Non sempre la fame arriva negli orari “canonici”, perchè per alcune persone l’appetito tende a comparire soprattutto di sera o addirittura nel cuore della notte?
Non si tratta soltanto di un’abitudine legata al guardare un film fino a tardi o al concedersi uno spuntino prima di dormire: in certi casi, può configurarsi come un fenomeno clinicamente rilevante, chiamato iperfagia serale o Night Eating Syndrome (NES).
Negli ultimi anni, l’attenzione della ricerca si è concentrata sul legame tra questo comportamento e il disturbo da deficit dell’attenzione e iperattività (ADHD). La combinazione dei due quadri sembra infatti potenziarne gli effetti e rendere più complessa la gestione della vita quotidiana.
Questo articolo approfondisce che cos’è l’iperfagia serale, come si intreccia con l’ADHD e quali comportamenti tipici emergono quando le due condizioni si sovrappongono.
Che cos’è l’iperfagia serale?
L’iperfagia serale non corrisponde a un semplice “spuntino fuori orario”. Si parla di questo fenomeno quando l’assunzione di cibo si concentra soprattutto nelle ore serali e notturne, spesso accompagnata da risvegli per mangiare durante la notte. Non è quindi solo una questione di abitudini alimentari, ma un comportamento che può alterare il sonno, influenzare l’umore e incidere sul benessere psicofisico generale.
Lo studio “Clinical and genetic associations for night eating syndrome in a patient biobank. J Eat Disord 12, 211 (2024)” evidenzia come il NES abbia basi sia cliniche che genetiche, confermando che non può essere ridotto a una semplice scelta comportamentale. Le evidenze mostrano che questo disturbo presenta caratteristiche multifattoriali e che merita attenzione medica e psicologica.
Inoltre, va considerato che l’iperfagia serale non riguarda soltanto la quantità di cibo ingerito, ma soprattutto la sua distribuzione temporale. Chi ne soffre tende a mangiare poco durante il giorno, per poi concentrare la maggior parte delle calorie la sera o di notte. Questo squilibrio altera i ritmi circadiani e può avere conseguenze anche a livello metabolico.

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Che legame c’è tra ADHD e iperfagia?
Il deficit dell’attenzione e iperattività influisce in modo significativo sul modo in cui vengono regolati i comportamenti quotidiani, compresi quelli alimentari. La letteratura scientifica ha documentato un’associazione tra ADHD e diversi pattern disordinati nel rapporto con il cibo, inclusa l’iperfagia serale.
La revisione “Attention Deficit Hyperactivity Disorder (ADHD) and disordered eating behaviour: A systematic review and a framework for future research (2017)” sottolinea come l’impulsività, la difficoltà di autoregolazione e la tendenza a cercare strategie di compensazione emotiva possano rendere le persone ADHD più vulnerabili a sviluppare comportamenti alimentari disordinati.
Il legame tra le due condizioni sembrano basarsi su tre meccanismi centrali:
- Impulsività: chi convive con l’ADHD tende ad agire in risposta immediata a stimoli interni o esterni, anche sul piano alimentare.
- Disregolazione emotiva: il cibo può diventare un mezzo per gestire ansia, frustrazione o noia.
- Alterazioni del ritmo sonno-veglia: frequenti nelle persone con ADHD, possono aumentare la probabilità di assumere cibo durante la notte.
Questo intreccio tra ADHD e iperfagia serale contribuisce a spiegare perché il problema non si limiti a un semplice “mangiare troppo tardi”, ma si configuri come un quadro clinico complesso, che richiede valutazione e attenzione.

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5 Comportamenti tipici di ADHD con iperfagia serale
Quando l’ADHD si intreccia con l’iperfagia serale, emergono alcuni comportamenti ricorrenti. Questi pattern non sono identici per tutti, ma rappresentano tendenze osservate nella pratica clinica e coerenti con i meccanismi descritti dalla letteratura scientifica.
- Mangiare senza fame reale: Un comportamento frequente è consumare cibo non perché il corpo ne abbia bisogno, ma in risposta a stimoli esterni (la vista o l’odore del cibo) o interni (stress, noia, agitazione). L’impulsività tipica del ADHD porta a ridurre la capacità di distinguere tra fame fisiologica e bisogno emotivo.
- Spuntini ripetuti e non pianificati: Chi vive con il deficit dell’attenzione fatica spesso a strutturare routine regolari, compresa quella alimentare. Questo porta a spuntini frammentati, frequenti e non programmati, che tendono a concentrarsi soprattutto nelle ore serali.
- Uso del cibo come regolatore emotivo: Molte persone con ADHD ricorrono al cibo come forma di “automedicazione” per calmare la mente, ridurre l’ansia o gestire emozioni difficili. La sera, quando le attività quotidiane rallentano e aumenta lo spazio per i pensieri, questa dinamica diventa particolarmente evidente.
- Tendenza a mangiare tardi per disallineamento del ritmo sonno-veglia: Il sonno irregolare è un tratto comune tra chi è ADHD. Restare svegli fino a tardi o avere difficoltà ad addormentarsi aumenta la probabilità di consumare cibo nelle ore piccole. Non si tratta quindi solo di scelte alimentari, ma di un effetto legato alla fisiologia del disturbo.
- Perdita di controllo: Una volta iniziato a mangiare, può risultare difficile fermarsi. Questo non riguarda soltanto la quantità di cibo, ma anche la percezione di non avere pieno controllo sul proprio comportamento. La sensazione di perdita di controllo rafforza la frustrazione e può alimentare un circolo vizioso di emozioni negative e ulteriori episodi di iperfagia.
Questi cinque comportamenti mostrano come ADHD e iperfagia serale si alimentino a vicenda, creando un quadro complesso che non può essere interpretato come semplice “mancanza di volontà”.

Come gestire la fame nelle ore piccole con l’ADHD?
L’iperfagia serale collegata all’ADHD può generare difficoltà concrete nella vita di tutti i giorni e, senza un sostegno adeguato, tende a ripetersi e consolidarsi.
Non è un comportamento da affrontare da soli o da ridurre a una semplice “cattiva abitudine”: il supporto psicologico rappresenta il passo più importante per comprenderne le cause e gestirle in modo efficace.
Il supporto è fondamentale per affrontare queste dinamiche: un professionista può aiutare a costruire un piano alimentare personalizzato, adattato alle esigenze di chi vive con l’ADHD e calibrato per prevenire episodi di fame notturna.
Rivolgersi a un nutrizionista permette di individuare le strategie più adatte al singolo caso, tenendo conto sia delle caratteristiche dell’ADHD sia delle dinamiche alimentari associate. Non si tratta solo di ricevere una “dieta”, ma di lavorare su un percorso integrato che consideri aspetti biologici, emotivi e comportamentali.
I nutrizionisti di GAM Medical, Centro ADHD, offrono percorsi dedicati per chi convive con l’ADHD o altre difficoltà correlate, con l’obiettivo di restituire equilibrio e benessere.
Questo è contenuto divulgativo e non sostituisce le diagnosi di un professionista. Se ti è piaciuto l’articolo, condividilo.
Fonti:
- https://jeatdisord.biomedcentral.com/articles/10.1186/s40337-024-01180-z
- https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S027273581630232X



