ADHD e famiglie monoparentali: come trovare un equilibrio?

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Genitore ADHD solo

Ti è mai capitato di chiederti come cambia la vita familiare quando un genitore affronta da solo la crescita di un figlio ADHD?

Le famiglie monoparentali vivono sfide peculiari: bilanciare la gestione pratica, le esigenze emotive e le responsabilità educative senza il sostegno di un partner può diventare particolarmente complesso quando entra in gioco il Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività (DDAI).

In questo articolo esploreremo come la condizione monoparentale si intrecci con il DDAI, mettendo in luce le difficoltà, le risorse e le strategie per costruire un equilibrio familiare più sereno e sostenibile.

Crescere un figlio ADHD da solo

Crescere un figlio con Disturbo dell’Attenzione richiede tempo, pazienza e risorse emotive. In un contesto monoparentale, questo impegno può intensificarsi. Le persone ADHD, infatti, necessitano spesso di maggiore supervisione, sostegno nella gestione dei compiti quotidiani e continuità nelle routine.

Le ricerche mostrano che il contesto familiare gioca un ruolo determinante nel decorso della condizione. La revisione sistematica “All in the Family? A Systematic Review and Meta-analysis of Parenting and Family Environment as Risk Factors for Attention-Deficit/Hyperactivity Disorder (ADHD) in Children” (Claussen et al., 2022) ha evidenziato come la qualità del funzionamento familiare e delle pratiche genitoriali sia associata a un rischio maggiore o minore di sviluppare e mantenere i sintomi ADHD nei bambini

Per un solo genitore, questo significa affrontare un carico che altrove è condiviso, con conseguente maggiore vulnerabilità a stress e senso di inadeguatezza.

Che cosa significa crescere da solo un figlio ADHD?

Vivere la genitorialità da soli, quando si ha un figlio ADHD, non è solo una questione di organizzazione pratica: è soprattutto un’esperienza emotiva intensa. Studi qualitativi hanno esplorato proprio questo aspetto.

L’analisi fenomenologica “A phenomenological study on the life experiences of parents of children with ADHD” ha mostrato come i genitori di bambini ADHD riferiscano spesso sentimenti di sopraffazione, frustrazione e preoccupazione per il futuro, ma anche un forte senso di resilienza sviluppato nel tempo.

Questi vissuti si amplificano nel genitore solo, che non ha un partner con cui condividere responsabilità e decisioni. Al contempo, molti genitori raccontano di sviluppare capacità di problem solving e creatività educativa proprio grazie a questa condizione, trasformando una difficoltà in un’occasione di crescita personale e familiare.

ADHD e relazione genitore-figlio nelle famiglie monoparentali

Nelle famiglie monoparentali con figli DDAI, la relazione tra genitore e bambino diventa il fulcro della vita quotidiana. Non ci sono altre figure genitoriali con cui bilanciare il ruolo: ciò rafforza il legame ma può anche renderlo più conflittuale.

Uno studio qualitativo condotto da Blackstock (2024), Walden Dissertations, ha esplorato le percezioni dei genitori soli con figli ADHD. È emerso che molti vivono un forte senso di responsabilità, accompagnato dalla paura di non riuscire a offrire al figlio tutto ciò di cui avrebbe bisogno. 

Il rischio è quello di cadere in due estremi: da un lato un eccesso di controllo, dall’altro la difficoltà a stabilire limiti chiari per paura di conflitti. Entrambe le situazioni possono incidere sul benessere emotivo del bambino con Disturbo dell’Attenzione/Iperattività, che necessita invece di fermezza affettiva, stabilità e coerenza educativa.

Famiglie monoparentali ADHD: fattori socioeconomici e supporto sociale

Le famiglie monoparentali, soprattutto quando coinvolgono figli con Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività, sono spesso esposte a maggiori pressioni socioeconomiche.

La letteratura scientifica conferma questo legame: la revisione sistematica “Factors that mediate the relationships between household socio-economic status and childhood Attention Deficit Hyperactivity Disorder (ADHD) in children and adolescents” (2022) evidenzia che livelli più bassi di status socioeconomico sono associati a una probabilità significativamente maggiore di ricevere una diagnosi di ADHD nei figli.  La necessità di conciliare lavoro, gestione domestica e supporto educativo può portare a una significativa riduzione del tempo e delle energie disponibili.

Studi internazionali hanno rilevato che i bambini di famiglie monoparentali tendono ad avere performance scolastiche inferiori rispetto ai coetanei, in parte a causa della riduzione di risorse economiche e supporto educativo.

Nel caso di persone DDAI, queste vulnerabilità possono accentuare difficoltà già presenti, come scarsa concentrazione o gestione dei compiti scolastici. Qui diventa cruciale il supporto esterno: reti familiari, servizi educativi e comunità locali possono rappresentare risorse indispensabili per alleggerire il peso del genitore solo.

5 Strategie per famiglie monoparentali ADHD

Nonostante le difficoltà, esistono strumenti concreti che possono aiutare le famiglie monoparentali con figli ADHD a costruire un equilibrio più sereno:

  1. Parent training: secondo la voce Parent training di Wikipedia, questi programmi basati su evidenze scientifiche, che insegnano ai genitori tecniche educative efficaci, hanno dimostrato di migliorare il comportamento dei bambini DDAI e ridurre lo stress genitoriale.
  2. Routine strutturate: orari regolari per studio, pasti e sonno riducono l’imprevedibilità che può destabilizzare i bambini con Disturbo da Iperattività e Attenzione.
  3. Supporto psicologico: la consulenza individuale o di gruppo aiuta i genitori a condividere esperienze e ridurre il senso di isolamento.
  4. Coinvolgimento scolastico: collaborare con insegnanti e specialisti permette di costruire strategie educative condivise.
  5. Autocura del genitore: dedicare tempo al proprio benessere fisico ed emotivo non è un lusso, ma una necessità per mantenere l’equilibrio familiare.
famiglie monogenitoriali ADHD
famiglie monogenitoriali ADHD

ADHD e monogenitorialità: vuoi trovare un equilibrio familiare?

Imparare a riconoscere che il peso della genitorialità monoparentale può amplificarsi quando in famiglia c’è una persona DDAI è un passo fondamentale per sviluppare strategie più efficaci e ridurre il senso di solitudine. Solo attraverso una maggiore consapevolezza personale e collettiva possiamo comprendere meglio la relazione tra ADHD e famiglie monoparentali, superando stereotipi e valorizzando le risorse che questi contesti possono esprimere.

GAM Medical, centro specializzato in ADHD, offre corsi per famiglie ADHD per genitori e parenti, che fornisce supporto emotivo e strategie pratiche per la gestione quotidiana della condizione, garantendo attraverso un team di esperti una quotidianità più serena.

La consapevolezza è il primo passo per intraprendere un percorso efficace, che ti permetta di adottare scelte autentiche per la tua salute e quella della tua famiglia, libere da sensi di colpa e da pressioni sociali. Se ti riconosci nei comportamenti descritti, o se pensi che il tuo equilibrio familiare possa trarre beneficio da un sostegno mirato, rivolgerti a un professionista può aiutarti a valorizzare la tua identità genitoriale in modo consapevole e sereno.

Questo è contenuto divulgativo e non sostituisce le diagnosi di un professionista. Se ti è piaciuto l’articolo, condividilo.

Fonti:

  • https://pmc.ncbi.nlm.nih.gov/articles/PMC9017071/
  • https://scholarworks.waldenu.edu/cgi/viewcontent.cgi?article=16531&context=dissertations
  • https://en.wikipedia.org/wiki/Single-parent_children_and_educational_attainment
  • https://it.wikipedia.org/wiki/Parent_training
  • https://journals.plos.org/plosone/article?id=10.1371%2Fjournal.pone.0262988&utm_source

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Psichiatra-ADHD-Gincarlo-Giupponi

Supervisione scientifica:
Questo articolo è stato revisionato dal Dott. Giancarlo Giupponi, psichiatra e psicoterapeuta, vicedirettore del Servizio Psichiatrico di Bolzano e presidente regionale della Società Italiana di Psichiatria. Oltre a garantire l’accuratezza clinica dei contenuti, il Dott. Giupponi supervisiona la selezione dei test e dei questionari disponibili sul sito, verificandone la conformità agli standard scientifici internazionali (DSM-5, OMS, strumenti clinicamente validati).
Scopo del contenuto: divulgativo, non diagnostico.

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