Il termine “rinseaholic” si utilizza per per descrivere chi tende a sciacquare/lavare in modo molto frequente: ad esempio, sciacquare le mani o le dita decine di volte.
Il rinseaholism non è una diagnosi clinica, ma un’etichetta informale che può racchiudere comportamenti diversi da abitudini intense fino a compulsioni di lavaggio tipiche del Disturbo Ossessivo-Compulsivo (DOC).
Nellle prossime righe capiremo meglio cos’è il rinseaholism, come e se è collegata al DOC e quali sono gli elementi che consentono di discriminare un atteggiamento da un disturbo vero e proprio
Quando una persona è “rinseaholic”?
Con “rinseaholic” intendiamo una persona che ha una tendenza persistente a lavare o risciacquare oggetti o parti del corpo più volte del necessario rispetto agli standard igienici consueti.
Nel comportamento di un “rinseaholic” non ci si lava le mani per igiene reale, ma per togliere una sensazione (di “contaminante”, appiccicoso, unto, odore, bagnato) o per calmare un dubbio/fastidio interno.
Le mani possono essere già pulite: ciò che spinge al rubinetto è l’urgenza di risciacquo, non la sporcizia oggettiva.
Nel lavaggio “igienico”, invece, c’è un motivo concreto (prima/dopo bagno, prima di cucinare, dopo aver toccato rifiuti) e il gesto è proporzionato e flessibile.
In alcune persone parliamo di una preferenza intensa per il pulito; in altre, i lavaggi assumono la forma di rituali fino a quando non si raggiunge una sensazione interna di “giusto”.
Un esempio lampante di contesto nel quale è frequente il rinseaholism è in cucina
Immaginiamo che stai preparando un’insalata con carote, pomodori, insalata verde, olio e sale.
- Flusso funzionale: tagli le carote, tagli i pomodori, spezzi l’insalata, con lo stesso coltello e lo stesso tagliere ben puliti; condisci (olio, sale) e mescoli. Ti lavi le mani nei momenti sensati (prima di iniziare, alla fine, o se davvero servono pulite per un passaggio successivo).
- Profilo “rinseaholism”: tagli le carote → ti sciacqui le mani e sciacqui il coltello; tagli i pomodori → ti sciacqui le mani e sciacqui il coltello → tagli la mozzarella → ti sciacqui le mani e sciacqui il coltello → apri l’olio → ti sciacqui le mani; prendi il sale → altro risciacquo. In questo modo, chiaramente, interrompi continuamente la sequenza e allunghi i tempi.
In cucina il contrasto è evidente: da una parte c’è chi riesce a concatenare più azioni di seguito e lavarsi nei passaggi chiave; dall’altra c’è chi sente il bisogno di risciacquarsi ad ogni micro-contatto, non per pulire davvero, ma per togliere una sensazione o placare il dubbio.
Il gesto non segue più la logica pratica della preparazione: diventa un rituale ripetuto che frammenta il lavoro e non porta un reale vantaggio igienico.
Rinseaholism e DOC: qual è la relazione?
Il rinseaholism, come già accennato, descrive il bisogno frequente di risciacquare/lavare (mani, utensili, superfici) oltre quanto serve nella pratica.
Questo pattern può assomigliare molto al DOC da contaminazione, ma non coincide per forza con una diagnosi di DOC.
L’area di sovrapposizione con il DOC da contaminazione è la seguente: nel DOC da contaminazione l’ansia non riguarda solo “germi/malattie” in astratto: spesso si estende alla contaminazione tra oggetti e persone, generando catene del tipo:
- “Il coltello che ha toccato i pomodori ‘porta’ qualcosa sulla carota.”
- “Ho lavato i pomodori, li ho messi sul tagliere, ho iniziato a tagliarli… poi ho preso la carota non ancora lavata: ora ‘tutto’ è sporco e devo ricominciare.”
- “Il barattolo del sale, toccato dopo la passata, ‘trasferisce’ qualcosa sulle mani → sul cassetto → sulle posate…”
In questo schema, per ridurre l’ansia, la persona mette in atto rituali ripetitivi (risciacqui, lavaggi, cambi frequenti di utensili, “restart” dell’intera sequenza).
Oltre a questa area di sovrapposizione, altri elementi in comune tra rinseaholism e DOC da contaminazione sono, sicuramente:
- Ripetitività: gesti che si ripetono identici molte volte.
- Automatismo: scatti quasi “a riflesso” verso il rubinetto.
- Sollievo breve: dopo il risciacquo ci si calma, ma la sensazione/dubbio ritorna.
- Catene di “trasferimento”: l’idea che il contatto passi da un oggetto all’altro.
- Controllo e “restart”: se la sequenza viene interrotta o “non suona giusta”, si ricomincia da capo.
Quando il rinseaholism potrebbe indicare DOC?
- Il tempo speso in lavaggi/risciacqui è molto elevato o interferisce con cucina, pasti, lavoro/relazioni.
- Ci sono regole rigide (es. n° di risciacqui, ordine tassativo, durata fissa).
- C’è evitamento (rinunciare a cucinare con altri, a invitare persone, a usare utensili “contaminati”).
- Il criterio per fermarsi è soggettivo (“quando sento che va bene”), non pratico.
- Compaiono restart frequenti (“qualcosa è andato storto, riparto da zero”).
In presenza di questi segnali, è utile una valutazione clinica per DOC.
“Rinseaholism” e DOC da contaminazione sono la stessa cosa?
Il rinseaholism è un fenomeno comportamentale che può essere espressione di DOC da contaminazione, ma non sempre lo è.
In molti casi il risciacquo frequente viene messo in atto per altri motivi, talvolta adattivi, talvolta transitori, e non presenta la rigidità, i “restart” o l’interferenza tipica del disturbo.
Le ragioni più comuni che possono spiegare risciacqui ripetuti senza parlare di DOC sono:
- Igiene elevata ma flessibile
- Persone con standard igienici alti che, se serve, rimandano o accorciano il lavaggio senza provare ansia intensa.
- Esempi: ti lavi le mani prima di impiattare o dopo aver maneggiato alimenti crudi, ma se suona il timer della pasta finisci di scolare e poi ti lavi, senza “sentirti male” nell’attesa.
- Segnale di flessibilità: nessuna “regola segreta” (numero di risciacqui, ordine fisso), nessun restart se la sequenza cambia.
- Abitudini professionali (sanità, cucina, laboratori)
- In certi ambienti il protocollo richiede lavaggi frequenti per motivi oggettivi (sicurezza alimentare, procedure asettiche).
- Esempi: cuoco che risciacqua spesso coltelli e mani passando da crudo a cotto; infermiere che segue passaggi codificati.
- Segnale di flessibilità: fuori dal lavoro la persona riduce la frequenza in modo naturale, senza urgenze interne.
- Fattori sensoriali (tatto, odori, texture)
- Alcune persone sono sensibili a sensazioni come unto, polvere fine, farine, odori persistenti: il risciacquo serve a togliere il fastidio, non a “neutralizzare un pericolo”.
- Esempi: dopo aver toccato la farina o il pesce, preferisci sciacquare per tornare a una sensazione neutra; ricerchi mani sempre asciutte perché l’umidità dà noia.
- Segnale di flessibilità: se devi posticipare il risciacquo per finire un passaggio, ci riesci senza escalation d’ansia.
- Fasi di vita e contesti
- Dopo malattie, in stagioni virali, o subito dopo eventi che hanno alzato la vigilanza igienica, è comune lavarsi di più.
- Esempi: per un paio di settimane risciacqui più spesso mentre cucini o rientri a casa; poi la frequenza torna alla norma.
- Segnale di flessibilità: il comportamento si riduce spontaneamente quando passa la fase critica, senza bisogno di rituali rigidi.
- Aspetti dermatologici e comfort della pelle
- Pelle grassa, ipersudorazione, lavori caldi/umidi portano a lavaggi più frequenti per benessere cutaneo, non per “sentirsi contaminati”.
- Esempi: risciacqui rapidi dopo aver maneggiato oli/condimenti; uso di saponi delicati.
- Segnale di flessibilità: se manca il sapone “preferito”, usi un’alternativa senza dover ripetere la sequenza da capo.
- Routine apprese in famiglia o cultura
- Alcune case/famiglie hanno regole igieniche più stringenti (es. lavarsi le mani a ogni cambio di stanza in cucina).
- Esempi: “a casa nostra si sciacqua sempre il coltello tra ortaggi diversi”; fuori casa adatti la routine senza disagio.
- Segnale di flessibilità: la regola viene negoziata e modificata senza ansia marcata.
- Perfezionismo pratico (non clinico)
- Persone meticolose che amano “fare bene” e si prendono qualche minuto in più per risciacquare o ordinare, ma sanno fermarsi.
- Esempi: risciacqui un po’ più lunghi prima di servire a ospiti, poi ti godi la serata senza ripensarci.
- Segnale di flessibilità: se il tempo stringe, tagli gli extra e non ti rimane il “dubbio che rode
Se ti riconosci nel rinseaholism chiediti perché ti stai risciacquando: per pulire davvero o per togliere una sensazione/dubbio?
Se riesci a posticipare, ridurre, saltare un risciacquo senza ansia intensa; se non hai regole rigide, restart, tempo perso o pelle danneggiata, è probabile che non si tratti di DOC.
Se invece i risciacqui sono automatici, ripetitivi, difficili da fermare e interferiscono con la tua vita quotidiana e col tempo che impieghi per svolgere alcune mansioni, vale la pena una valutazione clinica: noi della clinica specializzata in DOC GAM-Medical conosciamo non solo tutte le sfaccettature e i sintomi del DOC ma anche quelle dei comportamenti ossessivi subclinici.