Molti studenti universitari si trovano ad affrontare sfide significative durante il percorso accademico, ma per chi vive con il Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività (ADHD), il cammino può risultare ancora più arduo. Le difficoltà nella gestione del tempo, l’incapacità di concentrarsi a lungo o l’impulsività possono rallentare il progresso verso la laurea e, in alcuni casi, contribuire a far slittare la conclusione degli studi.
Nel corso degli anni, è emerso come gli studenti con ADHD possano essere più vulnerabili a ritardi e a finire “fuori corso”. Non si tratta solo di gestire meglio lo studio: spesso entrano in gioco autoefficacia, resilienza e umore. In questo articolo vedremo come l’ADHD incide sul percorso universitario, quali nodi ostacolano il ritmo di esami, e quali leve pratiche possono aiutare a rimettere in moto il percorso.
Esiste il legame tra ADHD e ritardi accademici?
L’ADHD è una condizione che impatta funzioni esecutive, attenzione sostenuta e regolazione emotiva. In contesto universitario questo si traduce, ad esempio, in fatica a pianificare a lungo, difficoltà a iniziare compiti poco stimolanti e rallentamenti quando gli esami richiedono studio autonomo prolungato.
Lo studio del 2021 “Do ADHD Symptoms, Executive Function, and Study Strategies Predict Temporal Reward Discounting in College Students with Varying Levels of ADHD Symptoms? A Pilot Study” di Brain Sci. ci dimostra che gli universitari con livelli più elevati di sintomi ADHD mostrano una maggiore tendenza a scontare le ricompense nel tempo e vulnerabilità nelle funzioni esecutive e nelle strategie di studio. In termini pratici, questo si traduce in procrastinazione, preferenza per attività a gratificazione immediata e difficoltà a sostenere progetti lunghi come preparazioni per più appelli o la tesi: variabili che, sommate, aumentano il rischio di fuori corso.

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Perchè le persone ADHD sono più inclini ai ritardi accademici?
Essere fuori corso non è una “mancanza di volontà”: è spesso un mismatch tra il funzionamento tipico dell’ADHD e un sistema di studio che dà per scontato un’autonomia organizzativa costante.
- Time-blindness e pianificazione a lungo termine: Il futuro appare meno “reale” del presente: le scadenze lontane perdono priorità finché diventano improvvisamente ingestibili.
- Memoria di lavoro e switching attentivo: Preparare più esami insieme, passare tra capitoli, gestire una tesi richiede carico esecutivo elevato.
- Regolazione emotiva e ansia da prestazione: Perfezionismo e paura del fallimento alimentano evitamento e procrastinazione “strategica”.
- Autoefficacia e resilienza: Dopo alcune sessioni deludenti, si costruisce una narrazione di impotenza che frena l’azione.
Lo studio del 2024 “Dropout Intention among University Students with ADHD Symptoms: Exploring a Path Model for the Role of Self-Efficacy, Resilience, and Depression” analizza come bassa autoefficacia e depressione si associano ad un aumento dell’intenzione di abbandono, mentre la resilienza ha un ruolo protettivo. Tradotto nel tema fuori corso: se mi percepisco poco efficace e sono emotivamente in difficoltà, tenderò a rinviare, ridurre gli appelli o fermarmi; viceversa, allenare resilienza e senso di competenza aiuta a riagganciare il percorso.
Un caso esemplificativo (fittizio). Martina, 24 anni, ha 150 CFU e deve avviare la tesi. Dopo due sessioni negative ha iniziato a evitare gli appelli “per studiare meglio”, ma intanto è partito il tirocinio. In studio psicologico lavora su obiettivi piccoli e sotto controllo (indice tesi, 1 pagina al giorno, 2 slot di studio calendarizzati), e su check settimanali con un compagno di corso.
In tre mesi, sblocca due esami e invia al relatore i primi capitoli. La differenza non è “studiare di più”, ma ridurre l’attrito: più struttura esterna, meno decisioni da prendere ogni giorno.

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Come una persona ADHD può affrontare la laurea fuori corso?
Uscire dal fuori corso richiede un piano operativo e una cornice che riduca l’incertezza. L’idea è costruire strumenti esterni che compensino la fatica interna di pianificazione.
- Mappa minima del percorso: Fai una fotografia: CFU mancanti, propedeuticità, finestre d’appello, prerequisiti tesi. Seleziona una sequenza minima efficace: quali esami “sbloccano” più opzioni? Meglio pochi esami garantiti che molti “in forse”.
- Calendario con vincoli gentili: Usa timeboxing breve (25–40 minuti), scadenze intermedie concrete (capitoli, esercizi, simulazioni orali) e check con un tutor o un pari. Le scadenze sociali aiutano a iniziare anche quando la motivazione fluttua.
- Ambiente e strumenti a basso attrito: Postazione e routine fisse riducono le decisioni. Timer semplici, to-do con 3 priorità e app di blocco distrazioni tengono il focus. Prenotare gli appelli con anticipo crea un impegno “visibile”.
- Interfaccia con l’Ateneo: Chiedi accomodamenti dove previsti (tempi aggiuntivi, aula più tranquilla, alternative d’esame) e informati su tutoring e academic coaching.
Viene dimostrato anche dalla revisione sistematica del 2023 “A systematic review of actions aimed at university students with ADHD” che i programmi universitari più utili sono quelli multicomponente: combinano accomodamenti didattici, training su gestione del tempo, strategie di studio e psicoeducazione individuale ADHD.
Gestire le “zone ad attrito”.
- Esami difficili: spezzali in moduli (capitoli/temi), pianifica un appello di “ricognizione” per ridurre l’ansia anticipatoria.
- Tesi: definisci un indice provvisorio, invii quindicinali al relatore e un obiettivo minimo giornaliero (ad es. 1 pagina).
- Lavoro/stage: tratta gli slot di studio come appuntamenti non negoziabili; se possibile, concentra le ore prima della sessione.
Regolazione dello stress. Integra micro-pratiche a basso costo (respirazione lenta 4–6, camminata di 10–15 minuti, grounding). Un corpo meno in allarme sostiene l’attenzione e la memoria di lavoro, migliorando la resa nei blocchi di studio.

Le persone ADHD fuori corso possono trovare una soluzione nel supporto psicologico?
Per gli studenti con ADHD, il supporto psicologico qualificato è fondamentale per affrontare le difficoltà quotidiane e migliorare le performance accademiche: comprendere davvero il disturbo, acquisire strategie di studio sostenibili, lavorare su procrastinazione e ansia da esame e costruire routine realistiche fa la differenza nel rientrare nei tempi.
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Questo è contenuto divulgativo e non sostituisce le diagnosi di un professionista. Se ti è piaciuto l’articolo, condividilo.
Fonti:
- https://pmc.ncbi.nlm.nih.gov/articles/PMC7912943/
- https://www.mdpi.com/2227-7102/14/10/1083
- https://www.frontiersin.org/journals/psychology/articles/10.3389/fpsyg.2023.1216692/full



