Neurodivergenza femminile o disturbo borderline? Le donne neurodivergenti, ad esempio autistiche o ADHD affrontano spesso un problema critico: la diagnosi errata o ritardata, e in particolare una tendenza a essere identificate come affette da Disturbo borderline di personalità (DBP) invece che riconosciute come neurodivergenti.
Le ragioni alla base di questo fenomeno sono principalmente due:
- una sovrapposizione sintomatologica significativa tra il fenotipo neurodivergente nelle donne e i criteri clinici del disturbo borderline di personalità;
- una mancanza di conoscenza o attenzione del fenotipo neurodivergente femminile, che porta spesso a interpretare la sintomatologia come una condizione più “stereotipicamente femminile”, ossia il disturbo borderline, invece che come manifestazione di autismo o ADHD.
In questo articolo esploreremo questi due elementi e come essi contribuiscano a diagnosi errate o tardive nelle donne.
La sovrapposizione sintomatologica che crea confusione: ADHD, Autismo e Disturbo Borderline di Personalità
Una delle principali ragioni per cui le donne neurodivergenti vengono spesso diagnosticate con disturbo borderline di personalità è che alcuni tratti clinici possono essere presenti sia nel disturbo borderline sia in alcune presentazioni dell’autismo o dell’ADHD, specialmente nelle donne.
Alcuni tratti comuni che possono confondere sono_
- Instabilità emotiva: sia nelle donne con DBP che in quelle con neurodivergenza possono esserci sbalzi d’umore, forte sensibilità al rifiuto o all’abbandono, difficoltà nella regolazione emotiva.
- Autolesionismo o comportamenti impulsivi: questi possono generare un’immagine clinica più facilmente letta come tipica del disturbo borderline.
- Difficoltà nei rapporti interpersonali: la neurodivergenza femminile può comportare un intenso affaticamento sociale, adattamento forzato, camuffamento delle difficoltà, che possono poi manifestarsi come esaurimento emotivo o instabilità relazionale.
- Disforia sensibile al rifiuto: tipica nel disturbo borderline e molto spesso presente anche nei quadri autistici e ADHD
- Percezione di non appartenenza, senso di “essere troppo”, “diversa”, o che “non va bene”: queste esperienze, comuni anche nel DBP, emergono anche nelle donne con autismo o ADHD non riconosciuti.
- Problemi di autostima, ansia, depressione: spesso comorbidi o conseguenti alle difficoltà non riconosciute della neurodivergenza e che possono richiamare la presentazione clinica del DBP.
Perché questa sovrapposizione crea errori diagnostici?
Quando una donna arriva ad un servizio di salute mentale con sintomi come quelli elencati nel paragrafo sopra, può succedere che il clinico, consciamente o meno, interpreti il quadro secondo lo schema più familiare o più riconosciuto: il disturbo borderline di personalità.
Questo perché il DBP è storicamente più “femminile” nella percezione clinica, mentre l’autismo e l’ADHD sono stati a lungo considerati “maschili” o almeno più visibili nei maschi.
Di conseguenza:
- La lettura clinica può privilegiare l’etichetta che corrisponde alla percezione di genere (“donna con instabilità emotiva = DBP”) piuttosto che esplorare un possibile fenotipo neurodivergente.
- Le scale diagnostiche, gli strumenti clinici e i modelli formativi spesso non sono calibrati per riconoscere come l’autismo o l’ADHD si presentano nelle donne, con il risultato che il quadro “più evidente” diventa quello del DBP.
- Il camuffamento sociale (masking) e l’adattamento inconscio delle donne ad ambienti non neurodivergenti possono rendere meno evidente il quadro dell’autismo/ADHD e più evidente la sintomatologia emotiva e relazionale, spostando l’attenzione diagnostica verso il DBP.
La sovrapposizione sintomatologica agisce, quindi, come una trappola diagnostica, perché non è che autismo/ADHD e DBP siano la stessa cosa, ma i sintomi si sovrappongono in modo sufficientemente significativo da richiedere una valutazione molto attenta e differenziata.
Mancata conoscenza del fenotipo neurodivergente femminile
Un secondo elemento fondamentale è che la comunità clinica, formativa e anche sociale ha ancora scarsa consapevolezza del modo in cui le neurodivergenze (autismo, ADHD) si manifestano nelle donne.
Questo porta a due effetti: primo, il riconoscimento tardivo o mancato; secondo, la tendenza a spiegare i sintomi attraverso il filtro di un disturbo “più familiare” (come il disturbo borderline) piuttosto che attraverso il paradigma neurodivergente.
Perché questa mancanza di conoscenza comporta la riconduzione al DBP
- Quando il clinico non riconosce il fenotipo femminile della neurodivergenza, tende a usare categorie diagnostiche più “visibili” o consolidate per il genere femminile.
- Gli strumenti diagnostici (domande del colloquio, criteri osservabili) sono spesso basati su presentazioni più frequenti nei maschi; pertanto nelle donne le difficoltà non emergono chiaramente e vengono interpretate diversamente.
- Il risultato è che molte donne ricevono prima diagnosi come DBP, ansia, depressione, disturbi alimentari o “instabilità emotiva” senza che la neurodivergenza venga mai considerata. Un articolo sottolinea che “quasi l’80% delle donne con autismo viene inizialmente diagnosticata con DBP, disturbi alimentari, disturbi bipolari o ansia” in uno studio citato da Durham University. (Why many women with autism and ADHD aren’t diagnosed until adulthood – and what to do if you think you’re one of them)
- La ricaduta è duplice: le donne possono ricevere trattamenti inadeguati rispetto alla loro neurodivergenza, e l’identificazione di sé come “persona borderline” può aggiungere stigma, senso di inadeguatezza o esclusione.
Quindi siamo ancora una volta qui: la mancata conoscenza del fenotipo neurodivergente femminile fa sì che la diagnosi si indirizzi verso un disturbo più “visibile” per le donne — ossia il disturbo borderline — piuttosto che verso la neurodivergenza.
Il fraintendimento della neurodivergenza femminile: implicazioni cliniche, personali e sociali
Quando una donna neurodivergente viene diagnosticata come borderline invece che riconosciuta nella sua neurodivergenza, ciò può determinare:
- Trattamenti inadeguati o centrati su approcci non adatti alla neurodivergenza (es. terapia focalizzata esclusivamente sulla regolazione emotiva, senza esplorare strategie di compensazione per funzioni esecutive, adattamento sociale, camuffamento).
- Ritardi nella diagnosi della neurodivergenza, con conseguente maggiore accumulo di stress, ansia, autodisprezzo, burnout, disturbi alimentari, isolamento sociale.
- Una lettura errata del proprio vissuto: sentirsi “troppo emotiva”, “instabile”, “colpevole”, piuttosto che riconoscere che alcune difficoltà derivano da funzionamenti neurologici diversi.
- Stigma aggiuntivo: mentre lo stigma per il DBP è significativo, la diagnosi di neurodivergenza può offrire un senso di spiegazione, identità e comunità, cosa che viene ritardata o negata dalla diagnosi errata.
- Impatti su scuola, lavoro, relazioni affettive: difficoltà non riconosciute si sommano nel tempo, causando minus valorizzazione delle capacità, percezione di fallimento, strategie di coping inefficaci.
Perché tante donne neurodivergenti vengono etichettate come borderline: le evidenze scientifiche
La letteratura recente conferma ciò che la pratica clinica da tempo suggerisce: nelle donne la diagnosi di neurodivergenza può essere mascherata da un’etichetta di disturbo borderline di personalità. Di seguito alcuni studi rilevanti:
- Una review su autismo e disturbo borderline di personalità pubblicata su Brain Sciences evidenzia come sia stato osservato un aumento dei casi in cui soggetti con DBP presentano punteggi elevati di tratti autistici rispetto alla popolazione generale, ipotizzando che alcune diagnosi di DBP possano nascondere una neurodivergenza non riconosciuta. (Comorbidity and Overlaps between Autism Spectrum and Borderline Personality Disorder: State of the Art)
- Un articolo intitolato “The interface of autism and (borderline) personality disorder” pubblicato sul British Journal of Psychiatry affronta esplicitamente il tema della sottodiagnosi dell’autismo nelle donne e dell’“overdiagnosi” di DBP in soggetti femminili con autismo ad alto funzionamento. (The interface of autism and (borderline) personality disorder)
- Uno studio qualitativo (“The experiences of autistic adults who were previously diagnosed with borderline …”) condotto su adulti autistici che in precedenza avevano la diagnosi di DBP ha mostrato come la diagnosi di DBP abbia comportato stigma, trattamenti poco efficaci e ritardo nella diagnosi neurodivergente. (The experiences of autistic adults who were previously diagnosed with borderline or emotionally unstable personality disorder: A phenomenological study)
- Un recente studio su adulti autistici in Olanda ha rilevato che molte diagnosi precedenti – in particolare nei soggetti femminili – erano errate o ritardate, indicando una significativa “misdiagnosi” nella popolazione femminile neurodivergente. (Perceived misdiagnosis of psychiatric conditions in autistic adults)
Queste evidenze confermano che il fenomeno non è marginale: la riconduzione delle neurodivergenze femminili al disturbo borderline di personalità è supportata dalla letteratura e richiede una presa di coscienza clinica e sociale.


