Spesso, quando una persona con un disturbo alimentare si ammala di influenza o di un’infezione virale, la reazione non è quella che ci si aspetterebbe.
Invece di cercare sollievo o di preoccuparsi per il proprio stato di salute, molte persone che soffrono di disturbi alimentari, in particolare quelli di tipo restrittivo come l’anoressia nervosa, possono sentirsi contenti di stare male.
Questo è un aspetto spesso poco discusso, ma fondamentale per comprendere la psicologia dietro i disturbi alimentari.
In questo articolo, esploreremo il perché una persona con un DCA può apprezzare o sentirsi “favorevole” alla malattia fisica, come influenza o infezioni gastrointestinali, e il legame tra dimagrimento, minore appetito e il desiderio di attenzioni.
La Paradossale Soddisfazione Nel Malessere Fisico nei Disturbi Alimentari
Quando qualcuno con un disturbo alimentare come l’anoressia si ammala di influenza, febbre, o sviluppa un’infezione virale che causa nausea, vomito o disturbi gastrointestinali, ciò che potrebbe sembrare una circostanza tragica per una persona sana può, paradossalmente, portare un certo senso di felicità a chi soffre di un disturbo alimentare.
Perché? Perché la malattia offre una sorta di “alibi” per non mangiare, un’opportunità per dimagrire senza dover fare sforzi coscienti.
La Febbre e l’Appetito Ridotto: Un “Vantaggio” Per Chi Vuole Dimagrire con un DCA
Quando una persona con un disturbo alimentare si trova ad affrontare una malattia fisica, la febbre o la nausea possono ridurre automaticamente l’appetito.
Questo, di per sé, non è un fenomeno raro: chi è malato spesso non ha voglia di mangiare, e in alcuni casi, mangiare può addirittura peggiorare i sintomi.
Per una persona con anoressia nervosa o altre forme di disturbi alimentari restrittivi, questa diminuzione dell’appetito è vissuta come un segno di controllo sul corpo.
Non solo non si mangia, ma il corpo risponde al malessere riducendo il consumo di cibo in modo naturale, senza che la persona debba compiere uno sforzo cosciente.
Inoltre, dimagrire durante una malattia come l’influenza, dove la perdita di peso potrebbe non essere immediatamente visibile o preoccupante, può dare un certo senso di “successo”.
La persona con disturbi alimentari può sentire che, in qualche modo, sta facendo progressi nel mantenere il controllo sul proprio corpo, anche se questo controllo è raggiunto attraverso un malessere fisico non volontario.
Sebbene questo fenomeno venga spesso associato principalmente a chi soffre di anoressia nervosa, è importante sottolineare che anche le persone con bulimia nervosa o nel binge eating possono manifestare una reazione simile.
In particolare, nelle fasi di abbuffate, nel caso della bulimia seguite da compensazioni (come vomito o uso eccessivo di lassativi), alcuni individui possono ritrovare un senso di sollievo o di controllo durante il malessere fisico legato alla digestione e al recupero del peso perso.
Anche in questi casi, la perdita di peso durante il malessere fisico può essere vista come un risultato che rassicura la persona sul fatto che il controllo sul corpo è stato preservato, anche se attraverso un malessere non intenzionale.
La Riduzione del Peso e la Ricerca di Attenzioni: influenza come rifugio nei DCA
Un altro elemento interessante riguarda la ricerca di attenzioni che può essere inconsciamente legata alla malattia.
Quando una persona con un disturbo alimentare si ammala, spesso riceve maggiore attenzione da parte di familiari, amici o colleghi.
C’è un aumento della preoccupazione e un desiderio di coccolare la persona che sta male. Sebbene questa attenzione possa essere motivata dalla cura e dall’amore, per chi soffre di disturbi alimentari, può esserci una parte psicologica che interpreta questa coccola come una conferma del proprio valore o della propria importanza.
La malattia diventa così, senza volerlo, una strategia inconsapevole per ottenere cure e affetto.
In altre parole, quando una persona con un disturbo alimentare è malata, la sofferenza fisica diventa un mezzo per ottenere attenzione, ma anche per confermare l’idea che la sofferenza porta attenzione e cura, che spesso è il nucleo psicologico di alcune dinamiche legate ai disturbi alimentari.
Sensibilizzazione sui Paradossi dei Disturbi Alimentari: perchè è importante?
Parlare di come le persone con disturbi alimentari possano sperimentare una sorta di soddisfazione o felicità durante il malessere fisico non è un modo per giustificare il disturbo, ma un passo fondamentale per comprendere meglio la complessità di queste malattie.
Questi meccanismi psicologici sono radicati in dinamiche profondamente disfunzionali, che richiedono una comprensione empatica per essere affrontate.
Solo parlando apertamente di questi aspetti, possiamo sperare di abbattere i tabù e stimolare un cambiamento nella percezione che la società ha riguardo ai disturbi alimentari.
La comprensione di come e perché una persona con un disturbo alimentare possa sentirsi “contenta” di stare male è cruciale per fornire un supporto efficace e per creare un ambiente che aiuti la persona a superare questo circolo vizioso.
Se non se ne parla, il rischio è che le sofferenze interiori vengano ignorate, mentre la persona che sta lottando si senta ancora più isolata e incomprese.
Molto di ciò che riguarda i disturbi alimentari può sembrare incomprensibile, soprattutto per chi non ha esperienza diretta con queste malattie.
Comportamenti che sembrano contraddittori, come una persona che cerca di ridurre al minimo il cibo pur mostrando segni evidenti di fame, o chi sente un desiderio irrefrenabile di mangiare ma allo stesso tempo si rifiuta di farlo, possono sembrare inspiegabili o addirittura illogici.
Questi fenomeni sono difficili da comprendere se non si guarda al quadro completo, se non si esplorano le dinamiche psicologiche che stanno dietro a questi comportamenti.
Per chi non vive quotidianamente con un disturbo alimentare o non ha un familiare che ne soffre, è facile pensare che la perdita di peso o l’abuso di cibo siano scelte consapevoli o azioni superficiali, quando in realtà sono il risultato di una lotta interiore profonda.
Gli individui che soffrono di anoressia nervosa, bulimia nervosa o disturbo da alimentazione incontrollata (Binge Eating Disorder) spesso non agiscono razionalmente rispetto al cibo e al corpo: per loro, il controllo sul cibo e sulla forma fisica diventa un modo per gestire emozioni travolgenti, un meccanismo per affrontare sentimenti di inadeguatezza, ansia e sofferenza psicologica.
Ci sono momenti, infatti, in cui la persona con un disturbo alimentare può sembrare contenta di stare male, o di non mangiare, o addirittura di vivere un sintomo fisico come la febbre o i disturbi gastrointestinali che portano al dimagrimento.
A livello superficiale, questo comportamento può sembrare assurdo, ma in realtà si tratta di un meccanismo psicologico che, purtroppo, sembra funzionare per la persona coinvolta.
Il corpo risponde a questa “lotta” con segnali che rinforzano la convinzione che il controllo sul cibo sia una sorta di vittoria.
In fondo, queste contraddizioni sono parte integrante di un disturbo che non ha una logica razionale.
Spesso il dolore, la sofferenza fisica e psicologica sono invisibili dall’esterno, ma agiscono in maniera potente nella vita di chi ne è affetto.
I familiari e gli amici che cercano di comprendere o aiutare, si trovano di fronte a una realtà che sembra sfuggente, a comportamenti che possono sembrare senza senso, ma che hanno una motivazione che si radica in emozioni molto profonde e complesse.
Non si tratta di un capriccio o di un comportamento volontario, ma di un modo di affrontare il dolore attraverso l’auto-controllo, il rifiuto di sé e la negazione del bisogno di nutrirsi, che però spesso porta a conseguenze devastanti per la salute fisica e mentale.
A volte è difficile per chi soffre di disturbi alimentari chiedere aiuto, per paura di essere giudicato o non compreso.
È altrettanto difficile per chi sta accanto a loro capire il comportamento, senza sapere che quello che vedono non è solo un problema alimentare, ma una lotta psicologica che va molto al di là del semplice rapporto con il cibo.
Non è mai troppo tardi per chiedere aiuto e iniziare a costruire un percorso di guarigione. Se desideri parlare con un esperto o ricevere maggiori informazioni sui servizi della nostra clinica specializzata in DCA, contattaci oggi stesso.
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