Molte persone autistiche si considerano ingenue o vengono percepite come ingenue dagli altri. Ma c’è un reale legame tra autismo e ingenuità?
La risposta è si, nel senso che alcune caratteristiche neurodivergenti tipiche dell’autismo possono portare chi lo è ad essere spesso ingenuo.

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Cosa significa ingenuità?
Prima di collegare l’ingenuità all’autismo, è fondamentale chiarire cosa si intende per ingenuità.
Nel linguaggio comune, una persona ingenua è considerata:
- troppo fiduciosa
- poco sospettosa
- incapace di cogliere secondi fini
- facilmente raggirabile
- poco abile nelle “furbizie sociali”
Tuttavia, questa definizione riflette valori neurotipici, basati su:
- ambiguità
- comunicazione indiretta
- giochi di potere
- lettura costante delle intenzioni altrui
Per molte persone nello spettro dell’autismo, questi comportamenti non sono naturali né intuitivi.

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Perché le persone autistiche sono ingenue?
Alcune caratteristiche dell’autismo, nel modo in cui il cervello autistico elabora le informazioni sociali, il linguaggio implicito e le dinamiche relazionali, possono rendere le persone autistiche molto ingenue.
- Difficoltà a cogliere il sottotesto sociale: molte interazioni neurotipiche si basano su ciò che non viene detto apertamente ma che ci si aspetta venga intuito; il sottotesto può includere allusioni, ironia, sarcasmo, doppi sensi, messaggi impliciti e intenzioni non dichiarate, e nelle persone autistiche il linguaggio tende a essere interpretato in modo più letterale, ciò che viene detto viene preso per vero e autentico e non si presume automaticamente un secondo fine, con la conseguenza che si può dare più peso alle parole rispetto alle intenzioni, fidarsi più facilmente e non sospettare subito manipolazioni, venendo così considerati “ingenui”;
- Difficoltà a leggere i piccoli indizi non verbali: la comunicazione non verbale (micro-espressioni, tono di voce, postura, sguardi, manierismi, incongruenze tra parole e comportamento) per molte persone neurotipiche è un “canale” interpretato in automatico, mentre nello spettro autistico questi segnali possono essere meno evidenti, richiedere uno sforzo cognitivo maggiore o risultare ambigui, e quando non si coglie un indizio di falsità, disinteresse o secondi fini, dall’esterno si può arrivare a etichettare la persona come ingenua;
- Tendenza a prendere le parole alla lettera: il pensiero letterale, frequente nell’autismo, può portare a considerare promesse come reali, battute come affermazioni e frasi vaghe come impegni concreti; nel linguaggio sociale neurotipico, invece, molte espressioni sono approssimative, simboliche o “elastiche”, e questa differenza può generare incomprensioni e la sensazione (propria o altrui) che la persona autistica non colga “come funzionano” certe regole implicite;
- Onestà e trasparenza come valori centrali: molte persone nello spettro dell’autismo, bambini e adulti, hanno un forte orientamento verso verità, coerenza, giustizia e autenticità, e mentire, manipolare o giocare con le parole può risultare difficile, faticoso o moralmente sbagliato; di conseguenza si tende a presumere che anche gli altri siano sinceri, si fatica a concepire la malizia gratuita e si concede fiducia più facilmente, e questa onestà “radicale”, invece di essere riconosciuta come un valore, viene talvolta letta come ingenuità;
- Minore interesse per i giochi di potere sociali: nel disturbo dello spettro dell’autismo è comune una minore attenzione alle gerarchie, allo status, alla competizione relazionale e alle dinamiche di controllo; molte persone autistiche non “leggono la stanza” in chiave politica, non competono per dominanza e non manipolano per ottenere vantaggi, e in contesti scolastici, lavorativi o relazionali questo può aumentare il rischio di essere sfruttati, di difendersi meno o di non riconoscere subito abusi sottili, alimentando col tempo la sensazione di essere ingenui o inadeguati.

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Cosa comporta l’ingenuità nell’autismo?
Nel disturbo dello spettro dell’autismo l’ingenuità percepita o vissuta può avere conseguenze importanti, soprattutto quando la diagnosi di autismo arriva tardi, da adulti, e l’esperienza sociale è stata segnata da incomprensioni:
- Paura e preoccupazione: molte persone nello spettro dell’autismo, in particolare nell’autismo adulto, sviluppano una preoccupazione costante di “non accorgersi” dei secondi fini, di fraintendere il sottotesto o di fidarsi della persona sbagliata; questa ansia può tradursi in ipervigilanza, evitamento sociale, difficoltà a costruire nuove amicizie o relazioni sentimentali e timore di esporsi sul lavoro; parallelamente, nel caso di bambini e adolescenti autistici, i genitori possono vivere una paura intensa legata alla possibilità che il figlio venga preso di mira, ingannato, escluso o manipolato, con conseguente necessità di supervisione maggiore, stress familiare e talvolta conflitti tra desiderio di autonomia e bisogno di protezione;
- Senso di inadeguatezza e vergogna interiorizzata: quando una persona nello spettro viene etichettata come “ingenua” (o si definisce così), può emergere un senso persistente di inadeguatezza: si può arrivare a pensare di essere “sbagliati”, “infantili”, “meno capaci” o “non all’altezza” delle regole sociali, soprattutto se per anni si sono accumulati episodi di incomprensione e prese in giro; questo può impattare sull’autostima, aumentare l’autocritica e portare a masking (camuffamento) più intenso, cioè il tentativo di imitare comportamenti neurotipici per proteggersi, con un costo elevato in termini di stanchezza mentale, stress e rischio di burnout;
- Esperienze ripetute di manipolazione e tradimento (vulnerabilità relazionale): la difficoltà a cogliere segnali sottili di incoerenza, opportunismo o abuso può esporre alcune persone autistiche a rapporti sbilanciati (amicizie “a senso unico”, partner controllanti, colleghi o conoscenti approfittatori), a dinamiche di bullismo e a sfruttamento emotivo o persino economico; quando questi episodi si ripetono, possono consolidare sfiducia e chiusura (“non mi fido più di nessuno”) oppure, al contrario, una dipendenza da guide esterne per decidere di chi fidarsi; in entrambi i casi, il risultato può essere un vissuto doloroso di tradimento e la sensazione di non avere strumenti sufficienti, quando invece il problema principale è spesso l’assenza di ambienti chiari, rispettosi e capaci di tutelare le differenze dello spettro dell’autismo.
Le caratteristiche neurodivergenti non sono difetti da correggere né aspetti da “normalizzare”: fanno parte dell’identità della persona, del suo funzionamento neurologico e del suo modo autentico di stare nel mondo, e peraltro non possono essere modificate nel senso di trasformare una persona autistica in una persona neurotipica.
Allo stesso tempo, però, l’adattamento a una società costruita prevalentemente su codici neurotipici può includere, se e quando la persona lo desidera, l’apprendimento esplicito delle dinamiche sociali, comprese quelle che per molti restano implicite, come i sottintesi, i messaggi non detti, il linguaggio figurato, l’ironia, il sarcasmo, i doppi sensi, i segnali non verbali, i manierismi e le incongruenze tra parole e comportamento.
Questi apprendimenti non hanno lo scopo di snaturare la persona nello spettro dell’autismo, ma di fornire strumenti di lettura e protezione, e possono rientrare in un percorso di supporto, di trattamento sull’autismo o di psicoeducazione sull’autismo, sia per bambini e adolescenti sia nell’autismo negli adulti.

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