“ADHD tax”: la tassa da pagare per essere ADHD

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ADHD TAX la tassa da pagare per essere ADHD: che cos'è?

Fermi tutti: non vi spaventate, non c’è alcuna tassa da pagare per essere ADHD. Nessuno vi chiederà il codice IBAN, non ci sono bollette da saldare, né contributi da versare.

Quando parliamo di “ADHD tax”, non ci riferiamo a una vera e propria imposta, ma a una metafora potente e significativa che descrive una realtà quotidiana ben conosciuta da molte persone neurodivergenti: si tratta di tutti quei costi, diretti o indiretti, economici, pratici, emotivi e sociali, che derivano dalle caratteristiche e dai sintomi del Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività.

È un fenomeno sommerso, spesso invisibile agli occhi di chi guarda da fuori, ma concretissimo nella vita di chi ci si trova immerso ogni giorno.

Infatti, “ADHD tax” è un termine nato e diffuso all’interno della comunità ADHD, utilizzato proprio per descrivere un’esperienza condivisa, familiare, e per certi versi inevitabile per chi vive con questa neurodivergenza.

Non è un concetto clinico o scientifico, ma un’espressione autentica che nasce dal bisogno di dare un nome a qualcosa che accomuna moltissime persone: quel senso continuo di “pagare il prezzo” – in soldi, tempo, energie mentali – per le conseguenze di difficoltà che non dipendono dalla volontà, ma dalla struttura del proprio cervello ADHD.

Non parliamo di costi occasionali o eccezionali, ma di una vera e propria somma continua, a volte sottile e altre volte schiacciante, fatta di spese, sprechi, duplicazioni, dimenticanze, sviste, ritardi e conseguenze indirette che vanno ben oltre la semplice “distrazione”.

Le persone ADHD si trovano spesso a pagare, nel senso più letterale e concreto del termine, per via delle difficoltà legate all’attenzione sostenuta, alla memoria operativa, all’organizzazione e alla gestione del tempo

Questi aspetti, che fanno parte integrante della neurodivergenza, possono tradursi in multe non pagate per distrazione, penali per scadenze mancate, oggetti smarriti e ricomprati, abbonamenti dimenticati o acquisti impulsivi e non pianificati.

Chiamarla “tassa” non è esagerato: è un modo per riconoscere il peso reale e tangibile che l’ADHD può avere sulla vita quotidiana, anche in termini economici.

È un nome che racchiude il senso di ingiustizia e di fatica extra che molte persone devono affrontare semplicemente per mantenersi a galla.

Cosa Contribuisce alla Tassa ADHD (o ADHD tax)?

Come accennato nel paragrafo introduttivo, la tassa sull’ADHD è il prezzo silenzioso, ma costante, che molte persone neurodivergenti si ritrovano a pagare non per colpa propria, ma come conseguenza diretta dei sintomi dell’ADHD.

Non si tratta solo di spese occasionali, ma di un accumulo sistemico e quotidiano di costi che nascono dall’impulsività, dalla disorganizzazione, dalla disattenzione, dalla procrastinazione e da tutte quelle caratteristiche che compongono l’esperienza di chi vive con questo disturbo.

Sono piccoli e grandi pagamenti che si sommano nel tempo e che pesano non solo sul portafoglio, ma anche sull’autostima, sulla gestione della vita adulta, sull’indipendenza e sul benessere mentale.

Non è semplicemente una questione di “essere più disattenti”: è una vera e propria penalità strutturale, una “tassa invisibile” che si manifesta in decine di modi diversi e che spesso resta senza nome, senza riconoscimento e senza soluzioni.

Alcune delle principali cause che contribuiscono a questa “tassa” comprendono:

  1. Smarrimento frequente di oggetti importanti: per chi è ADHD, perdere oggetti essenziali – chiavi, portafogli, telefoni, documenti – è un’esperienza abituale. Il problema non è solo doverli cercare, ma anche il costo che comporta doverli sostituire, riparare o riacquistare. A volte si finisce per comprare di nuovo qualcosa che si è semplicemente perso in casa, spendendo soldi inutilmente. Altre volte si tratta di oggetti fondamentali, come carte d’identità o tessere sanitarie, la cui sostituzione implica non solo denaro, ma anche tempo, stress e dispendio di energie cognitive già limitate.
  2. Acquisti impulsivi o duplicati non necessari: l’impulsività è uno dei sintomi centrali dell’ADHD, e spesso si traduce in spese non pianificate, acquistate d’impulso, magari online, per poi essere dimenticate o rimpiante poco dopo. A questo si aggiunge il fatto di non ricordare di possedere già un oggetto simile, portando a comprare duplicati inutili. Sono acquisti che possono sembrare minori ma che, messi insieme nel tempo, drenano risorse preziose e aggravano la sensazione di disorganizzazione.
  3. Penalità, multe e interessi per ritardi o dimenticanze: le difficoltà con la gestione del tempo, la memoria a breve termine e la pianificazione possono portare facilmente a dimenticare scadenze importanti: bollette, affitti, rate di prestiti, tasse scolastiche, abbonamenti. Le conseguenze non sono solo pratiche: si paga in multe, interessi maggiorati, servizi sospesi, o addirittura danni al proprio punteggio creditizio. Anche il solo rinnovare un abbonamento può diventare un’impresa: dimenticare l’abbonamento dell’autobus o della palestra significa dover pagare una corsa extra o una penale, ogni volta.
  4. Spese mediche e terapeutiche aggiuntive: le persone ADHD spesso necessitano di terapie, visite specialistiche, percorsi di coaching, farmaci e supporto psicologico. Tutto questo ha un costo, e spesso non è coperto dal sistema sanitario o dall’assicurazione. Oltre a ciò, ci sono costi indiretti legati al tempo speso per accedere a questi servizi, alla burocrazia da gestire (spesso difficile per una mente ADHD) e alle energie mentali richieste per mantenere la continuità terapeutica.
  5. Errori di comunicazione e di comprensione: l’ADHD può compromettere la capacità di leggere o ascoltare istruzioni con attenzione, con il rischio di fraintendimenti, ordini sbagliati, prenotazioni errate o mancate. Questi piccoli errori possono trasformarsi in perdite economiche, cancellazioni non rimborsabili, viaggi saltati, doppie prenotazioni o materiali ordinati nel formato sbagliato. Anche leggere male la data di un appuntamento può voler dire perdere una seduta già pagata o dover pagare una penale.
  6. Rottura di oggetti per disprassia o disattenzione: in molti casi l’ADHD è accompagnato da disprassia o da un’elevata goffaggine motoria, che può portare a rompere oggetti accidentalmente – bicchieri, telefoni, computer, materiali da lavoro. Anche solo la disattenzione, come dimenticare un laptop sul tetto della macchina o far cadere qualcosa nel lavandino, può avere costi elevati e imprevisti. Si tratta di conseguenze che possono sembrare banali, ma che hanno un peso economico reale e ricorrente.

Questi sono solo alcuni degli innumerevoli modi in cui la “tassa ADHD” si manifesta nella vita quotidiana.

Non è solo una metafora: è una realtà economica, pratica e psicologica che racconta l’impatto sistemico e diffuso dell’ADHD.

E sebbene molte di queste spese possano sembrare evitabili dall’esterno, per chi le vive fanno parte di una condizione neurologica reale e persistente, che richiede comprensione, strategie di supporto e riconoscimento.

Dare un nome a questa tassa non è solo descriverla, ma iniziare a costruire un dialogo su come ridurla.

Se leggendo tutto questo ti sei riconosciuto, se hai pensato “accidenti, questa è esattamente la mia vita”, se hai realizzato che anche il tuo ADHD – il tuo modo di essere ADHD – comporta una tassa come quella che abbiamo appena descritto, sappi che non sei solo.

Non sei pigro, né irresponsabile, né sbadato per natura: stai solo cercando di vivere in un mondo che non è stato progettato per funzionare con il tuo tipo di cervello.

E proprio per questo, proprio perché quella tassa esiste e pesa, può essere il momento giusto per pensare a fare un passo verso il cambiamento.

Accedere a un percorso di psicoterapia o di psicoeducazione può fare una differenza enorme.

Non perché tu abbia bisogno di essere “aggiustato”, ma perché meriti strumenti migliori per affrontare la vita, soluzioni concrete per alleggerire il peso quotidiano, strategie pratiche che ti permettano di ridurre gli errori costosi, l’impulsività, la disorganizzazione, e tutte quelle piccole trappole in cui ti ritrovi a pagare più del dovuto, ogni giorno.

Gli specialisti della salute mentale del Centro ADHD GAM-Medical conoscono a fondo questa realtà.

Non sono economisti, ma sanno benissimo cosa significa pagare la “tassa ADHD”.

La loro esperienza clinica, la loro formazione mirata e il loro approccio centrato sulla persona li rendono alleati preziosi per chi vuole cominciare a tagliare questi costi silenziosi.

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