L’abilismo è la discriminazione e la socializzazione basate su abilità percepite o reali, spesso implicando che le persone con disabilità siano inferiori o meno capaci di quelle considerate “sane” nell’ambito sociale.
Questa discriminazione può manifestarsi in molti ambiti della vita quotidiana e sociale, influenzando l’accesso alle opportunità, il trattamento nelle interazioni sociali e la rappresentazione culturale e può riguardare qualsiasi condizione di disabilità, fisica o mentale, congenita o acquisita.
L’abilismo colpisce anche chi vive delle forme di disabilità invisibili, come l’autismo.
L’autismo è un disturbo del neurosviluppo che influisce sulla comunicazione, l’interazione sociale e il comportamento, e le persone autistiche affrontano sfide uniche che spesso vengono ignorate o fraintese dalla società.
Per ulteriori informazioni sui sintomi e su come affrontare questa condizione, vai alla nostra pagina dedicata all’autismo ad Alto funzionamento.
Le persone autistiche spesso affrontano pregiudizi e stereotipi che possono essere altrettanto dannosi quanto le barriere fisiche.
Le aspettative sociali rigide e le norme culturali possono escludere chi non si conforma ai comportamenti neurotipici.
Le politiche educative e lavorative spesso non tengono conto delle necessità delle persone autistiche.
I sistemi scolastici possono essere poco flessibili nel fornire adeguamenti o supporti necessari, come assistenza personalizzata, ambienti sensorialmente adattati e metodi di insegnamento alternativi.
Nei luoghi di lavoro, la mancanza di comprensione e di supporto può limitare le opportunità di carriera per le persone autistiche, che potrebbero eccellere se venissero messe nelle condizioni di esprimere al meglio le proprie abilità.
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Che cos’è esatttamente l’Abilismo nel contesto di una condizione mentale come quella dell’Autismo?
L’abilismo, quando parliamo di condizioni mentali come l’autismo (vedi la pagina Sindrome di Asperger), si riferisce a un insieme di pregiudizi, discriminazioni e pratiche sistemiche che svantaggiano le persone con condizioni neurodivergenti rispetto agli individui neurotipici.
Questo termine, che deriva dall’inglese “ableism”, descrive le attitudini e le strutture sociali che valorizzano solo i comportamenti e le capacità considerate “normali” o “standard”, escludendo o marginalizzando chi non si conforma a questi standard.
In questo contesto, l’abilismo non riguarda solo le azioni individuali, ma anche le norme e le aspettative sociali che contribuiscono a perpetuare disuguaglianze e oppressioni.
- Una forma di abilitismo è la medicalizzazione dell’autismo, dove il focus è sulla “cura” della condizione piuttosto che sul riconoscimento e l’accettazione della diversità. Questo approccio considera l’autismo principalmente come un problema da risolvere piuttosto che come una differenza naturale nella varietà umana. In molte situazioni, le terapie e gli interventi sono orientati a “normalizzare” il comportamento dei bambini autistici piuttosto che a supportare la loro individualità e a favorire ambienti più inclusivi.
- Un altro aspetto dell’abilismo è il mancato riconoscimento dei diritti e delle capacità delle persone autistiche. Ad esempio, ci sono pregiudizi che negano la possibilità che una persona autistica possa essere indipendente, avere successo o vivere una vita piena e soddisfacente. Questo può manifestarsi in una sottovalutazione delle competenze professionali e personali delle persone con autismo, basata su stereotipi anziché su un’autentica valutazione delle loro abilità.
- Il ritratto monolitico e stereotipato dell’autismo è un altro aspetto significativo dell’abilismo. Le rappresentazioni mediali e culturali dell’autismo spesso ritraggono un’unica narrazione, come quella dell’autistico come genio o come un soggetto in grave difficoltà. Questi stereotipi non riflettono la varietà delle esperienze autistiche e possono portare a una comprensione distorta e riduttiva della condizione. Inoltre, tali rappresentazioni possono influenzare le aspettative sociali e il modo in cui le persone autistiche vengono trattate o percepite.
- Il mancato supporto per le necessità individuali è un’altra dimensione dell’abilismo. Le politiche e le strutture educative e lavorative spesso non tengono conto delle diverse esigenze delle persone autistiche, assumendo che ci sia un “modo giusto” di apprendere o lavorare che esclude chi non rientra in quel modello. Ad esempio, i sistemi educativi tradizionali possono non fornire modifiche adeguate per l’apprendimento dei ragazzi autistici, come il supporto sensoriale o la flessibilità nelle modalità di comunicazione.
- L’esclusione dalle decisioni che riguardano la propria vita è anche una manifestazione di abilitismo. Le persone autistiche sono spesso escluse dai processi decisionali che influenzano le loro vite, come le decisioni educative, lavorative o sanitarie. Questo può portare a situazioni in cui le loro preferenze e necessità non sono considerate adeguatamente, facendo prevalere le decisioni degli altri che possono non comprendere completamente le loro esperienze e desideri.
- Infine, l’invisibilità dei problemi e delle barriere quotidiane che affrontano le persone autistiche è un segno di abilitismo. Molti problemi che le persone autistiche vivono, come la difficoltà a trovare lavoro, l’accesso a servizi adeguati o la discriminazione sociale, sono spesso minimizzati o ignorati dalla società, che non sempre riconosce la validità delle loro esperienze.
In buona sostanza, l’abilismo nei confronti delle persone autistiche si manifesta attraverso una serie di attitudini e strutture che non solo ignorano o denigrano le diversità neurodivergenti, ma creano anche barriere che limitano le opportunità e i diritti delle persone autistiche.
Comprendere e affrontare questi aspetti è fondamentale per costruire una società più inclusiva e giusta.
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Etichette di Funzionamento: Un’Ulteriore Forma di Abilismo
Un aspetto specifico dell’abilismo che riguarda l’autismo è l’uso delle etichette di “funzionamento alto” o “funzionamento basso”.
Questi termini possono ridurre l’individuo a una semplice misura che non riflette la complessità della loro esperienza (come appunto: Autismo ad Alto Funzionamento ed Autismo a Basso Funzionamento)
In particolare:
1. Confronto con la Neurotipicità
Il concetto di “alto” e “basso” funzionamento implica un confronto implicito con un modello di “normalità” neurotipica, cioè il modo tipico in cui la maggior parte delle persone funziona nel mondo. Questo implica che le persone “ad alte prestazioni” o “a basso funzionamento” siano valutate rispetto a quanto si avvicinino a questo standard neurotipico.
Questo confronto perpetua implicitamente l’idea che le persone neurodivergenti siano inferiori o superiori a causa delle loro abilità percepite rispetto a uno standard normativo che non tiene conto delle loro uniche modalità di funzionamento.
2. Riduzionismo e Semplificazione
Classificare le persone come “ad alto” o “basso” funzionamento può essere riduttivo e semplificato. Questi termini non catturano la complessità e la variabilità delle esperienze delle persone neurodivergenti. Ad esempio, una persona potrebbe essere considerata “ad alto funzionamento” per alcune capacità cognitive, ma potrebbe affrontare significative sfide sociali o sensoriali che influenzano la loro vita quotidiana in modi significativi.
3. Implicazioni Negative
L’uso di questi termini può portare a valutazioni negative e stereotipi. Le persone etichettate come “alto funzionamento” potrebbero essere oggetto di aspettative irrealistiche o di diminuzione della loro necessità di supporto. Al contrario, le persone “a basso funzionamento” potrebbero essere sottostimate nelle loro capacità e nelle loro possibilità di sviluppo.
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Approccio del DSM-5: Livelli di Supporto Necessario
Il DSM-5 ha adottato un approccio più sfumato e descrittivo, utilizzando i “livelli di supporto necessario” anziché i termini “alto” e “basso funzionamento” come nelle precedenti edizioni.
Questo approccio si basa sul grado di supporto che una persona richiede nelle aree di comunicazione, interazione sociale, comportamenti ripetitivi e interessi ristretti.
I livelli di supporto vanno dal “livello 1” (richiede il minor supporto) al “livello 3” (richiede il supporto più significativo).
Questa categorizzazione mira a descrivere meglio le esigenze individuali e a fornire un quadro più accurato delle capacità e delle sfide di ogni persona.
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Importanza della Sensibilità nel Linguaggio nelle condizioni Psicologiche
Per evitare l’abilismo, è essenziale utilizzare un linguaggio che rispetti la dignità e la complessità delle persone neurodivergenti.
Invece di etichettare le persone come “ad alto” o “basso” funzionamento, è preferibile descrivere specificamente le loro abilità e le loro necessità di supporto in modo da riflettere accuratamente la loro esperienza individuale e unica.
In conclusione, il passaggio dai termini “alto” e “basso funzionamento” ai livelli di supporto necessario nel DSM-5 rappresenta un progresso significativo verso una rappresentazione più rispettosa e inclusiva delle persone neurodivergenti.
Questo approccio aiuta a ridurre gli stereotipi e a promuovere una maggiore comprensione delle varie esperienze all’interno dello spettro autistico e di altre condizioni neurodivergenti.
Per qualsiasi informazione su diagnosi e trattamenti dell’Autismo, contatta il Centro per l’Autismo GAM Medical (Clinica Psicologica e Centro Specialistico ADHD).