il DOC da zoofilia (ZOCD): paura di essere attratti dagli animali

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il DOC da zoofilia (ZOCD): paura di essere attratti dagli animali

Il DOC da zoofilia, conosciuto anche con la sigla ZOCD (Zoophilia OCD), è una forma specifica del Disturbo Ossessivo-Compulsivo in cui la persona sperimenta pensieri intrusivi, immagini o dubbi persistenti legati alla paura di essere attratta sessualmente o affettivamente dagli animali.

Chi vive questo tipo di ossessioni non desidera realmente avere un contatto di tipo sessuale con animali, ma teme di poterlo volere o di poter perdere il controllo.


È una forma di DOC di cui si parla pochissimo, ma che in realtà è piuttosto frequente nella comunità delle persone ossessivo-compulsive, soprattutto tra coloro che soffrono di ossessioni a tema sessuale o morale.

Cos’è il ZOCD o DOC da zoofilia?

Il DOC da zoofilia rappresenta una delle varianti più delicate e difficili da raccontare del disturbo ossessivo-compulsivo.
Il contenuto stesso dell’ossessione, il timore di provare attrazione per un animale, è così fortemente stigmatizzato da risultare quasi “impensabile” da condividere.

Chi ne soffre spesso non osa parlarne nemmeno con un terapeuta, temendo di essere giudicato, etichettato o considerato una persona “perversa”.

Eppure, all’interno del panorama delle ossessioni sessuali del DOC, il tema della zoofilia è tutt’altro che raro.
Così come esistono forme di DOC incentrate sulla paura di essere pedofili (POCD), sulla paura di essere omosessuali (HOCD) o sulla paura di provare attrazione per familiari (incest OCD), il DOC da zoofilia rappresenta un’altra declinazione del medesimo meccanismo ossessivo: la mente genera pensieri indesiderati, e la persona li interpreta come segnali di un pericolo morale o personale.

Il problema non è il pensiero in sé, ma la paura del pensiero, la convinzione che quel contenuto significhi qualcosa di reale o inaccettabile sulla propria identità.

Conflitto interiore di chi vive con la paura di essere attratto dagli animali

Chi soffre di DOC da zoofilia vive in un costante conflitto interiore.
Da un lato c’è la propria etica, la propria sensibilità e il proprio amore per gli animali; dall’altro, ci sono immagini, impulsi o pensieri che sembrano suggerire l’opposto.

Il cervello lancia una provocazione: “E se fossi attratto da un animale?”, “E se dentro di me ci fosse qualcosa di malato?”, “E se un giorno perdessi il controllo?”.

Questi pensieri, del tutto involontari e indesiderati, generano una reazione immediata di paura, disgusto, vergogna e colpa.
La persona non riesce a scrollarseli di dosso: li analizza, li rimugina, li osserva con terrore.
Più cerca di scacciarli, più ritornano, alimentando il ciclo ossessivo tipico del DOC.

Il contenuto “zoofilico” non rappresenta una vera attrazione, ma un falso allarme della mente, che interpreta il pensiero come segnale di un pericolo morale.

È lo stesso meccanismo che si ritrova in altre forme di DOC a tema sessuale o religioso: la mente teme di diventare ciò che più rifiuta.

Le ossessioni del DOC da zoofilia

Le ossessioni legate al DOC da zoofilia possono assumere diverse forme.

Alcune persone riferiscono pensieri verbali intrusivi (“E se fossi attratto dal mio cane?”), altre immagini mentali vivide, altre ancora sensazioni fisiche ambigue che vengono immediatamente interpretate come prova di attrazione.

Tra i contenuti più frequenti troviamo:

  • “E se provassi eccitazione guardando un animale?”
  • “E se un giorno non riuscissi a controllarmi?”
  • “E se fossi una persona orribile e non lo so?”
  • “E se la mia mente volesse davvero questo e io me ne sto solo nascondendo?”

Spesso le persone passano ore a cercare di capire cosa significhi un singolo pensiero o una sensazione corporea.
Ogni minimo segnale viene analizzato, interpretato, ingigantito.
L’incertezza genera ansia, e l’ansia alimenta nuove ossessioni.

Le compulsioni mentali e comportamentali del DOC da zoofilia

Come in ogni forma di DOC, anche nel DOC da zoofilia le ossessioni vengono seguite da compulsioni, cioè comportamenti (mentali o visibili) messi in atto per ridurre l’ansia o ottenere certezza.

Nel caso dello ZOCD, le compulsioni più comuni includono:

  • Evitamento di animali, di luoghi in cui ci sono animali o di film con animali.
  • Controllo dei pensieri, cercando di bloccarli o sostituirli con immagini “pure”.
  • Rassicurazioni mentali, ripetersi “Io non lo voglio davvero”, “Non lo farei mai”.
  • Verifiche corporee, per controllare se il corpo “reagisce” in presenza di un animale.
  • Analisi e ruminazione, cercando di capire perché quel pensiero è apparso.

Tutte queste azioni, pur avendo lo scopo di “fare chiarezza”, finiscono per rinforzare il ciclo ossessivo, perché mantengono l’attenzione fissa sul tema temuto.

Più la persona cerca di allontanare il pensiero, più esso ritorna, spesso con maggiore forza.

L’esperienza quotidiana di chi soffre di ZOCD

Il DOC da zoofilia può influenzare la vita quotidiana in modi molto concreti. Chi ne soffre spesso sviluppa strategie di evitamento estese:

  • smette di accarezzare animali (propri e altrui)
  • evita di avere animali domestici;
  • cambia strada se incontra un cane;
  • non guarda film o documentari sugli animali;
  • evita discussioni che toccano la sfera sessuale.

Tutto ciò serve a “proteggersi” dal rischio percepito di pensare o provare qualcosa di sbagliato.
Ma nel lungo periodo, queste strategie rafforzano la paura, creando un circolo vizioso di evitamento e ansia.

Molte persone riferiscono anche un forte senso di colpa verso gli animali stessi: “Temo di far loro del male solo con il pensiero”.

Questo mostra quanto la paura sia legata a un profondo senso di responsabilità e moralità, tipico del funzionamento ossessivo

Il motore del DOC da zoofilia è il dubbio: la mente non riesce a tollerare l’incertezza.
“E se fossi davvero attratto?”, “E se lo scoprissi solo un giorno?”, “E se non potessi più fidarmi di me stesso?”.

Queste domande non hanno mai una risposta definitiva, perché ogni rassicurazione viene immediatamente seguita da un nuovo dubbio.

La persona può arrivare a controllarsi costantemente, a esaminare ogni reazione emotiva o corporea, alla ricerca di una “prova” che dimostri chi è davvero.

Ma nel DOC, la certezza assoluta non arriva mai. E il tentativo di ottenerla diventa esso stesso la prigione mentale in cui la persona resta intrappolata.

Molte persone con ZOCD arrivano a convincersi di essere “malate”, “pericolose”, “irrecuperabili”.
In realtà ciò che sperimentano è l’effetto paradossale dell’ossessione: la mente teme di diventare ciò che più rifiuta.
Il disgusto stesso che accompagna il pensiero è la prova che non si tratta di un desiderio reale, ma di una paura.

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Psichiatra-ADHD-Gincarlo-Giupponi

Supervisione scientifica:
Questo articolo è stato revisionato dal Dott. Giancarlo Giupponi, psichiatra e psicoterapeuta, vicedirettore del Servizio Psichiatrico di Bolzano e presidente regionale della Società Italiana di Psichiatria. Oltre a garantire l’accuratezza clinica dei contenuti, il Dott. Giupponi supervisiona la selezione dei test e dei questionari disponibili sul sito, verificandone la conformità agli standard scientifici internazionali (DSM-5, OMS, strumenti clinicamente validati).
Scopo del contenuto: divulgativo, non diagnostico.

Psicologia generale

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