Autismo e Teoria della Mente

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Autismo e Teoria della Mente (ToM)

L’ipotesi del deficit della teoria della mente nell’autismo è stata formalizzata da Simon Baron-Cohen, Uta Frith e Alan Leslie negli anni ’80.

I loro studi hanno dimostrato che i bambini autistici tendono a fallire in compiti classici progettati per valutare la teoria della mente, come il test della falsa credenza.

Un esempio è rappresentato dal compito della falsa credenza. Un test comune utilizzato è il test di Sally-Anne:

  1. Due bambole, Sally e Anne, sono presentate al bambino.
  2. Sally ha un cestino e Anne ha una scatola. Sally mette una biglia nel suo cestino e poi lascia la stanza.
  3. Durante l’assenza di Sally, Anne sposta la biglia dal cestino alla scatola.
  4. Il bambino viene quindi chiesto: “Dove penserà Sally di trovare la biglia quando tornerà?”

Per rispondere correttamente, il bambino deve capire che Sally ha una credenza errata (ossia, che pensa che la biglia sia ancora nel suo cestino).

Le persone autistiche spesso falliscono in questo compito, indicando difficoltà nel rappresentare e prevedere gli stati mentali di un’altra persona.

Questo esempio rappresenta banalmente cosa si intende per teoria della mente ma nelle prossime righe capiremo cos’è effettivamente e come cambia nello spettro autistico.

Cos’è la Teoria della Mente?

La teoria della mente (ToM) è la capacità cognitiva di attribuire stati mentali a sé stessi e agli altri, comprendendo che le persone possiedono credenze, desideri, intenzioni ed emozioni che possono differire dai propri.

Questa capacità è fondamentale per la comunicazione, l’interazione sociale e la comprensione delle dinamiche interpersonali.

Alcune delle sue caratteristiche sono:

  • Comprensione degli stati mentali: uno degli elementi fondamentali della teoria della mente è la capacità di riconoscere che gli altri possiedono una mente separata dalla propria, con pensieri, emozioni e prospettive uniche.
    • Attribuzione delle credenze: la ToM consente di comprendere che gli altri possono avere credenze che non corrispondono alla realtà oggettiva, ma che sono influenzate dalla loro esperienza e percezione. Questo è particolarmente evidente nel “test della falsa credenza” che abbiamo presentato brevemente qualche riga più sopra, cioè un compito sperimentale in cui i bambini devono dimostrare di capire che un’altra persona può avere una credenza errata.
    • Comprensione delle intenzioni: la capacità di inferire le intenzioni degli altri è essenziale per interpretare e prevedere il comportamento altrui. Questa abilità permette di distinguere tra azioni accidentali e intenzionali, facilitando le interazioni sociali.
    • Riconoscimento delle emozioni: la ToM include la capacità di leggere e interpretare le emozioni degli altri attraverso segnali non verbali, come espressioni facciali e tono della voce, contribuendo a una comprensione più profonda delle loro esperienze interne.
  • Sviluppo della teoria della mente: la ToM si sviluppa progressivamente durante l’infanzia, attraverso l’interazione con l’ambiente e con le figure di riferimento.
    • Fasi iniziali: nei primi anni di vita, i bambini mostrano una comprensione rudimentale delle intenzioni altrui, come osservato nei compiti di imitazione e attenzione congiunta. Intorno ai 2-3 anni, iniziano a comprendere che le altre persone possono desiderare cose diverse da loro.
    • Falsa credenza e sviluppo avanzato: intorno ai 4-5 anni, i bambini acquisiscono la capacità di comprendere le false credenze, dimostrando una comprensione più sofisticata che gli altri possono avere pensieri che differiscono dalla realtà. Questa fase segna una pietra miliare nello sviluppo della ToM.
    • Sviluppo continuo: la ToM continua a evolversi durante l’adolescenza e l’età adulta, diventando più complessa e integrata con abilità come l’empatia, la regolazione emotiva e la comprensione delle dinamiche sociali.
  • Implicazioni neurologiche: la teoria della mente è supportata da una rete neurale complessa, che include diverse regioni del cervello coinvolte nella cognizione sociale.
    • Corteccia prefrontale mediale: questa regione è cruciale per il ragionamento sociale e per l’attribuzione di stati mentali agli altri.
    • Solco temporale superiore e giunzione temporo-parietale: queste aree sono implicate nella percezione delle intenzioni altrui e nell’elaborazione di informazioni sociali.
    • Amigdala: responsabile della comprensione delle emozioni e della regolazione della risposta emotiva durante le interazioni sociali.
    • Sistema dei neuroni specchio: i neuroni specchio, attivati sia durante l’osservazione che l’esecuzione di un’azione, svolgono un ruolo importante nella comprensione dell’intenzionalità e nell’empatia.

La teoria della mente è una funzione cognitiva centrale per la vita sociale e relazionale, che consente di comprendere gli altri e di navigare efficacemente nelle dinamiche interpersonali.

Le sue applicazioni si estendono oltre la psicologia, influenzando l’educazione, la terapia e la comprensione delle differenze individuali, promuovendo un maggiore benessere sociale e individuale.

Come la teoria della mente (ToM) può essere diversa nell’autismo?

La relazione tra autismo e teoria della mente (ToM) è oggetto di ampio studio, poiché le difficoltà nella ToM sono considerate una delle caratteristiche principali che distinguono i disturbi dello spettro autistico (ASD) dalle altre condizioni neuropsichiatriche.

La teoria della mente si riferisce alla capacità di comprendere che le altre persone hanno stati mentali indipendenti dai propri, come pensieri, credenze, desideri ed emozioni.

Nei soggetti con autismo, questa capacità è spesso compromessa, con conseguenze significative sulle loro interazioni sociali e sulla comprensione delle dinamiche interpersonali.

  • Deficit nella comprensione delle credenze e delle intenzioni altrui: i soggetti con autismo mostrano difficoltà specifiche nell’attribuire credenze e intenzioni agli altri, una competenza centrale della teoria della mente.
    • Test della falsa credenza: i bambini autistici spesso falliscono nei test di falsa credenza, che misurano la capacità di comprendere che un’altra persona può avere una credenza errata rispetto alla realtà. Questo risultato è considerato una prova significativa di un deficit nella ToM. Ad esempio, nei classici esperimenti di Sally-Anne, i bambini autistici possono avere difficoltà a predire dove Sally cercherà un oggetto che è stato spostato in sua assenza, indicando un’incapacità di tenere conto delle sue credenze.
    • Difficoltà con le intenzioni non esplicite: le persone autistiche possono avere difficoltà a interpretare comportamenti che implicano intenzioni non verbalizzate, come gesti, espressioni facciali o tono di voce, riducendo la loro capacità di comprendere le motivazioni altrui.
  • Impatto del deficit della teoria della mente: Il deficit della teoria della mente, ad esempio negli adulti con autismo, può avere un impatto significativo su diverse aree della vita quotidiana e delle relazioni interpersonali. Infatti quando questa capacità è compromessa, le conseguenze possono manifestarsi in vari modi:
    • difficoltà nelle relazioni sociali:
      • Empatia: Gli individui con un deficit di ToM possono avere difficoltà a riconoscere o rispondere adeguatamente alle emozioni altrui. Questo può essere percepito dagli altri come mancanza di empatia o insensibilità.
      • Interpretazioni letterali: Potrebbero non cogliere il significato implicito di una conversazione, sarcasmo, ironia o metafore, portando a incomprensioni.
      • Problemi nella reciprocità sociale: La difficoltà nel comprendere i bisogni e i pensieri degli altri può rendere complessa la costruzione e il mantenimento di amicizie o relazioni romantiche.
    • comunicazione compromessa:
      • Interpretazione rigida: Spesso, le persone con deficit di ToM possono prendere alla lettera ciò che viene detto, senza capire sottotesti o intenzioni nascoste.
      • Difficoltà nel seguire le dinamiche conversazionali: Ad esempio, potrebbero non riuscire a riconoscere quando qualcuno non è interessato alla conversazione o quando è il momento opportuno per intervenire.
    • Problemi nel contesto lavorativo
      • Collaborazione difficoltosa: Il lavoro di squadra può essere complicato se non riescono a prevedere o comprendere le aspettative e i comportamenti dei colleghi.
      • Incomprensioni con i superiori: La mancata lettura delle intenzioni o degli stati d’animo può portare a fraintendimenti, soprattutto in contesti con gerarchie implicite o non verbalizzate.
    • Difficoltà nella regolazione emotiva e comportamentale
      • Reazioni inaspettate o fuori luogo: Non comprendere pienamente le emozioni o le intenzioni degli altri può portare a risposte emotive che sembrano non adeguate al contesto.
      • Frustrazione o isolamento: L’incapacità di navigare efficacemente le dinamiche sociali può indurre frustrazione e un senso di isolamento sociale.
    • Conseguenze sulla salute mentale
      • Ansia sociale: La consapevolezza delle proprie difficoltà nelle interazioni può alimentare l’ansia o il timore del giudizio altrui.
      • Depressione: L’isolamento sociale e le difficoltà interpersonali possono contribuire a sentimenti di solitudine e depressione.

La relazione tra autismo e teoria della mente è complessa e varia da individuo a individuo.

Sebbene i deficit nella ToM rappresentino una sfida significativa per molti soggetti autistici, gli interventi mirati e un approccio comprensivo possono migliorare le abilità sociali e promuovere una maggiore partecipazione alle dinamiche interpersonali.

La comprensione delle differenze neuropsicologiche sottostanti è essenziale per sviluppare strategie terapeutiche personalizzate e supportare al meglio questi individui.

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Autismo, Psicologia generale

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