Autismo e Ciclo Mestruale: come affrontarlo?

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Autismo e Ciclo Mestruale: come affrontarlo?

Un tema di cui si parla poco, in generale, perché ancora troppo spesso un tabù, è il ciclo mestruale e ancora di meno se ne parla nell’ambito delle ragazze e donne autistiche.

Infatti, parlare di ciclo mestruale, ancora oggi, non è semplice.

In molte culture rimane un argomento da affrontare a bassa voce, circondato da imbarazzo, reticenza e metafore che finiscono per rendere più difficile la comprensione di ciò che in realtà è un processo fisiologico naturale e universale.

Quando si pensa all’adolescenza femminile, il momento dell’arrivo delle mestruazioni viene spesso caricato di significati simbolici, considerato come un rito di passaggio alla vita adulta.

Eppure, raramente ci si sofferma a riflettere su cosa significhi concretamente per una ragazza, nel quotidiano, convivere con dolori, flussi, odori e cambiamenti ormonali che incidono non soltanto sul corpo, ma anche sull’umore e sulla percezione di sé.

Questo silenzio culturale, che già pesa sulle ragazze in generale, si amplifica ulteriormente quando si parla di adolescenti e donne nello spettro autistico.

In questo caso, il ciclo mestruale non è soltanto un passaggio naturale, ma diventa una tappa di sviluppo complessa, che si intreccia con la sensibilità sensoriale, la necessità di prevedibilità e la difficoltà di tradurre in parole sensazioni corporee intense e spesso disturbanti.

Eppure, di questo intreccio si parla pochissimo: il risultato è che molte famiglie si trovano sole, prive di strumenti e indicazioni, a dover affrontare una fase che può rivelarsi molto faticosa.

Il tabù sul ciclo mestruale, unito alla scarsa conoscenza diffusa dell’autismo al femminile, genera un doppio silenzio.

Da un lato, le ragazze autistiche non trovano rappresentazioni a cui riferirsi: i discorsi pubblici sul ciclo sono già pochi e poco realistici, e quelli rivolti specificamente a chi vive una condizione di neurodivergenza sono quasi inesistenti.

Dall’altro, i genitori che hanno una figlia con diagnosi di autismo spesso faticano a trovare strategie pratiche, consigli concreti o semplici modalità comunicative che possano rendere questo passaggio meno traumatico.

Parlare di autismo e ciclo mestruale, dunque, significa non solo rompere un tabù, ma aprire un varco di consapevolezza che può fare la differenza nel benessere e nell’autonomia di molte ragazze e donne.

Nelle prossime righe capiremo cosa del ciclo mestruale può rappresentare una difficoltà per le donne autistiche e cosa possono fare i genitori di adolescenti nello spettro autistico, nel periodo che precede quest’importante fase dello sviluppo.

Ciclo Mestruale nelle Donne Autistiche: quali difficoltà?

Il ciclo mestruale è un’esperienza corporea che può risultare invasiva e difficile da comprendere o gestire per una ragazza nello spettro dell’autismo.

Alcuni degli elementi di maggiore sfida riguardano:

  • Ipersensibilità corporea e percezione del sangue: molte donne con disturbo dello spettro autistico vivono una forte ipersensibilità corporea che rende ogni sensazione più intensa e difficile da ignorare. Quando arrivano le mestruazioni, il flusso di sangue che scende può essere percepito come un evento disturbante, invasivo, costante, che impedisce di concentrarsi su altro. La percezione del liquido che si muove nel corpo o che fuoriesce non è qualcosa che passa in secondo piano, ma diventa un pensiero fisso, una sensazione incombente che può generare ansia e frustrazione. Questo porta a vivere il ciclo come un’esperienza alienante, perché ciò che per altre donne diventa routine, per una donna autistica si traduce in un’intrusione difficile da gestire, che condiziona il rapporto con il proprio corpo e con le attività quotidiane.
  • Olfatto accentuato e fastidio per l’odore del sangue: un’altra difficoltà frequente riguarda la percezione degli odori. L’odore del sangue mestruale, che spesso passa inosservato a chi non ha particolari sensibilità, può risultare fortissimo e sgradevole per una donna autistica. Questa percezione amplificata porta a provare disgusto, a sentirsi sporche o inadeguate, a sviluppare pensieri ossessivi legati all’igiene e al timore che anche gli altri possano sentire lo stesso odore. L’ansia di essere percepite come maleodoranti può portare a lavaggi frequenti, a cambi continui di assorbente, a comportamenti rigidi e ripetitivi volti a controllare l’odore, con conseguenze sul livello di stress e sulla serenità generale durante quei giorni del mese.
  • Difficoltà con i dispositivi mestruali: la gestione pratica delle mestruazioni rappresenta una sfida ulteriore. Gli assorbenti esterni, pur essendo l’opzione più diffusa, hanno consistenze e materiali che possono essere insopportabili: la plastica che fruscia, il contatto continuo con la pelle, l’umidità che si crea, tutto diventa fonte di stimolazioni sensoriali spiacevoli. Le coppette mestruali o gli assorbenti interni, che richiedono un inserimento nel corpo, spesso non sono tollerabili a causa dell’ipersensibilità o della percezione di invasione. Questo riduce notevolmente le possibilità di scelta e può far vivere la gestione del ciclo come un obbligo doloroso, in cui nessuna soluzione appare davvero sopportabile. La ricerca del dispositivo meno fastidioso diventa lunga, frustrante e spesso insoddisfacente, portando a vissuti di impotenza e scoraggiamento.
  • Imprevedibilità del ciclo e ansia da mancanza di controllo: per molte persone nello spettro dell’autismo la prevedibilità è essenziale per sentirsi sicure. Le mestruazioni, soprattutto all’inizio, sono caratterizzate da cicli irregolari e flussi variabili che sfuggono a ogni tentativo di pianificazione. Non sapere quando arriveranno le mestruazioni genera ansia costante, perché significa poter essere colte di sorpresa in qualsiasi momento, con la paura di macchiarsi a scuola, in pubblico o durante attività sociali. Anche la semplice organizzazione pratica, come portare con sé assorbenti di riserva, diventa fonte di stress, perché aggiunge un elemento di incertezza e di cambiamento alla routine quotidiana. L’imprevedibilità mina la sensazione di controllo sul proprio corpo, aumentando la vulnerabilità e la paura.
  • Oscillazioni ormonali e difficoltà emotiva: il ciclo mestruale non porta solo cambiamenti e dolori fisici, ma anche oscillazioni ormonali che influiscono direttamente sull’umore. Per una donna autistica, che già può faticare a regolare le emozioni e a gestire i propri stati interni, queste variazioni rappresentano un ulteriore livello di complessità. I giorni che precedono e accompagnano le mestruazioni possono portare irritabilità, tristezza, ansia, maggiore sensibilità agli stimoli esterni, con un aumento delle crisi emotive. Senza una comprensione chiara di ciò che accade, queste reazioni possono sembrare inspiegabili e portare a conflitti con chi sta intorno. In realtà si tratta di un effetto diretto del ciclo, che amplifica le difficoltà già esistenti e rende la vita sociale ed emotiva più complicata.
  • Igiene e gestione pratica come fonte di stress: la necessità di occuparsi dell’igiene durante il ciclo rappresenta un’ulteriore sfida. Cambiare frequentemente gli assorbenti, lavarsi, gestire il rischio di macchie richiede una serie di passaggi pratici che possono essere vissuti come invadenti o eccessivamente complessi. Per chi ha difficoltà con la motricità fine o con la coordinazione, anche solo aprire un assorbente, posizionarlo correttamente o smaltirlo in modo appropriato può diventare un compito frustrante. Se a questo si aggiunge la sensibilità agli odori e alle consistenze, l’esperienza dell’igiene mestruale diventa ancora più faticosa. La paura di non riuscire a gestire tutto correttamente può generare senso di inadeguatezza e vergogna.

Consigli per i genitori: come introdurre il ciclo mestruale ad una figlia autistica?

Spesso i genitori si trovano da soli ad affrontare l’arduo compito di introdurre il tema del ciclo mestruale a una figlia autistica.

Parlare di mestruazioni non è semplice nemmeno in contesti neurotipici, ma quando entrano in gioco ipersensibilità sensoriale, bisogno di prevedibilità e difficoltà di comunicazione, l’impresa può sembrare ancora più complessa.

Molti genitori si chiedono: come spiegare? Come preparare senza spaventare? Come rendere questo cambiamento meno traumatico e più gestibile?

Non esistono ricette universali, ma ci sono strategie pratiche che possono aiutare a trasformare il ciclo in un evento più comprensibile e meno ansiogeno, sostenendo la ragazza passo dopo passo e rispettando le sue particolari esigenze.

Abbiamo, quindi, raccolto alcuni consigli che possono fare la differenza.

Nello specifico:

  • Preparare con anticipo e spiegare in modo chiaro: un passaggio fondamentale è parlare del ciclo mestruale prima che arrivi, senza aspettare che la ragazza si trovi improvvisamente di fronte a una situazione incomprensibile. È importante usare parole concrete, descrivere cosa succede al corpo in modo semplice e diretto, senza metafore o giri di parole che potrebbero confondere. Può essere utile mostrare immagini, schede didattiche o video pensati per spiegare la pubertà in maniera visiva. Alcune ragazze trovano rassicurante poter vedere in anticipo come sono fatti gli assorbenti o le coppette, toccarli, esplorarne la consistenza, così da non trovarsi spiazzate nel momento del bisogno. Questo tipo di preparazione riduce l’ansia e dà alla ragazza l’opportunità di elaborare con calma il cambiamento, senza la pressione del “dover capire” tutto in un istante.
  • Rendere il ciclo il più prevedibile possibile: la prevedibilità è uno degli elementi chiave per ridurre l’ansia in una ragazza autistica. Poiché le mestruazioni, soprattutto nei primi anni, tendono a essere irregolari e difficili da anticipare, i genitori possono introdurre strumenti che aiutino a costruire una sorta di mappa temporale. Tenere un calendario visivo in camera o in bagno, usare adesivi colorati per segnare i giorni, oppure ricorrere a un’app semplice e intuitiva che avvisi dell’avvicinarsi del ciclo, può restituire un senso di controllo. Anche se la precisione non è garantita, la possibilità di “vedere” e “sapere” approssimativamente quando arriveranno le mestruazioni riduce il vissuto di sorpresa improvvisa e aiuta la ragazza a sentirsi preparata. Alcune famiglie preparano anche una piccola scatola o un kit del ciclo, con assorbenti, biancheria di ricambio e salviettine, che la ragazza può tenere sempre nello zaino: sapere che il materiale è pronto e a portata di mano aumenta la sicurezza e la serenità.
  • Costruire routine pratiche e stabili: il ciclo mestruale non è solo un evento biologico, ma comporta una serie di gesti pratici da integrare nella vita quotidiana: cambiare l’assorbente, smaltirlo correttamente, lavarsi, controllare il flusso. Per una ragazza autistica, trasformare queste azioni in routine stabili può essere molto utile. I genitori possono creare sequenze visive passo dopo passo, simili a quelle usate per altre autonomie quotidiane, che mostrino chiaramente ogni passaggio. In questo modo la ragazza non deve ogni volta ricordare o improvvisare, ma ha una guida visiva che la sostiene. Con il tempo, questa routine diventa automatica e riduce lo stress legato alla gestione pratica. Anche associare il cambio dell’assorbente a momenti specifici della giornata (ad esempio ogni volta che si va in bagno a scuola o a casa) aiuta a mantenere regolarità e riduce la possibilità di dimenticanze che potrebbero generare imbarazzo.
  • Offrire diverse opzioni e rispettare le preferenze: non esiste un dispositivo mestruale “giusto” per tutte, e questo vale ancora di più per le ragazze autistiche che possono avere reazioni molto diverse alle consistenze e alle modalità di utilizzo. È importante presentare più alternative, lasciare che la ragazza sperimenti con calma e ascoltare le sue preferenze. Se un assorbente viene rifiutato perché troppo fastidioso, non è utile insistere o minimizzare, ma piuttosto cercare altre soluzioni fino a trovare quella più tollerabile. In alcuni casi possono essere utili prodotti in tessuto lavabili, che hanno una consistenza diversa rispetto a quelli usa e getta, oppure mutandine assorbenti che eliminano la necessità di gestire adesivi o plastica. La chiave è rispettare il vissuto della ragazza e darle la possibilità di scegliere in base alle sue reali sensazioni, rafforzando così la sua autonomia e il senso di controllo sul proprio corpo.
  • Creare un linguaggio condiviso per il dolore: poiché molte ragazze autistiche hanno difficoltà a descrivere in modo chiaro ciò che provano, può essere utile costruire insieme un linguaggio semplice e condiviso per esprimere il dolore. Questo può avvenire attraverso scale visive, ad esempio disegni con faccine che indicano diversi livelli di dolore, o colori che corrispondono a stati diversi di malessere. In questo modo la ragazza non deve necessariamente trovare le parole giuste, ma può comunicare il proprio stato attraverso un codice chiaro e immediato. Questo strumento aiuta anche i genitori a capire quando è necessario intervenire con farmaci, riposo o altre strategie di sollievo. Inoltre, insegnare che il dolore è legittimo e che esistono modi per ridurlo rinforza la fiducia della ragazza nei confronti del proprio corpo e la incoraggia a non vivere la sofferenza in silenzio.
  • Ridurre l’impatto sensoriale: poiché il ciclo comporta stimoli sensoriali particolarmente intensi, i genitori possono aiutare a ridurne l’impatto con piccoli accorgimenti. Se l’odore del sangue è fonte di disagio, si può introdurre l’uso di profumatori leggeri per il bagno o di sacchetti igienici richiudibili per lo smaltimento degli assorbenti, che contengono gli odori. Se la consistenza degli assorbenti è intollerabile, provare vari materiali fino a trovare quello più confortevole è essenziale. Offrire abiti morbidi e comodi nei giorni del ciclo, riducendo etichette o tessuti ruvidi, può contribuire a rendere quei giorni più sopportabili. Anche la creazione di spazi tranquilli, con luci soffuse e pochi stimoli, aiuta a gestire meglio il dolore e l’ipersensibilità.
  • Usare la tecnologia come supporto: le app dedicate al monitoraggio del ciclo possono essere uno strumento molto utile per aumentare la prevedibilità. Alcune sono semplici e intuitive, permettono di registrare i giorni delle mestruazioni e di ricevere promemoria sull’avvicinarsi del ciclo. Coinvolgere la ragazza nell’uso di queste app può darle un senso di responsabilità e autonomia, trasformando un’esperienza che altrimenti appare caotica in qualcosa di gestibile e sotto controllo. In casi in cui lo smartphone non sia uno strumento ideale, si possono utilizzare versioni cartacee semplificate, come planner o calendari murali, con simboli e colori personalizzati. L’importante è creare un sistema che restituisca visivamente la ciclicità, riducendo la sensazione di imprevedibilità.
  • Validare le emozioni e normalizzare l’esperienza: uno degli errori più frequenti è minimizzare i vissuti della ragazza, dicendo che “capita a tutte” o che “bisogna solo abituarsi”. Per una adolescente autistica, queste frasi non fanno che aumentare la sensazione di non essere compresa. I genitori hanno invece il compito di validare le sue emozioni, riconoscere il disagio e sottolineare che ciò che prova è reale e legittimo. Normalizzare l’esperienza significa anche spiegare che tutte le ragazze vivono cambiamenti e fastidi con il ciclo, ma che ciascuna può avere reazioni diverse. Creare un contesto in cui sia possibile parlare apertamente delle mestruazioni, senza tabù né giudizi, riduce l’isolamento e favorisce la costruzione di un rapporto più positivo con il proprio corpo.

La clinica psicologica GAM-Medical, centro specializzato in autismo, conosce bene quanto l’adolescenza possa essere un periodo complesso e pieno di sfide per le ragazze nello spettro.

Tra i tanti aspetti delicati di questa fase, anche il ciclo mestruale rappresenta un passaggio importante, che può portare con sé difficoltà sensoriali, emotive e pratiche.

Per questo il nostro centro offre supporto non solo alla diretta interessata, ma anche ai genitori che si trovano spesso soli ad affrontare questo tema.

Accompagnare una ragazza autistica nella scoperta e nella gestione del ciclo significa aiutarla a costruire strumenti concreti, routine chiare e un rapporto sereno con il proprio corpo, evitando che questa tappa dello sviluppo venga vissuta con ansia o addirittura come un trauma.

Il ciclo mestruale accompagnerà la donna autistica per la maggior parte della sua vita: renderlo comprensibile, gestibile e il meno possibile fonte di sofferenza è un obiettivo fondamentale, e noi siamo pronti a sostenerlo con competenza e sensibilità.

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Autismo, Psicologia generale

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