DOC ed esperienze dissociative

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DOC (disturbo ossessivo-compulsivo) e dissociazione

Molte persone che soffrono di Disturbo Ossessivo-Compulsivo (DOC) riferiscono di vivere anche esperienze dissociative o fenomeni simili.

La dissociazione, nella sua forma più semplice, è una modalità della mente di “staccarsi” temporaneamente da un’esperienza vissuta come troppo intensa, dolorosa o irrisolvibile.

Nel DOC, questa dinamica può comparire per diverse ragioni.

Nella pratica clinica della nostra clinica specializzata in DOC, osserviamo spesso che i pazienti non si limitano a descrivere i classici sintomi di ossessioni e compulsioni, ma raccontano anche momenti di “assenza”, di irrealtà o di distacco da sé stessi.

DOC e Dissociazione: in cosa consiste il legame?

Le esperienze dissociative classiche riguardano:

  • Depersonalizzazione: la persona sente di non essere completamente “sé stessa”, come se si osservasse dall’esterno o si muovesse in modo automatico.
  • Derealizzazione: il mondo circostante appare irreale, distante o “sfocato”, come se fosse un sogno o un film.
  • Amnesia dissociativa: brevi “vuoti” di memoria, in cui non si ricorda cosa si è fatto o cosa si è provato in certi momenti di forte stress.

c’è poi la sensazione dissociativa generale che si concretizza con un senso di assorbimento o distacco mentale: la mente “si perde” in pensieri, immagini o rituali mentali, fino a perdere il contatto con il presente.

Queste esperienze non sono sempre patologiche possono comparire in chiunque in situazioni di forte stress ma quando diventano frequenti o interferiscono con la vita quotidiana, meritano attenzione clinica.

Dissociazione come parte del disturbo ossessivo-compulsivo (DOC)

Esiste una forma di dissociazione che nasce all’interno stesso del disturbo ossessivo-compulsivo, e che ne rappresenta quasi una componente strutturale.

Durante i rituali compulsivi, che siano lavaggi, controlli, conteggi o sequenze mentali ripetute – la persona può sperimentare uno stato di assorbimento totale, in cui la mente si concentra esclusivamente sulla sequenza di azioni, fino a perdere il contatto con il resto del mondo.

In questi momenti, l’attenzione si restringe, la consapevolezza ambientale si dissolve, e il tempo sembra sospeso. È come se esistesse solo il rituale, e tutto il resto – persone, rumori, emozioni – scomparisse sullo sfondo.

Si tratta di una dissociazione funzionale che comporta un “assorbimento ossessivo” che nasce dalla necessità di compiere il rituale in modo perfetto.

Questa forma di distacco, che potremmo chiamare dissociazione rituale, fa parte della natura stessa del DOC. La ripetizione meccanica delle azioni, la ricerca di precisione assoluta e la paura di sbagliare generano uno stato di trance attentiva, simile a un automatismo.

Le esperienze dissociative come causa del DOC

Nella nostra clinica, che da anni si occupa del trattamento del DOC, abbiamo imparato a riconoscere e ad accogliere anche questo tipo di vissuti.

I pazienti che si rivolgono a noi non parlano solo di ossessioni e compulsioni, ma spesso raccontano momenti in cui “non si sentivano più presenti”, o in cui la mente sembrava “allontanarsi” dalla realtà.

Abbiamo osservato diverse modalità in cui la dissociazione può manifestarsi in chi soffre di DOC:

1. Dopo una crisi ossessiva o compulsiva

Alcuni pazienti riferiscono che, dopo una crisi intensa, si sentono improvvisamente “svuotati”, “lontani” o “senza emozioni”. È come se la mente, dopo lo sforzo di resistere o cedere alla compulsione, si staccasse per recuperare.
Questo stato può durare pochi minuti o ore, e spesso il paziente ne diventa consapevole solo a posteriori.

2. Prima della crisi, di fronte a un fattore scatenante “irrisolvibile”

Altri raccontano che prima ancora che la crisi esploda, quando percepiscono un pensiero o una situazione come troppo minacciosa, si “spengono” mentalmente. È una forma di dissociazione preventiva, come se la mente cercasse di difendersi da un’angoscia percepita come ingestibile.
In questi casi, il paziente descrive una sensazione di irrealtà, di confusione o di sospensione temporale.

3. Dissociazione al posto della compulsione

Talvolta, invece di mettere in atto una compulsione per ridurre l’ansia, il paziente “si dissocia”. Il distacco diventa una strategia alternativa — inconsapevole — per evitare l’angoscia.
Questo può far pensare che la persona “stia meglio”, ma in realtà si tratta di un sollievo apparente: la dissociazione sostituisce la compulsione, senza risolvere la causa del disagio.

4. Dissociazione come segnale di “falso benessere”

Un fenomeno che incontriamo spesso riguarda pazienti che, dopo un periodo in cui i pensieri ossessivi sembrano attenuarsi, riferiscono di essersi accorti solo dopo di essere stati “staccati” da sé stessi.
In questi casi, il miglioramento non è legato alla remissione del DOC, ma a un aumento della dissociazione. La persona stava “meglio” solo perché era meno presente.

Cosa ci dice la ricerca scientifica sul DOC (disturbo ossessivo compulsivo) e le esperienze dissociative?

La relazione tra DOC e dissociazione è stata oggetto di crescente interesse.
Nello studio Obsessive-compulsive symptoms and dissociative experiences: Suggested underlying mechanisms and implications for science and practice analizza proprio il legame tra esperienze ossessivo-compulsive e fenomeni dissociativi.

Secondo gli autori, esiste una connessione significativa tra i sintomi del DOC e varie dimensioni della dissociazione, in particolare:

  • Depersonalizzazione e derealizzazione, che si manifestano in momenti di forte stress o ansia.
  • Assorbimento e coinvolgimento immaginativo, che possono alimentare le ossessioni, rendendo più difficile distinguere tra pensiero e realtà.
  • Alterazioni nei processi attentivi, che portano la persona a concentrarsi eccessivamente su pensieri interni, riducendo la consapevolezza dell’ambiente.

Lo studio suggerisce che la dissociazione non è un semplice “effetto collaterale” del DOC, ma una parte del quadro psicologico complessivo, in grado di influenzare l’intensità dei sintomi e la risposta ai trattamenti.

In particolare, gli autori evidenziano che le persone con un alto livello di esperienze dissociative possono avere una minore risposta alle terapie standard per il DOC, come l’esposizione con prevenzione della risposta (ERP), se la dissociazione non viene riconosciuta e trattata parallelamente.

Dissociazione e DOC: due facce di uno stesso trauma

Un aspetto clinico sempre più riconosciuto riguarda il fatto che Disturbo Ossessivo-Compulsivo e disturbi dissociativi possono essere due manifestazioni distinte di una stessa origine traumatica.

In molte persone, entrambi i disturbi insorgono a seguito di esperienze di vita stressanti, dolorose o traumatiche, anche se in forme diverse e con percorsi mentali apparentemente opposti.

Nel caso del DOC, il trauma o l’esperienza di perdita di controllo possono tradursi in un bisogno costante di prevedibilità e sicurezza.

La mente, nel tentativo di non rivivere la sensazione di vulnerabilità, sviluppa rituali e regole rigide: controllare, contare, lavarsi, ordinare, pensare e ripensare diventano strategie per non essere mai più colti impreparati.

Dietro l’ossessione e la compulsione, c’è spesso una ferita profonda legata all’impossibilità di sentirsi al sicuro.

La dissociazione, invece, rappresenta la risposta opposta allo stesso tipo di dolore: staccarsi per non sentire.

Quando l’esperienza è troppo intensa o impossibile da elaborare, la mente si protegge “spegnendo” la percezione di sé, del corpo o della realtà. È una forma di anestesia emotiva, che impedisce di essere travolti da ciò che non si riesce a tollerare.

In questo senso, DOC e dissociazione possono essere visti come due strategie di sopravvivenza complementari nate da una matrice comune: il trauma.

Il primo cerca di controllare il mondo esterno per non sentire l’angoscia interna; la seconda cerca di allontanarsi dal mondo interno per non sentire il dolore stesso.

Nella nostra clinica specializzata nel trattamento del DOC, non di rado osserviamo storie di pazienti in cui eventi traumatici infantili, relazioni instabili, esperienze di perdita o episodi di forte stress precedono di anni l’esordio del disturbo ossessivo-compulsivo o della dissociazione.

DOC e dissociazione, quindi, non sono sempre disturbi separati: spesso sono due voci diverse della stessa mente ferita, che cercano, ognuna a modo proprio, di non soffrire più.

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Psichiatra ADHD Gincarlo Giupponi

Supervisione scientifica:
Questo articolo è stato revisionato dal Dott. Giancarlo Giupponi, psichiatra e psicoterapeuta, vicedirettore del Servizio Psichiatrico di Bolzano e presidente regionale della Società Italiana di Psichiatria. Oltre a garantire l’accuratezza clinica dei contenuti, il Dott. Giupponi supervisiona la selezione dei test e dei questionari disponibili sul sito, verificandone la conformità agli standard scientifici internazionali (DSM-5, OMS, strumenti clinicamente validati).
Scopo del contenuto: divulgativo, non diagnostico.

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