Recenti studi hanno evidenziato un legame significativo tra l’ADHD (Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività) e la DPP (Depressione Post-Partum). Le donne con ADHD sono esposte a un rischio molto maggiore di sviluppare ansia e depressione post-partum rispetto alle loro controparti neurotipiche: questo aumento del rischio non è solamente attribuibile ai sintomi classici dell’ADHD, ma anche alle comorbidità psichiatriche, alle difficoltà socioeconomiche e alle sfide uniche che le donne con ADHD affrontano durante e dopo la gravidanza.
Comprendere questa connessione è fondamentale per migliorare le strategie di supporto e trattamento per le neo-mamme con ADHD, garantendo che ricevano l’attenzione e le cure necessarie per affrontare efficacemente la DPP e le sue implicazioni sulla salute materna e infantile.
In questo articolo esploreremo le correlazioni tra ADHD e depressione post-partum, cercando di capire perché le due condizioni sono connesse, e cosa comporta tutto ciò.
Che cos’è la depressione post-partum?
La depressione post-partum (DPP) è una forma di depressione che si verifica dopo il parto, influenzando significativamente la salute mentale delle neo-mamme. A differenza del “baby blues”, che è una condizione temporanea caratterizzata da cambiamenti di umore lievi che di solito si risolvono entro pochi giorni, la DPP è una condizione più grave e duratura che può interferire con la capacità della madre di prendersi cura di se stessa e del suo bambino.
A differenza della depressione comune, che può essere scatenata da una combinazione di fattori genetici, biologici, ambientali e psicologici, e che non è legata a un evento specifico o a un periodo particolare della vita, la depressione post-partum è specificamente associata al periodo successivo al parto. Può essere scatenata da cambiamenti ormonali significativi, oltre a fattori psicologici e sociali legati alla maternità. Si verifica entro le prime settimane o mesi dopo il parto, e i sintomi possono iniziare subito dopo il parto o insorgere più lentamente nel corso di un anno.
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Contrariamente a quanto si pensa, la DPP non è una semplice conseguenza della stanchezza o dello stress derivanti dal parto e dalla cura di un neonato. Si tratta di una vera e propria malattia che colpisce circa il 10-15% delle neomamme, con una variabilità che dipende da diversi fattori:
- Storia di depressione o ansia: Donne che hanno già sofferto di depressione o disturbi d’ansia in passato sono a maggior rischio di sviluppare la DPP.
- Parto difficile o traumatico: Un parto cesareo, un parto prematuro o un’esperienza traumatica durante il travaglio possono aumentare il rischio di DPP.
- Mancanza di supporto sociale: La carenza di un supporto emotivo e pratico da parte del partner, della famiglia o degli amici può aumentare la vulnerabilità alla DPP.
- Difficoltà con il bambino: Problemi di allattamento, coliche del neonato o altri problemi con il bambino possono aumentare lo stress e il rischio di DPP.
- Fattori socioeconomici: Condizioni di vita precarie, basso livello di istruzione o difficoltà economiche possono aumentare il rischio di DPP.
I sintomi della depressione post-partum
I sintomi della DPP possono variare da donna a donna e in intensità, ma generalmente includono:
- Tristezza persistente: Un senso di profonda tristezza che non scompare nemmeno nei momenti felici.
- Ansia e irritabilità: Preoccupazioni eccessive, nervosismo, agitazione e frequenti scatti d’ira.
- Perdita di interesse: Diminuzione del piacere in attività che prima erano fonte di gioia, come stare con la famiglia o dedicarsi agli hobby.
- Problemi di sonno: Difficoltà ad addormentarsi o a rimanere addormentati, risvegli notturni frequenti e sonno non ristoratore.
- Cambiamenti nell’appetito: Perdita di appetito o iperalimentazione, con conseguenti cambiamenti di peso.
- Mancanza di energia: Stanchezza cronica e mancanza di motivazione per svolgere le attività quotidiane.
- Senso di colpa e inadeguatezza: Sentirsi incapaci di prendersi cura del bambino nel modo giusto, con pensieri negativi su di sé come madre.
- Pensieri di morte o suicidio: Nei casi più gravi, possono comparire pensieri di voler fare del male a se stesse o al bambino.
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Comorbità tra ADHD e depressione post-partum
Secondo un recente studio scientifico l’ADHD aumenterebbe la probabilità di depressione post-partum e di ansia post-partum in modo più significativo e impattante rispetto ad altri rischi consolidati come i disturbi psichiatrici in comorbilità o i fattori sociodemografici nelle donne.
La ricerca ha rilevato che il 25% delle donne con ADHD soffriva di ansia post-partum, rispetto al 4,61% delle donne senza ADHD. Inoltre, quasi il 17% delle donne con ADHD ha avuto la PPD, rispetto al 3,3% delle donne senza ADHD.
Lo stesso studio ha messo in evidenza anche ulteriori fattori sociodemografici che favoriscono lo sviluppo della depressione post-partum delle donne ADHD. In particolare le donne ADHD tenderebbero ad abbandonare prima l’istruzione e ad avere figli da pià giovani (15-24 anni).
In definitiva, la combinazione di una diagnosi di ADHD e di una gravidanza prematura aumenterebbero la vulnerabilità e quindi il rischio di essere diagnosticati con un disturbo psichiatrico postpartum, come depressione o ansia.
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Influenza dell’ADHD sulla depressione post-partum
Un altro studio scientifico 2021 afferma che poiché durante il periodo postnatale i livelli di estrogeni diminuiscono radicalmente i livelli di dopamina diminuiscono, con conseguente umore depressivo. Questo potrebbe portare con maggior facilità a disturbi psichiatrici in comorbidità e la bassa autostima.
Inoltre, se durante la gravidanza i sintomi dell’ADHD sembrerebbero attenuarsi, è molto probabile che le donne con ADHD dopo il parto presentino un peggioramento dei sintomi con la comparsa di sintomi depressivi. Le nuove sfide delle madri nel periodo postnatale influiscono sulle abilità funzionali, abilità che le donne ADHD stavano già cercando di raggiungere nel corso della loro vita.
Parlando di terapie, se durante o dopo la gravidanza si sceglie di sospendere i farmaci dell’ADHD – che secondo studi scientifici potrebbero influenzare negativamente il feto -, i sintomi dell’ADHD potrebbero ripresentarsi, rischiando di oscurare quelli di ansia e depressione, e rendendo molto difficile una diagnosi accurata.
A molte donne nel periodo post-partum viene diagnosticata la depressione perché i medici non conoscono le caratteristiche specifiche dell’ADHD nelle donne e si concentrano sui disturbi in comorbilità. Purtroppo, molte donne con ADHD ricevono un trattamento per altri disturbi ma non per l’ADHD.
Altre variabili da prendere in considerazione in fase di diagnosi, per la loro influenza su ADHD e depressione post-partum, sono l’uso esterno di ormoni, come la contraccezione orale combinata e la terapia ormonale in menopausa.
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Affrontare una gravidanza con ADHD
Per evitare che l’ADHD influenzi in modo negativo la gravidanza e per gestirla al meglio, è importantissimo rivolgersi a fornitori di assistenza sanitaria primaria che valutino il rischio di DPP (depressione post-partum) e ansia post-partum nelle donne con ADHD a partire dalla prima visita prenatale. In generale è fondamentale ricevere un’educazione genitoriale prima del concepimento, sorveglianza psicologica durante la gravidanza e supporto sociale dopo il parto.
Le donne dovrebbero cercare un medico che comprenda l’impatto degli ormoni sull’ADHD e l’interazione con i farmaci.
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Fonti:
- https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/36681302/
- https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC8385721/
- https://www.sciencedirect.com/journal/journal-of-affective-disorders