianificazione e l’organizzazione delle attività, mostrando una maggiore propensione a commettere errori o a prendere decisioni affrettate.

La diagnosi e il trattamento dell’ADHD-PII sono fondamentali per migliorare il funzionamento e la qualità della vita delle persone con questo disturbo. Gli interventi terapeutici ADHD possono includere strategie di gestione dell’impulsività, terapie comportamentali e farmacoterapia per aiutare gli individui a gestire i sintomi di iperattività e impulsività. Con il supporto adeguato, le persone ADHD-PII possono imparare a sviluppare strategie efficaci per controllare i loro impulsi e a gestire meglio la loro attività motoria eccessiva.

ADHD-C: Combinato

Questo sottotipo del disturbo conosciuto come ADHD Combinato (ADHD-C), rappresenta una combinazione di sintomi di disattenzione, iperattività e impulsività; è la forma più comune di ADHD e può essere la più difficile da gestire.

Alcuni sintomi comuni dell’ADHD-C includono:

  • Difficoltà a mantenere l’attenzione su compiti o attività.
  • Agitazione costante e difficoltà a rimanere seduti tranquilli.
  • Tendenza a interrompere gli altri e a rispondere impulsivamente.

Le persone ADHD-C possono mostrare una vasta gamma di sintomi, che possono variare in intensità e possono influenzare notevolmente il loro funzionamento quotidiano.

Le persone ADHD-C possono manifestare una vasta gamma di sintomi sia di disattenzione che di iperattività-impulsività in vari contesti, come a casa, a scuola o sul posto di lavoro. Possono avere difficoltà a mantenere l’attenzione su compiti o attività a lungo termine, mostrando distrazione e smemoratezza durante le conversazioni o durante compiti che richiedono concentrazione prolungata.

Inoltre, le persone ADHD-C possono essere costantemente agitate o irrequiete, con difficoltà a rimanere sedute tranquille per lunghi periodi di tempo. Possono mostrare un alto livello di attività motoria e agitazione costante, spesso cercando nuovi stimoli o attività per soddisfare il loro bisogno di movimento.

I sintomi di impulsività sono anche comuni nelle persone ADHD-C, che possono agire senza riflettere sulle conseguenze delle loro azioni. Possono interrompere gli altri durante le conversazioni, rispondere impulsivamente alle domande o intraprendere azioni affrettate senza considerare le conseguenze a lungo termine. Questi comportamenti impulsivi possono influenzare negativamente il loro funzionamento sociale, accademico o lavorativo.

La diagnosi e il trattamento dell’ADHD-C sono fondamentali per aiutare queste persone a gestire i loro sintomi e a massimizzare il loro potenziale. Gli interventi terapeutici possono includere terapie comportamentali, supporto educativo e farmacoterapia per aiutare a migliorare l’attenzione, il controllo degli impulsi e il comportamento motorio eccessivo. Con il supporto adeguato, le persone ADHD-C possono imparare a sviluppare strategie efficaci per affrontare le sfide quotidiane e a raggiungere il successo personale e professionale.

Considerazioni sull'ADHD nella società odierna

È importante notare che, anche all’interno di ciascun sottotipo, i sintomi dell’ADHD possono variare notevolmente da persona a persona.

Inoltre, alcuni individui possono manifestare sintomi misti, con caratteristiche sia dell’ADHD-PI che dell’ADHD-PII.

La diagnosi e il trattamento dell’ADHD dovrebbero essere personalizzati per adattarsi alle esigenze specifiche di ogni individuo, tenendo conto della gravità dei sintomi, del contesto ambientale e delle comorbidità presenti.

pregiudizi ADHD

Nella società odierna, il Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività (ADHD) è oggetto di una gamma di opinioni e percezioni.

 

Sebbene la consapevolezza sull’ADHD sia cresciuta negli ultimi anni, persistono ancora molti pregiudizi e malintesi riguardo a questo disturbo psicologico.

 

Da un lato, c’è una maggiore comprensione della complessità dell’ADHD e del fatto che sia una condizione neurobiologica legittima che può influenzare significativamente il funzionamento quotidiano. Le campagne di sensibilizzazione e l’informazione fornita dai professionisti della salute mentale hanno contribuito a ridurre lo stigma associato all’ADHD e a promuovere una maggiore accettazione e comprensione.

Ma ci sono ancora sfide da affrontare nella percezione dell’ADHD nella società. Alcune persone possono vedere l’ADHD come una semplice “scusa” per il comportamento disorganizzato o impulsivo, senza comprendere la complessità della condizione e le sfide reali che affrontano coloro che ne sono affetti. Ciò può portare a stereotipi negativi e al giudizio delle persone ADHD, creando barriere nell’accesso ai servizi di supporto e trattamento adeguati.

 

Inoltre, l’ADHD può essere frainteso o sottovalutato nel contesto educativo e lavorativo. Le persone ADHD possono essere etichettate come pigre, disinteressate o svogliate, quando in realtà stanno lottando con sintomi di disattenzione, iperattività e impulsività che possono influenzare il loro rendimento accademico e lavorativo. Questo può portare a un trattamento ingiusto e a opportunità limitate per coloro che vivono con l’ADHD.

pigrizia ADHD

Ad ogni modo c’è anche un crescente riconoscimento delle abilità uniche e delle prospettive positive che le persone ADHD possono portare alla società.

creatività pensiero alternativo ADHD

Molte persone ADHD sono creative, intuitive e capaci di pensiero laterale, contribuendo in modo significativo a settori come l’arte, il design e l’imprenditoria. Riconoscere e valorizzare queste qualità può aiutare a promuovere una maggiore accettazione e inclusione delle persone ADHD nella società.

 

Pertanto, sebbene vi siano stati progressi nella consapevolezza e nella comprensione dell’ADHD, la società odierna continua ad affrontare sfide nel trattare questa condizione in modo equo e rispettoso. È importante promuovere una maggiore educazione e consapevolezza sull’ADHD, sfidare gli stereotipi e lavorare per creare un ambiente più inclusivo e accogliente per coloro che vivono con questo disturbo psicologico.

Come capire se si è ADHD?

Su GAM Medical puoi compilare online e gratuitamente il test ADHD il quale fornisceun’indicazione circa l’eventuale presenza di ADHD nell’adulto. Il nostro test online si compone di 18 quesiti, sviluppati sulla base dell’ASRS V1 .1.

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Il Disturbo ADHD può essere pericoloso?

L’ADHD non è una condizione pericolosa di per sè, in quanto tale. Non si tratta di una malattia che comporta rischi diretti per la salute fisica o per la vita della persona. Tuttavia, alcuni sintomi tipici dell’ADHDpossono determinare situazioni potenzialmente rischiose se non gestite adeguatamente:

  • difficoltà nell’autocontrollo – che può portare a comportamenti impulsivi e decisioni rischiose senza valutare le conseguenze;
  • rischio di incidenti o lesioni – specialmente in situazioni che richiedono attenzione sostenuta e reattività, come la guida;
  • impatti negativi sul lavoro o nelle relazioni interpersonali – soprattutto a causa della disregolazione emotiva.
Rischi legati all'AD:HD
Pericolosità sintomi ADHD

La pericolosità è quindi indiretta: non appartiene all’ADHD in quanto tale, ma può emergere come conseguenza di alcuni sintomi in certi contesti. Ed è qualcosa che si può imparare a riconoscere, a gestire e con cui fare i conti nella vita quotidiana, dottando strategie di gestione efficaci che possano contribuire a mitigare i rischi per la sicurezza associati ai sintomi ADHD. Il trattamento ADHD e la diagnosi ADHD sono essenziali per ottenere la piena consapevolezza della gravità dei sintomi ADHD e migliorare la qualità della vita e la sicurezza delle persone con il Disturbo da Deficit dell’Attenzione e Iperattività (ADHD).

I tre tipi di ADHD

L’ADHD è classificato in tre tipi o sottotipi, a seconda dell’intensità dei sintomi:

number 1
ADHD con iperattività- impulsività predominante

In cui il senso di noia, l’irrequietezza interna sono i sintomi prevalenti, e che caratterizza il 20% circa degli adulti ADHD.

number 2
ADHD inattentivo predominante

Dove i sintomi maggiori sono disattenzione, difficoltà organizzative, tendenza a non completare le attività, presente nel 15% dei casi.

number 3
ADHD combinato

Il tipo più diffuso (50-75% dei casi), che presenta tutti i sintomi core dell’ADHD, ovvero iperattività, impulsività e distrazione.

È importante chiarire che la gestione dei sintomi dell’ADHD richiede un approccio multidisciplinare che coinvolge i professionisti della salute mentale, gli educatori e la famiglia della persona con disturbo da deficit dell’attenzione e iperattività. Con il supporto adeguato, molte persone possono imparare a gestire i sintomi ADHD e a raggiungere i loro obiettivi personali.

Disturbi psicologici collegati all’ADHD

Spesso il Disturbo da Deficit dell’Attenzione e Iperattività (ADHD) può essere correlato a disturbi psicologici di varia natura, che creano una complessità aggiuntiva nella gestione di questa condizione. Alcuni disturbi psicologici e condizioni spesso collegate all’ADHD sono:

A causa di questi disturbi, l’impatto psicologico dell’ADHD si estende anche sui rapporti sociali, che possono essere difficili da gestire per le persone ADHD a causa dei sintomi del disturbo. Conoscere la correlazione dell’ADHD con altri disturbi è fondamentale per sviluppare strategie per gestire tanto la condizione quanto le sue comorbilità e raggiungere un maggiore benessere.

Disturbi psicologici collegati all'ADHD

L'ADHD è una forma di autismo?

No, l’ADHD non è una forma di autismo.

ADHD e autismo sono due condizioni diverse. Quello che possiamo dire è che entrambe sono neurodivergenze, quindi possono avere alcune caratteristiche in comune e appartengono entrambe a condizioni del neurosviluppo, ma restano due condizioni distinte.

Hanno caratteristiche diverse, criteri diagnostici diversi, trattamenti farmacologici diversi e anche indicazioni terapeutiche diverse.

Un’altra cosa che possiamo dire è che ADHD e autismo non sono due diagnosi mutuamente escludenti. È importante sì fare una diagnosi differenziale, ma è altrettanto importante individuare eventuali comorbilità. Infatti, sempre più spesso si parla di AuDHD, cioè quella condizione neurodivergente in cui ADHD e autismo si presentano .

Approfondimenti sulla Sintomatologia ADHD Adulta

La sintomatologia dell’ADHD non rimane stabile nel corso del ciclo di vita. In età adulta, infatti, potrebbe presentare manifestazioni molto diverse rispetto a quelle tipicamente osservate nei bambini e negli adolescenti.


L’ADHD non è una condizione neurodegenerativa: non “peggiora” con il tempo nel senso biologico del termine ma le richieste sempre più complesse dell’ambiente esterno, unite alla fatica di vivere come persone neurodivergenti in un mondo strutturato per i neurotipici, possono determinare un aumento di difficoltà funzionali, come degli “effetti collaterali”.

ADHD condizione mentale

In età adulta, infatti, possono comparire sintomi associati come depressione, ansia, stress cronico e burnout, che non derivano dall’ADHD in sé, ma dal suo impatto prolungato sulla vita quotidiana e dalle strategie compensatorie spesso inefficaci o usuranti.

Dal punto di vista clinico, si osserva spesso un’evoluzione della sintomatologia: i sintomi più “esplosivi” tendono a ridursi, mentre aumentano quelli di tipo “implosivo”. In altre parole, l’iperattività motoria tipica dei bambini con ADHD può attenuarsi, ma trasformarsi in iperattività interna, cioè un flusso mentale incessante, o in una motricità sottile, meno visibile ma comunque presente (come piccoli movimenti ripetitivi, tapping, agitazione interna).

Questa trasformazione rende l’ADHD adulto meno evidente all’esterno, ma non per questo meno impattante: spesso i soggetti adulti sperimentano una continua sensazione di affaticamento mentale e di sovraccarico, che può compromettere il benessere psicologico e relazionale.

controllare sintomi ADHD

Il trattamento dell’ADHD in età adulta non può essere considerato una semplice trasposizione delle strategie utilizzate nell’infanzia.

Le esigenze di un adulto ADHD sono profondamente diverse da quelle di un bambino: cambiano i contesti di vita, le responsabilità, i ruoli sociali e professionali, così come l’impatto che i sintomi hanno sulla quotidianità.

Per questo motivo, un approccio terapeutico efficace deve essere costruito ad hoc, calibrato sui bisogni specifici della persona adulta. Non sarebbe appropriato applicare in maniera rigida protocolli pensati per i bambini.

 

Questo discorso vale tanto per le terapie farmacologiche quanto per quelle non farmacologiche.
Per quanto riguarda i trattamenti farmacologici, le molecole indicate per l’ADHD tendono ad essere le stesse sia nei bambini che negli adulti. Tuttavia, in età adulta possono rendersi necessari aggiustamenti specifici, legati alle diverse difficoltà che una persona con ADHD si trova ad affrontare. In alcuni casi, il percorso terapeutico può includere anche l’integrazione con altre sostanze psicotrope, ad esempio per gestire sintomi depressivi, ansiosi o correlati al burnout, che si manifestano con maggior frequenza nell’adulto rispetto al bambino.

Sul versante non farmacologico, invece, le differenze sono ancora più evidenti. Le terapie rivolte ai bambini tendono ad avere un’impronta comportamentale, educativa e normativa, con un forte coinvolgimento del contesto familiare e scolastico. Negli adulti, invece, queste modalità risultano meno efficaci o poco applicabili, ed è quindi preferibile orientarsi verso approcci psicoeducativi mirati all’autoconsapevolezza e alla gestione pratica dei sintomi, oppure verso percorsi psicoterapeutici costruiti per rispondere a bisogni tipici dell’età adulta.

ansia depressione ADHD

Gamma dei Sintomi Comportamentali ADHD in età Adulta

Negli adulti, l’ADHD può presentare una vasta gamma di sintomi che possono variare in intensità da lieve a grave. Mentre alcuni adulti possono notare una riduzione dei sintomi del disturbo con l’avanzare dell’età, altri possono continuare a sperimentare difficoltà significative che influenzano il loro funzionamento quotidiano.

Come già ampliamente descritto nella pagina, le caratteristiche principali dell’ADHD negli adulti includono difficoltà a prestare attenzione, impulsività e irrequietezza, che possono manifestarsi in diversi contesti della vita quotidiana.

È importante notare che molti adulti ADHD potrebbero non essere consapevoli della loro condizione. Spesso, la consapevolezza della presenza di ADHD è limitata alla difficoltà nel gestire le attività quotidiane.

Ad esempio, possono avere problemi a concentrarsi, stabilire le priorità e rispettare le scadenze, il che può portare a dimenticanze di appuntamenti o incontri sociali, o a sentirsi sopraffatti dalla gestione delle responsabilità quotidiane.

Questo può manifestarsi attraverso azioni spontanee e senza riflessione, come interrompere gli altri durante una conversazione o compiere azioni rischiose senza considerare le conseguenze.

Gli adulti ADHD possono lottare nel pianificare e organizzare le proprie attività, rendendo difficile la gestione del tempo e la definizione delle priorità.

La pianificazione delle attività quotidiane può risultare difficile per gli adulti ADHD, portando a ritardi, mancate scadenze e una sensazione generale di stress.

La difficoltà a mantenere l’attenzione su un compito può influenzare la produttività e il completamento delle attività lavorative o domestiche.

Gli adulti ADHD possono avere difficoltà a gestire più compiti contemporaneamente, portando a una diminuzione dell’efficienza e della qualità del lavoro.

Questo può manifestarsi attraverso un costante bisogno di movimento o una sensazione di agitazione interna.

Gli adulti ADHD possono avere difficoltà a pianificare e organizzare le proprie attività, rendendo difficile la gestione delle responsabilità quotidiane.

La difficoltà nel gestire la frustrazione può portare a sbalzi d’umore e a reazioni emotive intense.

Gli adulti ADHD possono avere difficoltà a completare le attività una volta iniziate, spesso lasciando progetti incompleti o lasciando le cose a metà.

L’impulsività può manifestarsi attraverso decisioni improvvisate o azioni irrazionali, senza considerare le conseguenze a lungo termine.

Gli adulti ADHD possono avere difficoltà a gestire situazioni stressanti, portando a una maggiore suscettibilità allo stress e a reazioni emotive più intense.

Questi sintomi possono influenzare diversi aspetti della vita quotidiana degli adulti con ADHD, inclusi il lavoro, gli studi, le relazioni interpersonali e il benessere emotivo. È importante che gli adulti con sospetto di ADHD cercino una valutazione professionale per una diagnosi accurata e un piano di trattamento ADHD personalizzato.

Tutti possiamo sperimentare sintomi ADHD

Molte persone, leggendo i sintomi dell’ADHD, potrebbero riconoscersi in alcune caratteristiche. Infatti, quando si parla delle difficoltà o delle peculiarità dell’ADHD, è comune sentire affermazioni come “Lo faccio anche io” o “Anche a me succede”. La realtà, però, è che dimenticanze, distrazioni o difficoltà di concentrazione possono capitare a chiunque, ma nell’ADHD la frequenza, l’intensità e l’impatto sulla vita quotidiana sono su un altro livello.

L’ADHD viene diagnosticato solo quando questi sintomi sono persistenti, pervasivi e ostacolanti, causando problemi significativi in più aree della vita (scuola, lavoro, relazioni, gestione quotidiana). Inoltre, devono essere presenti sin dall’infanzia, anche se possono manifestarsi in modi diversi nel corso della vita.

La diagnosi dell’ADHD in età adulta può essere complessa, poiché alcuni sintomi possono sovrapporsi a quelli di altre condizioni, come l’ansia o i disturbi dell’umore.che non sono necessariamente condizioni indipendenti, ma spesso conseguenze del vivere l’ADHD in un mondo che non sempre accoglie e comprende le neurodivergenze.

In altri casi, queste comorbilità possono derivare dal masking, ovvero dallo sforzo costante di adattarsi ai contesti neurotipici, reprimendo i propri tratti naturali per conformarsi alle aspettative esterne. Questo può portare a stress cronico, affaticamento mentale ed emotivo e a un aumento del rischio di sviluppare disturbi ansiosi o depressivi nel tempo.

problemi vita ADHD
Supporto Clinica ADHD

Se i sintomi dell’ADHD interferiscono costantemente con la tua vita quotidiana, è consigliabile consultare un medico per una valutazione approfondita.

Diversi professionisti sanitari, tra cui medici di famiglia, psicologi o psichiatri, possono diagnosticare e gestire il trattamento per l’ADHD negli adulti. È importante cercare un professionista con esperienza nella cura degli adulti con ADHD, in modo da ricevere un trattamento mirato e personalizzato.

Fattori scatenanti dell'ADHD in giovane età

Le cause dell’ADHD esatte non sono ancora completamente comprese, ma gli sforzi di ricerca continuano a indagarne l’origine. Si ritiene che diversi fattori scatenanti possano contribuire allo sviluppo di questa condizione complessa, spesso riconducibili all’infanzia o alla giovane età.


La componente genetica sembra giocare un ruolo significativo nell’ADHD, con evidenze che suggeriscono una predisposizione familiare. Studi condotti su famiglie con una storia di ADHD hanno evidenziato una maggiore probabilità di trasmissione genetica della condizione.


Oltre alla genetica, anche fattori ambientali possono influenzare il rischio di ADHD. Ad esempio, l’esposizione a sostanze tossiche come il piombo durante l’infanzia è stata associata a un aumento del rischio di sviluppare ADHD. Questi fattori ambientali possono interferire con lo sviluppo del sistema nervoso centrale durante periodi critici dello sviluppo.

causa genetica ADHD
ADHD benessere individuo

Alcuni punti di rischio possono aumentare la probabilità di sviluppare ADHD. Tra questi ci sono la presenza di parenti di sangue con ADHD o altri disturbi, l‘esposizione a sostanze tossiche durante la gravidanza, come il fumo, l’alcol o droghe, e la prematurità alla nascita.

 

Le complicazioni legate all’ADHD possono influenzare significativamente la vita quotidiana e il benessere complessivo dell’individuo. Queste complicazioni possono manifestarsi in varie forme, tra cui:

  • prestazioni scolastiche o lavorative inferiori alla media,
  • difficoltà nell’ambiente lavorativo,
  • problemi finanziari,
  • conflitti con la legge,
  • abuso di sostanze,
  • incidenti stradali e instabilità nelle relazioni interpersonali.

Inoltre, il disturbo da deficit dell’attenzione e iperattività è spesso associato a una serie di condizioni coesistenti che possono rendere il trattamento più complesso. Queste includono disturbi dell’umore come depressione o disturbo bipolare, disturbi d’ansia, altri disturbi psichiatrici come disturbi di personalità o disturbo esplosivo intermittente, e difficoltà di apprendimento che possono influenzare il rendimento accademico e la comunicazione.

 

Queste complicazioni aggiuntive possono contribuire a un’esperienza più complessa e sfidante per gli adulti con ADHD, rendendo importante una valutazione completa e un trattamento mirato che tenga conto delle esigenze individuali e delle condizioni coesistenti. Essere consapevoli di queste complicazioni può aiutare a identificare e affrontare efficacemente le sfide associate all’ADHD e migliorare la qualità della vita complessiva degli individui affetti.

depressione ansia ADHD

Manifestazioni dell'ADHD nelle differenti categorie di Persone

L’ADHD (Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività) si manifesta in modi differenti a seconda dell’età e del contesto di vita delle persone che ne sono affette.

Le peculiarità del disturbo variano significativamente tra bambini, adolescenti, adulti, lavoratori, studenti e anziani, e possono assumere sfumature specifiche anche tra uomini e donne.

Bambini ADHD

Nei bambini, l’ADHD si presenta spesso con un comportamento iperattivo, impulsivo e una difficoltà marcata nel mantenere l’attenzione. Questi bambini tendono a muoversi continuamente, a parlare senza sosta e a interrompere frequentemente gli altri. Hanno difficoltà a completare le attività o i compiti scolastici, spesso passando rapidamente da un’attività all’altra senza portarne a termine alcuna. Inoltre, possono manifestare una scarsa capacità di autoregolazione emotiva, che li porta a esplosioni di rabbia o frustrazione per motivi apparentemente banali. L’ambiente scolastico è una delle principali aree di difficoltà, dove spesso questi bambini vengono percepiti come “distratti” o “difficili”.

Adolescenti ADHD

Durante l’adolescenza, l’ADHD può assumere forme diverse rispetto all’infanzia. Sebbene l’iperattività fisica possa diminuire, rimangono la disattenzione e l’impulsività. Gli adolescenti con ADHD spesso faticano a gestire le responsabilità crescenti, come lo studio, le relazioni sociali e le attività extracurriculari. Sono inclini a procrastinare e possono avere difficoltà a pianificare e organizzare le loro attività quotidiane. In alcuni casi, l’impulsività può tradursi in comportamenti rischiosi, come la guida spericolata, l’abuso di sostanze o relazioni problematiche. L’aspetto sociale diventa cruciale: molti adolescenti con ADHD possono sentirsi isolati o frustrati per non riuscire a inserirsi adeguatamente nel gruppo dei pari.

Adulti ADHD

Negli adulti, l’ADHD si manifesta in modi più sottili rispetto all’infanzia e all’adolescenza, ma i suoi effetti possono essere altrettanto debilitanti. Gli adulti con ADHD possono avere difficoltà a mantenere il focus su compiti lunghi e noiosi, a gestire il tempo e a rispettare le scadenze. Questo può portare a problemi nella vita lavorativa e personale. Molti adulti riferiscono di sentirsi “sopraffatti” o di avere una sensazione costante di caos. Una differenza significativa si osserva tra uomini e donne:

  • Donne ADHD: L’ADHD nelle donne è spesso sottodiagnosticato, poiché i sintomi tendono a essere meno evidenti e più internalizzati rispetto agli uomini. Le donne con ADHD possono manifestare una marcata disorganizzazione, difficoltà nella gestione del multitasking e una vulnerabilità allo stress. Molte lottano con il senso di colpa o l’ansia, cercando di mascherare le loro difficoltà per conformarsi alle aspettative sociali. Inoltre, è comune una comorbidità con disturbi dell’umore o ansia.

  • Uomini ADHD: Gli uomini tendono a presentare sintomi più esterni, come l’impulsività e una difficoltà maggiore a gestire la frustrazione, che possono tradursi in conflitti interpersonali o difficoltà sul lavoro. Spesso, gli uomini ADHD sono percepiti come “irresponsabili” o “disorganizzati”, e possono avere una maggiore propensione verso comportamenti rischiosi, come il gioco d’azzardo o la guida pericolosa.

Studenti ADHD

Per gli studenti, l’ADHD rappresenta una sfida significativa, indipendentemente dall’età o dal livello di istruzione. Gli studenti ADHD trovano particolarmente difficile concentrarsi durante le lezioni, prendere appunti strutturati o completare i compiti in tempo. La difficoltà nella gestione del tempo può portare a episodi di procrastinazione, con conseguente accumulo di lavoro e aumento dello stress. Durante gli esami, la difficoltà a focalizzarsi e a organizzare le idee può compromettere le prestazioni, nonostante possano possedere una buona comprensione del materiale studiato. L’interazione con gli insegnanti e i compagni di classe è un altro aspetto critico: molti studenti ADHD possono essere percepiti come disinteressati o poco collaborativi, il che rischia di compromettere la loro integrazione nel contesto scolastico.

Lavoratori ADHD

Nel contesto lavorativo, l’ADHD può avere un impatto significativo sulla produttività e sulla qualità della vita. I lavoratori ADHD spesso faticano a gestire compiti complessi che richiedono pianificazione e concentrazione prolungata. Possono tendere a procrastinare o a dimenticare impegni e scadenze, il che può creare tensioni con colleghi e superiori. La tendenza a distrarsi facilmente rappresenta una sfida in ambienti di lavoro dinamici o rumorosi. Tuttavia, molte persone ADHD dimostrano una grande creatività, pensiero fuori dagli schemi e capacità di problem solving rapido, che possono essere preziose risorse in ambienti lavorativi flessibili e innovativi. Gli ambienti di lavoro che offrono supporti organizzativi, come to-do list dettagliate o strumenti tecnologici per la gestione del tempo, possono fare una grande differenza nel successo di un lavoratore ADHD.

Anziani ADHD

L’ADHD negli anziani è un aspetto meno studiato rispetto alle altre fasce d’età, ma le sue manifestazioni possono essere altrettanto significative. Con l’avanzare dell’età, i sintomi principali possono essere rappresentati dalla disorganizzazione, dalla difficoltà nel gestire le attività quotidiane e dalla scarsa memoria a breve termine. Gli anziani ADHD possono sentirsi sopraffatti dalle richieste della vita quotidiana, come il pagamento delle bollette o la gestione delle attività mediche. Inoltre, è comune una sovrapposizione con altre condizioni, come la depressione o l’ansia, che possono peggiorare i sintomi dell’ADHD. Nonostante queste difficoltà, molti anziani ADHD dimostrano una straordinaria resilienza e capacità di adattamento, trovando strategie creative per gestire le loro sfide quotidiane.

Conoscere queste differenze è essenziale per fornire supporto adeguato e sviluppare strategie personalizzate che permettano alle persone ADHD di esprimere appieno il loro potenziale.

L’educazione, la sensibilizzazione e l’adozione di approcci terapeutici mirati rappresentano strumenti fondamentali per migliorare la qualità della vita di queste persone in ogni fase della loro esistenza.

Una persona ADHD può lavorare?

Dipende. Ci sono persone ADHD che sono perfettamente in grado di lavorare e altre che incontrano difficoltà più significative

Non si può dire a priori se una persona ADHD possa o meno lavorare, perché la situazione varia moltissimo da individuo a individuo.

Quello che possiamo dire è che le persone ADHD possono incontrare notevoli difficoltà sul lavoro, perché le richieste tipiche di molti ambienti lavorativi vanno spesso a toccare proprio le aree in cui i sintomi dell’ADHD si manifestano di più.

Ad esempio, una persona adulta ADHD che lavora potrebbe avere problemi a:

  • Rispettare scadenze e appuntamento
  • Seguire riunioni senza provare frustrazione
  • Mantenere una routine stabile
  • Pianificare, organizzare e mentalizzare il lavoro in modo efficace.
  • Questo non significa che non possa lavorare in assoluto, ma che può avere bisogno di strategie, strumenti o accomodamenti specifici per gestire meglio queste difficoltà e ridurne l’impatto sulla sua vita professionale.

L'ADHD è un Disturbo o una Neurodivergenza?

Quando si parla di ADHD, ci si scontra fin da subito con una questione tanto sottile quanto centrale: le parole che usiamo per descriverlo.

Perché se da un lato l’etichetta diagnostica ufficiale ci parla chiaramente di un “disturbo”, dall’altro sempre più spesso, all’interno delle comunità di persone ADHD e tra molti divulgatori, si preferisce parlare di neurodivergenza.

Questa differenza terminologica non è casuale. Anzi, apre un’intera riflessione sul significato stesso dell’ADHD: è davvero un disturbo? O è una delle tante espressioni possibili del funzionamento neurologico umano?

La comunità di persone ADHD, che negli ultimi anni ha sviluppato una crescente consapevolezza e un’identità condivisa, spesso rifiuta l’idea di “disturbo” in quanto stigmatizzante o riduttiva.

Allo stesso tempo, la parola “neurodivergenza” viene adottata per rivendicare un’altra narrativa: quella della differenza, non della disfunzione.

E allora, cosa significa davvero parlare di disturbo? E cosa comporta, invece, scegliere la parola neurodivergenza? Le due cose si escludono a vicenda o possono coesistere?  Si può dire che l’ADHD è una neurodivergenza senza negare che, in certi contesti, possa essere anche disfunzionale o fonte di sofferenza? Oppure è necessario scegliere: o si sta nel campo clinico, o in quello identitario?

Partiamo da un punto fondamentale: il fatto che l’ADHD sia chiamato, sul piano clinico, “disturbo da deficit di attenzione e iperattività” non è casuale, né arbitrario.

È il nome contenuto nei principali sistemi diagnostici internazionali, come il DSM-5 (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali), che lo colloca chiaramente all’interno della categoria dei disturbi del neurosviluppo, vale a dire una classificazione che raccoglie condizioni che emergono durante l’infanzia e che hanno a che fare con lo sviluppo neurologico atipico dell’individuo.

Un ragionamento molto simile si può fare anche per l’autismo: sul piano diagnostico si parla di Disturbo dello Spettro Autistico, ma le persone autistiche – e gran parte delle comunità che ruotano attorno all’autismo – rivendicano un’identità neurodivergente, non patologica.

Anche l’autismo, infatti, come l’ADHD, è inserito nel DSM-5 tra i disturbi del neurosviluppo, e anche in questo caso si oscilla tra il dire “una persona ha un disturbo” e “una persona è autistica”.

In questo senso, la parola “disturbo” viene utilizzata in modo tecnico, con l’intento di descrivere un insieme di caratteristiche che possono interferire significativamente con il funzionamento adattivo della persona in contesti quotidiani: scuola, lavoro, relazioni, organizzazione personale.

Dunque, in ambito clinico, parlare di disturbo è utile – se non addirittura necessario – perché consente di riconoscere delle difficoltà, accedere a una diagnosi, attivare dei percorsi terapeutici o riabilitativi, ottenere supporto scolastico o lavorativo, e in molti casi anche tutele legali o sociali.

Psicologi, psichiatri, neuropsichiatri e psicoterapeuti utilizzano questa cornice concettuale non per stigmatizzare, ma per intervenire: il disturbo, in questa prospettiva, è ciò che crea sofferenza o ostacola il benessere. E l’obiettivo non è “correggere” la persona, ma aiutarla a vivere meglio in un mondo che spesso non è costruito su misura per il suo modo di funzionare.

Ma qui si apre un’altra riflessione: chi stabilisce cosa sia un ostacolo? chi decide se una caratteristica neurologica sia un “disturbo” o semplicemente una “variante”?

È qui che entra in gioco il concetto di neurodivergenza, una lente alternativa – non clinica, ma sociale e culturale – che propone di vedere l’ADHD come una forma naturale e legittima della diversità neurologica umana.

La neurodivergenza non nega che l’ADHD possa comportare difficoltà; piuttosto, sostiene che molte di queste difficoltà emergono solo perché la società è progettata per persone neurotipiche.

In altri termini: non sei tu ad essere “sbagliato”, è il contesto a non essere pensato per te.

Questa distinzione tra disturbo e neurodivergenza si riflette anche, in modo sottile ma profondissimo, nel linguaggio quotidiano che usiamo per parlare dell’ADHD.

Quando lo chiamiamo disturbo, tendenzialmente diciamo che una persona ha l’ADHD – come se si trattasse di qualcosa che si possiede, che si porta addosso, quasi fosse un oggetto esterno alla persona, un’etichetta che può essere tolta, curata o gestita.

Quando invece parliamo di neurodivergenza, la tendenza è a dire che una persona è ADHD – perché la neurodivergenza è vissuta come parte integrante della propria identità, come un modo di essere e di percepire il mondo, non qualcosa di separato o accidentale.

    • “Avere l’ADHD” implica una visione più medica, più clinica, più centrata sul problema da affrontare.

    • “Essere ADHD” apre invece a una dimensione identitaria, esistenziale, a un modo diverso – e non meno valido – di stare al mondo.

Entrambi gli approcci hanno senso, ma non sono neutri: le parole che usiamo modellano il modo in cui vediamo noi stessi e il modo in cui gli altri ci vedono.

Parlare di neurodivergenza significa dunque spostare il focus dall’individuo al sistema: significa guardare meno al sintomo e più all’ambiente.

Significa promuovere un cambiamento culturale, una maggiore inclusività, un linguaggio che non patologizza ma valorizza la differenza.

In questo senso, il termine “neurodivergenza” è carico di significati politici, identitari e relazionali: è un modo per dire “io sono fatto così”, “fa parte della mia identità”.

E allora, forse il punto centrale è proprio questo: le due prospettive non sono mutualmente escludenti.

Non si tratta di scegliere tra disturbo o neurodivergenza, ma di riconoscere che entrambe le parole possono coesistere, a seconda del contesto, del punto di vista, dell’esperienza soggettiva della persona che vive l’ADHD.

Una diagnosi clinica può coesistere con un’identità neurodivergente. Un bisogno di supporto terapeutico può convivere con una richiesta di riconoscimento sociale. Una narrazione funzionale in ambito medico può essere diversa da quella funzionale in ambito scolastico, lavorativo o familiare.

Anche il DSM, pur nel suo impianto diagnostico e clinico, secondo alcuni patologizzante ed etichettante, ci offre una traccia interessante: inserendo l’ADHD nella categoria dei disturbi del neurosviluppo, riconosce implicitamente che si tratta di una condizione legata a un funzionamento neurologico diverso, e non semplicemente di un “malfunzionamento”.

Una divergenza, appunto, che può avere origini eterogenee – genetiche, ambientali, evolutive – e che si manifesta in modi molto variabili da persona a persona.

Tutto, dunque, dipende da come decidiamo di raccontare la condizione.

E come dicevamo, il modo in cui raccontiamo una condizione determina anche come viene capita, vissuta e trattata da chi ci sta intorno.

Se la raccontiamo solo come disturbo, rischiamo di rinforzare la medicalizzazione e lo stigma. Se la raccontiamo solo come neurodivergenza, rischiamo di negare il bisogno di cura o di sottovalutare le difficoltà vissute da chi ha l’ADHD.

Come parla una persona ADHD?

Una persona ADHD può mostrare la propria neurodivergenza anche attraverso il modo di parlare e di esporsi. Spesso le conversazioni con una persona ADHD tendono a essere tangenziali e un po’ deragliate, perché i pensieri si accavallano molto prima di poter essere organizzati e tradotti in parole.

Di conseguenza, una persona ADHD può parlare in modo piuttosto caotico e frenetico, passando da un argomento all’altro senza segnali comunicativi o metacomunicativi che aiutino l’interlocutore a capire che c’è stato un cambiamento di tema. A volte possono anche dare per scontato di aver detto cose che invece sono rimaste solo pensate, lasciando l’altro un po’ spiazzato.

Un’altra caratteristica comune, soprattutto nelle persone con iperattività e impulsività predominanti, è quella di interrompere frequentemente chi sta parlando. Non è una mancanza di rispetto, ma spesso un riflesso della difficoltà a trattenere i pensieri e dell’urgenza di esprimere subito ciò che passa per la mente.

Come pensa una persona ADHD?

Possiamo dire che il modo di pensare di una persona ADHD è strettamente collegato a quanto abbiamo descritto nel paragrafo precedente sul linguaggio. Infatti, il modo in cui una persona parla spesso riflette direttamente ciò che accade nel suo pensiero.

Generalmente, il pensiero di una persona ADHD è molto caotico: un pensiero ne apre subito un altro, che a sua volta ne apre un altro ancora, creando una sorta di catena che rende difficile concluderne uno prima di passare al successivo. A volte i pensieri si accavallano, interferiscono tra loro, e questo porta a sentirsi “sommersi” dai propri stessi pensieri.

Questo chiaramente non ha nulla a che vedere con l’intelligenza: non significa che la persona non sia in grado di ragionare o comprendere concetti complessi. Si tratta invece di interferenze nei processi cognitivi che coinvolgono l’attenzione, la pianificazione e l’organizzazione del pensiero, e che possono rendere più difficile portare a termine una riflessione in modo lineare e ordinato. 

Come vede il mondo una persona ADHD?

Dipende.

Una persona ADHD non diagnosticata può vedere la vita attraverso la lente di qualcuno che ha sempre vissuto con questa condizione senza mai avere una spiegazione per ciò che provava e sperimentava

Questo spesso comporta una serie di conseguenze, come ansia e depressione, dovute al fatto di essere cresciuti e vissuti in un mondo neurotipico che non ha mai riconosciuto la propria neurodivergenza.

Una persona diagnosticata, invece, non necessariamente vede la vita “a rosa e fiori”. Vivere l’ADHD può essere comunque molto frustrante. 

Tuttavia, avere una diagnosi, e se necessario essere seguiti dal punto di vista farmacologico, psicoeducativo e psicoterapeutico, può aiutare a comprendere la propria condizione e ad adottare strategie concrete per migliorare sia la percezione della propria vita sia la qualità reale della stessa.